Recensioni per
Oh, pochemuchka, what have you done?
di _Turs_

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/02/20, ore 02:24

Ciao! Racconto che fa spaccare il cuore, per l'amore fraterno sconfinato di Mycroft per Sherlock T.T
Mi piace la trovata di usare una parola solo per loro due, il pezzo dove uno è un ragazzo e l'altro è un bambino mi ha fatto sciogliere💗💗

Non trovo tanti racconti sui fratelli Holmes, quindi sono contenta di averne trovato uno scritto così bene tra l'altro!

Sherlock nonostante le parole glaciali finali, si vede che è colpito dal calore del fratello di chiamarlo di nuovo con quel soprannome, almeno così l'ho percepito

Complimenti!

Recensore Master
03/10/19, ore 22:03

Recensione premio del contest "Fluff e / o R18" di Arianna.1992 1/2

Ciao, sono il recensore sostitutivo del contest di Arianna.1992 e sono passata sul tuo profilo per lasciare le due recensioni premio che ti spettano. Da fan della serie Sherlock, mi ha fatto molto piacere leggere questa piccola raccolta di momenti: trovo molto interessante il rapporto tra i fratelli Holmes e credo che tu sia riuscita a comunicare benissimo il modo tutto particolare in cui riescono a manifestare il loro reciproco e innegabile affetto. Soprattutto mi è piaciuto come hai utilizzato il prompt della parola intraducibile, effettivamente per un poliglotta quale è Mycroft, l'espressione è quanto mai azzeccata e ce lo vedo proprio ad usare un soprannome del genere per riferirsi a Sherlock, a metà tra l'ironia e il segreto affetto. Hai fatto un ottimo lavoro nel trovare un filo conduttore tra i momenti, selezionando quelli che più di tutti sono in qualche modo esemplificativi delle loro vite. Complimenti e alla prossima storia!

Recensore Master
21/03/19, ore 17:43

Questa storia mi ha letteralmente stregata, tanto che l'ho immediatamente inserita tra le preferite perché l'ho trovata assolutamente favolosa, un po' malinconica e per questo assolutamente stupenda.

Ma procediamo con ordine... per prima cosa adoro la challenge a cui hai partecipato con questa storia, perché la conosco e ci ho partecipato anch'io e spero di scriverci ancora qualcosa in futuro, magari in questo fandom. La parola che hai scelto inoltre è perfetta, sembra esser nata apposta per descrivere il piccolo Sherlock. Ed è questo che più di tutto mi ha colpita, il modo in cui sei riuscita a tirare fuori il personaggio di Sherlock bambino (di cui sappiamo pochissimo) con una semplicissima parola per altro neppure italiana. Insomma, hai fatto un lavoro incredibile e ora sviscererò tutti i punti, sperando di non dimenticarmi qualcosa. Prima di tutto, la scrittura è perfetta. Hai una grammatica solida, una sintassi armoniosa e un lessico adeguato al contesto. Fatta eccezione per la parola: "Pochemuchka" che poi altro non è se non un pretesto narrativo per analizzare i fratelli Holmes (cosa sempre gradita dalla sottoscritta), sei riuscita a giocartela molto bene in questo senso. Sembra una banalità, ma è un attimo a rendere il piccolo Sherlock poco credibile. Tu invece sei riuscita benissimo a tenerlo IC anche e soprattutto perché il modo in cui ce lo proponi è dal punto di vista di Mycroft. E qui mi soffermo più di un attimo, perché l'ottica cambia da un momento della storia a quell'altro, iniziamo guardando le cose dal punto di vista di un Mycroft che viene disturbato dal suo fratellino mentre è tutto preso a leggere, e finiamo con la triste scena dell'aereo, alla fine di The Abominable Bride. In questo senso te la sei giocata molto saggiamente, perché sul finale lì forse aveva più cose da dire Sherlock di quante non ne avesse da dire Mycroft. Ma anche questa è un'idea un po' labile, in effetti. Nel senso che per quel che riguarda Mycroft Holmes, almeno da quello special in avanti, ci si potrebbero tirare fuori libri interi. Diciamo che se volevi usare una via di mezzo come questa, in cui viene descritto un rapido momento approfondendolo quel tanto che basta, la scelta migliore è indubbiamente quella di Sherlock. Oltre a questo ho notato che l'ottica varia a seconda di chi utilizza la parola: "Pochemuchka", e anche questo aspetto mi è piaciuto moltissimo. Insomma, hai fatto un'ottima costruzione della storia più in generale, giocandotela sulla brevità e facendolo nel migliore dei modi. La brevità in scrittura non è mai facile da gestire, perché si hanno sempre troppe cose da dire e bisogna fare una scrematura e tenere soltanto l'essenziale, ma senza rendere ciò che stiamo scrivendo scarno. Ed è tutto tranne che semplice. Quindi complimenti perché hai fatto un ottimo lavoro.

Come accennavo anche prima, straordinaria caratterizzazione dei personaggi. Il termine intraducibile che hai usato, come dicevo anche più sopra, sembra essere fatto apposta per il piccolo Sherlock. In un qualche modo ne descrive l'entusiasmo del fare tante domande, la curiosità, la mente attiva e desiderosa di conoscere il più possibile. Il che è esattamente come io vedo Sherlock da bambino. La serie ci mostra pochissimo, se non qualche rapido flashback preso sempre in momenti tragici o che vogliono descrivere cose complesse, come Eurus per esempio. Di conseguenza, personalmente ritengo che tutte le deduzioni che si possono fare a riguardo sono mere speculazioni. Non abbiamo nulla di certo se non che Sherlock era un bambino davvero curioso e a cui piacevano i misteri (anche allora non si smentiva, io credo che questa sia una delle caratteristiche principe del personaggio di Conan Doyle, ma anche di quello della BBC), e lo capiamo dalla cosa delle lapidi con le date sbagliate, dal fatto che Sherlock ci si fissi ma soprattutto lo si intuisce da come Mycroft lo descrive. E qui arriva l'altro punto. Senza nulla togliere alle due successive, ma quella che io ho amato in modo particolare è la prima "storia". Quel Mycroft avvolto nel silenzio che legge un libro, che si crogiola nella pace assoluta e in ciò che sta facendo, è incredibilmente IC. Mycroft è un personaggio complicato, non è mai facile trovare la corretta chiave di lettura e in più di un'occasione l'ho trovato descritto troppo superficialmente. Tu ne prendi uno più giovane, da ragazzo ma questo non rende né meno gravoso il tuo compito né più difficile per noi il riconoscerlo (e questo è grazie soprattutto all'ottimo lavoro che hai fatto): anzi, ci accorgiamo immediatamente che è lui in cerca di silenzio e che si lamenta del fatto che il fratellino curioso l'abbia spezzato. Hai ritratto la diversità dei due fratelli in una maniera molto precisa, e davvero ben fatta, oltre che stupenda s'intende. Il primo cerca solitudine, la precisione e il rigore della sua mente analitica e troppo geniale, che brama cose semplici come leggere un libro e il silenzio, ma soprattutto ha una mente che ama la sedentarietà (anche intellettuale e non solo fisica), mentre il secondo è frenetico, curioso... Sherlock non sta mai fermo un attimo anche coi pensieri e non solo nel corpo. Sebbene la definizione che dà di se stesso in originale sia: "High Funtional Sociopath" e non "Sociopatico Iperattivo", come hanno tradotto in italiano, iperattivo quasi quasi lo era veramente. Ha una mente eccezionale e un po' fatico ancora oggi ad accettare che nella quarta stagione di questa serie sia passato il concetto che Sherlock è il più stupido della famiglia, perché non lo accetto e non lo accetterò mai. Ecco, la sua genialità meravigliosa sono convinta che venga fuori anche in questi piccoli dettagli inserite in storie come questa. Dalla valanga di domande con cui rompe il silenzio per esempio, e a cui Mycroft accenna e basta, sino a quel: "Cosa vuol dire pochemuchka?" che ha quasi il compito di racchiuderle un po' tutte e che mi ha fatta sorridere moltissimo. Insomma, bravissima perché hai riassunto tutto ciò che sono in un testo che è davvero molto breve.

Andando avanti con le due storielle successive (perdonami, io sto concependo questa storia come una serie di flash fic legate una all'altra, ma forse sto facendo male. Spero di non aver mal interpretato le tue intenzioni), la situazione cambia. Dietro c'è tutto il background che ormai conosciamo a memoria e di cui quasi non abbiamo bisogno. Diamo per scontato che il contesto che ritrai sia canonico e che agli Holmes sia accaduto ciò che sappiamo da The Final Problem. Di conseguenza il gesto di Sherlock, quell'overdose viene contestualizzata dopo aver ricordato un insieme di fatti precisi che vanno dalla morte di Victor Trevor sino all'aver cancellato tutto quanto per il trauma subito. Fa sempre male il trovarsi di fronte a uno Sherlock ridotto in simili condizioni e tu sei riuscita a mostrarcelo per una seconda volta dallo sguardo amorevole, ma nascosto dietro la freddezza di un Mycroft seriamente preoccupato. Un Mycroft che racchiude però anche altro come uno sguardo impotente e quasi rassegnato all'idea di non riuscire ormai a fare più niente per portare il fratello su una condotta di vita più salutare. E infatti questo suo senso di fallimento viene fuori nel suo non parlare, in quel mutismo che interrompe solo con poche parole (e quasi tutte per il dottor Watson) che dice in aereo. E qui siamo già alla successiva, in un contesto che sappiamo e in cui i problemi di Sherlock di nuovo si protraggono. Ancora c'è tutto quello che sappiamo dietro e che per il momento qui non viene citato. Qui però ci sono anche altre ragioni. Prima di tutto la consapevolezza di dover affrontare una missione che lo vedrà morto in meno di sei mesi (stando a Mycroft, ma Mycroft non difficilmente sbaglia, il che rende quest'affermazione drammaticamente realistica), ma poi anche l'abbandonare John per sempre, il non rivederlo più e che sono a mio avviso fattori fondamentali che sono da tenere in considerazione. Sherlock non chiarisce mai davvero per quale motivo si è ridotto in quel modo da The Abominable Bride fino a alla fine di The Lying Detective, sappiamo che il comune denominatore è John, ma c'è anche altro e quest'altro appartiene senza ombra di dubbio a Eurus. Ma qui non importa tutto questo, perché qui a contare di più è il senso di fallimento che domina Mycroft e che si vede, perché tu l'hai reso infinitamente reale. Il suo darsi la colpa non lascia molte altre interpretazioni. Credo che lì abbia capito che il suo metodo non ha funzionato e forse si rende conto che se avesse agito diversamente, per Sherlock le cose sarebbero andate in tutta un'altra maniera. Come dicevo anche all'inizio di questa recensione, malinconico e molto triste, ma assolutamente bellissimo.

Insomma, come si sarà capito: l'ho adorata! Amo molto le storie che hanno anche un legame, un filo conduttore che si snoda attraverso il tempo e lo spazio e che ci mostra i protagonisti in situazioni differenti le une dalle altre. In questo hai fatto un lavoro stupendo, usando una parola che mi rimarrà in mente per un bel po', per quanto io fatichi ancora a leggerla e pronunciarla... ma è anche vero che non sono ferratissima in russo!

Alla prossima.
Koa

Recensore Veterano
21/03/19, ore 00:05

Ok, ammetto che stavo saltando la storia, perché non è sulla Johnlock. Poi ho letto il tuo nome e ho voluto darle una chance. E meno male!!! Che gioiellino mi sarei persa se no. A parte il fatto che io adoro il rapporto tra Sherlock e Mycroft, poi ho amato il nocciolo su cui si sviluppa la storia, la parola "pochemuchka". Ho trovato tutto bellissimo e ho una fortissa voglia di imparare il russo (un mio pallino da sempre, ma al momento direi che è anche un po' colpa tua). È tutto molto dolce e triste, mi ha straziato il cuore e anche intenerito. Complimenti la storia è scritta molto molto bene, mi è piaciuta davvero tanto. A presto!

Recensore Veterano
20/03/19, ore 21:14

Apprezzata moltissimo! Mai più senza la poesia di questa parola...pochemuchka...stupenda.