Eccomi di nuovo qui.
Hai scritto pò e non po', all'inizio del capitolo! Attenta, è un errore fastidioso.
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai descritto il silenzio dei giardini e il lieve rumore del vento, che aiutano Freya a riprendersi un po'. Anche a me stare in mezzo alla natura è sempre servito a tranquillizzarmi, quindi la capisco.
"Il silenzio fra i due si protrasse ancora per qualche istante, senza però creare nessun imbarazzo; non si erano scambiati che poche parole prima di quell'istante, eppure si sentiva in qualche modo perfettamente compresa."
Bel passaggio. Per quanto forse sia banale dirlo, il silenzio dice molto più di mille parole, a volte. Hai usato la parola istante in due occasioni, però, e sono troppo vicine, si crea una ripetizione un po' pesante. Io sostituirei la prima con la parola attimo.
"Fu proprio lei a parlare per prima, lasciando uscire in un sussurro un pensiero che lottava per farsi sentire fra tutti gli altri: «Sembra che solo all'aria aperta io mi possa sentire a casa. Gli spazi chiusi non fanno per me.»"
Anche qui, ripetizione della parola sentire. Sostituirei la prima con udire. Oppure, puoi scrivere farsi strada, quindi "che lottava per farsi strada".
"«Dove vivevi prima che i soldati stravolgessero tutto?» le domandò e il suo interesse era vero, sincero, tanto che ricambiare le venne del tutto naturale."
Mi fa piacere che Aran sia curioso riguardo la provenieiza di Freya, in questo modo iniziano a conoscersi. Di solito si parte a farlo con domande stupide, futili, del tipo "Come stai?", alla quale la maggior parte delle volte si risponde "Bene" anche quando non è vero, altrimenti gli altri ti prendono per scemo (io ne so qualcosa) e poi domande molto superficiali. Invece, secondo me, se dopo un po' si parla di cose più profonde, la conoscenza può trasformarsi in qualcosa di più. E credo che questo sia proprio il caso di Aran e Freya.
Vero e sincero sono parole che in pratica vogliono dire la stessa cosa, secondo me dovresti sceglierne una sola. Ti consiglio sincero, suona meglio.
"«Vicina al cielo?» chiese Aran, non nascondendo una certa sorpresa."
Secondo me, in questo passaggio potresti mostrare la sorpresa, anziché raccontarla, e usare quindi la tecnica dello Show, don't tell, di cui forse hai sentito parlare, molto utile quando si scrive. Io ritengo che si debba trovare un equilibrio tra il mostrare e il raccontare, non si può fare solo l'uno o solo l'altro, ma dato che in questo caso il ragazzo non si aspetta la risposta che lei gli ha dato, secondo me sarebbe più giusto mostrare la sorpresa descrivendo il tono della voce più acuto, magari, o gli occhi sbarrati, o la bocca letteralmente aperta. In questo modo il lettore empatizzerà di più con Aran e sarà partecipe della sua sorpresa. Leggendo "una certa sorpresa", sinceramente, io non provo un granché, in questo caso. Invece, per quanto da lettrice sappia dove viveva Freya, voglio stupirmi comunque come ha fatto il principe, provare quel qualcosa che mi fa pensare:
Ah, davvero? Cavolo, che cosa strana!
"sentì che quella ragazza misteriosa gli stava facendo perdere nuovamente il controllo."
Puoi togliere quel "sentì che". Da un po' ho iniziato a usare meno parole come sentire, vedere, sapere, provare ecc., perché ho letto in vari blog gestiti da editor che queste sono parole filtro, che - anche se non sembra - distanziano il lettore dalla narrazione. Per esempio:
Quella ragazza gli stava facendo perdere nuovamente il controllo
è un po' più immediato di:
Sentì che quella ragazza gli stava facendo perdere nuovamente il controllo.
E' come se, nella frase senza la parola filtro, il lettore si immedesimasse di più in Aran e percepisse meglio ciò che sta provando. L'ho sperimentato sulla mia pelle, iniziando a togliere alcune di queste parole dai miei scritti. E cavolo, a volte farlo serve proprio! Non bisogna eliminarle tutte, non si può scrivere un testo senza questi verbi (che sono di più rispetto a quelli che ti ho elencato, se ti va informati sulle parole filtro, a me ha aiutato), ma solo quelle che, anche se eliminate, non tolgono nulla al testo. A volte, per esempio, si possono tulizzare quando è proprio importante dire che la persona vede, sente, prova, sa qualcosa, o io le utilizzo anche quando, attraverso questi verbi, voglio in qualche modo rallentare un po' la scena per renderla più efficace. Insomma, io non sono una grande esperta, ma a mio avviso bisogna andare caso per caso, e secondo me in questo togliere la parola in questione è la cosa migliore. Se ne vedrò altre che possono essere tolte te lo dirò (scusami se nei capitoli precedenti questa cosa non mi è venuta in mente), ma magari durante la revisione che so opererai, prova a valutare situazione per situazione quali possono rimanere e quali no, sostituendole con qualcos'altro, tipo un'altra espressione, oppure eliminandole e lasciando il resto così com'è senza aggiungere nulla.
Dopo questa lunghissima spiegazione che, spero, non ti abbia annoiata, vado avanti.
Mi è piaciuto il contrasto tra la libertà che ha avuto Freya e il senso di costrizioone che prova Aran, che sì, considera il castello la sua casa, ma in un certo senso vi si sente anche costretto dentro. Di sicuro vorrebbe esplorare, viaggiare, assaggiare la libertà che ha avuto lei e magari un po' è geloso di Freya per questo, o forse solo curioso. Fatto sta che queste riflessioni mi hanno colpita molto.
"«Credevo fosse un privilegio vivere da signori, protetti da mura tanto possenti.»
«Credo che fossi tu ad avere una vita privilegiata» ribatté Aran, serio."
Direi che questo passaggio riassume benissimo ciò che provano l'uno e l'altra riguardo la vita di lui e la libertà di lei. E mi ha colpita molto il fatto che Aran, pur essendo ricco e avendo ogni cosa, consideri privilegiata la vita di Freya. Insomma, vuol dire che non si è lasciato divorare dalla ricchezza di cui è circondato, che probabilmente è una persona che sa ancora apprezzare le piccole cose, e non crdo sia da tutti.
Hai usato due volte il verbo credere: credevo, credo. Io sostituirei il secondo con Penso.
"quansi temesse in qualche modo di disturbarla": errore di battitura, ovviamente è quasi.
Anche in questo passaggio attenzione agli avverbi, ce ne sono due nello spazio di poche righe: lentamente e talmente (potresti sostituirlo con così o tanto).
Immagino che la pianta sia inventata. O è reale? Non ne ho mai sentito parlare, per cui chiedo, ma immagino tu l'abbia creata. Complimenti per la descrizione, me l'hai fatta immaginare molto bene. Solo un piccolo appunto: io ne descriverei il profumo. Hai solo detto che Freya la annusa, ma non hai reso partecipe il lettore di quest'esperienza. Già che ci sei potresti farlo, per rendere la scrittura più, diciamo così, immersiva. Usando anche il senso dell'olfatto oltre a quelli della vista e del tatto, lascerai un segno in più a chi legge.
Mi è piaciuto molto il discorso sulla pianta e anche il fatto che Aran le abbia dato a intendere che lui può capirla. Fossi stata in Freya, però, non mi sarei fidata così presto, nemmeno se avessi avuto la sensazione di conoscere quella persona da sempre.
"infine, parlò e Freya rimase ad ascoltarlo, attenta.": io toglierei la virgola dopo infine.
Beh... non ricordavo che si fossero aperti così presto l'uno all'altra. Anch'io una volta ero così, mi aprivo in fretta con le persone e questo mi ha portata a commettere dei grossi errori e a soffrire, per cui ora ci vado molto più cauta. Capisco che Freya avesse la sensazione di conoscere Aran da sempre e che, quindi, parlargli delle sue esperienze, anche se in fretta, le sia venuto naturale, ma il fatto che non si sia posta nessuna domanda, chiedendosi se fosse il caso o meno, mi è sembrato un po'... strano, come se stonasse un po', ecco. Freya è sempre stata una ragazza giudiziosa e responsabile, che riflette prima di prendere una decisione. Qui, invece, ho l'impressione che si sia fidata troppo presto di lui, senza riflettere nemmeno un attimo. Poi, ovviamente, sarai tu a rispondermi dicendomi cosa ne pensi o a ragionare su quello che ti ho appena scritto.
Quindi Mirea l'ha adottato come si faceva nell'antichità quando si trovava un bambino, ma molto nell'antichità, in cui in pratica lo si prendeva in braccio e lo si portava al sicuro in casa propria, giusto? Per cui immagino che lì a Finian non esistano tribunali, giudici, case-famiglia e tutto il resto.
Mi incuriosisce il fatto che Mirea voglia tenergli nascosta la verità sui suoi genitori. Sono dell'idea che bisogni sempre dire la verità ai bambini adottati sulle proprie origini, non appena diventano abbastanza grandi per capire. NOn trovo giusto quello che fa Mirea, per quanto sia convinta che voglia bene ad Aran e mi auguro sia stata e sia ancora una buona madre per lui, il più presente possibile come ogni mamma dovrebbe essere, nonostante i suoi doveri di regina. Per curiosità, quanto aveva Aran quando la regina l'ha adottato?
"«In ogni caso, ti sto dicendo questo solo per farti sapere che qualcuno che capisca come ti senti, in questo luogo da cui vorresti probabilmente scappare, c'è» concluse con un mezzo sorriso, riprendendo a camminare."
Ripeti due volte questo nella stessa frase. Io sostituirei il primo con la parola ciò.
Ora, io non so chi fossero i genitori di Aran, né che situazione stessero vivendo e nemmeno, di conseguenza, le motivazioni che li hanno spinti ad abbandonare il loro bambino, però non la trovo una cosa corretta. Se proprio volevano darlo via, non avrebbero potuto darlo a un parente, a un amico, o portarlo quanto meno davanti a una casa? Già il fatto di abbandonare un bambino mi sembra davvero una crudeltà, perché accidenti, è tuo figlio, ma a parte questo, e a parte il fatto che forse i genitori di Aran, se non potevano tenerlo, avrebbero dovuto essere aiutati, sarebbe stato più umano, direi, portarlo in un luogo più sicuro, anziché in un vicolo sporco e fangoso in cui, magari, nessuno l'avrebbe trovato e quindi il piccolo sarebbe morto dopo infiniti pianti per la fame, o per il freddo, o per entrambi (poi dipende anche da quanto aveva, ma immagino non fosse molto grande, se non ricorda nulla dei suoi). Poi ovvio, tu hai scritto così perché altrimenti la storia non avrebbe potuto proseguire, la mia era solo una riflessione sul tema dell'abbandono che, anche se solo accennato, ritengo molto importante. Sarebbe bello, in futuro, se Aran riflettesse sul fatto che, pur avendo avuto Mirea come mamma, si sente incompleto o qualcosa del genere per non aver avuto accanto i suoi geintori naturali. Mi piacerebbe sapere se si chiede chi sono, se in qualche modo ha provato a cercarli... Di solito i bambini adottati provano tutte queste sensazioni.
Dopo le parole di Freya "risposte che cerco", quando conclude il suo discorso, io toglierei la parola rispose, tanto si capisce benissimo che ha parlato lei. Allo stesso modo, eliminerei le parole "spiegò semplicemente" alla fine del discorso di Aran. Troppi disse, rispose, spiegò rallentano la fluidità del testo, a volte se si capisce chi sta parlando si può anche lasciare il dialogo senza niente.
"alle parenti in pietra grezza": errore di battitura, ovviamente è pareti.
"«Ti riaccompagno ai tuoi appartamenti» si offrì Aran, ma Freya sentiva di aver già approfittato fin troppo del suo tempo e della sua gentilezza.
«Ricordo la strada, non preoccuparti. Hai già fatto fin troppo per me, questa sera» rispose Freya."
Io sostituirei il secondo "fin troppo" con "molto". Okay, forse non dà lo stesso effetto, ma in questo modo eviti la ripetizione, dato che avevi già usato quest'espressione poco prima. Ed eliminerei anche quel "rispose Freya", tanto anche qui si capisce.
"«Freya...» Sentì una voce chiamarla, alle proprie spalle. Si voltò. «Non voglio alcun ringraziamento. Vorrei solo tanti altri momenti come questo, in futuro» si lasciò sfuggire Aran, cercando di dissimulare l'imbarazzo.
Freya sentì qualcosa sciogliersi in un luogo molto vicino al cuore. Sorrise ancora una volta e con tutta calma ribatté: «Allora ci rivedremo presto, Aran.»
Solo allora se ne andò, nella direzione opposta rispetto a quella di lui. Entrambi erano rimasti straniti da come suonasse il proprio nome in bocca all'altro: familiare, conosciuto."
Io cambierei quel "Sentì una voce chiamarla" con "Una voce la chiamò", è più immediato.
Non si sono già innamorati, vero? Dimmi di no! L'altro giorno mi spiegavi che anche tu, come me, credi alle storie che si costruiscono lentamente. Perciò, immagino che questo passaggio significhi che hanno cominciato a legare, anche se un po' troppo in fretta per i miei gusti, giusto?
In ogni caso, quello che si sono detti è molto carino, è evidente che i momenti che hanno trascorso insieme sono stati importanti per entrambi.
L'immagine di Malia che si prende cura del piccolo Aran è tenerissima!
£Finalmente solo, potè": l'accento è sbagliato, ovviamente è poté, ma anche questo è un errore di battitura.
"a come si era sentito quando l'aveva trovata sull'orlo della balconata e aveva avvertito la sua sofferenza.
Prima di allora non gli sarebbe mai sembrato possibile potersi sentire tanto vicino ad una persona che conosceva appena; eppure, fosse semplice empatia o qualcosa di ancora più inspiegabile, il dolore di Freya lo aveva attraversato, come se in qualche modo risuonasse con il suo. Forse, per quella ragione si era ritrovato a rivelarle cose che aveva sempre tenuto strettamente riservate nella sua testa o che aveva gelosamente custodito nel cuore, oltre che per tentare di alleviare almeno un pò dell'angoscia che le leggeva nello sguardo."
In questo passaggio hai usato due volte il verbo sentire in poche righe. Io sostituirei "a come si era sentito" con "a cos'aveva provato".
Ah, quindi era stata Mirea a mandarlo a chiamare, non lui che si era trovato lì per caso. Beh, la Regina è stata gentile a preoccuparsi per lei e Aran è stato sincero, nel senso, si è preoccupato sul serio per lei, non solo perché gliel'ha detto la mamma, Mi rifiuto di pensare il contrario. Mi colpisce, ancora una volta, il legame che c'è fra loro, il modo in cui lui ha avvertito la sofferenza della ragazza con un tale impatto, con una potenza simile. E' sicuramente una persona molto empatica se è riuscito a far questo.
A un certo punto, nel punto di vista di Aran, hai scritto "ad una persona". Qui c'è la d eufonica, che va usata quando c'è l'incontro di due vocali uguali (esempi: ed ecco, ad andare). Ci sono delle eccezioni, come ed anche, ad opera di, ad eccezione (l'ho visto, nei libri), ad esempio, ma ad un, ad un certo punto, o espressioni come ad occhi chiusi, ad occhio e croce ecc. si devono scrivere senza la d dopo la vocale. In ogni caso è solo un dettaglio, qualcosa che, però, un editore di solito farebbe notare, per questo te l'ho detto. Si tratta di una cosa che ho approfondito da poco e che sto iniziando a fare mia, per cui te la segnalo perché adesso, quando leggo e scrivo, ci faccio tantissima attenzione.
"la terra era stata verde e la foresta che lo circondava era stata rigogliosa": puoi togliere il secondo "era stata", così eviti la ripetizione.
"ritornare ad essere così": stesso discorso, togli la d.
"All'impotenza si aggiunse la rabbia per la morte di quella speranza e la voglia di farla pagare al responsabile di quello scempio. Non sapeva chi potesse essere, come non sapeva l'origine delle emozioni che provava ogni volta di fronte a quella vista."
Sostituirei "quello scempio" con "tale scempio", visto che hai già ripetuto l'aggettivo, anche se femminile, quindi quella, poco prima.
Puoi lasciare il primo "Non sapeva" e sostituire il secondo con "non conosceva". "Non conosceva l'origine" mi uona meglio che "non sapeva l'origine".
Il sogno è stato abbastanza inquietante. Secondo me, come quello di Freya, anche questo nasconde tanti misteri ed entrambi hanno questo pilastro con le pietre come, diciamo, protagonista di questi incubi, quindi di sicuro c'è un collegamento. Hai descritto molto bene il dolore fisico di Aran nel sogno e le sue emozioni e sensazioni al risveglio. E' proprio vero, gli incubi tolgono ogni forza, ti distruggono fisicamente, io ne so qualcosa.
Anche le emozioni di Freya dopo l'incubo sono molto forti e soffro nel vederla star male. Mi spiace che nemmen ocambiare luogo l'abbia allontanata da quegli incubi strazianti. NOn ricordo: sono iniziati dopo la scomparsa di Eleana o c'erano già prima?
Complimenti, anche questo un ottimo capitolo, pieno di emozioni e di riflessioni che lasciano il lettore con molte domande, ma anche con un senso di calma ripensando agli attimi fra Freya e Aran. Spero di vederli ancora insieme, presto.
Giulia |