Recensioni per
Troppo
di Dragonfly92

Questa storia ha ottenuto 30 recensioni.
Positive : 30
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
03/08/20, ore 21:23

Ciao,
Questa è la tua prima storia in cui mi sono imbattuta. È una storia particolare nel modo in cui l'hai narrata, un po' misteriosa, ma così carica di signgificato. 
È pregna di dolore e sofferenza, per come ci si vede, perchè la società ci ha educato a pensare che se sei grasso sei brutto, ma non è vero. Dovremmo invece imparare ad apprezzarci per come siamo e non credere a quello che ci dice la gente. Se già però non siamo sicuri di noi stessi e anche le persone che ci vogliono bene ci scherzano, è normale vacillare sempre di più e cadere nel pozzo senza fondo.
Non so se l'hai visto, ma un po' mi ricorda il film "Fino all'osso", anche se nel film si parla di anoressia e non bulimia, però anche lì si parla della crudeltà della malattia. Mi considero fortunata a non aver provato sulla mia pelle nessuna delle due anche se certe volte ho un po' rischiato, e quindi non so dire in entrambi casi quanta veridicità ci sia, ma a me sia la tua storia sia il film hanno toccato il cuore. Nel tuo caso, ho visto la delicatezza nel trattare di un argomento non così facile e credo tu ci sia riuscita, ed è bello come intervengono i diversi personaggi, come riconoscono le colpe, come collaborano ad aiutarsi. È bello avere qualcuno che ti ama così. Poi mi piace il pizzico di speranza che dai alla fine delle tue storie spesso, per ricordare a tutti che una soluzione c'è, non sarà facile e spesso si avranno bisogno di persone speciali, ma è possibile, perchè fore in fondo non siamo realmente soli e là fuori c'è qualcuno che realmente tiene a noi. Grazie per aver scritto e condiviso quest perla di storia.

Un abbraccio,
Fuyu No Sasayaki

Recensore Veterano
30/09/19, ore 09:58

Io... Io... sono nei ringraziamenti, e questo davvero non me lo aspettavo. Il mio nome, la mia storia... In mezzo a quello di tante autrici che non conosco e di cui andrò sicuramente a sbirciare le storie (sto segnando i nomi!). Grazie!
Victor non ne esce benissimo da questa storia: fa quello che può, come tutti noi, ma è superficiale, è cieco... Può imparare, ma sa che ogni suo sbaglio ricadrà su qualcuno che ama, che lo ferirà di più. Paradossalmente, Yura ha capito meglio come affrontare la cosa: una vicinanza silenziosa, fingere che il problema non esista, non riportarlo continuamente alla mente di Yuuri. Mangiare fette biscottate, deridere la marmellata. Povero Victor, chi avrebbe mai detto che avrebbe dovuto imparare da Plisetsky... Ma, come ci insegna il finale, si può guarire, si può imparare. La malattia non sparisce ma si impara a controllarla, a conviverci... Ci si perdona, si impara a parlare con gli altri, a manifestare il disagio in modo più sano.
Questa storia è davvero una piccola chicca, sono contenta di averla potuta leggere. <3
A presto, spero!
Pally

Recensore Veterano
30/09/19, ore 09:42

Eccomi qui! Sono tornata, più tardi di quanto avrei desiderato, ma sono tornata! Questo capitolo mi ha lasciato veramente con l'amaro in bocca: la parte di Yuuri bambino, vessato dai compagni...fa male. Fa male anche perché è impossibile non tornare con la memoria a quegli anni, al compagno grasso che prendevamo tutti in giro, al fatto che gli avevamo creato anche una canzoncina a tema... Lui non se la prendeva e non ci ha mai dato peso, è diventato un adulto perfettamente equilibrato, ma quanti danni avremmo potuto fare se così non fosse stato? Eravamo bambini, non ci rendevamo nemmeno conto delle ricadute che avrebbero potuto avere le nostre prese in giro... Ma qualcuno avrebbe dovuto fermarci. E' una lezione che è bene ricordare, a conti fatti.
Mi è piaciuta tanto anche la reazione di Yuri, che è un po' bulletto ma di fondo non cattivo, che si accorge di aver sbagliato...e che non riesce a dirlo. Non riesce a chiedere scusa, ma le sue parole nascondono esattamente questo e, per sua fortuna, sembra che Yuuri sia in grado di capirlo.
Mi tuffo sul prossimo capitolo, già sapendo che ne uscirò spezzata.
A tra poco.

Nuovo recensore
08/08/19, ore 17:10

Mi sono presa il tempo necessario prima di commentare l'ultimo capitolo. L'ho riletto. Insomma, ho messo distanza, ho fatto spazio, perché commentare di pancia non fa per me, almeno non del tutto.

Devo dire che questa conclusione serviva. Non potevamo farne a meno, in questa storia. Avevamo bisogno di vedere una progressiva rinascita, perché di rinascita si parlava. E avevamo bisogno di arrivare a "Troppo", la parola magica, la parola che fa da ponte tra l'incapacità di Yuuri di parlare e la necessità di Victor di sapere, di capire. Perché se non capisci non puoi aiutare, ma se qualcuno non sa chiedere aiuto è un disastro...

Hai scelto due scene molto forti, che mi sono piaciute. Quella a tavola, col dettaglio del fazzoletto tra le gambe. La rabbia, il dolore. Molto forte, molto bella. E la rivolta contro i complimenti. L'incapacità di credere di poter essere bello.

Bella anche quell'osservazione che hai messo all'inizio, il fatto che dare un nome alle cose e chiamarla "malattia" è parte della cura. Capire che c'è un problema e non è colpa tua. E' importante, no?

Non sono ancora convinta che Yurio abbia capito davvero cos'è successo o come ne usciranno. Sicuramente sta crescendo, ma i suoi aculei fanno fatica a integrare il dolore altrui. Invece Victor è l'eroe della situazione, da un certo punto di vista, perché non cede mai, perché non smette mai di guardare, perché si arrabbia ma pesa le parole, non lascia perdere, non rifiuta. Anche se poi chi sta combattendo la guerra è Yuuri. E quindi ci voleva la scena finale, quel pianto in bagno, da solo, che dà l'idea di quanto Victor abbia sopportato e accumulato, quanto sia stato difficile anche per lui, quanto tutto questo lo stia facendo star male. Perché è difficile stare vicino ad una persona malata ed è inutile negarlo. Sono in due a fare un percorso di uscita dall'incubo. E' dura per tutti.

Grazie mille per avermi dedicato qualche riga di ringraziamento tutto mio. Non me l'aspettavo. Io ho commentato con grande piacere questa storia, che mi ha molto intenerito ed emozionato. Chissà, magari prossimamente vorrai approfondire altro, o scriverne ancora. Aspetterò. Nel frattempo è bello confrontarsi con te nei commenti e discutere tutto ciò che abbiamo visto entrambe in quelle poche puntate. Alla prossima, spero!

Nuovo recensore
05/08/19, ore 00:44

In un momento della storia mi è salito un pensiero nervoso che mi accompagna ogni giorno: "ma perché le persone non si interessano dei fatti propri?"
La società sporca i sentimenti delle persone e le rende crudeli e cattive e invadenti. La società non vede la sofferenza, né lacrime, né paura.
Spezza gli equilibri, distrugge la mente e lascia i frammenti cadere.
Yuuri è da lacrime, come ogni capitolo di questa storia e lo è con la sua debolezza e la sua forza e con la sua voglia di riprendersi e con quella di mollare tutto.
Ogni parola è da labbra tra i denti e occhi lucidi fino all'ultima frase e una volta lì la gola è così stretta che anche respirare diventa difficile.
Leggere fino in fondo è stato molto difficile, ma non ho davvero niente da recriminarmi, perché è stata la cosa migliore che potessi fare.
Grazie per avermi nominata nei tuoi ringraziamenti. È per me un onore essere stata anche solo per un momento nei tuoi pensieri.
Mi mancherà "Troppo" e probabilmente ritornerò a godermi nuovamente le emozioni traboccanti dalle parole. Nel mentre, aspetto nuovi inizi e nuove emozioni.
Grazie.

Recensore Master
04/08/19, ore 13:46

Carissima lasciami dire che sono stata contenta di averti rotto le scatole insistendo perché terminassi questa storia e la pubblicassi ^_^
C'è un messaggio molto forte qui dentro e valeva la pena renderlo pubblico.
Sensibilizzare i lettori su un problema, una malattia, un disturbo, un'ingiustizia si può e si deve fare, non solo attraverso i canali ufficiali, si può informare e far riflettere anche attraverso un genere di intrattenimento come sono le fanfic.
In questo capitolo posso tirare finalmente un sospiro di sollievo; Yuuri ha imboccato la lunga strada che porta alla guarigione, o, se non altro, a una maggiore consapevolezza e alla cura del proprio benessere; sta imparando a volersi bene e ad accettare che anche gli altri possano volergliene in modo disinteressato.
Victor e Yura si sono rimessi in carreggiata, il nostro tigrotto si muove cauto, in un territorio che non conosce, ma non ha abbandonato il giapponesino, mentre Victor impara a "vederlo", a leggere i piccoli segnali del cambiamento, anche lui sta maturando, strano a dirsi per una persona di trent'anni, ma chi ha detto che esiste un limite per diventare adulti responsabili? :3
Grazie di aver voluto condividere questa storia, io mi siedo all'ombra con una fetta d'anguria e aspetto quello che sai... :3

Recensore Master
02/08/19, ore 20:56

Grazie mille per questa storia.. è davvero molto bella.
E soprattutto mi è piaciuta una cosa, che era essenziale anche se triste..
Che Yuuri non è del tutto guarito.. Però ora rimangia. Ora riprova il piacere del cibo. Succederà che ricadrà ma ci sarà Victor e passerà.
Comprendo quello che ha Yuuri, purtroppo abbastanza bene, non ai suoi livelli gravi e non mi metterei mai al confronto, ma lo capisco, so cosa si prova.
Però sono davvero contenta che ce l'abbia fatta, che Victor sia rimasto..
Grazie davvero per questa storia.
L'hai descritta veramente bene e senza andare sul superficiale ( come aimè può succedere).

Recensore Junior
02/08/19, ore 19:37

Grazie a te.
È l'unica parola a cui ho pensato, appena finito il capitolo, prima del tuo (bellissimo) commento finale.
Grazie per il dolore, che a volte è necessario conoscere. Non conosco e non conoscevo neppure attraverso la lettura la bulimia. Solo da un punto di vista "teorico", senza il dolore e lo strazio e il dentro. I mio modo di soffrire è altro (non migliore o peggiore, a tratti neppure meno intenso, ciao e a mai più arrivederci adolescenza, ma altro). E ho bisogno di conoscere, di capire, di empatizzare. Per riconoscere. Se non per aiutare almeno per non aggravare, per non spargere dolore sulle ferite. Come sai lavoro con i ragazzi, alcune delle loro ferite le conosco, altre le riconosco, altre no e a volte mi esplodono in mano.
Grazie per aver mostrato una guarigione che non è lineare. Che non si può dire "va beh, è passato del tempo, ne è fuori". Le cicatrici rimangono, quando piove tornano a far male, ci sono periodi in cui piove più di altri. Grazie per Victor, per i suoi tentativi maldestri, i suoi errori involontari, il suo amore sincero.
Amo Yuri on Ice per aver intravisto delle anime che tentano, con tutte le difficoltà del caso, di essere migliori, è quello che hanno fatto (è così facile continuare a immaginarli a fare) i tuoi.

Nuovo recensore
02/08/19, ore 17:45

Grazie a te dolce Dragonfly! In quest'ultimo capitolo la mia fiducia e il mio ottimismo non sono stati traditi. Ho visto uno Yurio più maturo e un Victor attento e amorevole allo stesso tempo. Yuuri inizia ad accettarsi, a perdonarsi, comprende che coloro che gli sono accanto non sono quei bambini, quel muro di bugie sembra finalmente crollare...e si ricomincia a vivere. Inoltre, solo gli sciocchi non hanno dubbi, dietro questo schermo percepisco una persona sensibile e intelligente che ha affrontato un argomento così delicato con una veridicità disarmante. Spero di leggerti ancora. A presto.

Nuovo recensore
28/07/19, ore 00:33

Questi capitoli sono stati angoscia e lacrime. È stato come essere in un attimo in paradiso e poi nell'inferno più nero. La decadenza è stata così palpabile che mi è sembrato di viverla io stessa, talmente tanto da farmi piangere.
L'umiliazione, la sofferenza, il fatto di essere sbagliato e che le parole non debbano essere recriminate perché rappresentano la verità.
Il diritto di essere tristi per sé stessi.
Questi capitoli sono stati così veri come una storia non avrebbe potuto mai.
Grazie.
Aspetto con ansia il prossimo capitolo. Baci

Recensore Veterano
25/07/19, ore 10:28

“Non fa niente.”
“Con quanti non fa niente ti sei ferito, Yuuri?
Quanti te ne sei imposti?”
“Aveva ragione.
Mi guardi.”
“Lo faccio, Yuuri.
E vedo un ragazzo che sta morendo sotto strati di non fa niente.”

Bon, tu dici questo e direi che io non ho niente da aggiungere, perché tutto è stato detto. Cosa c'è da dire di più di "stai morendo sotto strati di non fa niente"? Riflettiamo, gente.

Poi va beh, Plisetsky era ferito e un Plisetsky ferito è una bomba a orologeria, sarebbe riuscito a far saltare i nervi anche a qualcuno di meno fragile di Yuuri. Certo che è stato bravissimo a colpire nel punto giusto, a trovare il modo migliore per dare a Yuuri una botta notevole.
E idem Victor e il suo non vedere, il chiamarlo Katsudon, offrire cibo... Non ha visto, o forse non ha voluto vedere. Non è stato in grado di capire che anche una piccolezza può ferire, e ora Yuuri è distrutto e sta male e ha bisogno di aiuto.
La madre di Yuuri è inqualificabile, probabilmente parla più per ignoranza che per cattiveria, perché nessuno vuole credere che il problema sia psicologico, che sia il cibo... Eppure, è così. A volte è così e non si può far niente, anche gli insospettabili vengono feriti. Povero Yuuri, ha un sacco di strada da fare.
Ancora non capisco il reale coninvolgimento di Mila, ma lo capirò, suppongo... Fino ad allora, complimentissimi e buon lavoro!

Nuovo recensore
23/07/19, ore 22:17

Ho letto questo capitolo due volte, a distanza di qualche giorno, perché la prima non era sufficiente e perché avevo bisogno di capire che impressione mi aveva lasciato. Ne ho due, molto diverse.
La prima riguarda Yuuri e il suo percorso, la seconda i nostri due ascoltatori esterni e il loro carico di senso di colpa. La sensazione sgradevole è che nessuno dei tre sia pronto a uscire dal tunnel.
Parto da Yuuri. La scena che ci hai proposto è molto forte e molto dura. Raccontare queste cose a delle altre persone, quando ancora si è così scoperti, dev'essere terribile. Non so se Yuuri fosse proprio pronto, di certo ha sofferto tanto, ma con ricordi simili non poteva che soffrire tanto. Mi è piaciuto (se così si può dire, perché "piaciuto" non mi pare proprio la parola adatta) tanto il momento in cui Yuuri pensa che non gli stanno chiedendo perché non reagiva, perché non si rifiutava di mangiare. E' proprio lui, che cerca una colpa anche nel non essere stato capace di proteggersi. Decisamente questa cosa la sento. Invece il suo momento di riappacificazione con Yura mi ha lasciato un certo amaro in bocca. Perché a pelle la sensazione è che ancora una volta sotto sotto sia "Sì, ho capito, ci stai male anche tu. Non ti preoccupare, non è successo niente. Non è importante." Magari mi sbaglio, ma Yuuri non mi ha convinto, non lui come caratterizzazione, lui come "risoluzione".
Allo stesso modo penso che Yura non abbia capito niente, a livello profondo, che sia confuso e spaventato e arrabbiato ma che davvero quello che è successo e la sua parte in tutto questo non l'abbia ancora accettata. Non è capace di chiedere scusa, di dire che è dispiaciuto, di dire che ora capisce. Ancora una volta il suo modo di esprimersi è stringere i denti, corrucciare lo sguardo e usare un insulto. Non è cattivo, è che è immaturo e impreparato e terrorizzato dalla vita e dai sentimenti. Come Tenar e io ci divertiamo a dire ogni tanto, è emotivamente maturo come un rametto di ginepro. E mi spiace per lui, che questa batosta dovrà in qualche modo digerirla, ma avrà bisogno di tempo e dei suoi modi. Non sarà facile.
Non sarà facile nemmeno per Victor. Fa tenerezza sì e no, perché comunque qualche dubbio doveva averlo, ma mi è piaciuto come hai sottolineato una cosa molto vera: non soltanto è un allenatore senza esperienza, ma è un uomo che non ha vera esperienza nemmeno di relazione di coppia seria e che, trovato Yuuri, ha avuto il terrore di perderlo per la propria invadenza, per la propria eccessiva sollecitudine. Molte volte non si fa il bene delle persone per paura di perderle, anche quando si vede in modo più chiaro di Victor in questo caso la gravità della situazione. Anche per lui è un peso grande da portare, qualcosa che non sarà facile perdonarsi e che non potrà mai dimenticare. Sono curiosa di come le cose si muoveranno nell'ultimo capitolo.
C'è una mancanza grande, quella di Hiroko. Giustamente a te interessava ora approfondire con i nostri 3 protagonisti e ci mancherebbe altro. Nel percorso di guarigione, però, il rapporto con la famiglia non può rimanere fuori. In qualche modo lo avranno dovuto affrontare e temo sia stato persino peggio di quanto possa esserlo con Yura e Victor. Yura può disprezzarlo per la sua debolezza, Victor può lasciarlo per averlo visto grasso e disgustoso, ma gli occhi della mamma hanno un'importanza totalmente diversa e il senso di colpa che genererà in entrambi il confronto sarà da spezzare il cuore. Forse è meglio, in effetti, non doverlo affrontare di fronte a noi...
Sono davvero ansiosa di vedere come hai pensato di concludere questa storia. So che tu credi fortemente nel potere dell'amore e credo che ci sia un grande messaggio di speranza in ciò che stai scrivendo. Voglio proprio vedere come ci saluterai alla fine di questa triste discesa nell'inferno di Yuuri. Voglio vedere la luce al di là del tunnel. A prestissimo.

Recensore Junior
21/07/19, ore 12:32

E tu che avevi dubbi su Victor e il suo comportamento! Non eri convinta!!
Inizio col dirti che ho pianto, per tanti motivi.
Perché era necessario che Yuuri si svuotasse, che Yuuri parlasse, che Yuuri urlasse ai diretti interessati e non ciò che stava sotto a quel panino, sotto al mangiare e vomitare.
Questo è il primo passo, ammettere a sè stessi e a chi vorremmo ci aiutasse, capisse e a chi con noi volente o nolente ha sbagliato quale è la cosa che ci fa sentire pieni. Pieni negativamente.
Yuuri, mio caro, io qui ho pianto perché ci sei riuscito. Perché è andata bene, perché non hai passato quello che ho passato io.
Io sono felice per lui. Per me non è stato altrettanto semplice, ci sono voluti così tanti anni... Ci sono volute così tante cose brutte per riuscire a farmi capire nonostante le urla e le cose dette.
E ho pianto anche perché ho sentito in maniera forte e tangibile, quanto è brutto e doloroso quello che ha attraversato e subito.
Yura è stato così bello nel suo essere... Gli ha fatto capire che non pensava la stessa bruttura di Yuuri, e gli ha fatto capire che ha capito di aver sbagliato, di non essere stato così sensibile e di aver sbagliato a non conoscerlo di più all’inizio.
Esattamente come Victor.
Yuuri aveva qualcosa dentro, che non faceva vedere, che nascondeva dietro a quelle risate, a quella contentezza per i “sei in forma!”, che volevano dire “non sono come dicevano gli altri bambini! Non faccio schifo come dicono gli altri!”.
Quelle erano delle piccole e grandi vittorie per Yuuri, peccato che non avesse risolto i problemi di fondo.

Tu non dovevi dubitare del comportamento di Victor...
G, e chiunque abbia avuto dubbi...
Il mio Victor mi ha detto che avevo i fianchi larghi.
Lo ha detto così, in maniera giocosa.
Mi vedeva ridere lui, come Victor vedeva ridere Yuuri.
Eravamo insieme, eppure eravamo degli sconosciuti.
Così come Victor e Yuuri.
Ci sono delle cose che hanno faticato a dirsi... Yuuri sentiva troppo dolore e non voleva mostrarglielo.
Perché se non lo mostri, lui non saprà mai quanto schifo sei in grado di suscitare e di conseguenza la probabilità che lui ti abbandoni per lo stesso schifo è, nella tua testa praticamente nulla;
non mostrarlo equivale a non parlarne e nella tua testa equivale alla possibilità di dimenticarlo, poco a poco (i mille non fa niente, servono anche a questo).
Ma come possiamo pretendere che Victor, nonostante ami Yuuri, possa capire, possa correggersi, se Yuuri stesso non ne ha parlato? Se Yuuri stesso vuole nasconderlo?
Yuuri ha fatto un passo enorme parlandone. Ha dato a sè stesso la possibilità di rinascere e ha dato la possibilità a Victor di capirlo, di correggersi e di imparare ad amarlo comunque.
Victor è stato cieco, sì, sicuramente, o meglio si è volontariamente reso cieco pur di essere accomodante con Yuuri e non rischiare di perderlo, ma non possiamo pretendere che tutti abbiano la stessa nostra sensibilità, soprattutto se in certe situazioni non ci si è mai trovati.
Victor l’ha comunque amato, è stato poco attento, superficiale, ma l’ha amato.
Quello che mancava al rapporto fra loro doveva partire da Yuuri, doveva aprire la porta del suo mondo, ciò che è successo in questo capitolo li renderà complici, ciò permetterà al loro rapporto di raggiungere un nuovo livello.

Come possono i bambini avere questa cattiveria?
Guardate, sono passati anni. Tanti.
Io ancora non ho trovato una spiegazione.
Però ad oggi, guardando il panino, il cinghiale come nomignolo nel mio caso, penso che si crei una cosa, un senso di gruppo, di appartenenza, di accettazione quando si prende di mira una persona che ha qualcosa di diverso dagli altri. Perché gli altri seguono ciecamente chi si comporta così? Secondo me perché o chi ha preso in giro è considerato figo o perché appunto lo vedono che non è diverso da te, ed io, onestamente non penso che potrò mai capire.
La verità è queste persone non sono niente senza di questo senso di appartenenza. Sì anche i ragazzini di 11 anni, anche loro hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di sentirsi accettati dagli altri.
Comprendo il volersi sentire parte di qualcosa, di sentirsi importanti, credo sia un bisogno primario dell’uomo, ma no, non capisco e non giustifico il volerlo fare giocando sulla pelle degli altri.
Ma il problema esiste, ed è reale. Molto più frequente di quello che si possa pensare.

Ora comunque, la porta sul mondo di Yuuri è aperta.
Ora sta agli altri saper rispettare e amare quel mondo e sta a Yuuri stesso accettarlo e fare altrettanto con loro e con se stesso.

Io comunque ti ringrazio, mi hai commossa.
(Recensione modificata il 21/07/2019 - 12:36 pm)
(Recensione modificata il 21/07/2019 - 05:24 pm)

Recensore Junior
21/07/19, ore 11:33
Cap. 1:

Era una delle prime uscite con il mio Victor: un classico, il cinema, uscita a quattro, con suo fratello e la sua ragazza, fra l’altro mia amica.
Io ricordo che avevo in mano una confezione di pop corn.
Io, i miei 25kg in più e Degli innocenti pop corn da mangiare durante il film.
Ho letto il tuo capitolo e ti sei immaginata e hai descritto bene attraverso Yuuri la mia reazione quando il mio Victor mi ha detto che avevo i fianchi larghi (e il suo l’ha chiamato porcellino).
Rabbia. Verso lui, che fra l’altro era magrissimo. Quei pop corn li ho regalati a un bambino che era lì.
Vergogna, verso di me.
Facevo schifo anche a Victor, che io amavo.
Mi avrebbe lasciato sicuramente per un'altra più bella, più magra, magari anche bionda, con meno problemi.

L’episodio del panino è stato un pugno nello stomaco di nuovo.
Se mi facessero la domanda: “Quando è iniziato tutto?” cosa risponderei?
Ci sto pensando.
Ma la risposta è sempre quella che ho dato nel capitolo successivo.
La mia mente ha mescolato le carte, i ricordi. E qualcuno è cancellato o nebuloso. Non ricordo se prima del panino ci sono stati malesseri, o se il panino è stata in realtà una miccia che ha fatto esplodere tutto, tuttavia propendo ancora per quest’ultima.
Mia nonna mi diceva “rospa” o “sei più larga che lunga” da prima del panino.
I rapporti con mio padre iniziavano a vacillare.
Poi sono arrivati loro con un panino, il panino va mangiato mordendolo.
A detta loro io sembravo un cinghiale.
Non avevo colpe a mangiare normalmente un panino, a mangiarlo esattamente come facevano loro.
Però a detta loro, per me era diverso.
Allora ho pensato di farlo spezzandolo in piccoli pezzi.
Dei bocconcini, di mangiarlo come lo avrebbero mangiato le principesse, quelle fini ed eleganti, non dei rozzi cinghiali.
Ho pensato che i pezzetti fossero la cosa più carina da vedere.
Ancora oggi lo spezzo.
E da lì ho cominciato a spezzare ogni cosa che andava morsa come un panino.
Crackers, banane...

Sì da lì tutto è iniziato, ma non è vero.
Sotto il panino c’era un mondo...


Ps: Sì hai fatto un lavoro egregio. Delicato, in punta di piedi. Mi fido, e riconosco il tuo potenziale e stimo la tua anima. Per questo motivo voglio scoprire mano a mano la tua storia. Non ho bisogno di leggerla tutta prima.
Ho piena fiducia. Già lo sai.
(Recensione modificata il 21/07/2019 - 11:36 am)

Recensore Junior
21/07/19, ore 11:09

Mia cara G.,
comincio da questo capitolo.
Leggerlo mi ha riportata indietro...
Ma non tanto: sai ci sono ancora tante cose che ancora mi porto dietro.
Il mio rapporto col cibo è migliorato, riesco a concedermi di mangiare cose considerate grasse senza che io provi sensi di colpa, senza vedermi enorme, senza pensare a nulla.
Poi ci sono dei giorni in cui mi guardo e mi vedo schifosa, non mi piaccio.
Non mi sono mai fermata a pensare però se in quei giorni ho qualcosa che mi tedia dall’interno.
A volte ho ancora delle reazioni strane. Tipo qualche giorno fa mio padre mi ha detto che devo camminare almeno 3,5km al giorno perché a causa di un problema congenito alle ginocchia, ho bisogno di rafforzare e asciugare le cosce (esattamente come ha fatto lui).
Ho pianto all’istante.
Mi sono sentita grassa.
Di nuovo.
E credimi che non l’aveva detto in maniera offensiva, anzi! Ma io non riuscivo a parlare, piangevo solamente.
Se ripenso al passato, vedo me che non mangio quando qualcosa mi preoccupa in maniera negativa, quando c’ è una situazione per me troppo grande da sopportare, come la malattia di mia nonna. Lì contavo le calorie di ogni biscotto che ingerivo.
Lí avevo fatto spaventare mia madre. Lí ha proprio visto.
E qui ci ho visto la tua Hiroko, che si è accorta e non si è accorta allo stesso tempo.
Prima di contare le calorie io mangiavo, mangiavo tanto. Mangiavo il triplo quando mi offendevano (e ti dirò che la prima ad offendermi era proprio quella nonna che poi si è ammalata).
Mi sentivo sola e mangiavo.
Mangiare placava il mio malessere.
Mangiando però istigavo ancora più la gente, i miei compagni di scuola che mi chiamavano cinghiale, come sai, a prendermi in giro.
Io non avevo un rapporto idilliaco con mio padre. Anzi.
Ero diversa dagli altri, volevo così tanto somigliare loro eppure non ci riuscivo. In niente, partendo dal fisico, passando ai rapporti coi genitori, fino ad arrivare alla vita nella sua totalità.
E mangiavo.
Era un circolo vizioso, un cane che si morde la coda.
Mia madre qua non se n’era accorta.
Mi ha poi rivelato che vedendomi mangiare era contenta, lo considerava un segno di salute.
Mi vedeva triste, ma finiva lì, erano cose che non si potevano aggiustare, perché per quanto riguarda la vita, se un genitore diceva di no era no, senza spiegazioni. Se un genitore diceva e faceva determinate cose era giusto e non c’era possibilità di appello.
Quando non mangiavo, quando contavo le calorie ai biscotti allora sì che se n’era accorta, lì su quel terrazzo mi aveva detto che la malattia la spaventava, perché non ci sono pastiglie, sciroppi, supposte che tengano.
Lì è la mente. Lì non sapeva come potermi aiutare.
Ci sono tante cose qui di me che vedo in Yuuri e tante degli altri che vedo in altri personaggi.

La pienezza che sente Yuuri, sì è quella il problema, è quello che sta sotto la superficie, quello che sta sotto al mangiare e vomitare, al mangiare per riempire, al non mangiare per svuotare.
E io come ho fatto a uscirne?
Lì c’entra un po’ Victor, il mio Victor, quello che all’inizio della nostra storia mi diceva che avevo i fianchi larghi in maniera affettuosa, mentre avevo i pop corn in mano (quei pop corn li ho regalati seduta stante a un bambino).
Quel Victor di cui vorrei parlare poi.
Ma molto ho fatto da sola (non avevo nemmeno una Mila ad aiutarmi, nessuno).
Ne sono uscita, ma ancora porto qualche cosa dietro.
In fondo ho ancora delle cose che mi riempiono la testa.

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