Ciao!
Essendo questa la mia prima recensione non so molto bene come scriverla, ma sento che, dopo aver letto questa storia, qualche parola devo spenderla.
Qualche giorno fa, annoiata, cercavo di trovare qualcosa da fare e così ho deciso di rimettermi a caccia di fanfiction magari anche più lunghe di un solo capitolo e quasi per caso sono incappata in questo racconto.
Il titolo mi ha incuriosito abbastanza, ma a farmi decidere di cliccarci sopra e iniziare a leggere qualcosa sono state la trama, i personaggi e, sì lo ammetto, il rating arancione. Questi tre elementi messi insieme hanno risvegliato il mio interesse: una storia legata al mondo di Sailor Moon, ambientata trent’anni dopo la battaglia con Galaxia, con protagoniste le mie sailor preferite, che sono anche la mia coppia di fantasia preferita in assoluto, che si ritrovano in una situazione tanto intrigante, quanto originale, non poteva che attirarmi a sé.
Onestamente parlando, non avevo tutte queste grandi aspettative. Da tempo avevo smesso di leggere fanfiction e quando lo facevo erano delle one-shot di un misero capitolo che spesso nemmeno completavo. Credevo di aver perso del tutto l’interesse per questo tipo di racconti, ma comunque, da lettrice, non ho voluto abbandonare del tutto questo mondo e così mi sono ritrovata a fare una scelta: darti una possibilità oppure chiudere tutto e dedicarmi ad altro come ormai ero solita a fare. Inutile dire che ho optato per la prima.
Il capitolo pilota, sebbene non dettagliatissimo, l’ho letto con piacere e non senza una punta di curiosità. Il secondo è arrivato di conseguenza; nonostante l’introduzione non fosse stata particolarmente lunga mi aveva lasciato un punto interrogativo non trascurabile: “Cosa diavolo è successo tra quelle due?”, e così ho continuato la lettura.
Procedendo con il racconto, alla curiosità è subentrata una certa ammirazione e soddisfazione. Dopo tante storie (anche di scrittori professionisti) campate in aria, magari con una trama interessante, ma mal sviluppata, ecco che nella noia trovo una fanfiction che non è semplicemente un frutto di un film mentale, ma è un vero e proprio racconto chiaramente ragionato, pensato, scritto e riscritto più volte. Per la prima volta, insomma, ho trovato quello che cercavo. Ogni elemento è stato analizzato e studiato nei minimi dettagli e ogni personaggio ha una propria caratterizzazione le cui fondamenta vanno in linea con quella dell’opera originale, ma che poi trova una propria strada seguendo la loro crescita.
Ho trovato interessanti anche le informazioni riguardanti la cultura nipponica (alcune cose le conoscevo già, ma di altre non ne sapevo nulla) e della F1 (da piccola seguivo le gare perché era mio padre a farlo, ma non mi sono mai interessata particolarmente e quindi le conoscenze che avevo erano quasi nulle). Grazie a questa lettura ho (ri)scoperto anche alcune cose della storia di Sailor Moon che avevo dimenticato o addirittura ignoravo. Ho trovato anche carina l’idea di inserire le fonti, cosicché chiunque può informarsi di quegli aspetti di cui ti ci hai dato un assaggio.
Il tutto è accompagnato da una scrittura per lo più scorrevole e da momenti, a mio parere, intensi ed emozionanti.
Sarà che Haruka è probabilmente la mia Sailor preferita in assoluto, ma quando ho letto della rottura con Michiru mi si è spezzato il cuore e ho sofferto parecchio per lei, quasi come se a essere scaricata fossi stata io. Per questo ho apprezzato tantissimo il fatto che Neptune abbia riconosciuto i suoi sbagli e abbia voluto riconciliarsi con la vecchia compagna. Dal capitolo successivo a quello della cena al “Ristorante Sailor” a quello del Capodanno (maledetta me che non ho ancora imparato a segnarmi sulla carta capitoli, frasi e righe importanti delle storie) sono rimasta per tutto il tempo con il fiato sospeso temendo in un qualche passo falso da parte di una delle due donne e così nella loro, più o meno definitiva, separazione.
Ho apprezzato molto anche lo scambio tra Elza e Haruka a seguito della loro lite. Elza si è mostrata veramente matura accettando la situazione e parlandone con Haruka. La Michiru della tua storia dovrebbe sentirsi terribilmente grata e fortunata a ricevere tanto amore da quelle due donne, dopotutto non sono in molti quelli che riescono a continuare a provare un sentimento come quello che Elza prova nei confronti della violinista dopo un simile tiro mancino (se mi passi il termine). L’atteggiamento di Haruka invece mi ha fatto sorridere: darle il numero della ex è stata l’azione più inaspettata e sorprendente che potesse fare. Vorrei incontrarla solo per stringerle la mano (anzi, forse quel “solo” potrei sostituirlo con “anche” perché non sono del tutto sicura che mi accontenterei di una stretta di mano).
Gli ultimi capitoli mi hanno lasciato un sorriso stampato in faccia. Dopo tanta sofferenza, finalmente un po’ di serenità e spensieratezza (e non mi riferisco solo alla coppia oggetto principale delle nostre attenzioni).
Ritengo lapalissiano dover dire che il momento che più mi ha alleggerito il cuore (sì, sono stata talmente presa dalle vicende che non distinguevo molto bene la realtà dalla finzione) lo si ritrova al capitolo 22 (oh, questo me lo sono segnata eccome!). Finalmente la situazione si è sbloccata e le due Sailor hanno finalmente trovato la forza e il coraggio di affrontarsi e affrontare le proprie paure e le proprie insicurezze facendo quel fatidico passo in più verso la concretizzazione e l’accettazione della loro relazione. Emozionantissima è stata in particolare la parte finale, di cui mi sono segnata le parole perché veramente troppo toccanti:
“Era la notte del Tanabata, la notte degli innamorati in cui Orihime e Hikoboshi, trasformati rispettivamente nelle stelle di Vega e Altair, si incontravano, per l'unica volta all'anno, nella volta celeste.
Era una notte in cui il mare si fondeva con il cielo rischiarato dalla luna.
Era una notte in cui il vento si alzò improvvisamente per soffiare sul mare, giocando con lui, muovendo e agitando le sue acque; diventando sempre più irrequieto su di lui e formando onde sempre più tumultuose... per tornare infine docile.
Era una notte in cui, a ora tarda, il vento portò con sé l'inconfondibile profumo di salsedine.”
Credo che le inserirò nel mio quaderno delle citazioni perché era da molto che delle parole non creavano un’immagine così viva e piena di sentimento dentro di me.
Questo capitolo finale poi è stato interpretato dalla sottoscritta come un regalo. L’apice della relazione delle due donne descritto con una tale delicatezza che ti rende onore. Sì, forse potevi aggiungerci ulteriori descrizioni o dettagli, ma fidati che a me è bastato. È bastato per sentirmi nuovamente lì con loro; è bastato per capire il sentimento che le unisce; è bastato per farmi tirare quel sospiro di sollievo e dire: “Finalmente siete veramente felici”; è bastato per salutare questo racconto con un sorriso e con una rinnovata voglia di scoprirne di nuovi.
Non ho riscontrato molte pecche nel racconto. Magari qualche volta una descrizione in più non avrebbe guastato, ma io sono riuscita a venire comunque coinvolta nella storia e per me questo basta e avanza.
Per quanto riguarda quei probabili errori di battitura e/o distrazione che ho trovato non vanno a influenzare negativamente il mio giudizio. Dopotutto capita a tutti di sbagliare e di non accorgersi degli errori scrivendo un racconto così lungo, quindi direi che si può benissimo sorvolare su questo perché, dopotutto, l’importante è la storia e poi di errori se ne trovano d’ovunque. Anche in alcuni libri che si trovano nella mia libreria ci sono errori, alcuni davvero spaventosi, quindi non starò a lamentarmi di questo.
Se c’è una cosa su cui questa tua fanfiction mi ha fatto riflettere è sui rapporti umani. Su quanto siano costantemente messi a dura prova, su quanto siano fragili e facilmente si possono rompere, ma, al contempo, su quanto siano preziosi, su quanto riescano a cambiare, in bene e in male, le persone e su quanto le facciano crescere. Ma, più di ogni altra cosa, mi ha fatto riflettere sull’importanza del dialogo e dell’ascolto. Nel momento in cui questi due fattori sono venuti meno, le relazioni si sono incrinate e sono subentrati sentimenti in un certo senso negativi quali la tristezza, la gelosia, la malinconia e la solitudine. Non so se era tua intenzione far passare questo messaggio, ma non c’è nulla di più vero quando, attraverso le vicende dei vari personaggi della storia (da quelle che riguardano le due protagoniste a quelle di tutti gli altri personaggi), ci dici che chiudendoci in noi stessi finiamo per rovinare e perdere quello che di bello e buono ci viene donato dalla vita e da chi ci circonda perché spesso basta solo capire quali sono le motivazioni che hanno spinto una certa persona ad agire in un dato modo per vederci più chiaro. Perché spesso e volentieri basta solo ascoltarsi, discutere, confrontarsi, accettarsi (nel senso di accettare i vari punti di vista) e, di nuovo, ascoltarsi per sentirsi in pace con noi stessi e con gli altri. Il resto verrà da sé. Non sempre si è in grado di perdonare, ma se ci teniamo veramente a quel qualcuno possiamo provare a sorvolare, possiamo cercare i ricordi che ci fanno stare bene e che mettono questa persona sotto una buona luce ai nostri occhi e da lì ripartire, tornare a crearne di nuovi, di ricordi, magari ancora più belli e preziosi.
Detto questo, non immaginavo che avrei scritto così tanto, anzi! All’inizio non sapevo proprio da che parte iniziare e, invece, ora mi ritrovo con un papiro… Perdonami, ma avevo così tante cose da dirti che non sono riuscita a stringere più di così (alcune osservazioni le ho tolte perché sennò davvero diventava una recensione eterna).
Ora direi che è giunto il momento di salutarti, non prima di ringraziarti tantissimo per averci fatto dono di questa storia che non ho difficoltà nel considerare una “perla”. Grazie ancora e buon tutto.
A risentirci,
ValFreyja |