Recensioni per
Nel tentativo di comunicare con mosche cieche si ritrovò pece
di rubytusday

Questa storia ha ottenuto 29 recensioni.
Positive : 29
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/06/23, ore 07:25

A mio avviso è la più bella dell'infornata di poesie che hai pubblicato il 3 giugno.
Descrive alla perfezione quell'ansia tremenda e travolgente della notte prima di un esame. È passato mezzo secolo, ma la ricordo ancora. Quando si vuole restare soli per poi lamentarsi di essere soli, mentre dopotutto soli non siamo, come fa pensare l'ultimo verso ("e continuo a pensare sono mai stata sola?"). Quando ci appare davanti tutta la nostra vita in tinte fosche. Quando forse ci appaiono sbagliate tutte le nostre scelte, come quella di un'alimentazione vegana. Cose che ci mancano ("tu non ci sei"), cose che non vorremmo, e quella maledetta sensazione che ormai è troppo tardi.
Bella.

Recensore Master
03/06/23, ore 08:32

Cavoli che peccato!
Va a finire sempre così, che ci si lascia prendere dagli ingranaggi della vita. Ne rimaniamo invischiati e non riusciamo più a liberarci.
E ci mettiamo a correre come se tutto fosse una gara, in cui si deve per forza arrivare primi.
Correre a occhi chiusi senza guardarsi intorno. Ché se ti fermi ad aiutare qualcuno, quello ne approfitta e ti passa avanti.

Bisognerebbe invece riuscire a fermarsi. Di notte non camminare neanche. Solo leccarsi le ferite e riprendere fiato. Aprire gli occhi, anche se tutto intorno è buio e silenzio. Premere pausa e ripartire daccapo.
Ma è difficile, lo so 🤷‍♂️.

Recensore Master
16/12/21, ore 18:52
Cap. 16:

Finalmente una poesia d'amore in tutto il suo splendore!
E' tutto un intreccio, metafisico e fisico.
Intreccio di rime, di parole danzanti.
Mi è piaciuto molto il continuo gioco di rime, anzi, il prendersi gioco delle rime, affiancate da udaci assonanze e non-rime (perchè "incubi" non fa nè rima nè assonanza con "nubi", ma è bello così.
Mi è piaciuto molto il modo leggero e - sempre - intrecciato in cui esprimi pensieri profondi ("Ti guardo e vedo me / Mi guardi e vedi te). La voglia di occhi chiusi e abbandono.
Mi son lasciato trasportare nei voli pindarici che portano "tra le nubi" e scendono in picchiata "sulle mie scapole".
Il pezzo del puzzle mancante è bello, ma non è inedito, ci sono in giro delle belle immagini sul tema:
https://www.spreadshirt.it/shop/design/puzzle+del+cuore+con+un+pezzo+mancante+del+puzzle+adesivo-D5f9126596778ef415961cba7

L'ultimo verso l'avrei desiderato diverso: "Abbracciati in un intreccio", per chiudere in bellezza con un chiasmo completo.
Ma la poetessa sei tu, e pure bravissima.

P.S. due piccole sviste di ortografia: "sempreancato", "da suo padrone".

Recensore Master
15/12/21, ore 07:55
Cap. 15:

Avevo letto questa tua poesia e avevo pensato che non valeva la pena di perderci neanche un secondo.
Se fosse stata scritta su carta avrei strappato la pagina, la avrei appallottolata, e la avrei gettata nel cestino.
Un attimo dopo...
Bischero, mi son detto.
Ho ripescato la pagina. Ho lisciato lentamente le pieghe, costruendomi una stanza di silenzio. Ho riletto la poesia, parola per parola, come fosse un poema di mille versi.
Mi sono fermato su quel "zampillanti". Ho sentito l'odore del sangue che usciva dai tagli inferti.

Ho sentito la bellezza sconvolgente di quell'unico verso.
Niente accapo, niente interpunzioni. Solo tante maiuscole. Ogni maiuscola come macchia, lasciata da una lacrima.

Ho sentito la sofferenza, mascherata di cinismo.
Perché continuare a soffrire? Gli anni di sofferenza si accumulano come polvere sulle cose morte.
Non gettiamo più il dolore al vento, come la cenere del nostro funerale.
Sfruttiamo il dolore per aprirci gli occhi, per prendere atto del nostro illuderci.
Avrei tolto ogni maiuscola, io, l'avrei messa sull'unica parola che non ce l'ha: Illusioni.
Scopriamo che tutto è un illusione. Ci siamo illusi di essere cresciuti ma siamo rimasti bambini, col cuore che batte forte.
Smettiamo di guardare le cose "importanti", parole vuote: amicizia, amore, successo felicità.
Riempiamo le giornate di piccole gioie. A volte dà più gioia una carezza che un amore per sempre.
È proprio così, siamo vermi. Cerchiamo di scoprire la bellezza dei vermi.
Siamo terra. È la terra che fa il miracolo di far nascere il seme.
Si nasce e si muore soli. Proprio così. Cerchiamo allora la serenità dentro di noi, non negli altri.
Mi hanno colpito le parole di una suora di clausura.
"La gioia va cercata dentro di noi. Generalmente abbiamo l’ingenuità di cercarla fuori di noi: nelle persone, nelle cose, nel successo, mentre in realtà la gioia o viene dall’interno o è inconsistente." (Sr. Ch. Cristiana Scandura, osc, Monastero S. Chiara - Biancavilla CT)
Un caro saluto.

Nuovo recensore
17/02/21, ore 07:09

Il carattere di una metafora.Della neve puoi dire cio' che ti passa per la mente ma ti mette nei guai se non la tratti con prudenza.Napoleone ci ha rimesso il suo trono.Un saluto.
Pastam17/2/21

Recensore Master
10/12/20, ore 19:07

Anche per me la scrittura è catartica. Riesci a buttar fuori quello che riesci, quello che vuoi, senza giudizi, senza remore. Senza pentimenti, e subito ti senti più leggero. In questa poesia si sente tantissimo il dolore di un amore forse non corrisposto, evidenziando comunque estremamente bene dalle tue parole, che sono sempre originali e mai scontate.

AP.

Recensore Master
10/12/20, ore 18:53

Rime contornate da parole semplici, ma pregne di dolore e malinconico ardore. Bellissima poesia, hai proprio talento. E anche qui, hai fatto centro nella mia Anima.

AP.

Recensore Master
10/12/20, ore 18:49
Cap. 9:

Brutale, dolorosa, empatica. Queste sono le parole che mi vengono in mente leggendo quest'opera. Lo si sente quasi, quel cappio stretto. Che ti stringe e non ti lascia più, e ad ogni pié sospiro ti è vicino come un macabro compango. Bella veramente anche questa poesia.

AP.

Nuovo recensore
07/12/20, ore 17:07
Cap. 13:

Un sublimato di pensieri ciechi che si disperdono e si attraggono nel timore di un danno fisico.Hai bisogno di una poesia sentimentale.Bene.
Pasta 7/12/20

Nuovo recensore
23/11/20, ore 19:03
Cap. 12:

Si e' spremuto come un limone il tizio che si e' infine spento come una fiamma.Il sentimento e' come una vendetta che si gusta a freddo e nei tempi giusti.Ottimo lavoro.
Pasta 23/11/20

Nuovo recensore
20/11/20, ore 08:26

Nessuno potrebbe essere contento dei tuoi micidiali pensieri anche se si rifanno a tempi ormai passati.Nemmeno Robespierre scriverebbe cosi' alla sua Convenzione.La personalita' della donna poggia su sentimenti che ripudiano per orgoglio esperienze del tuo tipo.Hai accettato supinamemte che ti facessero del male e reagisci scrivendone le vicende.La poesia ha radici sempre vive ma di bellezza.Un saluto.

Recensore Master
19/11/20, ore 13:40
Cap. 8:

''Questa non è la mia città''. Ed è vero anche qui, in versi uggiosi come dopo un temporale, ma che ti fanno ancora capire la sofferenza dietro di essi. Anche io mi sento solo tra gli edifici, e checcé se ne dica, vedrò sempre la mia città come spettrale specchio in cui mi ci rivedo, e fa male.

AP.

Recensore Master
19/11/20, ore 13:37
Cap. 7:

Non so perché ma nelle tue parole io rivedo me stesso. La voragione, eh...quella stessa voragine che ci fa stare male, può anche farci stare bene se accettata a dovere. Ma è difficile, veramente difficile, venire a compromessi con i propri demoni che ci strappano le carni in continuazione. Forse vogliono comunicarci qualcosa? Chi lo sa...

Ottimo componimento, mi piace il tuo stile graffiante e brutale. Sei molto brava.

AP.

Recensore Master
19/11/20, ore 13:34

Molto personale come componimento. Anche io ho avuto un esperienza del genere, con tanti muri e dai tanti spessori diversi, e nel mio eremo anche io cercavo di innalzarmi a quei muri. Cercavo di difendermi da essi quando la soluzione era semplicemente abbatterli, per capire quella era paradossalmente la soluzione migliore. In tutti i sensi.

AP.

Recensore Master
19/11/20, ore 13:32
Cap. 5:

Mi ci sono rivisto in ogni parole. Siamo i salpatori di mari acquitrinosi, dove i nostri personali demoni ci attendono, psicopompi che cercano di appropriarsi di noi e delle nostre fragili menti.

''Nessun senso di questa eterna prigione''. Poche parole per incapsulare la mia esistenza, e per farmi capire la sofferenza che anche tu hai provato.

Ed è vero. Sarebbe così tranquillo dare un senso alle nostre brevi, e fragili, esistenze.

AP.

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