Recensioni per
L'ultimo giorno
di Alyssa Black

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
25/04/19, ore 21:46

Valutazione del concorso "Nella mia libreria"

Stile e lessico: 6/10
Lo stile che hai utilizzato è molto semplice e colloquiale, il che, in generale, non è necessariamente un male, soprattutto perché tutta la prima metà della storia riprende delle scene di vita quotidiana piuttosto semplici e genuine.
La prima cosa che mi è saltata all’occhio, però, e che mi ha lasciata un po’ stranita, è il salto temporale della narrazione. Il primo paragrafo comincia al presente, ma dal secondo in poi la narrazione si trasforma in un passato remoto, e sinceramente non sono riuscita a trovare un motivo a questa scelta. Avrei capito (non del tutto apprezzato, ma capito) il passaggio dal passato al presente, per rendere più immediata la descrizione di eventi sconvolgenti e che in qualche modo portano ad un eterno presente vissuto da Alice, ma così è un salto che non riesco proprio a spiegarmi, e che trovo abbastanza fastidioso, perché distrae molto dalla lettura.
Ho trovato poi la scelta della prima persona singolare come voce narrante un pochino incoerente rispetto allo stile utilizzato: Alice racconta in prima persona, ma lo fa in maniera molto descrittiva, quasi distaccata, senza mai immergersi davvero nelle emozioni che la travolgono. Ad esempio, quando arriva la lettera dal Ministero, lei racconta l’aumento del battito di cuore, ma non si sente la sua emozione, non ci mostra la paura, il terrore, l’agitazione. Così come quando scopre che Frank è stato catturato: ci dice solo di sentire un groppo in gola, ma non mostra nessun’altra emozione, e questo, soprattutto narrando tutto in prima persona, è un po’ un peccato, perché la scena descritta avrebbe avuto un altissimo potenziale emotivo.
Ho trovato poi alcuni passaggi un po’ imprecisi, o comunque un po’ sbrigativi, anche a fronte di alcune scelte stilistiche o lessicali che in qualche modo appiattiscono un po’ il significato della narrazione, banalizzando un pochino quella che avrebbe potuto essere una scena molto graffiante.
Ad esempio, “quello fu l’ultimo istante insieme come famiglia, se solo l’avessi saputo…”: credo sarebbe stato meglio separare le due frasi con un punto fermo, sia per dare più ritmo a un momento estremamente drammatico e incisivo, sia perché così si ha quasi l’impressione di trovarsi davanti ad un periodo ipotetico dove la reggente è “quello fu…”. Ovviamente il significato si coglie lo stesso, ma è un’imprecisione che, proprio nel picco drammatico del paragrafo, fa distrarre un po’.
Nella frase “venni strattonata… e fu così che lo seguii inerme” avrei aggiunto delle pause, o comunque gestito diversamente l’uso delle virgole, perché in questo modo il ritmo è un po’ affannoso.
Ti è sfuggito un verbo all’infinito qui “Il mio cuore prendere a battere”: immagino sia solo un errore di battitura, magari una frase cambiata all’ultimo per accorciare la storia, ma soprattutto in una flash la cosa salta abbastanza all’occhio.
Ci sono alcune espressioni che secondo me non sono perfettamente a fuoco, che descrivono dei dettagli in maniera un po’ approssimativa, come “fu come se migliaia di spilli mi colpissero simultaneamente”: ecco, capisco che migliaia di spilli assieme non siano esattamente piacevoli, ma la Maledizione Cruciatus dovrebbe essere la fonte di dolore più grande al mondo, e descriverla come “punture di spilli” non credo sia proprio la metafora più azzeccata. O anche “sentivo il sangue come bollire nelle mie vene” è un’espressione un po’ strana, un po’ confusa: capisco che volesse indicare anche lo smarrimento di Alice che non trova un modo efficace di descrivere il dolore che prova, ma purtroppo rischia di risultare un po’ vaga anche per il lettore.
Insomma, in generale non sono convintissima di questo parametro: nelle note dici di aver dovuto fare un po’ di taglia e cuci per rientrare nei limiti della flash, e ti capisco (succede spesso anche a me), so che in questi casi si rischia di perdere un po’ la vista d’insieme, ma ci sono diverse imprecisioni che purtroppo distolgono l’attenzione del lettore dallo scorrere della storia.

Sviluppo del pacchetto: 7/10
W. Falukner – Mentre morivo, Alice Paciock
In un certo senso, hai interpretato in maniera quasi letterale il prompt (per quanto, strettamente parlando, Alice in realtà non muoia).
Hai però scelto di descrivere l’ultimo giorno di vita cosciente e consapevole di Alice, e hai aggiunto anche il momento vero e proprio della morte della coscienza di Alice, sotto tortura.
Mi è piaciuto molto il fatto che, anche se forse non in maniera diretta, tu abbia descritto effettivamente il percorso compiuto da Alice per giungere ai suoi ultimi momenti coscienti.
Mentre va incontro a quella che potremmo definire morte, Alice cerca di proteggere il suo bambino, si preoccupa per la sorte di suo marito, lo cerca, e combatte contro i Mangiamorte.
Devo ammettere che la parte che mi è piaciuta un po’ meno è proprio quella del momento della tortura: il momento vero e proprio in cui Alice perde la sua sanità mentale passa un po’ in sordina, è un po’ sottotono rispetto al resto della storia. Sembra quasi che la tortura duri pochi minuti, ma, avendo visto la Maledizione Cruciatus all’opera su altri personaggi, credo che in realtà la cosa sia andata avanti per diverse ore. Oltretutto, i pensieri di Alice, mentre perde coscienza, sono estremamente lucidi: riconosce l’arrivo della pazzia, riconosce il momento esatto in cui tutto si spegne, è tutto abbastanza repentino ed estremamente veloce. Mi piace molto che uno degli ultimi pensieri coerenti di Alice sia rivolto a Frank e soprattutto a Neville, però, anche qui, è tutto sopraggiunto un po’ troppo in fretta, senza che si abbia il tempo di metabolizzare ciò che sta accadendo.
Forse avrei asciugato un po’ la parte iniziale per concentrarmi maggiormente sul momento finale, che è quello più significativo sia per quanto riguarda il prompt, sia in generale nell’arco narrativo del destino di Alice.

IC/Caratterizzazione: 6.5/10
Anche nel tuo caso, non credo fosse facile caratterizzare in una flash un personaggio di cui, sostanzialmente, sappiamo molto poco. O meglio, conosciamo abbastanza bene il destino dei Paciock, ma non sappiamo quasi nulla sul loro carattere, sul loro modo di fare, su di loro come persone.
Da questo punto di vista, ho trovato la tua storia un pochino fredda: nonostante ci mostri Alice nel giorno peggiore della sua vita, quello in cui perde tutto, quello in cui suppongo provi alcune delle sue emozioni più forti, lei rimane un po’ poco caratterizzata.
Di lei, anche dopo la lettura di questa storia, continuiamo a non sapere quasi niente: sappiamo che ama suo figlio e suo marito, intuiamo che sia un’Auror, ma poco di più.
Da una storia di genere introspettivo mi sarei aspettata di entrare un po’ di più nella testa della protagonista, di conoscere le sue sensazioni, le sue emozioni, i suoi dubbi e i suoi timori, ma in realtà la tua storia mi è sembrata molto più d’azione che introspettiva.
Oltretutto, devo dire che il comportamento di Alice non mi è sembrato molto in linea col suo essere un Auror: in teoria gli Auror dovrebbero essere un po’ l’equivalente dei corpi speciali, maghi estremamente addestrati, capaci, i migliori nei duelli, preparati e prudenti, ma qui sia Alice che Frank cadono nell’imboscata dei Mangiamorte con una facilità estrema. Anzi, in realtà non mi è nemmeno molto chiaro come abbia fatto Frank a finire in mano ai Mangiamorte: se l’obiettivo era recarsi al Comando per seguire le istruzioni per cercare di catturare i Mangiamorte, perché non ci è andato? Si è Smaterializzato direttamente nel luogo in cui i Mangiamorte erano stati avvistati? Perché? E poi, Alice si fa catturare in maniera proprio un po’ sciocca, e non oppone la minima resistenza, non cerca di combattere, non ci prova neanche. Capisco che fosse sconvolta per la scomparsa del marito, ma insomma, un Auror viene letteralmente strattonato da un passante (strattonato, non urtato) e non fa una piega? È un po’ strano… e poi, d’accordo, l’hanno messa sotto Imperio, ma anche quando vede Frank ferito e inerte Alice non prova nemmeno a difendersi, se non fisicamente, almeno a ribellarsi mentalmente. Sembra più che altro che si comporti come qualcuno che non ha mai combattuto, quando in realtà non solo faceva parte del corpo di combattenti più addestrati, ma era anche una strega molto abile, essendo riuscita a sfuggire a Voldemort in persona per tre volte, secondo la profezia.
Oltretutto (ma questo mi rendo conto sia un dettaglio, una fissa mia, ecco), all’inizio lei definisce Neville “maghetto”: in realtà, Neville stesso racconta che per tanti anni nessuno nella sua famiglia aveva colto dei segni dei suoi poteri magici (nonostante avesse dimostrato di averne già in culla, appena nato), tanto che la maggior parte dei suoi parenti erano preoccupati potesse essere un Magonò. So che è un dettaglio, ed era solo un modo carino per Alice di riferirsi al suo bimbo, ma suppongo che anche i suoi genitori fossero stati in attesa di vedere qualche segno magico su Neville.
Anche i Mangiamorte mi sono sembrati rappresentati in maniera un po’ superficiale: è vero che compaiono poco, ma il loro scambio di battute è un po’ rigido, quasi stereotipato, e le loro motivazioni mi sono sembrate un po’ deboli, ecco. Non ho visto tutta la folle crudeltà di Bellatrix, che perde il controllo ed è talmente persa nei suoi vaneggiamenti nel tentativo di ritrovare il suo signore da ridurre addirittura alla follia le sue vittime.

Titolo: 4/5
Il titolo non mi è dispiaciuto, nonostante io, per gusto personale, preferisca dei titoli un po’ più criptici o simbolici. È breve, è significativo, e incuriosisce anche abbastanza il lettore. Inoltre, si adatta molto bene alla storia, pur essendo abbastanza didascalico: la storia racconta dell’ultimo giorno in cui Alice Paciock è stata realmente viva e cosciente di ciò che aveva intorno, e mi è piaciuto soprattutto che il titolo facesse riferimento, in un certo senso, anche al significato del pacchetto.
Forse io personalmente avrei preferito un qualcosa di meno diretto, di meno esplicito, ecco, ma mi rendo conto che in questo caso entra in gioco soprattutto il gusto personale.

Gradimento personale: 2.75/5
Devo dire che la storia non mi ha convinta sotto diversi punti di vista. Mi è piaciuto molto il fatto che tu abbia scelto di dare voce ad un personaggio che nella saga viene solo raccontato, senza avere veramente voce in capitolo (senza avere letteralmente più voce, ahimé). Trovo che la sorte dei Paciock sia davvero straziante, al pari se non peggiore ancora della sorte dei Potter, e credo che il potenziale narrativo legato a loro sia davvero altissimo.
La loro è una vicenda terribile, e Neville si porta dietro una storia tristissima, per questo mi sarei aspettata di trovare molto più pathos in questa storia: pur trattando di momenti estremamente drammatici e dolorosi, ho fatto fatica ad avvertire le emozioni della protagonista, e questo, secondo me, è un po’ un peccato.
Inoltre, credo che alcuni passaggi siano un po’ confusi, forse, appunto, anche a causa del fatto che hai dovuto rimaneggiare un po’ la storia per farla rientrare nei limiti della flash. Non è chiaro come Frank venga catturato, e, anzi, ad una prima lettura non avevo nemmeno capito che il secondo paragrafo fosse ambientato al Comando Auror, anzi, credevo che lo scambio di battute avvenisse tra Alice e Augusta, di fatti le cose non mi tornavano.
Forse, trattandosi di una storia breve, sarebbe stato più efficace concentrarsi su un solo momento, e dedicargli un po’ più di attenzione, piuttosto che suddividere la narrazione in tre momenti distinti che, per forza di cose, si “rubano” spazio l’uno con l’altro.

Totale: 26.25/40

Recensore Master
14/04/19, ore 13:47

Ciao :-)

Neville è uno dei miei personaggi preferiti e vederlo bimbo è stato bello, sebbene la storia non si incentri su di lui e soprattutto sia il momento più brutto della sua vita. Spero che scriversi ancora su questa famiglia, anche perché su Alice e Frank non c'è molto (se non conti le storie dei Malandrini, ma lì non sono proprio protagonisti).

Sinceramente, non saprei dire in che anno preciso sia avvenuto l'attaccato ai danni dei Paciock, ma personalmente l'avrei spostato più dietro... Per esempio, verso l'inverno 1982... O almeno io ho sempre immaginato che Neville fosse ancora più piccolo... Ma probabilmente la Rowling non si è soffermata sui suoi possibili ricordi, soltanto perchè non era il protagonista...
È molto verisimile che l'ultimo pensiero di Alice sia stato per il figlio. A dire la verità, mi fa molta più rabbia il destino di Neville che quello di Harry: non era necessario che i Mangiamorte fossero così crudeli...

In bocca a lupo per il contest ;-)

A presto,
Carme93