Recensioni per
Sunt lacrimae rerum
di Ryo13

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/10/19, ore 12:03
Cap. 1:

Ciao :-)
Ho partecipato allo stesso contest e ci tengo a leggere anche le altre storie (anche se con incredibile ritardo, di cui ti chiedo scusa).
Mi ha colpito molto il modo in cui hai deciso di impostare la storia: poemi di questo genere sono molto rari fin dall'inizio del '900, probabilmente perché viene preferita di gran lunga la prosa (il romanzo specialmente).
La struttura della storia ricalca precisamente i poemi epici antichi. Leggendo il proemio non ho potuto non cercare legami con i grandi modelli. E alla fine di questo primo libro non posso che farti i miei complimenti: non solo sei stata molto.originale nella tua scelta, ma anche coraggiosa; in più hai reso bene l'atmosfera epica ed eroica.
Il titolo mi ha colpito proprio perché è in latino: sul sito è molto più facile trovare titoli inglesi o, se va bene, italiani. Naturalmente tale scelta per il titolo è perfettamente coerente sia con la struttura del poema sia con la tua svelta di ispirarti all'Eneide virgiliana.
Interessanti i personaggi incontrati finora: naturalmente Segeste, eroe e protagonista, e Krasen amico e fedele compagno (una specie di Patrocolo?).
Sarà interessante leggere gli altri due libri e comprendere come deciderà di muoversi Segeste.
A presto,
Carme93

Recensore Master
28/07/19, ore 12:56
Cap. 1:

II
SECONDO POSTO, CON UN TOTALE DI 47,5/50
Sunt lacrimae rerum, di Ryo13

Grammatica e Stile: 9/10
Capitolo 1:
“germani” – “Germani” i nomi propri di popolo vanno scritti con la maiuscola
“afferrando a un lembo il suo manto” – non sono sicuro che “a” sia la preposizione corretta, secondo me sarebbe stato più opportuno sostituirla con “da” o “per”
“vittoria ai barbari” – “Barbari” come sopra
“a cui tendere” – ho letto la nota, ma il verbo tendere richiede il complemento oggetto o una proposizione oggettiva affinché ne sia completato il significato
“Gli offre di sedere” – “Gli offre di sedersi”
“il qual” – “il quale” arcaismo inutile che rende troppo macchinoso il ritmo della frase
“porge rispetti obbligato” – la frase è errata: se intendi che è obbligatorio porgere rispetto dev’essere “porge rispetto obbligato”, se invece intendi dire che Clodio è obbligato a farlo dev’esserci una virgola dopo “rispetti”
“giovani germani” – “Germani” come sopra
Capitolo 2:
“leader nemico” – la parola “leader” è fuori luogo nella veste stilistica e lessicale da te scelta
“come se di te mi fido” – “mi fidassi”
“I germani” – “I Germani” come sopra
“teutoni” – “Teutoni” come sopra
Capitolo 3:
“poverezza” – “povertà”
“sul quell’idea” – “su quell’idea”
“le mura di Monnem, sono intenti” – rimuovere la virgola
“Geilaris e il suo esercito viene bene accolto” – “inserisci il verbo al plurale, essendoci due soggetti, oppure modifica il secondo soggetto in un complemento di compagnia modificando “e” in “con”

Spero che mi capirai se ti dico che valutare lo stile di questa storia è per me estremamente difficile, nonostante io abbia (ri)studiato proprio quest’anno l’Eneide, a cui ti sei ispirata, e di conseguenza le sue caratteristiche. Ovviamente devo fare una premessa, riconoscendoti che scrivere una cosa del genere così bene come l’hai fatto tu è difficilissimo, quasi impossibile, io non ne sarei mai capace: in particolare, sei riuscita a mantenere lo stesso tono per l’intera storia, che per racconti così lunghi è un’altra impresa degna di nota. Quindi, se ti porrò qualche critica, sappi comunque che sei a un livello veramente altissimo di poesia e prosa!
Detto questo, sicuramente il tutto mi è piaciuto molto, davvero: seppur alto e raffinato, il tuo stile non è di difficile comprensione, e ho trovato che abbia davvero una grande naturalezza per quanto riguarda l’introspezione, cosa affatto facile da ottenere senza snaturarlo eccessivamente. Il prologo in versi (molto apprezzata da parte mia la scelta di scrivere in prosa tutto il resto ad eccezione delle ultime righe successive al finale!) è stato veramente scritto magistralmente, ha riassunto tutte le premesse della tua vicenda seguendo perfino uno schema metrico regolare e costante (lo confesso, non ho contato le sillabe di ogni verso ^_^), e senza essere eccessivamente lungo ha catturato sufficientemente l’attenzione facendo scendere sul lettore l’attesa di vedere all’opera il personaggio ivi nominato e che si preannuncia essere l’eroe della vicenda.
Successivamente, si passa al I Canto del I Libro: mi è piaciuta molto la suddivisione della storia in questa maniera “classica”, si rifà allo stile, ma non solo, fornisce a essa un aspetto ordinato e metodico, che a una persona piuttosto perfezionista come me non è risultato affatto indifferente. Tutte le allitterazioni, le rime, le assonanze e le consonanze da te utilizzate per dare ritmo alla storia sono sempre state ben calibrate, mai fuori luogo, e sono quindi risultate poetiche senza diventare quasi delle filastrocche. Tuttavia, vorrei anche fare una piccola critica con sincerità: proprio per la ricchezza dello stile, nelle scene “di passaggio”, ovvero senza la descrizione di un combattimento, un dialogo o un’introspezione, mi è successo di perdermi e di dover poi riprendere il filo del discorso: si tratta di poche frasi, ma il mio consiglio sarebbe di alleggerirle un po’ per facilitare il passaggio del lettore da un tipo di sequenza a un’altra; è ovviamente solo un consiglio soggettivo, ci mancherebbe altro! Le scene di battaglia, invece, sono perfette: velocizzi il ritmo al punto giusto, ma le frasi restano sempre sia scorrevoli sia elaborate, in linea con tutto il resto.
Purtroppo non posso assegnarti un punteggio più alto a causa delle diverse imprecisioni grammaticali che ti ho segnalato in precedenza, ma sappi che questa storia merita tantissimo!

Trama e Sviluppo del Pacchetto: 15/15
Senza dubbio, il punto di partenza della trama da te scelto è stato molto originale! In particolare, la scelta di non scegliere una data precisa (come tu stessa hai detto all’interno delle note) pone il tutto su un piano epico, leggendario, e per questo non dà grandissime indicazioni al lettore, interessandolo però al tempo interno alla storia e alla consequenzialità tra i vari eventi da te narrati. Allo stesso modo, il fatto che la vicenda inizi in Dacia e non direttamente in Germania fa quasi apparire ancor più surreale la comparsa di Odino, seguita poi dal trasferimento verso il Tibisco e dall’inizio della vicenda vera e propria all’interno del Libro II. Partendo da queste già ottime premesse, il pacchetto è stato sviluppato molto bene: vi era la richiesta fondante di approfondire l’evoluzione della cultura tedesca dopo la conquista romana, e nella tua storia questa tematica è forse una delle più importanti nel percorso di Segeste verso la consapevolezza della sua vera identità. I Germani sono stati privati delle tradizioni mitologiche e religiose e delle armi, cosa assai più grave della libertà in senso stretto per un popolo guerriero come il loro; la presenza della resistenza semi-organizzata non è uno spunto innovativo, ma era inevitabile vista la situazione da te costruita, che a mio parere sarebbe anche stata possibile dal punto di vista storico viste le difficoltà dei Romani nella gestione delle aree oltre i limes prima, e di quelle invase nel corso dei secoli III e IV poi.
Dopo il proemio introduttivo in versi, la scena di solitudine del protagonista e l’incontro con Odino sono descritti molto bene, tra suggestione e realtà, e ho trovato molto d’impatto gli effetti quasi visivi creati sul lettore da volo dei due corvi, costante ricorrente lungo tutta la durata dei tre Libri. Lo svolgersi della trama, successivamente, resta sempre strettamente legato al percorso interiore del protagonista, tanto che molte scelte e avvenimenti che la influenzano rientrano più propriamente nel parametro della caratterizzazione come specchio della mentalità di Segeste.
In questo, trovo molto interessante la ricostruzione del suo passato e quindi del rapporto col padre. Sarò sincero, secondo me lo ius primae noctis come pratica consolidata è un falso storico tanto grande quanto la Donazione di Costantino, ma a parte questo espediente che al tuo posto (nonostante la nota) avrei eliminato, la ricostruzione delle difficoltà dell’infanzia e poi dello shock della vista della madre uccisa davanti ai propri occhi proprio da Lucio Sesto sono state concise ma sufficientemente presenti per far comprendere l’interiorità del personaggio che è andata poi ad influenzarne profondamente la caratterizzazione. L’espediente narrativo del racconto alla ragazza con la quale finisce per congiungersi è stato quantomai appropriato. Secondo me, i lunghi tratti introspettivi sono stati la parte migliore della tua storia, anche per lo stile da te scelto, che seppur quasi formulare non è mai uguale, e questo fa in modo che essi on si banalizzino, divenendo troppo simili tra loro, ma aggiungano di volta in volta diversi particolari.
La sequenza finale con lo scontro nella foresta tra il protagonista e il padre è stata veramente forte, intensa, e mi ha coinvolto tantissimo, tenendomi col fiato sospeso: soprattutto quando Lucio Sesto ferisce Arndis, ho proprio temuto che la giovane guerriera sarebbe morta come spesso accade nei poemi epici tragici (basti pensare alla Camilla di Virgilio, alla cui opera hai detto di esserti ispirata!), ma, fortunatamente per il me “lettore coinvolto”, la cosa non si è realizzata e le ferite di entrambi sono state medicate. Il volo del corvo a concludere il tutto, prima dell’epilogo in versi, essendo già comparso più volte è stato semplicemente un finale perfetto per una trama originale, coinvolgente e attinente al pacchetto scelto, grandissimi complimenti!

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9,5/10
Solitamente, in un racconto come questo dallo stile tendente all’epica, la caratterizzazione dei personaggi non è estremamente approfondita, in quanto essi tendono a rifarsi ad alcune “maschere” utilizzate comunemente che permettono con facilità di riprendere espressioni formulari dalle opere classiche. Tuttavia, tu hai fatto una scelta diversa: sebbene il protagonista dal sangue misto (che, pur essendo sempre vissuto con il popolo dominante, scopre in maniera più o meno mistica la propria vera identità e appartenenza al popolo sottomesso e lotta per la sua libertà) non sia certamente originalissimo, hai legato strettamente la sua caratterizzazione allo svolgersi dei diversi eventi della trama (facendo risaltare la loro influenza sulle sue scelte e idee) e in questo modo sei riuscita a rendere anche moderno il racconto, in quanto hai mantenuto in Segeste la mentalità dell’epoca di entrambi i popoli tra cui egli si ritrova diviso ma analizzandola anche esternamente. Oltre a questo, l’introspezione è ovviamente ottima, e chiarisce ancor meglio le diverse dinamiche che avvengono in lui.
Krasen, invece, non è particolarmente caratterizzato, ma è giusto così a mio parere: sicuramente è stato molto coraggioso a seguire il migliore amico nella sua nuova vita, e anche dal nome (non ricordo se l’hai detto) deduco che anch’egli sia almeno per metà Germanico. Lucio Sesto, il padre di Segeste, è anch’egli caratterizzato in modo sufficientemente approfondito, sia per quanto riguarda il pensiero nei confronti dei Germani sia per quanto riguarda i rapporti col figlio prima e dopo la sua ribellione. L’unico personaggio che avrei preferito vedere un po’ di più è Arndis, la cui presenza della sequenza finale è stata un po’ sacrificata: sì, c’è la paura che possa morire, ma dopo la risoluzione di questo problema quasi scompare. In ogni caso, hai fatto un grandissimo lavoro, complimenti sentiti!

Titolo: 4/5
Il titolo mi è piaciuto abbastanza, anche se non mi ha convinto del tutto: trovo sempre una buona idea utilizzare delle citazioni d’autore, in particolare se attinenti all’atmosfera e al contesto scelti per la storia, e in questo caso “La storia è lacrime” (la traduzione originale da te riportata) è senza dubbio un buon titolo, sia per l’utilizzo della lingua latina, che ci si aspetterebbe dal Segeste precedente al cambio di fronte, sia per il suo significato. Tuttavia, a mio parere non sono state le lacrime l’elemento fondante della narrazione, quanto piuttosto lo siano state la rabbia, la voglia di combattere per le proprie origini e il conflitto interiore, che sì, appartengono allo stesso campo semantico, ma hanno una sfumatura diversa. In conclusione l’ho trovata comunque una buona scelta, che è abbastanza attinente e cattura il lettore senza sviarlo. Brava!

Gradimento personale: 10/10
Sarò sincero: dopo aver letto tutte le storie e aver iniziato a valutare i primi parametri, dentro di me sentivo che avresti dovuto vincere tu, e mi dispiace davvero che ciò non sia stato possibile per le esigenze dei parametri di valutazione. La tua storia mi ha davvero rapito per diversi motivi, in primo luogo lo stile epico, poi lo sviluppo originalissimo del pacchetto e la costruzione del protagonista… hai fatto davvero un ottimo lavoro, coinvolgendomi all’interno della vicenda nonostante la lunghezza e la vastità della narrazione, facendo in modo che non riuscissi a staccarmi dalla pagina. In ogni caso, complimenti!

Recensore Master
20/07/19, ore 00:16
Cap. 3:

“Per chi la libertà fiero invoca / non esiste in nessun luogo prigione.” Beh, che dire, davvero mitica questa storia: ci sono tutti gli ingredienti dei poemi epici classici, la donna guerriera, l’amore e l’ideale della libertà, l’eroe tormentato e l’intervento degli dei con i loro buoni o cattivi consigli, il dramma che raggiunge il suo vertice nello scontro tra padre e figlio. Il tutto condotto con una prosa poetica che non pesa ma avvince, scritta con perizia e senza neppure un refuso. Complimenti davvero anche per l’originalità dell’idea, riproporre lo stile degli antichi poemi è cosa non facile e tu ci sei riuscita egregiamente. Le imprese di Segeste acquisiscono fama e celebrità al punto da fare da collante tra i vari popoli e tribù in questa lotta per la libertà, e continueranno a essere cantate nei secoli grazie a questo poema. L’eroe però non viene presentato in maniera piatta e stereotipata, bensì con i suoi tormenti, le incertezze, anche i dubbi. Spesso si ritira in solitudine per riflettere ed è capace di prendere decisioni autonome, seguendo il proprio intuito e la propria esperienza, come quando si tratta di decidere cosa fare dei numerosi prigionieri romani. Mi è piaciuto poco quando arriva a uccidere il padre per difendere Arndìs, in realtà mi aspettavo che fosse Sesto ad uccidere lui… e il motivo è che sotto sotto e da sempre io tifo per Roma, c’è poco da fare!
In ogni caso, bellissima storia: dietro c’è un lavoro magistrale di costruzione e documentazione. Ancora complimenti!

Recensore Master
11/07/19, ore 16:23
Cap. 2:

Ciao carissima, eccomi qui a proseguire nella lettura di questo poema epico in senso stretto! I versi scorrono, carichi di rimandi e suggestioni, e devo dire che stavolta mi è riuscito facile seguire ritmo e vicenda, a dimostrazione del fatto che sei riuscita ad armonizzare il tutto in modo sapiente (e probabilmente facendoti un mazzo così… ;). Leggendo, le mie sensazioni sono state inizialmente di rabbia nei confronti di Segeste, che pare tradire i suoi senza colpo ferire, e senza nessun ripensamento. In realtà, come sempre accade, i ripensamenti vengono “dopo”, e qui ci mostri il tuo personaggio sotto vari aspetti e sfaccettature: di fatt, Segeste avverte eccome il peso della sua situazione, e nel suo volersi nascondere forse non vi è solo un motivo strategico quanto un desiderio di restarsene in disparte, solo con i propri pensieri. E se inizialmente chi legge è pienamente d’accordo sul giudizio dato da Clodio (ottima la descrizione della sua morte, epica e realistica insieme, con quella pupilla che prima si vela e poi si allarga e rimane immobile), in seguito apprendiamo qualcosa del tormentato passato del personaggio: l’espediente narrativo è dato dal dialogo con Arndís ed è quanto mai azzeccato, perché riesci a far passare le informazioni sulla storia personale di Segeste senza cadere nello “spiegone”. La storia di Segeste commuove e indigna, e davvero ora lo vediamo come un autentico eroe tragico, diviso in se stesso fin dall’origine e dalle vicende che accompagnarono la sua nascita. Complimenti ancora per la costruzione di questo personaggio e dell’intera storia. Al prossimo capitolo!

Nuovo recensore
06/07/19, ore 14:05
Cap. 3:

Ciao Rita! Siamo giunti alla fine e devo ammettere che mi dispiace. Sarà perché adoro il genere epico, sarà perché tu hai reso questo poema così fluido e semplice da comprendere che mi è davvero piaciuto leggerlo, tanto da essermi appassionata e affezionata a Segeste. È stato un eroe a tutto tondo e, per certi versi, mi ha ricordato Enea. Nel primo libro abbiamo visto Segeste combattere con l'accettazione della sua missione. Nel secondo libro ha dovuto sacrificare una parte di sé per un bene maggiore. Nel terzo libro lo scontro con suo padre segna il pieno compimento del suo percorso interiore.
Abbiamo conosciuto la personalità di Segeste anche attraverso l'amicizia con Kraner, soprattutto nell'ammirazione che quest'ultimo nutriva per lui. "La mia vita in cambio della tua salvezza..." è stata la frase che, fra tutte, mi ha fatto capire quanta stima Kraner provasse per Segeste, non solo come amico ma soprattutto come uomo.

Nel primo canto, Segeste è alle prese con una tentazione: Loki vorrebbe usarlo affinché Odino assolva i suoi peccati. Ma Segeste, memore delle parole di Odino sul fallimento di Arminio, rifiuta scaltramente la proposta del dio dell'inganno e lo costringe a tornarsene nella boscaglia. La furbizia è una caratteristica che accomuna molti degli eroi epici e anche Segeste ne possiede molta. Ne ha dato prova quando ha depistato Roma fingendo la sua morte e ne ha dato prova adesso, sottraendosi al raggiro di Loki.

Nel secondo canto abbiamo la rivelazione di Segeste a suo padre Sesto. Le battute che i due si scambiano sono bellissime e ci tengo a quotarle:
«Tu devi essere il guerriero conosciuto come Krake», dice indicando col dito Munin che riposa sulle sue spalle. «Dovevo incontrarti perché con te ho una questione aperta: tu hai ucciso mio figlio all’inizio di questa guerra.»
Al che si replica: «In ciò più di me è riuscito il governo degenerato di suo padre con cui ogni vincolo ha reciso».
Sesto si offende di tali parole. «Con che diritto affermi per vera questa opinione?»
«L’affermo col diritto dell’oppresso cui è stato posto un collare per vezzo. Ma se il motivo ancora non basta, ecco!», grida scagliando lontano l’elmo. «L’affermo da me stesso, poiché tra le anime dei vivi ancora sono ammesso!»
In queste parole sprezzanti si legge la risoluta presa di coscienza di Segeste. Alla scoperta del figlio, Sesto dà prova di non nutrire per lui alcun affetto e Segeste lo sa, sa che lo avrebbe affrontato e non è sorpreso dell'atteggiamento di suo padre, così come si aspettava che il tradimento verso Roma avrebbe sortito in Sesto una rottura, più definitiva dell'aver creduto nella morte di suo figlio.

Nel terzo canto giungiamo allo scontro finale: i romani sono ormai sconfitti dai barbari, Sesto si dà alla fuga e Segeste non può lasciarlo andare. Ma, raggiunto suo padre, in lui riaffiora quella sensibile umanità che lo contraddistinge e quasi indugia nel fronteggiarlo. Sesto, però, non accetterebbe mai di essere sconfitto dal traditore di Roma che un tempo chiamava figlio, perciò si scaglia contro di lui e Segeste avrebbe la peggio se in suo soccorso non giungessero Munin e Arndìs. Sesto, allora, decide di colpire la ragazza come - suppongo - una sorta di vendetta nei confronti di Segeste, ma sarà proprio con questa mossa che metterà fine alla sua vita. Segeste, nel vedere in pericolo la donna che ama, viene posto davanti a una scelta e il turbamento che provava in precedenza nel dover uccidere il padre viene superato. Con la conclusione del terzo libro, Segeste ha portato a compimento il suo percorso, divenendo un eroe completo.

I versi alla fine del poema sono una melodiosa conclusione e la parte:
"Ma questo ti resti sempre nel cuore: per chi la libertà fiero invoca non esiste in nessun luogo prigione." è un verso colmo di significato. Bellissimo. Ho ammirato le intere gesta di Segeste sin dall'inizio e, ancora una volta, ti faccio i complimenti per l'idea e per l'impegno che hai dimostrato nel comporre questo poema. Si vede che dietro c'è una ricerca, uno studio e solo per questo voglio premiarti con le mie parole di apprezzamento. Mi hai regalato delle piacevoli ore di lettura e ti ringrazio per questo <3 :***

Recensore Master
06/07/19, ore 07:54
Cap. 3:

Buongiorno.
Ma come hai fatto a scrivere tutto in rima?
Chissà quanto hai impiegato a rendere questo testo veramente epico, così come l'abbiamo letto noi.
Il finale, idem, è epico.
Racconto coerente in tutte le sue più minime sfaccettature.
Complimenti, era da tanto tempo che non leggevo un testo così elaborato e preparato a dovere!
Buon fine settimana :)

Recensore Master
06/07/19, ore 07:48
Cap. 2:

Buongiorno.
Il ritmo narrativo è decisamente ''epico'', nel senso, non ci sono sbalzi nella trama ed essa è lineare.
Comunque ancora è tutto sospeso, non so pensare a come potrebbe andare a finire...
Boh ^^
Vado avanti a leggere, appunto :)

Recensore Master
02/07/19, ore 23:06
Cap. 1:

Ciao e piacere di conoscerti! Direi che per questo contest tutti abbiamo sputato il sangue fino all’ultimo globulo rosso, ma forse a sputare qualche globulo in più sei stata proprio tu, che hai voluto e saputo ricreare un vero e proprio poema epico, in versi e in prosa poetica. Siamo a metà tra l’epica e il poema cavalleresco, si avverte sullo sfondo l’eco delle grande opere classiche ma anche dei miti di re Artù, delle leggende dove i cavalieri e gli antichi dei germanici combattono l’uno a fianco dell’altro sui campi di battaglia per conquistare l’unico onore possibile: quello della vittoria e, ancor più, del valore dimostrato nella lotta. Ti confesso che all’inizio ho faticato un po’ a seguire il ritmo della tua prosa poetica, salvo poi immergermi completamente in questo mondo fatto di gesta eroiche e “ascoltare” il testo come se fosse cantato da un antico bardo. Attendo il seguito e nel frattempo chapeau per aver creato un’opera non facile, non immediata ma piena di fascino, che vale davvero tutto l’impegno della lettura. Al prossimo capitolo!

Nuovo recensore
02/07/19, ore 16:38
Cap. 2:

Ciao Rita, eccomi a recensire il secondo libro. ^^
Nel primo canto vediamo Segeste passare subito all'azione: stringe un'alleanza con i fratelli della resistenza barbara ma, affinché il piano vada in porto, deve mantenere il suo ruolo nella legione romana. Così di giorno impartisce ordini a quest'ultima mentre di notte, nascosto nel cuore di una montagna, studia strategie con la "fenice". Il doppiogioco messo in atto da Segeste è talmente pericoloso che la trovo affascinante! *O*

Nel secondo canto, Segeste è pronto ad attaccare la fortezza romana di Munste e riesce ad espugnarla. I germani vorrebbero coinvolgerlo nella loro esultanza, ma Segeste si allontata perché aver vinto non lo rende pienamente felice. In questa scena ci mostri quanta umanità alberghi in lui. Il suo cuore è addolorato dallo spargimento di sangue che ha dovuto versare per portare ai germani la libertà che meritano. Segeste è un eroe forte ma sensibile, un eroe al quale è stato richiesto un sacrificio. E non si sottrae al destino, bensì lo affronta con coscienza, sebbene la sua personalità sia combattuta tra il volere divino e i suoi sentimenti.
Munin è il porto sicuro di Segeste, è il rifugio del quale ha bisogno ogniqualvolta i dubbi gli affiorano. E solo Munin è in grado di lenire e dare conforto all'animo di Segeste, poiché è grazie alla memoria che si rafforza in lui la consapevolezza di dover salvare il suo popolo.

Nel terzo canto i romani credono che Segeste sia perito nell'assalto al castello di Munste e gira voce che un bandito abbia preso il comando della resistenza germana. Non sai quanto mi è piaciuta questa parte *O*
A Roma nessuno è a conoscenza del tradimento di Segeste, poiché Clodio non ha avuto modo di riportare la notizia, come neppure i legionari morti nella fortezza. Ora che Cesare ha acconsentito a mandare Sesto ad affrontare il "bandito", le cose si fanno decisamente interessanti! Vedremo uno scontro padre-figlio e non vedo l'ora!!!

Ho amato la scena di Segeste e Arndís, quando lui le racconta di sua madre e di quale vile uomo sia suo padre. Segeste, narrando il passato ad Arndís, non fa altro che rivelare la natura del nemico, quel nemico a lui così vicino nel sangue ma così lontano nella morale e che, senza scrupoli, finora ha usato suo figlio solo per accrescere il potere di Roma.
E Arndís è una perfetta figura femminile accanto al nostro eroe: con il suo arco e frecce si mostra una donna forte, intraprendente e decisa, indispensabile nella riuscita dell'impresa di Segeste.

Un altro bellissimo capitolo che mi ha affascinato per la tua bravura descrittiva. Ti rinnovo i miei complimenti <3

Recensore Master
30/06/19, ore 07:27
Cap. 1:

Buongiorno.
No, ok... mi hai fatto impallidire xD io mi ritiro, al cospetto del tuo racconto il mio è umilissimo xD
Riconosco la tua netta superiorità, e complimenti, perché ho notato che tutti i partecipanti hanno fatto dei lavori ottimi, quindi per il giudice sarà difficile stilare una classifica... io non so come farei, davvero, complimenti ancora.
Ottimo lavoro, non mi sarei mai aspettato una complessità narrativa così vasta, che di certo ha richiesto grande preparazione e anche tanto tempo.

Nuovo recensore
29/06/19, ore 12:59
Cap. 1:

Ciao Rita! Stavolta la tua bella mente ha deciso di sperimentare il poema epico e devo dire che questo inizio mi ha davvero sorpresa in positivo *O* Innanzitutto parto dalla cover: non solo trovo che sia bellissima a livello estetico, ma ciò che più mi ha colpito è il fatto che tu abbia voluto inserire in essa, come di riflesso, l'anima di Segeste e la sua impresa, utilizzando una serie di importanti simbolismi. E il corvo Munin è l'emblema della presa di coscienza di Segeste, è l'artefice del suo "risveglio" verso ciò che in lui sembrava essere assopito.

Il proemio mi è piaciuto molto. Qui ci mostri la sacerdotessa che avverte gli uomini di quanto sta per compiersi. Abbiamo un riassunto dei fatti, abbiamo Odino che interviene affinché il destino non si compia per mano di Segeste, l'eroe che salverà il popolo germanico dall'invasione romana. L'intonazione è perfetta, le rime hanno un suono melodioso ma, al contempo, donano uno stile e un carattere deciso. Davvero brava!

Nel primo canto mi è piaciuta la scelta di far apparire Odino con le sembianze del "viandante" di cui è detto, e la figura di un vecchio è perfetta per un cauto approccio con Segeste *O*
E vogliamo parlare dei due corvi? Pensiero e Memoria li hai usati in un modo molto abile: uno ha risvegliato la sua coscienza e l'altro ha dato motivo di azione a Segeste stesso. Fantastico!

Nel secondo canto fa la comparsa Kraser, il migliore amico di Segeste. Questo personaggio mi è subito piaciuto per la profonda amicizia e devozione che nutre nei confronti del nostro eroe.
Il discorso che si scambiamo è meraviglioso e la fedeltà di Kraser per Segeste è commovente!

Nel terzo canto mi ha compito questa frase:
[QUOTE]Rivive nel cuore di Segeste il pensiero della madre, dalla quale fu staccato ancora imberbe per esser trapiantato nella famiglia del padre.[/QUOTE]
Nel vedere il popolo germanico ridotto alla fame dai romani, si risvegliano in Segeste le sue origini materne, come se tu volessi mostrare a noi lettori la piena presa di coscienza e di posizione del nostro eroe. Se prima Segeste era spinto dal volere di Odino, adesso si fa strada in lui il "suo" di volere. E proprio i verbi "staccato e ripiantato" esprimono questo concetto.
Resto in attesa del secondo libro e ti faccio i complimenti per questo inizio *____*