Valutazione per il contest "Most Loved [Terza edizione]"
Primo posto
Il domatore di belve, di Avareil
Grammatica&stile: 13,1/15
"E che, questo motivo, aveva rapito" Manca un "per". -0.2
"un'ospite ben voluto" L'un con l'apostrofo viene usato solo per i nomi femminili e, anche se "ospite" si può dire sia di maschio che di femmina, gli aggettivi suggeriscono l'interpretazione al maschile. -1
"Quantità di liquido sacrò" "Sacrò" al posto di "sacro". -0.2
"Non era possibile che quello che tanto amabilmente la evitava, la udisse con interesse." Dimenticata la virgola prima di "che". -0.5
Suggerimenti (non tolgono punti)
"A volte rivolgendole parole spezzate; altre mormorando bisbigli" poiché sono due azioni direttamente connesse fra di loro, avrei messo la virgola tra esse. Il punto e virgola ci stava, ma l'avrei messo prima del primo "a volte", per distinguerlo dal parallelo precedente.
"Forse sempre stata e taciuta" Quando verbo il verbo essere in forme non declinabili, penso più a lui come ausiliare che a come verbo in sé, e per questo mi risulta strano. Nonostante sia in tema con lo stile della storia, più aulico, avrei usato un sinonimo in questo caso. Una difficoltà simile la riscontro in "la donna destinata a essere".
"- ammesse quasi a denti stretti come [...] ma non alle carezze," A mio parere, se incominci un inciso con un determinato segno (in questo caso lineetta) non puoi chiuderlo con uno diverso (virgola). Tuttavia, non ho trovato nessuna regola precisa su di essa, e ho vaghi ricordi di un libro in cui avveniva. Per questa ragione, non te l'ho segnata, come in "sentiva, di averlo alle spalle- silenzioso come un'ombra, smascherato".
"E non capiva perché, la giovane dea" Hai scelto di marcare il soggetto ponendolo alla fine fra due virgole, tuttavia questo isolamento lo separa dalla frase di cui è protagonista, separandolo dal verbo a cui è collegato. Sono per le demarcazioni, ma in questo caso mi è suonato grammaticalmente strano e ho preferito fartelo notare.
"Che tutti, lì in superficie, amavano dipingere" Di solito "lì" viene usato per indicare oggetti vicino al parlante, figurativamente o meno. In questo caso, però, Kore si sta già allontanando dalla mentalità di quelli di lassù, quindi la scelta mi appare poco chiara. È comunque un richiamo alle origini, un segno che Kore non ha ancora dimenticato la superficie? Con questo compito affidato solo a una particella, la scelta mi pare ambigua, e non sono sicura se la mia interpretazione fosse il tuo obiettivo o meno. Se lo era, fa' conto che quest'ultima nota sia direttamente nella sezione stile, e non nei suggerimenti; se non lo era, ti consiglio di sostituirlo con un "là".
Il tuo stile, se dovessi definirlo in una parola, è aulico. Non solo nelle scelte lessicali, che vanno spesso a recuperare i significati più antichi delle parole, creando composizioni che hanno una loro personalità e non quella più intuitiva ("balordo cuore!"), e di cui non mi hanno convinta solo due parole, numero che ho giudicato troppo basso per tenerne conto nella valutazione; l'ho ritrovato anche nei vari stratagemmi usati per dare quel senso d'antico, come la posizione inusuale di alcuni aggettivi ("luoghi miseri"). Fra questo annovero i vari riferimenti alla mitologia, alcuni frutto d'elaborazione personale ma comunque ben spiegati e ben inseriti nel resto della storia, accanto a concetti più di conoscenza popolare e difficili da modificare (aka Fato, l'Averno, il ratto stesso e altri), nonché il modo in cui si fa riferimento ad argomenti più piccanti, mai fuori luogo (mi pareva di leggere una versione tradotta. Senza i vaneggiamenti del caso, quindi qualcosa che veniva direttamente dalla bocca degli antichi). Ho trovato che l'aulicità venisse messa un po' da parte, ma mai così tanto da dimenticarci del tipo di testo, solo quando il narratore prendeva parola. Tuttavia, non mi han trascinato al di fuori della finzione scenica: anzi, col fatto che il narratore riporti concezione elaborate in tempi recenti (un esempio su tutti la sindrome di Stoccolma) lo hai inserito perfettamente, perché riporta quanto vuole comunicare mediando col tono generale del testo.
Le ripetizioni da te segnalate, più che distrarre dal discorso, mi pare leghino il tutto con un filo stretto, e non le ho trovate d'intralcio alla lettura. Quelli che invece mi sono saltati all'occhio a una lettura più critica, mentre invece mi era passato completamente davanti in quella da pura lettrice, sono stati i vari due punti, che così ravvicinati mi hanno creato un effetto di rallentamento in alcuni punti eccessivo per i miei gusti, anche perché di solito non sono molto usati. Ma questo è l'unico appunto che ho da farti: per il resto, tutto perfetto.
Trama: 10/10
La storia è una riscrittura del mito originale, approfondita sopratutto per quanto riguarda la psicologia dei personaggi. Tutta la storia verte sull'emotività dei due protagonisti, su come essi reagiscono l'uno all'altro e come ciò cambia a seconda del tempo, con un focus condiviso tra entrambi i personaggi. Le riscrittura, specie quelle che si focalizzano sulla nascita dell'amore fra i due, sono molto comuni in questo fandom, ma la tua si distingue dalle altre per come questo argomento viene trattato, senza nascondere e/o romanticizzare certi tratti, e per la conoscenza del contesto stesso in cui si muovono. Eros figlio di Ricchezza e Povertà, l'inclusione di Radamanto, il riferimento alle libagioni... sono elementi come questi che fanno notare l'enorme cura che hai messo nella descrizione di questo mondo, evidenziato anche dal tuo modo di rappresentare le personalità dei protagonisti. In così poche parole, in più... Punteggio pieno meritato!
IC mio personaggio: 10/10
Adoro Persefone proprio per questo suo doppio lato che contiene in sé: regina degli Inferi, nata e cresciuta in superficie. Ho sempre creduto che, nonostante la sua caduta, sia riuscita a mantenere le caratteristiche che sono state coltivate in superficie, tanto più che ci risale per metà anno. Dall'altro lato però, è impossibile che sia rimasta la fanciulla innocente e casta di prima, e tu hai affrontato molto ben questi due lati nella tua storia, in particolar modo con la dicotomia Kore/Persefone. Man mano che si prosegue nella storia, i sentimenti della giovane nei confronti del suo rapitori cambiano in maniera verosimile, e senza uscire dai dettami imposti dall'epoca in cui scrivi. Alla fine, dopo i suoi "mentirei" e la gentilezza mostrata dal dio, si è davvero arresa, buttata nella trappola: eppure, è ora anche lei parte consapevole del gioco. Per il modo in cui hai rappresentato il rapporto fra i due, pertanto, ho deciso di assegnarti il premio "Poliziotto buono, poliziotto cattivo".
IC tuo personaggio: 10/10
Nella mitologia classica, Ade è sempre rappresentato come uno degli dei più severi e distanti dagli uomini, complice anche il regno a lui assegna, ed è per questo che la passione che Eros gli ha "inflitto" fa' così tanto effetto. In questa storia sei riuscita bene a trasmettere il cambiamento che avviene nel dio, da non saper come comportarsi nei confronti dell'amore se non nel modo in cui ha vissuto per tutti questi anni, alle prime tecniche di caccia amorosa che mette in gioco e, alla fine, le riflessioni su sé stesso e il suo comportamento che lo conducono a più miti consigli, grazie alla presenza della dea. E non solo hai fatto tutto questo senza tradire la sua caratterizzazione iniziale, o in modo verosimile e privo di estremismi ed escalation rapide, ma anche senza ricadere nello stereotipo del "cattivo ragazzo" in cui è facile travisarlo. Ade è una figura (divina) che trovo complessa da trattare, e se ogni tanto mi sono stupita di come sia apparso sensibile, la sorpresa è stata solo positiva e, sopratutto, aveva elementi a cui era facile ricondurla.
Gradimento personale: 5/5
Se Persefone è il mio personaggio preferito della mitologia greca è proprio per questo tipo di storie, quelle che indagano sul suo rapporto con Ade e la rendono più protagonista, senza però andare contro quanto stabilito in passato. Ho amato il suo cambiamento da Kore a Persefone, adorato come Ade si rapporta con lei e come l'hai tratteggiato, con i suoi sentimenti e ragionamenti. Hai descritto un mondo strabiliante, e in un modo che non può non riportarmi a quell'epoca, e non avrei desiderato nient'altro.
Titolo&introduzione: 3/3
Titolo e introduzione sono strettamente legati fra di loro per la comprensione della storia. Infatti lavorano entrambi, introduzione in particolare, con la sua citazione e la sua ultima frase, a far tendere l'interpretazione verso "Ade che doma Persefone", cosa che poi verrà esplicitamente messa in dubbio nella storia. Ammetto, fra i due, di adorare di più l'intro: con le scelte lessicali fatte, e il fatto che sia il narratore stesso (che rimane più in disparte nella storia) a raccontare di cosa andrà a parlare, si viene a creare un'atmosfera di curiosa anticipazione, che a mio parere porta ad aprire la storia. Il titolo è più conciso, e forse meno espressivo dell'altra parte, ma racchiude in poche parole un'immagine a mio parere intrigante, in particolar modo in rapporto al fandom su cui scrivi (a mio parere, le relazioni di potere sono tra gli elementi più interessanti che si possono trattate in questo contesto).
Totale: 51,1/53 (Recensione modificata il 09/07/2019 - 07:13 pm) |