Recensioni per
Herz aus Stahl
di Saelde_und_Ehre

Questa storia ha ottenuto 199 recensioni.
Positive : 198
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
30/06/21, ore 07:39

Ciao^^
senza mezzi termini, questo è un mondo nel quale mi piacerebbe vivere. Un mondo bello, di valori, di eroismo, di senso del dovere che va portato a compimento nonostante tutto. Dove la debolezza è appunto una debolezza e va combattuta, dove l'onore è più importante della vita.
Nulla è eterno, si sa, ed è il comprenderlo che consente di abbandonare l'onnipotenza narcisistica infantile per raggiungere l'età adulta. Un'età che non è solo anagrafica, ovviamente, ma è più che altro uno stato dell'animo: i tuoi protagonisti hanno a stento vent'anni, ma hanno capito molte più cose, e molto più profondamente, di un cinquantenne odierno.
È stato molto bello seguire avventure che non hanno nulla di svenevole, nulla di smieloso, di sciatto e di lacrimoso. Ci sono stati al contrario eroismo, coraggio, volontà di potenza, capacità di sacrificio. Ci sono state, in definitiva, azioni esemplari, che spingono a pensare e a confrontarsi con l'Assoluto.
Grazie per questa bellissima storia, queste sono le cose che voglio leggere, questi sono gli eroi che voglio ammirare e possibilmente emulare.

Carissima^^
Un capitolo davvero intenso ed emozionante. L'ho letto tutto d'un fiato dall'inizio alla fine.
Come sempre stupende le scene di battaglia, concitanti, realistiche e dettagliate. Ma come diceva qualcuno di nostra conoscenza, la battaglia è anche un'esperienza interiore, e tu l'hai reso molto bene grazie all'introspezione dei tuoi splendidi personaggi. I tuoi soldati sono uomini, non sono né infallibili né invincibili, ma credono nella causa per cui combattono, condividono valori e sentimenti, e combattono sempre con onore. Splendidi anche i rapporti di cameratismo, che non mancano mai sul campo di battaglia.
Hans cerca in ogni modo di difendere Friedrich, soprattutto da se stesso. Conosce bene il suo compagno, sa che sarebbe disposto a tutto per difendere il suo onore come ufficiale, anche a gettarsi in imprese folli e decisioni avventate.
Nonostante tutto i due riescono sempre a ritrovarsi, a comprendersi, il loro momento insieme, spalla contro spalla, in segno di supporto, è molto più intenso e intimo di qualsiasi altro scambio di affetto.
Il finale è drammatico, con Friedrich che è costretto ad abbandonare Hans ferito gravemente per adempire al suo dovere.
Complimenti, un capitolo davvero bellissimo^^
Sei sempre bravissima!
Alla prossima! :)

Recensore Master
24/06/21, ore 21:32

Carissima^^
Per prima cosa mi complimento per le scene belliche splendidamente descritte. Riesci ad immergere il lettore nel mezzo delle azioni militari, dando la sensazione di ritrovarsi in mezzo ai tuoi soldati ad affrontare il nemico in prima linea.
Poi, ma quanto sono adorabili Konrad e Reinhardt? Sono davvero una bella coppia, sia come compagni d'armi sia come amanti. Mi ha fatto molta tenerezza l'istinto di protezione che ha Reinhardt nei confronti del compagno, e allo stesso modo ho adorato come Konrad sia sempre pronto ad affiancare l'altro, fin dall'inizio del loro rapporto.
Friedrich è vittima dell'orgoglio, non vuole chiedere aiuto a nessuno, né ai suoi fratelli, né ad Hans. E' convinto di dover affrontare da solo le sue responsabilità, senza coinvolgere nessun altro.
Attendevo con ansia il confronto tra i due. Friedrich è testardo e vuole fare di testa sua. Hans, pur avendo completa fiducia nel suo compagno, non può evitare di preoccuparsi per lui. Molto dolce e tenero l'abbraccio finale^^
Ma ecco che dopo questa breve parentesi romantica si ritorna ai doveri sul campo di battaglia. I nostri sono nuovamente travolti dalla guerra e la situazione sembra peggiorare sempre di più...
Complimenti, un altro bellissimo capitolo^^
E' sempre un piacere leggere questo racconto.
Alla prossima! :)

Recensore Master
23/06/21, ore 23:28

Carissima^^
Rieccomi qui.
Manfred, degno del suo nome, è un pilota tutto d'un pezzo, e come il fratello anch'egli è totalmente devoto all'onore e alla vittoria.
Molto emozionante la battaglia aerea, hai reso l'abbattimento del nostro tenente (che per fortuna riesce a salvarsi tutto intero).
Così l'uccellino ferito viene soccorso dai commilitoni di Friedrich, anzi dal loro amico a quattro zampe^^, e può ricongiungersi con il fratello.
L'atmosfera all'avamposto è carica di tensione, si attende un imminente attacco, e tra i soldati si avverte una certa malinconia.
Mi è piaciuta molto l'immagine dei commilitoni che si radunano intorno al pianoforte, la musica ha un forte significato sia universale sia personale, soprattutto per Friedrich.
Bello anche il rapporto tra Franz e Manfred, due compagni uniti e sempre pronti a sostenersi a vicenda.
Manfred nota che tra il fratello e il maggiore deve essere accaduto qualcosa. Comprende le preoccupazioni di Friedrich in campo bellico, le sue parole sono l'ennesimo esempio dell'integrità e dell'estrema dedizione con cui questi giovani affrontano la guerra in prima linea.
In tutto questo Hans si strugge nei suoi tomenti ascoltando le melodie del suo amato. Il maggiore è consapevole di non potersi lasciar sopraffare dai sentimenti, ma Friedrich è troppo importante per lui, e in cuor suo sa di essere disposto a tutto per proteggerlo.
Complimenti per un altro bellissimo capitolo. Mi sto affezionando sempre di più ai tuoi personaggi.
Sei sempre bravissima, alla prossima! :)

Nuovo recensore
22/06/21, ore 20:23

Non ci poteva essere finale migliore per questo capolavoro. È un racconto estremamente particolare, che riesce a raccontare tante trame profondamente intrecciate, che oscillano tra l'esposizione imparziale e limpida di uno degli eventi più fraintesi e stereotipati della Storia moderna, e la spiegazione chiara dell'intera filosofia che si cela dietro al significato di ciò che viene narrato, passando attraverso la reinterpretazione del concetto di Amore, in maniera personale ma nell'essenza universale.

I fili dorati e preziosi dell'ideologia di cui si compone questo romanzo si intrecciano indissolubilmente, e vengono impreziositi da diamanti incastonati, uno per ogni simbolo che ne rivela l'essenza più intima.
È il racconto degli opposti che devono necessariamente convivere, affinché l'equilibrio precario della vicenda non si distrugga, insieme a coloro che ne sono protagonisti. L'amore deve fare i conti con la morte, il sentimento viene a fare i conti con la ragione, il sogno diventa una trappola mortale, ma si rivela anche pieno di vita e di un futuro luminoso, che riscalda i cuori e si concretizza con uno spirito cavalleresco che purtroppo è sempre più raro da trovare nella società moderna. È la storia del dovere che si scontra con la morale, dove tutte le scelte che si ritengono più giuste, dal punto di vista oggettivo o soggettivo, diventano motivo di sofferenza, dolore e sacrificio.
Il sacrificio mortale, considerato come l'unica via per sopravvivere all'ormai inevitabile disonore, va in completa contrapposizione con uno dei momenti, a mio avviso, più belli e toccanti di tutta la storia: la scena dello stendardo, da un lato piena di luce di vita, dall'altro piena di linfa vitale che lo macchia, ma che lo protegge con lo stesso ardore di tre anni prima, perché è l'unica cosa giusta; l'unica cosa che conta.

È la storia dell'eterno ritorno, della distruzione e della creazione. Le alte fiamme sono in grado di distruggere tutto il creato e il mondo ultraterreno, così come si rendono artefici di una delle descrizioni funebri più toccanti che abbia mai avuto l'opportunità di leggere, ma non è quello il loro solo compito. Le fiamme purificano, permettono ai personaggi di evolversi, di crescere e di maturare, portando avanti il ciclo interminabile dell'esistenza che si ripete. Tutto ciò che però in questo contesto resta una costante, la stella fissa che illumina il buio del cielo nella notte, è l'essenza dei due protagonisti. Le fiamme distruggono tutto ciò che è ai piedi delle querce, lasciando terra bruciata, ma le radici di quegli alberi secolari restano robuste e indenni, quasi intatte, sintomo degli ideali e dei valori che non fanno altro che fortificarsi insieme, superando qualsiasi difficoltà, dalla più semplice alla più dolorosa.

Potrei spendere altre mille parole, ma conosci tutte le mie opinioni a riguardo di questo capolavoro. Voglio solo ringraziarti, per avermi fatto affezionare, soffrire e gioire con questa storia stupenda, che mi ha segnato nel profondo, per sempre. Grazie, di cuore, per tutto. Treu wie die deutschen Eichen, wie Mond und Sonnenschein 🛩️🛩️🛩️
(Recensione modificata il 23/06/2021 - 07:18 am)

Recensore Master
22/06/21, ore 05:32

Buongiorno,
in realtà io mi aspettavo che sarebbe stata una storia lunghissima xD
Invece ci lasci così, un finale dolce amaro... abbiamo combattuto e visto morire amori e personaggi, eppure a nessuno è mai venuto in mente di gettare la spugna, di dire... che schifo! Anime guerriere, dedite al servizio della patria e a poco altro.
Siamo nel '40 e tutto è solo all'inizio, in fondo. La Polonia è caduta, ma tante altre Nazioni restano.
Chi muore e non lascia mai i nostri cuori, allora forse la morte è qualcosa di relativo, anche se doloroso.
E niente, fiero di averti accompagnato anche durante questo viaggio!

Nuovo recensore
21/06/21, ore 23:34

In tutta onestà, posso dire con grande fierezza di aver letto questa storia tre volte: la prima, partendo da marzo 2019, come lettrice silenziosa; la seconda intorno a settembre 2020 commentando il tutto e la terza sul finale e la post-revisione fino ad arrivare a oggi. Non penso di fare un pippone infinito come capitato per Lied, ma sono consapevole del fatto che il mio amore per Herz non mi consentirà di parlare poco. Per cui, eccomi arrivata con la recensione di questa storia, che cercherà di unire la mia parte emotiva e le emozioni suscitate con quella tecnica. Sorvolerò grammatica e sintassi, poiché sono perfette in qualunque tua opera, e partirò col dirti che l’ho amata: ho amato ogni capitolo di questa storia, perché è stato scritto col sudore, col cuore – un cuore d’acciaio –, con l’impegno e con la forza. Partendo dall’originalità della trama, questa storia mi è entrata dentro. È molto più facile scrivere di Seconda guerra mondiale parlando degli alleati: d’altra parte, i buoni sono loro, e avere il punto di vista di un “liberatore” è assolutamente più semplice da rendere su carta. E invece, così come mi aspettavo dall’autrice, lei ha portato la situazione dal punto di vista dei tedeschi, introducendo come argomento principale l’invasione della Polonia, allontanandosi anche dalle ideologie politiche e mostrandoci come umanamente si viveva sul campo, usufruendo dei personaggi come simboli a sé stanti che si distaccano dall’uomo-macchina stereotipato nazista e ci mostrano soldati che spiccano per la loro diversità.
Abbiamo l’eroe romantico e senza tempo, il soldato classicista che vede la vita militare come un successo collettivo e non singolo – pur non disprezzando l’eroismo –, il principe che conta d’esser visto per i suoi successi sulla carta più che per la sua provenienza, l’eroe classico, spavaldo e indomito, il padre di famiglia che crede nella socialità di quegli ideali, il timido ragazzo proveniente da una famiglia operaia, un ravanello paternalistico… tutti che svolgono i loro ruoli, come tessere di un mosaico, che si fondono con la trama e rendono Herz unica in tutti i suoi aspetti. I personaggi, in primis Friedrich, il vero protagonista, e Hans, la figura che lo completa, sono gli archetipi degli ideali che questa storia vuole trasmettere: la ripresa dei valori dimenticati, lo spirito eroico e cavalleresco, anch’esso buttato da Acate e Mnesteo, il bund, che è l’intero fondamento della loro relazione, introdotta pian piano tra le righe di quest’opera… difatti, è difficile capire immediatamente il rapporto che c’è tra i personaggi principali: sin da subito, quando i loro pensieri sono rivolti l’uno verso l’altro, si capisce che è un qualcosa di profondo. Difficile è, tuttavia, la distinzione tra un forte rapporto cameratesco e amore. Forse è entrambi, forse non è nessuno dei due, o forse è un qualcosa di così ineffabile per Hans e Friedrich che si può esprimere solo con la forza degli sguardi, e nient’altro.
La loro relazione un po’ gioco di sguardi lo è: mai una volta mi pare che all’interno del romanzo si siano detti “ti amo”, e mi sa che è così per tanti motivi: perché, per prima cosa, non se ne sente il bisogno… è come una certezza nata con il loro sodalizio di sguardi; e, in secondo luogo, le parole perdono d’importanza, diventano evanescenti laddove il sentimento assume una ben più vasta concretezza. È quello che predomina, assieme al conflitto interiore che divide vita militare ed emozioni personali, che vanno ben oltre il legame di amicizia e riescono a rendere tanto più solida la loro alleanza quanto sgretolabile, poiché la bellezza di questa storia sta nell’andare oltre gli schemi in tutti sensi, questo soprattutto grazie al personaggio di Friedrich von Kleist. Fritz, infatti, è caratterizzato da questo suo “voler fare la cosa giusta” che spesso, guidato da ciò che prova per Hans, lo mette in difficoltà. Qui l’autrice è molto brava, devo dire, a fargli provare sulla propria pelle angst, patemi e sofferenze inaudite (che ormai, si sa, è il suo marchio di fabbrica). Friedrich è un eroe romantico, senza tempo, che s’impone sulla degradazione del ventesimo secolo riportando in auge ideali che affondano le proprie radici nelle epoche più remote, hanno una focalizzazione sui cavalieri teutonici – ergo, c’è anche l’aspetto medievale che non poteva mancare – e si avvicinano al più recente Ottocento. Mi piace di lui il suo legame con le origini, con la Prussia da cui proviene (e lo si dimostra proprio quando parla dei cavalieri teutonici, che divennero intorno al 1230 suoi fondatori) e questa è in generale una cosa che si sente da ogni parte del romanzo, proveniente da ogni personaggio.

Per citare le parole di Manfred von Kleist dal capitolo XXI: “Forse è ancora presto per dirlo… ma io spero davvero in una fratellanza europea, finalmente unita contro chi mira a spazzare via la nostra storia e la nostra identità”. Ecco, non so se si può interpretare in chiave moderna, ma questa frase è una frecciata diretta contro la cancel culture: ormai sempre più persone mirano a spazzare via parti intere di storia solo perché a loro non piace. Sempre più persone vogliono che la storia sia riscritta come fosse tutta rose e fiori, quando non lo è mai stata. Herz ha il coraggio e la fierezza di opporsi a queste regole: poco importa il moralismo politico, l’impersonalità c’è e si vede, e ognuno esprime le proprie idee contestualizzato a quel periodo storico, senza anacronismi o false notizie. Ognuno di loro dice ciò che meglio crede, e la genialità della storia sta proprio nel distaccarsi e nel rendersi imparziale, nel far parlare i personaggi e non il narratore, che si limita a manovrare il tutto, a far sì che siano gli stessi personaggi a creare i loro archetipi, a rendere simbolico tutto il flusso della storia, che non è più un semplice storico ma un’opera che comunica di più, che entra nell’introspezione delle figure maschili – che hanno uno strepitoso fascino – e nei loro pensieri, senza però mai intervenire personalmente.
Dietro la maschera da soldato devoto al Reich e da gerarca nazista, dall’uomo che “obbedisce” e nulla più, si nascondono così tante sfaccettature che Herz esamina andando oltre quel banale stereotipo che renderebbe gli ufficiali tutti “regole ed esecuzioni”. Anzi, di regole ne vengono rispettate ben poche: tutta la trama gira intorno alla questione della divisione del servizio e dei sentimenti personali, che porta poi all’infrazione di alcune regole e al toccare (quasi) con mano la realtà della corte marziale, una realtà non lontana dai protagonisti, e in particolare da Friedrich, che più vogliono fare del bene e più sbagliano. Friedrich von Kleist rappresenta un soldato eroico, che ti regala colpi di scena inaspettati, che sbaglia facendo la cosa giusta, che fa la cosa sbagliata quando invece sta al suo posto, tormentato da demoni interiori e consapevole della catastrofe che gli si prospetta davanti. È una figura insolente, testarda, ma che fondamentalmente racchiude in sé una grande bontà, un pensiero rivolto verso Hans che, anche se superficialmente potrebbe sembrare personale e concentrato sulla sua realtà interna, in realtà è focalizzato sulla personalità del maggiore, e come militare, perché è il suo superiore, e come individuo.
Quando si è incerti sulla sua morte, ciò che si prospetta dinnanzi a Friedrich altro non è che la catastrofe, pensando alle implicazioni che l’hanno portato sino a quel momento, a tutto ciò che lo ha condotto a prendere le sue decisioni. In greco c’è una vox media che potrebbe racchiudere questo concetto, ed è testimoniata dalla parola τελευτή, che ha due significati. Il primo, quello positivo, è adempimento, scopo; e il secondo, quello con la sfumatura negativa, è l’ineluttabile fine di tutto, a volte accompagnata da motivazioni e andamenti catastrofici. Mi piace pensare a come la prima volta, Friedrich abbia voluto adempiere al suo scopo – salvare Hans – causando la morte di molti soldati, e a come, la seconda volta, non adempiendo a quello scopo e lasciandolo lì ha condizionato quella che avrebbe potuto essere la fine di sé stesso, vedendosi davanti solo la vergogna dinnanzi la corte marziale. Finché la situazione non cambia, Friedrich salva i documenti e viene addirittura premiato, dimostrando come il tempo può essere imprevedibile e il suo un flusso continuo, quasi di anaciclosi, che non è sempre nella linearità tra passato, presente e futuro.
Il legame tra Friedrich e Hans è saldo come quello delle querce tedesche, e non riuscirei a vedere questa storia con loro due divisi, con Hans che non appartiene a Friedrich e Friedrich che non appartiene ad Hans. La loro relazione è alla base di tutto, è romantica… credo che l’amore si veda proprio dal non essere troppo sdolcinata e nemmeno troppo rude: la loro coppia, legata da cameratismo e ideali condivisi, racchiude un amore sincero e puro, che si cela dietro una questione di sguardi, nei pensieri che si rivolgono l’uno verso l’altro e nella premura che, in servizio, devono far passare per “cortesia” e “rispetto verso l’altro”, specie in quanto ufficiali. Sono contraddittori e lo sanno, se lo ripetono con ironia, poiché per quanto il loro desiderio sia quello di separare vita militare da sentimenti, l’effetto è l’esatto contrario, rivelandosi un’arma a doppio taglio. I loro sentimenti condizionano le missioni, fanno sì che vengano commessi errori anche fatali, ma il loro sodalizio è basato soprattutto su quelle. Senza di esse è impossibile per loro operare bene, perché sono uniti, e sanno che gli scrupoli non faranno altro che renderli ancora più sofferenti. La loro è una relazione tormentata prima dall’interno, quando, a partire dal capitolo VII, s’interrogano sul da farsi; poi, quando quest’ostacolo viene superato, ecco che è l’esterno, la guerra – ciò che effettivamente li ha uniti, sin dagli addestramenti – che viene a tormentarli. Ed ecco che la relazione, che le loro stesse vite sono messe alla prova.
Questo lo si ritrova anche nell’atteggiamento che Hans ha verso Friedrich: non può far eccezioni solo perché è lui, tuttavia, conoscendolo, sa anche che le sue intenzioni sono buone, che mira a fare del bene, la cosa giusta. Hans è il mio personaggio preferito, lo è sempre stato: ne apprezzo i patemi interiori (ed esteriori, perché l’autrice non si è risparmiata), le legittime paturnie e anche la sua ansia, continuamente presente nel corso del romanzo e che raggiunge il culmine nell’ultimo capitolo, quando s’interroga su che fine ha fatto Friedrich, sperando che sia vivo. E adoro anche il sarcasmo con cui si relaziona con lui, perché è genuino, perché gli dimostra che gli vuole bene, perché in quel sarcasmo si rivede la sua presenza nella sua vita e la sua irremovibilità ad andarsene. Non potrebbe starvi diviso nemmeno se lo volesse, perché gli appartiene, ed è l’unica persona entrata nella sua sfera emotiva, con cui ha avuto il coraggio di condividerne il passato e di volerlo fare anche col futuro. Per citare le sue parole, dal capitolo XXI: “Non so dove saremo tra qualche anno, ma spero di essere ancora insieme a te: sei tu il mio futuro”, e la risposta irremovibile di Friedrich: “E tu sei il mio”. Perché è vero, non potrebbe essere altrimenti: queste brevi frasi ma di forte impatto uniscono il concetto d’amore universale, d’agape, a quello che è lo streben di Goethe.
È una tendenza verso l’infinito, che lascia ineffabili, che non si può spiegare; è un ideale che perseguono a costo di tutto, che non sanno esprimere a parole, ma che di certo inseguono insieme. Sì, perché sono l’uno il futuro dell’altro e non potrebbe essere altrimenti. Nella vita militare e nella vita privata, loro due sono sempre uniti, intrecciati, come due corpi che condividono la stessa anima e lo stesso concetto di idealismo. La parte finale del romanzo racchiude proprio tutto: c’è il paragone delle loro figure con quelle di due cavalieri medievali, in un sole che li illumina spiccando in un cielo nuvoloso e due querce sullo sfondo. L’universalità di questo amore si vede proprio dall’unione di questi elementi: storia, natura, forza, bund… è come una metafora, una personificazione a ciò che è Herz nella consistenza. Loro che si ergono come figure quasi mitologiche e che sono pronti a combattere, stavolta insieme; il sole che si dissipa tra le nuvole è come l’interruzione del loro idillio: la guerra sta per ricominciare e loro sono pronti ad affrontarla, insieme. Probabilmente avranno una fine catastrofica, non possiamo saperlo, ma sono sicura che, qualora dovessero rinascere, sarebbero come le due querce dietro di loro. Dalle fiamme che ne hanno bruciato foglie e radici, le loro cellule si sono ripristinate, consentendo ai rispettivi rami di intrecciarsi e di germogliare – come l’anima condivisa in due esseri distinti – e di rimanere uniti, perché non può separarli nemmeno la tempesta che sta arrivando, quella preannunciata dalle nuvole che hanno oscurato il sole.
Ovviamente, Herz mi piace per la sua filosofia, espressa in diversi modi che convergono poi in uno soltanto. L’ambientazione – per altro originalissima – i personaggi, la trama… tutto che si unisce in un solo e unico pensiero, come se lo componesse, fosse un corpo immortale e tutti gli elementi fossero indispensabili. Oltre a Hans e Friedrich abbiamo Konrad e Reinhardt, sicuramente meno di rilievo ma di uguale impatto. Konrad è un personaggio difficile da non apprezzare, ma che, devo dire, non ho fatto che amare maggiormente man mano che la storia andava avanti. A differenza dell’amore romantico di Hans e Friedrich, quello di Konrad e Reinhardt si fonda su un’amicizia durevole, più che decennale, nata tra i banchi di scuola. Adoro i loro aneddoti, il rimembrare i vecchi tempi e tutto ciò si vede quando insieme collaborano sul campo. Nemmeno il loro è amore, ma sicuramente qualcosa di ugualmente o più forte: φιλία, forse, oppure ἑταιρία, per usare parole greche. Forse più la seconda: la loro collaborazione, la loro sintonia sul campo è simbolo di un’unione rafforzatasi necessariamente col tempo, come quella di Achille e Patroclo.
A proposito di eroi epici, Reinhardt si erge su tutti per possederne questo aspetto: non saprei a chi paragonarlo, forse a un Merione che parla meno a vanvera, forse a un Patroclo più estroverso o a un Enea più sorridente, oppure è così diverso ma affine alla categoria che diventa un eroe spavaldo a sé stante. A mitigare i suoi impulsi c’è proprio Konrad: composto, impersonale, legato distaccatamente ma in maniera sana alla sua realtà emotiva. Quando il suo Reinhardt muore lui s’impone delle maschere, ma la bellezza della storia è il suo lasciar trapelare, almeno agli occhi del lettore, la sua sofferenza. È commovente quando lo pensa, quando ne tesse le lodi, quando lo eleva a uno dei migliori soldati, quando lo immagina sulla moto e quando rimembra avvenimenti di loro due. Soffre moltissimo, si vede da dietro, e in tutto questo riesce a rimanere equilibrato, accettando la realtà così com’è e beandosi d’esser stato vicino a lui sino a che, quel giorno in una pozza di sangue, non gli è morto sorridente tra le braccia, così come doveva essere. Scena di un’unica e struggente bellezza, che si ritrova nel finale attraverso Stefan Greifenberg, che ci ricorda che Reinhardt è ancora qui, nelle nostre menti, e che un personaggio come lui non si dimentica, come un eroe leggendario.
Tutti gli individui che compongono questa storia non sono che straordinari: Fromm e il suo modo obiettivo di esprimere i fatti, Wessel e la sua logica, Hartmann e Schreiber con la loro innocenza, Krause e Hanke e la loro “ACATEMNESTEAGGINE”, Walkenhorst e la sua collaborazione con gli altri capitani. Per non parlare del giovane Erich, che ho amato da subito per il suo modo di vedere il mondo, di Günther, che è il fratello maggiore che chiunque vorrebbe, buono come il pane, di Manfred e Franz, che ci regalano uno sguardo verso il cielo, spesso dalla sfumatura sognante… menzionerei anche Paul e Werner per i loro “dialoghi costruttivi” e, ovviamente, il riferimento a Schwerin che ho amato da impazzire. Concludo con il trio delle meraviglie, composto da Cassandro (Eichmann), lo spacciatore (Holger, che è uno dei miei preferiti nonché il coniatore de “l’uomo di ferro”), e, ovviamente, il migliore, il tenente colonnello von Rauheneck, ormai diventato il mio meme preferito.
Conclusione comica a parte, finisco col dirti che, cavolo, questa storia mi è entrata dentro e mi ha fatto commuovere dalla prima all’ultima frase, meritandosi i miei scleri in dialetto e le mie dovute parodie (oltre che gli sticker su Whatsapp XD). Spero di rivedere l’uomo di ferro e cuore d’acciaio per ripercorrere le loro avventure e rivivere con loro tutti gli ideali che mi hanno trasmesso. Spero di esserci in futuro, e se ci sarò, stai sicura, cara autrice, che ci voglio loro nel mio futuro.

Bene bene, eccoci qui.
Un certo signor Degrelle disse: "Camerati, godiamoci la guerra: la pace sarà terribile!"
Nel tuo caso, la pace on è terribile, è solo banale. Cioè, mi spiego: non certo banale per come ne scrivi, ma perché gente abituata al campo di battaglia sembra in qualche modo fuori posto nella quotidianità pacifica. I nostri due, poi, che hanno temprato il loro legame nel fuoco delle battaglie, sono di sicuro più a loro agio in una caserma che nel pur grazioso villaggio natale di Hans.
Molto bello il loro incontro, senza nulla di svenevole o zuccheroso: niente svenevolezze da fyccyna, solo sano e virile Männerbund.
Anche Bentheim rimane fedele a se stesso, e non si lascia andare a geremiadi lacrimose per la pur straziante perdita di Reinhardt. Per lui le cose non saranno più come prima, questo è chiaro, ma stoicamente evita di lasciar trasparire alcunché.
E niente, magari la guerra fosse finita così, con una bellissima vittoria e un'altrettanto bella parata. Purtroppo, adesso arriveranno lacrime e sangue, per la Germania, ma anche per tutta l'Europa...
Tutto bellissimo, complimenti!

La parata nella città conquistata non dev'essere stata semplice da scrivere, resa com'è con ogni splendido particolare nella sua massima precisione. L'hai resa davvero molto bene, però, quindi tanto di cappello!
Ma veniamo a noi, alla parte "ciccia" della storia: Hans e Friedrich finalmente si ritrovano. La fedeltà tra loro è forte e salda come le querce tedesche, dicono loro.
Permettimi di citare il Cantico dei Cantici: "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio. Perché forte come la morte è l'amore e le grandi acque non lo spegneranno."
Ecco, il loro è un legame che supera tutto: la guerra, il dolore, la paura, nulla di tutto ciò può scuotere ciò che li lega.
E nessuno più di loro merita un po' di pace e serenità nella Foresta Nera, a cavalcare liberi e a godersi il Paese per cui hanno lottato e sofferto tanto. Una pace venata d'amaro per il ricordo di tutti coloro che non ci sono più.
Un dolore che con compostezza e dignità sopporta Konrad, che continua a lottare e vivere nonostante tutto.
Nonostante tutto riuscire a continuare a combattere è un messaggio di una potenza e di una profondità meravigliose.
Davvero sentitissimi complimenti, non vedo l'ora di leggere il prossimo aggiornamento. Intanto, però, devo bere due litri d'acqua per reidratarmi da tutto il pianto che ho fatto.

Recensore Veterano
17/06/21, ore 19:32

Allora, visto com'è finito lo scorso capitolo "Die Kapitulation" non è esattamente un titolo rassicurante.
Sono molto teneri, davvero, Hanke e Krause che cercano di giocare con i bambini e li trattano come fratellini. Anche qui affiora il passato difficile nella Germania post-bellica, con un amato fratello mai tornato a casa.
Se non altro, ho la conferma che la capitolazione è della Polonia e non è una metafora per i nostri. E' già qualcosa!
Ma che ne è di Konrad e Friedrich? L'hansia mi divora!
Se non altro pare che così facendo abbia evitato la corte marziale ma, Dio!, che paura la lettera a Manfred: davvero capisco come si sente.
Almeno ritorniamo su Hans che, poverino, si ripiglia pian piano per scoprire che la guerra è finita.
E' molto dolce, davvero tenerissima, questa parentesi con Trude e, in un certo senso, Matthias, dove lo vediamo davvero come un uomo, oltre che un soldato. Ed è bellissimo il modo in cui parla dell'avere voluto devolvere la sua vita all'esercito ed al Maennerbund.
Sì, insomma, tutto molto meraviglioso.
Ma gli altri? Devo sapere!

Ma! Ma! Ma! MA! *strillo acutissimo e braccine mulinate al vento*
Che meraviglia! Dopo tanta sofferenza finalmente un bel po' di Hurt/Comfort come si deve.
Il dolore e la sofferenza di Hans sono descritti tanto bene che quasi sento io il dolore alle costole. Se tutto il capitolo fosse stato dedicato a quella scena, toccante nel particolare del graduato che giace ferito accanto a tutti gli altri, uomo come loro, sarei esplosa di felicità ma - giustamente - la storia ha una trama che deve continuare.
Che magnifica sorpresa il buon Manfred!
Erede nominale del Barone Rosso, lui! ^^
Giustamente si preoccupa per il fratello a terra, che non può proteggere come vorrebbe e di cui non sa nulla.
E' molto toccante il momento in cui Friedrich prende in mano il libro di Junger, sia per il significato che ha, sia perché è un regalo d'addio di Hans, per lui. Anche per il contesto in cui lo fa, con tutti i soldati esausti che cercano di sopravvivere come possono alla tempesta che infuria attorno a loro.
Una tempesta che non conosce tregua, e che lascia ovunque danni e ferite, come il fratello di Kowalski.
La lotta del singolo contro il caos, appunto, il caos sia esterno che intimo.
A maggior ragione nel momento in cui il nemico sfonda la linea. Sono contenta che il povero Konrad sia sopravvissuto: date un abbraccio a quel ragazzo, per favore!
E, oh Madonna!
M'aspettavo che crollasse il riparo ma... Fritz! OH MIO DIO!
Non può essere! Non dirmi che... Non ce la faccio T_T
E Konrad?
Oh mio Dio! Ho paura.

Recensore Veterano
17/06/21, ore 18:54

Carissima, ecco che arrivo a commentarti con clamoroso ritardo.
Purtroppo, gli impegni della vita non mi danno tregua, e sono presa tra molteplici fuochi quasi quanto il buon Friedrich ed i suoi.
Questo capitolo è davvero un colpo al cuore.
Von Kleist è ferito e per poco non cade in mano al nemico: mi ha colpito molto il reciproco rispetto che c'è tra lui ed il tenente nemico. Quasi una forma di lealtà tra le linee.
Perché, dopotutto, lui è comunque discendente di una nobile stirpe e neanche la violenza della guerra è una scusa per venire meno ai propri principi cavallereschi. Anzi, a maggior ragione in quel contesto bisogna farli valere.
Anche a me è spiaciuto molto vederlo morire ma, come dice il canto, è per me o è per te?
Amici, nemici, affetti, nulla viene risparmiato: anche la perdita di Rehinard è straziante.
Per lui, innanzitutto, che vede morire i suoi, ma anche per chi resta con un vuoto nel cuore che nulla potrà colmare, se non - forse - la consapevolezza di qualcosa di più grande in un orizzonte sempre più vicino.
Con il cuore a pezzi, ti faccio tantissimi complimenti e mi sposto, piangendo sul prossimo capitolo.

Recensore Master
16/06/21, ore 16:22

Carissima^^
Rieccomi qui.
La scena iniziale, ambientata poco prima della partenza dei nostri protagonisti, ci riporta per pochi istanti nella quiete prima della tempesta.
Al fronte la situazione è estremamente delicata, Friedrich e Hans cercano di trovare un equilibrio tra dovere e sentimento. Hanno molto da perdere, sia come ufficiali sia come amanti...ma entrambi sono decisi ad affrontare insieme il loro destino.
Almeno von Kleist ha conquistato la fiducia dei suoi uomini, e questo è molto importante. Il giovane è sempre testardo e determinato, ma credo che pian piano (grazie anche ad Hans) stia diventando sempre più consapevole.
Hans non può far altro che rispettare il suo dovere come ufficiale e superiore. Ma anche l'uomo di ferro non può celare del tutto il suo lato più umano, soprattutto nei confronti di Friedrich.
Come sempre apprezzo molto la fedele rappresentazione dei soldati della Wehrmacht, che come tutti hanno valori, ideali, sogni e speranze.
Reinhardt è stato fin troppo ottimista, purtroppo la guerra è appena iniziata e il peggio dovrà ancora arrivare.
Complimenti anche per questo splendido capitolo.
Alla prossima! :)

Buongiorno,
un ritorno a casa, una medaglia, ma qualcuno non tornerà più.
Questa è la guerra, assieme a tutte le cicatrici che gli ha lasciato addosso.
Altro capitolo molto narrativo, dedicato agli approfondimenti dei vari personaggi.

Recensore Master
13/06/21, ore 22:29

Ciao carissima,
la campagna di Polonia è finita, il che però fa arrivare al pettine tutti i nodi che nel corso dei combattimenti sono rimasti in attesa.
Come sempre amo moltissimo il tuo modo di introdurre le tradizioni e la mentalità tedesca nella storia, rende la vicenda viva, la colloca in un contesto e soprattutto la estrapola dagli stereotipi delle storie di questo genere, dove i tedeschi sono perlopiù fanatici indottrinati, che starnazzano "Heil Hitler" ad ogni pie' sospinto e della Germania sembra che non conoscano più altro.
Con i nodi che devono venire al pettine mi riferisco ovviamente alla nota vicenda. Cosa conta di più, l'ardore guerriero o l'aderenza al regolamento? Tutte e due le cose, teoricamente. Con in più il piccolo particolare che se io do un ordine - ovviamente a ragion veduta - e chi lo deve eseguire lo interpreta a suo modo, le conseguenze non sono sempre positive.
Discorsi lunghi, per i quali bisogna scomodare una cosa ignota ai più, ovvero la filosofia dell'essere soldati, che è profonda e importante.
Come sempre bravissima, la tua storia è uno spaccato che ci mostra tutto quello che amiamo: onore, lealtà, coraggio, amor di Patria e ovviamente Männerbund.
A presto!