Recensione premio per il contest "Pesca la coppia": 1/1
Ciao! ^^
Ho scelto di leggere questa storia perché tratta dell'olocausto, un tema che da sempre mi appassiona moltissimo.
Lasciatelo dire: ho davvero amato questa storia, che mi ha catturata sin dalle prime parole e si è lasciata leggere tutta d'un fiato. Ti faccio i complimenti perché, nonostante la brevità del componimento, sei riuscita a trasmettere moltissime cose, un'infinità di sentimenti, di pensieri, di sensazioni enorme, che ha travolto il lettore come un fiume in piena.
La storia è un viaggio nella mente di Dario e del modo delirante e allucinato in cui vede e vive la vita nei campi di concentramento e, in seguito, la sua liberazione. Lui è una persona stremata dalle privazioni, dalla fatica, dall'orrore e questo passa molto bene nella tua storia, che si sussegue come un flusso di pensieri quasi sconnesso e annaspante (ma non per questo poco chiaro).
Apprendiamo che ciò che Dario è condannato a fare è trascinare carri mentre canta, per allietare e divertire i demoni: ho trovato molto interessante e appropriato paragonare le SS ai demoni, perché a conti fatti sono la figura che più si può assimilare a questi uomini che hanno perduto tutto della loro umanità, che si sono abbassati a livello di bestie senza raziocinio, che godono e si divertono dinanzi alla sofferenza di uomini come loro, uomini che non sono diversi e che non hanno alcuna colpa reale. Un altro paragone, molto potente e molto appropriato, è quello che i demoni fanno con Dario, accostandolo a un cavallo: per i nazisti, egli non è che un animale da traino, una bestia da soma, tra le migliori, certo, ma pur sempre nulla più che uno strumento di lavoro; Dario, invece, in questo paragone ci vede molto di più: lui è un cavallo, ma i cavalli devono correre liberi, non avere catene. Dopotutto, è nella natura di questo animale, la libertà.
Una libertà agognata eppure che, quando arriva, non viene subito compresa, riconosciuta. Dario, nei deliri allucinatori che precedono la morte, continua a sentire i demoni che ridono di lui, che gli dicono di cantare, e a queste canzonature si aggiungono domande che, inizialmente, per lui non hanno significato: non sono in tedesco, hanno un accento strano. Poi, Dario comprende, capisce che è stato liberato, che la sua agonia (a cui ha cercato di porre fine lui stesso, senza riuscirci) è finalmente giunta al termine, e che si trova sì su un carro, ma non trainato da lui o dai suoi compagni.
Dario è, finalmente, quel cavallo libero che desiderava essere, ha riconquistato la sua vita, ottenuto il tanto agognato epilogo. Ed è dolceamara la sua fine: amara perché Dario spira poco dopo la sua liberazione, e non potrà mai davvero riassaporare la sensazione di essere un uomo libero; dolce perché ha comunque ottenuto la cessazione delle sofferenze, la fine dell'agonia, come lui desiderava. Ed è felice per questo.
Un racconto, il tuo, davvero intenso e struggente, meraviglioso e coinvolgente: ogni riga, ogni frase, suscita una riflessione su questa tragedia umana e su ciò che ha significato per chi l'ha vissuta.
Ti faccio davvero tantissimi complimenti per questa piccola perla :) |