Recensioni per
Into the darkness
di pattydcm
Ciao, ho finito ora la tua storia. Scritta bene, scorrevole e alla fine piuttosto in linea con quelle della serie. Loro sono stati per tutta la storia molto teneri l’uno con l’altro, in particolare Sherlock, spaventato dalla sua nuova condizione che ha fatto cadere un po’ di barriere. Non ho capito se avrà un seguito o meno, ma i nostri ragazzi sono comunque insieme e intenzionati ad affrontare così le sfide che immancabilmente arriveranno. Grazie per averla scritta e condivisa. |
Il capitolo ha uno dei punti di forza nell’udienza in cui viene giudicato O’Nell e Sh è testimone d’accusa. |
buonasera cara |
Dall'atmosfera carica di tensione emotiva ed erotica che ha caratterizzato la conclusione del precedente capitolo, qui siamo riportati nella realtà, molto meno rassicurante, del caso. Le indagini sono concluse, l'accusato è già nelle mani degli inquirenti. Ma c'è un problema: O'Neel appare perso nel suo mondo, senza alcun contatto ed interesse con ciò che lo circonda.
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Ed ecco che ritroviamo John dopo che, mi sembra per due capitoli, l’abbiamo lasciato su una poltrona in sala d’attesa dell’ospedale, sfinito dagli avvenimenti e dalle condizioni di Sh, ancora una volta travolto dagli eventi del pazzo dinamitardo. |
Un capitolo svelto, questo, quasi di raccordo tra gli ultimi avvenimenti "esplosivi", la condizione di Sh ed il procedere verso la soluzione del caso. Fai entrare il nostro Greg e, con lui, accedono alla scena la praticità, l'onestà, la positiva umanità che l'hanno sempre connotato.
Dal capitolo precedente ci accompagni qui grazie alla figura di Mycroft che se ne va e ci lascia con lo yarder.
L'atmosfera perde la tensione e lascia filtrare la concreta speranza che il consulting torni a vedere. |
Ci accoglie all’inizio di questo capitolo la stessa atmosfera del primo, caratterizzata da “rumori ovattati e lontani” e dal “bip cadenzato delle apparecchiature mediche”. Ancora un risveglio di Sh dall’incoscienza dovuta ad un trauma, ancora quegli occhi bendati che non gli permettono di capire cosa sia successo. |
Ovvio che questo capitolo fosse molto atteso per i cultori della Johnlock, visto che era logicamente prevedibile il loro ritrovarsi, in un modo o nell'altro, con un esito o un altro. |
Come di consueto, ritrovo anche qui la tua capacità di non spezzare il filo del racconto e dell’atmosfera con cui si è chiuso il precedente capitolo: la tensione del caso e, soprattutto, il colpo di scena dell’esplosione che ha scosso l’Ospedale “Opera Pia” e che, personalmente, mi ha causato un senso d’angoscia al pensiero di uno Sh cieco in balìa dell’evento che l’ha separato dal suo rifugio che è diventato John. |
Mi piace come tu non interrompi, nemmeno in questo capitolo, dissolvendola, l'atmosfera con cui hai caratterizzato il precedente.
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L’inizio di questo capitolo ci fa entrare nel vivo di quello che sta sconvolgendo la routine di Sh cui s’è abituato dopo il tragico cambiamento che ha subito la sua vita: è diventato cieco, ma tu lo ritrai in grado di risollevarsi dalla cupezza della depressione in cui la sua disabilità l’ha precipitato. E tutto grazie all’energia che gli trasmette il trovarsi dentro ad un caso, che lo coinvolge addirittura personalmente in modo terribile ma, soprattutto, grazie al suo “conduttore di luce” che, in questo frangente, impersona questo ruolo in modo non più metaforico ma davvero concreto. |
Secondo me hai concretizzato, nell'aspetto del "rifugio" sul Tamigi di Sh e nella particolare reazione di John, uno degli aspetti più problematici della Johnlock, forse il più deviante.
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Con questo capitolo si entra nel vivo del caso, e percepiamo la crudeltà del killer. Lo facciamo attraverso ciò che percepisce Sh, quindi niente immagini, niente indizi visivi. Come sappiamo fin dall’inizio, la mancanza di uno dei cinque sensi acuisce gli altri, quindi la pista che sta seguendo il consulting per la cattura del dinamitardo, per Sh, è costituita da rumori, sensazioni tattili e qui, soprattutto, da dati olfattivi. |
L’accenno di speranza che cogliamo in quel leggero scurirsi delle iridi di Sh, e che John che è medico, legge come un ottimo auspicio, viene appannato dal tormento continuo che Watson ha rispetto a ciò che sta vivendo Sh e che gli richiama drammaticamente alla mente il tragico epilogo della sua storia con Bryan. |
In questo capitolo ci accoglie il gesto di Sh, ormai consolidato, di appoggiare la mano sulla spalla di John per essere guidato ovunque. E, dico io, anche per sentirsi sicuro, non abbandonato nel buio che ha invaso la sua vita improvvisamente. |