Recensioni per
Il domatore di belve
di Avareil

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/07/19, ore 19:11

Valutazione per il contest "Most Loved [Terza edizione]"
Primo posto
Il domatore di belve, di Avareil


Grammatica&stile: 13,1/15 
"E che, questo motivo, aveva rapito" Manca un "per". -0.2
"un'ospite ben voluto" L'un con l'apostrofo viene usato solo per i nomi femminili e, anche se "ospite" si può dire sia di maschio che di femmina, gli aggettivi suggeriscono l'interpretazione al maschile. -1
"Quantità di liquido sacrò" "Sacrò" al posto di "sacro". -0.2
"Non era possibile che quello che tanto amabilmente la evitava, la udisse con interesse." Dimenticata la virgola prima di "che". -0.5


Suggerimenti (non tolgono punti)
"A volte rivolgendole parole spezzate; altre mormorando bisbigli" poiché sono due azioni direttamente connesse fra di loro, avrei messo la virgola tra esse. Il punto e virgola ci stava, ma l'avrei messo prima del primo "a volte", per distinguerlo dal parallelo precedente.
"Forse sempre stata e taciuta" Quando verbo il verbo essere in forme non declinabili, penso più a lui come ausiliare che a come verbo in sé, e per questo mi risulta strano. Nonostante sia in tema con lo stile della storia, più aulico, avrei usato un sinonimo in questo caso. Una difficoltà simile la riscontro in "la donna destinata a essere".
"- ammesse quasi a denti stretti come [...] ma non alle carezze," A mio parere, se incominci un inciso con un determinato segno (in questo caso lineetta) non puoi chiuderlo con uno diverso (virgola). Tuttavia, non ho trovato nessuna regola precisa su di essa, e ho vaghi ricordi di un libro in cui avveniva. Per questa ragione, non te l'ho segnata, come in "sentiva, di averlo alle spalle- silenzioso come un'ombra, smascherato".
"E non capiva perché, la giovane dea" Hai scelto di marcare il soggetto ponendolo alla fine fra due virgole, tuttavia questo isolamento lo separa dalla frase di cui è protagonista, separandolo dal verbo a cui è collegato. Sono per le demarcazioni, ma in questo caso mi è suonato grammaticalmente strano e ho preferito fartelo notare.
"Che tutti, lì in superficie, amavano dipingere" Di solito "lì" viene usato per indicare oggetti vicino al parlante, figurativamente o meno. In questo caso, però, Kore si sta già allontanando dalla mentalità di quelli di lassù, quindi la scelta mi appare poco chiara. È comunque un richiamo alle origini, un segno che Kore non ha ancora dimenticato la superficie? Con questo compito affidato solo a una particella, la scelta mi pare ambigua, e non sono sicura se la mia interpretazione fosse il tuo obiettivo o meno. Se lo era, fa' conto che quest'ultima nota sia direttamente nella sezione stile, e non nei suggerimenti; se non lo era, ti consiglio di sostituirlo con un "là".

Il tuo stile, se dovessi definirlo in una parola, è aulico. Non solo nelle scelte lessicali, che vanno spesso a recuperare i significati più antichi delle parole, creando composizioni che hanno una loro personalità e non quella più intuitiva ("balordo cuore!"), e di cui non mi hanno convinta solo due parole, numero che ho giudicato troppo basso per tenerne conto nella valutazione; l'ho ritrovato anche nei vari stratagemmi usati per dare quel senso d'antico, come la posizione inusuale di alcuni aggettivi ("luoghi miseri"). Fra questo annovero i vari riferimenti alla mitologia, alcuni frutto d'elaborazione personale ma comunque ben spiegati e ben inseriti nel resto della storia, accanto a concetti più di conoscenza popolare e difficili da modificare (aka Fato, l'Averno, il ratto stesso e altri), nonché il modo in cui si fa riferimento ad argomenti più piccanti, mai fuori luogo (mi pareva di leggere una versione tradotta. Senza i vaneggiamenti del caso, quindi qualcosa che veniva direttamente dalla bocca degli antichi). Ho trovato che l'aulicità venisse messa un po' da parte, ma mai così tanto da dimenticarci del tipo di testo, solo quando il narratore prendeva parola. Tuttavia, non mi han trascinato al di fuori della finzione scenica: anzi, col fatto che il narratore riporti concezione elaborate in tempi recenti (un esempio su tutti la sindrome di Stoccolma) lo hai inserito perfettamente, perché riporta quanto vuole comunicare mediando col tono generale del testo.
Le ripetizioni da te segnalate, più che distrarre dal discorso, mi pare leghino il tutto con un filo stretto, e non le ho trovate d'intralcio alla lettura. Quelli che invece mi sono saltati all'occhio a una lettura più critica, mentre invece mi era passato completamente davanti in quella da pura lettrice, sono stati i vari due punti, che così ravvicinati mi hanno creato un effetto di rallentamento in alcuni punti eccessivo per i miei gusti, anche perché di solito non sono molto usati. Ma questo è l'unico appunto che ho da farti: per il resto, tutto perfetto.

Trama: 10/10
La storia è una riscrittura del mito originale, approfondita sopratutto per quanto riguarda la psicologia dei personaggi. Tutta la storia verte sull'emotività dei due protagonisti, su come essi reagiscono l'uno all'altro e come ciò cambia a seconda del tempo, con un focus condiviso tra entrambi i personaggi. Le riscrittura, specie quelle che si focalizzano sulla nascita dell'amore fra i due, sono molto comuni in questo fandom, ma la tua si distingue dalle altre per come questo argomento viene trattato, senza nascondere e/o romanticizzare certi tratti, e per la conoscenza del contesto stesso in cui si muovono. Eros figlio di Ricchezza e Povertà, l'inclusione di Radamanto, il riferimento alle libagioni... sono elementi come questi che fanno notare l'enorme cura che hai messo nella descrizione di questo mondo, evidenziato anche dal tuo modo di rappresentare le personalità dei protagonisti. In così poche parole, in più... Punteggio pieno meritato!

IC mio personaggio: 10/10
Adoro Persefone proprio per questo suo doppio lato che contiene in sé: regina degli Inferi, nata e cresciuta in superficie. Ho sempre creduto che, nonostante la sua caduta, sia riuscita a mantenere le caratteristiche che sono state coltivate in superficie, tanto più che ci risale per metà anno. Dall'altro lato però, è impossibile che sia rimasta la fanciulla innocente e casta di prima, e tu hai affrontato molto ben questi due lati nella tua storia, in particolar modo con la dicotomia Kore/Persefone. Man mano che si prosegue nella storia, i sentimenti della giovane nei confronti del suo rapitori cambiano in maniera verosimile, e senza uscire dai dettami imposti dall'epoca in cui scrivi. Alla fine, dopo i suoi "mentirei" e la gentilezza mostrata dal dio, si è davvero arresa, buttata nella trappola: eppure, è ora anche lei parte consapevole del gioco. Per il modo in cui hai rappresentato il rapporto fra i due, pertanto, ho deciso di assegnarti il premio "Poliziotto buono, poliziotto cattivo".

IC tuo personaggio: 10/10
Nella mitologia classica, Ade è sempre rappresentato come uno degli dei più severi e distanti dagli uomini, complice anche il regno a lui assegna, ed è per questo che la passione che Eros gli ha "inflitto" fa' così tanto effetto. In questa storia sei riuscita bene a trasmettere il cambiamento che avviene nel dio, da non saper come comportarsi nei confronti dell'amore se non nel modo in cui ha vissuto per tutti questi anni, alle prime tecniche di caccia amorosa che mette in gioco e, alla fine, le riflessioni su sé stesso e il suo comportamento che lo conducono a più miti consigli, grazie alla presenza della dea. E non solo hai fatto tutto questo senza tradire la sua caratterizzazione iniziale, o in modo verosimile e privo di estremismi ed escalation rapide, ma anche senza ricadere nello stereotipo del "cattivo ragazzo" in cui è facile travisarlo. Ade è una figura (divina) che trovo complessa da trattare, e se ogni tanto mi sono stupita di come sia apparso sensibile, la sorpresa è stata solo positiva e, sopratutto, aveva elementi a cui era facile ricondurla.

Gradimento personale: 5/5
Se Persefone è il mio personaggio preferito della mitologia greca è proprio per questo tipo di storie, quelle che indagano sul suo rapporto con Ade e la rendono più protagonista, senza però andare contro quanto stabilito in passato. Ho amato il suo cambiamento da Kore a Persefone, adorato come Ade si rapporta con lei e come l'hai tratteggiato, con i suoi sentimenti e ragionamenti. Hai descritto un mondo strabiliante, e in un modo che non può non riportarmi a quell'epoca, e non avrei desiderato nient'altro.

Titolo&introduzione: 3/3
Titolo e introduzione sono strettamente legati fra di loro per la comprensione della storia. Infatti lavorano entrambi, introduzione in particolare, con la sua citazione e la sua ultima frase, a far tendere l'interpretazione verso "Ade che doma Persefone", cosa che poi verrà esplicitamente messa in dubbio nella storia. Ammetto, fra i due, di adorare di più l'intro: con le scelte lessicali fatte, e il fatto che sia il narratore stesso (che rimane più in disparte nella storia) a raccontare di cosa andrà a parlare, si viene a creare un'atmosfera di curiosa anticipazione, che a mio parere porta ad aprire la storia. Il titolo è più conciso, e forse meno espressivo dell'altra parte, ma racchiude in poche parole un'immagine a mio parere intrigante, in particolar modo in rapporto al fandom su cui scrivi (a mio parere, le relazioni di potere sono tra gli elementi più interessanti che si possono trattate in questo contesto).

Totale: 51,1/53
(Recensione modificata il 09/07/2019 - 07:13 pm)

Recensore Master
25/06/19, ore 16:26

Carissima Avareil intanto ben ritrovata. Mi scuso immensamente per non essermi fatta sentire prima, ma in questo periodo sono presa da un progetto lavorativo e da uno personale che mi stanno un po' prendendo tempo e quindi sono in arretrato con molte cose da leggere. Quando ho letto il titolo il domatore di belve all'inizio non avevo collegato il titolo ad Ade e Persefone, poi ho letto il tuo nome e infine la trama. Paradossalmente nella mia testa lo sai che spesso Ade me lo definivo un domatore di "anime" anzichè belve nella mia fantasia, non è strano che pur non conoscendoci abbiamo coniugato due epiteti quasi simili? Mi ricordo quando spesso parlando nelle recensioni ti accennavo al mito di Ade e Persefone come il primo caso di Sindrome di Stoccolma e tu me ne parlavi spiegando i motivi per cui non lo ritenevi in quell'accezione clinica psichiatrica. Qui lo hai spiegato ancora meglio se possibile. La frustrazione di Ade per muoversi su un terreno a lui sconosciuto quello dei sentimenti, e la completa incapacità di capire, dopo l'impulso dettato dal desiderio amoroso e di rivalsa al suo destino beffardo, quale sia la cosa giusta da fare per sistemare le cose, non mandare tutto all'aria, e non rendere vano quell'atto di ingiustizia che lui ha compiuto in risposta a quello che lui sente di aver subito in precedenza con il rifiuto. Persefone poi nella solitudine ha modo sia di fantasticare sul vero modo di essere di quella divinità che si comporta e agisce in maniera inizialmente simile alle storie sempre tramandate su di lui con l'atto del ratto che lo rende chiaramente deprecabile ai suoi occhi, ma subito dopo nella sua gentile e premurosa se vogliamo idea di fare di fare un passo indietro per darle modo di razionalizzare e ambientarsi, e proprio in quella nebbia solitaria, scoprire che quello che è non è, quello che non è potrebbe essere, e quello che sarà è ancora tutto da scrivere. Amo il tuo stile di scrittura che sa farmi viaggiare con la fantasia, e sono stata contenta di ritrovare il sempre fedele Radamanto al fianco del suo sovrano. Ho tanti bei ricordi legati alla tua fanfiction che quando posso vado ancora a rileggere. Continua così e continua quando puoi a regalarci questi sogni ad occhi aperti

Recensore Master
17/06/19, ore 22:45

Mia carissima Avareil,

Mi sono un po’ commossa leggendo questa storia perché scrivi benissimo e rispetto ai primi capitoli che lessi appena ti conobbi – che comunque erano densi e bellissimi – c’è una maturazione enorme. La storia è incantevole e termina richiamando il titolo in maniera abile perché è concettuale, il tutto, e mi riporta a un tema che mi è particolarmente caro e che, ovviamente, è classicheggiante. Dice Orazio che Roma vittoriosa venne vinta dalla Grecia. Questo tema è stato usato innumerevoli volte, ma il tuo adattamento risulta incredibilmente calzante con uno di quei miti terribilmente affascinanti, ma di cui si sa pochissimo.

La tua lettura, pur menzionando in apertura la sindrome di Stoccolma, non ne abusa affatto. Ade è un gentiluomo persino nel ratto che, come sappiamo dal mito, è concesso al dio come un guiderdone per la gestione del più vasto e terribile dei regni spartiti con Poseidone e Zeus. La sua tecnica dell’assenza esaspera Kore/Persefone, ma quello che colpisce è come il cacciatore innamorato venga preso in contropiede da una preda curiosa e fiera. Non era facile il passaggio introspettivo che voleva spiegare come Persefone abbia scoperto di essere attratta da Ade, ma credo che uno dei momenti che hanno giustificato meglio questo passaggio, sia stato lo spiegare la natura già duale di Persefone, una ragazza che non è solo la luminosa figlia gelosamente custodita da Demetra, ma anche colei che fissa i fiori marci, in un’immagine semplice eppure potentissima. Lo stile ricercato è aulico e adatto al contesto mitologico, ma non per questo appare mai pedante, tutt’altro.

I dialoghi introspettivi e fatti tra i personaggi sono tranchant, decisi, chirurgici – ed è una cosa positiva. Hai costruito una storia pensandoci ed è per questo, per il modo in cui descrivi come Ade cattura Kore, come Kore si offenda quasi della sua solitudine e percepisca/brami il suo rapitore che tutto appare non solo convincente e degno dell’importanza dei personaggi narrati, ma che si discosta da quelli che invece sono i leitmotiv tipici delle storie che la Sindrome di Stoccolma ce l’hanno davvero. Insomma, mi hai conquistata con questo splendido pezzo dove Ade è magnifico e Persefone, sebbene ancora non di diritto, di fatto è già la magnifica regina degli Inferi. Io ritengo che si sia trattato di amore a prima vista. Che Ade rappresentasse già quei fiori marci che Persefone osservava quand’era con sua madre. Che doveva solo scoprire come e chi. E che la belva, nel tentativo di piegarla prendendo qualcosa che credeva gli spettasse di diritto – e questo tu lo dici chiarissimamente – sia stata, suo malgrado, domata.

Incantevole.
Shilyss

Recensore Master
15/06/19, ore 17:46

Ciao! Sono passata a leggere le storie che partecipano al contest. Quindi, eccomi qui.
Premettendo che conosco poco il personaggio di Ade, in effetti lo vedo con la fiammella blu al posto dei capelli e i demonietti scemi che lo aiutano (sì, ho visto troppe volte il film della Disney), non non ho mai approfondito la sua storia.
Daòlle tue parole traspare un profondo senso di ingiustizia, si sente tradito dalla sua famiglia ma in Persefone vede una speranza per il futuro. Ho sempre pensato che l'avesse rapita per avidità ed egoismo, non credevo potesse così malinconico.
Meriti sicuramente la vittoria! In una shot è difficile dire tutto ciò che si vorrebbe, ma tu sei riuscita a farlo in modo brillante.
Complimenti ;)
A presto;)