Recensioni per
La fragilità di un sogno
di Carme93

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/07/19, ore 11:27
Cap. 1:

QUARTO POSTO, CON UN TOTALE DI 42/50
La fragilità di un sogno, di Carme93

Grammatica e Stile: 7,5/10
Capitolo 1:
“i soldati incaricati aveva disobbedito” – “il soldato incaricato aveva disobbedito” oppure “i soldati incaricati avevano disobbedito” – il soggetto è al singolare e il verbo al plurale, non so cosa volessi esprimere ma uno dei due è scorretto
“Quel che certo” – “Quel che era certo” – manca il verbo
Capitolo 2:
“nonostante gli avesse visti” – “nonostante li avesse visti”, affreschi è plurale
“impero italiano” – nome proprio di nazione (seppur coloniale), per cui serve la maiuscola
“per permettere al fumo prodotto dal focolare DI USCIRE” – manca il finale della frase
“Massaua considerata” – “Massaua, considerata” serve la virgola
“ancor peggio” – “ancora peggiore” il comparativo di maggioranza è più corretto
“specialmente molta gente del Sud, aveva accettato…” – va rimossa la virgola che separa soggetto e verbo
“una seria di uffici” – “una serie”
“si chinò il capo” – “chinò il capo” il verbo non è riflessivo, essendoci un complemento oggetto
“dalla padrone di casa” – “dalla padrona” oppure “dalle padrone”, se vuol essere una considerazione generale
“e non si fermava…” – costruzione completamente sbagliata, visto che il soggetto risulta essere il caffè
“tazzine le tazzine” – “tutte le tazzine“
“messi ai lavori forzati” – “di metterli ai lavori forzati” la frase è coordinata tramite congiunzione avversativa (oppure) a un’altra subordinata implicita, per cui dev’esserlo anch’essa.
“al massino” – “al massimo”
“tra il 1887 e il 1990” – ovviamente 1890

Partendo dalla valutazione dello stile, vorrei partire segnalandoti un errore abbastanza grave relativo alla contestualizzazione che hai ripetuto ogni volta all’interno della tua storia: l’Aramaico, infatti, è un’antica lingua della Palestina, mentre l’Amarico è la lingua ufficiale dell’Etiopia (ovvero la versione corretta in questo caso). A parte questo, non ho trovato altri errori di questo tipo all’interno del testo, che comunque è stato abbastanza curato. L’impaginazione mi è piaciuta, ordinata grazie all’utilizzo del giustificato e molto regolare, così come la scelta di separare il prologo dal capitolo unico: lasciando tutto insieme in una oneshot avresti reso il tutto troppo pesante, mentre dividendo il corpo principale della storia in due capitoli differenti avresti troppo frammentato la vicenda.
Da un punto di vista prettamente stilistico (di tutto il resto ne riparlerò più avanti) la parte iniziale del prologo mi è parsa davvero troppo lenta, sia per l’incipit relativo a Crispi che per il capoverso successivo, in cui essenzialmente inserisci un riassunto delle caratteristiche del protagonista e accenni all’ucronia che fa da sfondo alla tua storia, a cui segue un elenco di fatti storici utili a inquadrare la situazione, ma che posti immediatamente sotto il titolo danno quasi un tono troppo da “libro di testo” a un’introduzione che come unico spunto differente presenta la situazione precedente del protagonista, che spezza un po’ la parte storica. Tuttavia, il tutto non mi è risultato pesante anche grazie a un buon ritmo narrativo che ha fatto scorrere veloce il gran numero di informazioni presenti.
Allo stesso modo, la scena del processo è costruita molto bene, è in grado di mantenere viva l’attenzione senza perdersi in particolari che avrebbero appesantito il tutto: l’atmosfera è stata ricostruita accuratamente, cosa che ho piacevolmente rilevato anche proseguendo nella lettura, in particolar modo all’interno dell’abitazione etiope.
Proseguendo poi nella lettura del capitolo unico, ho notato un allungamento delle frasi, non so se voluto o meno, e un tono più descrittivo e introspettivo, piuttosto che narrativo, e questa è una scelta che ho apprezzato molto, soprattutto perché le frasi restano in ogni caso di facile comprensione essendo ordinate nella punteggiatura (ad eccezione delle costruzioni errate segnalate nella lista grammaticale). Hai ricostruito con cura il contesto storico e geografico, filtrandolo tuttavia attraverso gli occhi del protagonista, rendendo il proseguire della storia immersivo grazie al punto di vista soggettivo e molto interessante per l’approfondimento della situazione sia degli italiani al governo che della popolazione locale. Il lessico è stato di livello generalmente medio, ma con alcuni termini specifici o più colti e comunque costante per l’intera durata della storia, cosa che ho molto apprezzato; i dialoghi mi sono sembrati realistici, ben costruiti e in grado di rendere l’idea dei differenti punti di vista degli interlocutori in ogni situazione (con Marchesi, l’anziano Panya e Baldissera).
Sebbene abbia trovato molte note positive, ho deciso di non assegnarti un punteggio altissimo per l’introduzione, sì scorrevole ma che non mi ha proprio coinvolto, distraendomi un po’ da ciò che sarei andato a leggere successivamente, e per il numero di errori grammaticali e sintattici che mi hanno un po’ disturbato la lettura. Comunque complimenti!

Trama e Sviluppo del Pacchetto: 12,5/15
Così come per lo stile, anche per quanto riguarda la trama della tua storia, l’incipit relativo a Crispi e al ritratto di Otto von Bismarck è la parte che mi ha convinto di meno: mi ha portato completamente fuori strada rispetto a ciò che sarei andato a leggere successivamente, facendomi addirittura presagire che la storia si sarebbe compiuta interamente in Europa guardando la vicenda etiope da un punto di vista esterno, come per esempio un incontro tra diversi leader europei del periodo… va bene che si ricollega poi con la frase finale, ma non l’ho trovata adatta. Fossi stato in te avrei iniziato direttamente dalla scena del processo, in modo da immergere da subito il lettore in uno scenario incentrato sull’Italia e sulle sue colonie, cosa che emerge poi molto bene grazie alle descrizioni del capitolo unico.
Prima di parlare di questo, però, vorrei analizzare l’utilizzo del pacchetto, a mio parere svolto molte bene: non ti sei distaccata in modo molto evidente dal 1896 dal punto di vista temporale, riuscendo in questo modo a enfatizzare le tradizioni etiopi del periodo e, soprattutto, la caducità a cui era destinato il sogno di Crispi. Allo stesso modo non hai reso il generale Baratieri un grande stratega militare, sarebbe stato totalmente OOC, ma hai fatto avvenire la vittoria di Adua non per merito suo, ma di un ragazzino locale che decise di aiutare il comandante di un’ala dell’esercito in modo da ricompattare le diverse sezioni; anche qui, non ti sei distaccata di molto dalla realtà, e l’ho molto apprezzato!
Passando ora al capitolo unico, il principale difetto che ho trovato riguarda soprattutto i passaggi tra le diverse “scene” (per usare un termine più televisivo) della vicenda: l’alba vista dalla collina, la colazione e la descrizione della città, l’incontro con il vecchio locale all’interno della sua dimora e il finale. Il primo problema si presenta dal punto di vista grafico, in quanto sei andata a capo normalmente anche tra una sequenza e l’altra, nello stesso modo in cui hai impaginato i dialoghi, e questo non ha facilitato il cambio d’ambientazione: anche senza inserire segni grafici, lasciare una riga bianca in più avrebbe sicuramente aiutato il lettore. Anche parlando della narrazione in sé, però, ho trovato questi passaggi troppo veloci, ed è stato veramente un peccato perché, posti a confronto con l’introspezione approfondita e le descrizioni delle tradizioni e delle condizioni di vita dei due popoli molto dettagliate, essi risultano quasi “fuori luogo”, proprio perché costituiscono accelerazioni improvvise del ritmo! In particolare gli ultimi due stacchi (ovvero “C’è Liya + dialogo molto veloce” e “Liya li accompagnò nuovamente fino alla piazza e poi si allontanò rapidamente”) sono stati troppo veloci, catapultando il lettore da un’ambientazione all’altra quasi senza pause.
Il finale, invece, è stato quantomai adatto alla storia sa te raccontata: l’Impero Coloniale Italiano era destinato a fallire, e con la morte di Crispi e la salita al potere di Giolitti tutti i sogni precedenti sono crollati, così come l’illusione di aver ormai superato Gran Bretagna e Francia in quanto a prestigio internazionale; l’ultima frase, poi, è stata senza dubbio iconica, e l’impaginazione centrata e in corsivo l’ha fatta risaltare ancora di più, rendendola lo specchio dell’intero racconto.

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10
A mio parere, per quanto riguarda questo parametro hai svolto un buon lavoro: iniziando dal personaggio storico realmente esistente, Baratieri, come già detto ho apprezzato molto il modo in cui l’hai rappresentato, senza discostarti troppo dalla figura storica realmente esistita e tenendolo al contempo “lontano” dal protagonista e dal lettore come se facesse parte di tutt’altro mondo.
Passando invece proprio al protagonista, Balestrieri, devo dire che l’hai tratteggiato molto bene: lo definisci idealista, fin troppo, tanto che è proprio il padre a “convincerlo” ad arruolarsi nell’esercito sperando che egli possa divenire più attaccato alla realtà. In effetti, una volta assistito al processo e preso poi possesso della massima carica in Etiopia, egli cambia, non rinnegando i suoi ideali e i suoi progetti, sarebbe stata una scelta completamente sbagliata dal punto di vista della coerenza, ma scontrandosi con la realtà e capendo che non tutto può essere realizzabile. Proprio il trovarsi a difendere non i propri sogni, ma quelli di qualcun altro, gli fa capire quanto essi possano essere fragili, tenuti in piedi solo dall’eccesso di forza di volontà e di utilizzo di risorse da parte di chi ha fatto di tutto per realizzarli (Crispi, anche se in Etiopia non si è mai fatto vedere… anche qui ottima scelta!).
I personaggi che mi sarebbe piaciuto vedere più approfonditi sono stati gli abitanti del luogo da te presentati, in primo luogo Nyala: racconti la sua origine Oromo e ciò che gli è accaduto da quando è con Balestrieri, dando attenzione alle sue difficoltà nel cambiare stile di vita e al suo ruolo nella battaglia di Adua, ma umanamente mi è mancato come presenza, a mio parere avrebbe proprio meritato un bel po’ di spazio in più! Lo stesso discorso varrebbe per Liya, ma alla fine la sua marginalità è abbastanza corretta… se avesse detto un paio di battute in più all’interno dei dialoghi sarebbe stata ottima. Perfetto invece Panya, non avresti potuto condensarlo meglio nelle parole e nei gesti, complimenti!

Titolo: 4/5
Il titolo della tua storia mi è piaciuto, soprattutto perché fai riferimento più volte sia alla fragilità dell’impero coloniale italiano in Etiopia, sia alla parola “sogno”, riferendoti al fatto che esso non appartenga al protagonista, ma solo a Crispi, e che sia quindi destinato a morire con lui. L’unico problema è relativo all’impressione che dà al lettore, in quanto fa subito pensare a una storia romantica, elemento che invece non compare nella tua storia. In ogni caso però l’ho trovato incisivo e in grado di incuriosire il lettore, di fargli chiedere come finirà la vicenda nonostante i gravi problemi dell’Italia di fine ‘800 / inizio ‘900, per cui il punteggio non può che restare alto, complimenti!

Gradimento personale: 9/10
Questa storia mi è piaciuto molto, in quanto è stata davvero in grado di coinvolgermi nelle vicende del protagonista, che ho trovato perfettamente approfondito e realistico. Il contesto storico e culturale è stato ricreato senza dubbio molto bene, l’ho già sottolineato, e in generale hai reso bene l’atmosfera di quegli anni; tuttavia, ci sono state alcune imperfezioni a livello di grammatica e stile che mi hanno un po’ ostruito nella lettura, anche se non sono state così rilevanti nell’economia generale del racconto. Davvero complimenti, anche per la ricostruzione dei luoghi e delle strade di Addis Abeba che non avevo avuto modo di segnalarti finora!

Recensore Master
04/07/19, ore 18:29

Ciao =) Hai fatto un ottimo lavoro in questo capitolo unico: mi è piaciuto come tu abbia integrato elementi politico-militari iscrivendoli realisticamente in un contesto coloniale. Mi è piaciuta la descrizione della cultura africana che traspare da poche frasi e pochi particolari ma che rendono tutto molto tangibile. Anche la frase finale, con molto effetto, ha rappresentato un'ottima chiusura e si commenta da sola: quello non era e non è mai stato il sogno del protagonista. La disillusione davanti alla realtà della conquista pagata ad alto prezzo, che si riflette direttamente su quella ricaduta sull'Italia quando pensava di essere una 'potenza' mentre invece non riesce a sostenere nemmeno la propria economia, è il vero cuore del testo, quello che porta un messaggio molto sottile ma molto profondo sulla realtà delle nostre manie di grandezza e arroganza.... manie che, può essere diverso il tempo, ma che ancora non perdiamo.
Complimenti!!

Ryo13
(Recensione modificata il 04/07/2019 - 06:31 pm)

Recensore Master
03/07/19, ore 10:58
Cap. 1:

Buongiorno =D
Baratieri, Baldissera, Balestrieri... confesso che alla prima lettura sono arrivata a confondermi coi cognomi e, dal momento che i primi sono nomi storici, avrei preferito che per il giovane protagonista avessi scelto qualcosa di un po' diverso 😅😂 Ma va bene, ho riletto due o tre volte per essere sicura di distinguerli per bene, per non confondere chi faceva cosa in ogni punto della narrazione.
Riguardo al resto, trovo questo prologo molto ben scritto: ci porta immediatamente al centro della questione storico-politica creando la giustificazione dell'ucronia nel dettaglio del bambino indigeno grazie al quale si riescono a tamponare quei fattori che, nella storia, combinandosi, erano risultati fatali all'azione del Generale. Mi è piacito che partisse dalla vicenda realmente accaduta del processo e che si sottolineassero tutte le variabili in gioco: in questo modo si fornisce un appiglio solido anche ai lettori che non conoscono troppo da vicino questa parte di storia.
Ho appezzato anche la cornice a inizio e fine prologo, coi riferimenti al dipinto e al sogno di Crispi perché hanno delineato un quadro in cui non solo si fa presente un certo sentimento patriottico, ma riesce a catapultarci romanticamente in un'epoca dove si respiravano sogni di grandezza, nonostate le vite sacrificate nel tentativo di realizzarli. Inoltre hanno legato il testo, compattandolo e dandogli non solo tono ma anche ritmo. Brava!
A presto,
Ryo13
(Recensione modificata il 03/07/2019 - 11:00 am)

Recensore Master
30/06/19, ore 12:24

Ciao e e rieccomi! Davvero non mi aspettavo un finale del genere, che lascia sia il protagonista che il lettore col fiato sospeso: cosa accadrà dopo? Il nostro protagonista è un sognatore, eppure si trova a dover fare i conti con un sogno non suo. Questo capitolo inizia con la sicurezza dell’avvenuta conquista – la nuova chiesa che attende la cerimonia di consacrazione, le nuove costruzioni che affiancano quelle tradizionali – e termina con un grande senso di precarietà perché, in fondo, questo è ciò che insegna la storia: i grandi imperi crescono, si rafforzano ma sono destinati prima o poi a scomparire, lasciando traccia nella memoria e, forse, nell’esperienza. Mi è piaciuto questo finale aperto, che invita alla riflessione e si presenta come originale e non banale. Ottima la ricostruzione degli usi e costumi, che quando si parla di storia è l’elemento che mi affascina di più. Ancora in bocca al lupo e a presto.

Recensore Master
30/06/19, ore 10:22
Cap. 1:

Ciao Carme, eccomi qui a leggere le storie partecipanti al contest “Senza Tempo II”, con grande difficoltà dal momento che i pacchetti erano, a mio parere, di estrema difficoltà. Con la tua storia, ci caliamo nel mondo dei nostri bisnonni impegnati nel corno d’Africa. Dico proprio bisnonni un po’ perché i miei nonni sono nati all’inizio del Novecento e quindi queste atmosfere mi suggeriscono qualcosa di familiare, ma anche perché i nomi che ricorrono nella storia sono davvero qualcosa di molto vicino a noi. Abbiamo qui un giovane ufficiale del Regio Esercito chiamato a partecipare a un processo che ebbe luogo realmente, nell’ “altra” storia, quello contro il generale Oreste Baratieri, in esito al quale il generale fu collocato a riposo. Non vi furono altre e più gravi conseguenze per non compromettere, come spesso succede, l’onore dell’esercito. Molto interessante il quadro storico che ci hai fornito: mentre leggevo, ho fatto anche un giro sul web per approfondire qualche informazione riguardo ai fatti narrati e per vedere qualche volto, qualche foto (forse ho trovato i pacchetti difficili perché ahimè sono ignorante). Bella la figura del protagonista, il capitano Balestrieri, che ha appena ricevuto il suo battesimo del fuoco e che si pone, per ora, nella posizione di osservatore “scomodo” ma perspicace. Immagino che l’esito del processo avrà delle conseguenze anche per lui, anche se – e qui sta il bello – non riesco ancora a immaginare quali potranno essere.
Detto questo, dopo aver inquadrato i fatti la storia si appresta a entrare nel vivo e si prospetta molto interessante. La seguirò con piacere, e nel frattempo ti faccio un grande in bocca al lupo per il contest.

Recensore Master
29/06/19, ore 06:54

Buongiorno.
Il racconto è stato delicatissimo da leggere! Nella realtà la conquista di questa colonia fu terribile, le campagne in Africa furono condotte, da parte dell'Italia, spesso in modi vergognosi e disumani... fecero di tutto per sottomettere i locali.
Invece tu hai creato figure non così spietate, lo stesso protagonista in fondo non cerca il conflitto... ma non solo, sa anche ascoltare, e sa anche quello che vuole e che vorrebbe, in fondo.
Be', è stata una piacevole lettura! :)