Recensioni per
Fenditure
di mystery_koopa

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/09/20, ore 15:35
Cap. 1:

Secondo classificato

mistery_koopa
Fenditure

Tot: 49.5/50


Stile: 14.5/15

Il tuo stile è estremamente particolare, maturo e sicuramente frutto di un lungo e ragionato lavoro: all’interno del testo non sono presenti errori di nessun tipo, né grammaticali né sviste. Ho molto apprezzato la cura che hai impiegato nella stesura del testo, che è una perlina limata in ogni sua parte. Usi un lessico ricco e variegato che, però, non risulta mai pesante o eccessivo in nessuna parte della narrazione. La narrazione, scritta quasi totalmente in prima persona (ad eccezione della frase conclusiva, dettaglio che mi è risultato estremamente gradito), è fluida e scorrevole. Sebbene sia una storia prevalentemente introspettiva, non mancano passi descrittivi che aiutano il lettore a contestualizzare ciò che si sta narrando.
Interessante anche come hai fatto intuire l’ambientazione (e qui spero di aver intuito correttamente, altrimenti dovrò restituire la laurea), ovvero la Prima Guerra Mondiale. Ammetto che per un secondo ho pensato anche che potesse essere la campagna in Russia di Napoleone, ma poi la descrizione dell’ambiente mi ha fatta propendere per la Grande Guerra. Ma, comunque, è una scelta che ho trovato estremamente interessante: quando qualcuno scrive di questo periodo, generalmente tende a concentrarsi sull’aspetto che umanamente è considerato il più crudele, ovvero l’utilizzo del gas, ma devo ammettere che questa lettura alternativa non mi è dispiaciuta.
L’unico, minimo, appunto che posso farti è di prestare attenzione all’utilizzo degli aggettivi: ho notato che spesso tendi ad accostarne due di significato molto simile, come ad esempio nella frase iniziale “logora e sporca”, con il rischio di rendere ridondante il concetto che stai esprimendo. Ovviamente, nonostante questo piccolo appunto, il mio parere rimane più che positivo.

Originalità: 10/10

Che dire, come già ho anticipato in precedenza, questa storia è inequivocabilmente originale: sia per la scelta di ambientarla in un contesto storico un po’ più “di nicchia”, sia per la storia in sé. Generalmente mi viene detto che sono una persona difficile da sorprendere, ma questa storia ci è riuscita. Leggendola ho avuto difficoltà a prevedere dove volessi andare a parare, quale fosse, in un certo senso, lo scopo, di questa narrazione. E poi, boom, sono arrivata alla conclusione che mi ha (piacevolmente) sorpresa.
Molto interessante anche l’utilizzo dell’elemento della montagna, che ho trovato insolito e, fin dal titolo, mi ha incuriosita parecchio.
In poche parole, con questa storia, che tu stesso hai definito “un’arma a doppio taglio” hai catturato la mia attenzione. E se riuscito a tenerla focalizzata sulla lettura per tutta la durata del racconto, non c’è mai stato un momento in cui ho smesso di domandarmi cosa sarebbe successo in seguito, che è un grande pregio, specialmente per una storia così breve.
Una menzione d’onore anche per il titolo, che mi ha incuriosita moltissimo e ho trovato estremamente coerente con la storia.

Gradimento personale: 10/10

Come probabilmente avrai capito da quanto ho scritto negli altri parametri, questa storia mi è piaciuta moltissimo: ho trovato interessante sia il come hai scelto di narrarla, sia la narrazione in sé. Mi è quasi dispiaciuto, che sia durata così poco, sebbene pensi che qualunque altra aggiunta per “allungare il brodo” probabilmente si sarebbe rivelata superflua.
Ho trovato questa storia un eccellente connubio tra uno stile accattivante e una profonda introspezione del personaggio principale, che hanno reso Fenditure un racconto decisamente irresistibile. Ammirevole come, con pochissimi tratti, tu sia riuscito a delineare un contesto così affascinante, che spetta al lettore dover contestualizzare: una scelta che, a parer mio, si è rivelata vincente.
Mi permetto di citarti anche la frase che, secondo me, riassume l’intero senso di questa storia: “Ero partito per conquistare le montagne, ma loro avevano conquistato me”, se ti posso dare un consiglio spassionato e che non ha influito sulla valutazione, io l’avrei vista molto bene nell’introduzione.
Insomma, bella, bella e ancora bella. Mi scuso per la valutazione così breve, ma questa storia mi ha proprio conquistata.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

La storia prevede un solo personaggio, che è protagonista e narratore: una situazione che, potenzialmente, poteva rivelarsi distruttiva e che, invece, ha reso questa storia una vera e propria perla. Avere in campo un solo personaggio ti ha permesso di descriverne i pensieri in maniera quasi assordante, opprimente: nel corso della lettura mi sono convinta di sapere ormai tutto, di chi parlava, quando invece non sapevo il suo nome, o com’era fatto. Una scelta davvero coraggiosa, seppur interessante, la tua.
Ho interpretato (e qui sentiti libero di correggermi, se dovessi aver interpretato male) questa tua scelta, quella di non dare un nome al protagonista, come un descrivere un vero e proprio everyman della Grande Guerra, un qualunque soldato di una qualunque battaglia.
È interessante anche come il rapporto con la montagna suggerisca anche alcune informazioni sul protagonista, come ad esempio la sua solitudine. Ti rinnovo ancora una volta i miei più sentiti complimenti.

Utilizzo del genere Angst: 5/5

La storia è opprimente, un grido assordante che riesce a farti tremare. È di una drammaticità quieta, quasi poetica, che cattura e non ti abbandona nemmeno dopo la fine della narrazione. Un ottimo esempio di una storia Angst al 100%.

Recensore Junior
11/07/20, ore 18:50
Cap. 1:

Ciao.

Le montagne mi mettono malinconia come poche cose al mondo, specie di notte. E questa storia di guerra mi fa pensare a tutti i soldati nostri e austriaci che sono ancora sepolti là in attesa vana che qualcuno li trovi.

E i sopravvissuti sono usciti da quelle trincee mojìntuose ma le trincee montuose non sono mai uscite da loro

Complimenti e in bocca al lupo per il contest(partecipo anche io)

Recensore Master
25/12/19, ore 15:11
Cap. 1:

Oh, mystery-kun! si vede che sono proprio antinatalizia, perché ho scelto il giorno d'oggi per questa storia che ovviamente avevo già letto.
Hai detto una cosa giustissima: la montagna ti costringe ad affrontare te stesso, è uno specchio terribilmente onesto di cosa hai dentro. Qualcuno potrà sostenere che anche il mare è così, ma penso che - come ho sentito tantissimo in questa bella e tragica storia - invece siano cose diverse. Il mare ti mette a rischio, ma l'acqua è avvolgente come un abbraccio materno, mentre la montagna non fa sconti. Ovviamente hai scelto l'ambientazione storica (prima guerra mondiale? dimmi che non ho sparato stupidaggini)per dare profondità al personaggio del ragazzo - che elegantemente non ha un nome - per mostrarci le reazioni umane. La Morte è alle costole del protagonista, gli sfiora le tempie, lo aggredisce con la visione di cadaveri intornoa lui, e sono quelli di altri giovani con i quali, forse ha diviso un pasto quel giorno. Ho pensato tanto ad un bellissimo documentario - su Ulisse, forse?) su Caporetto e le altre battaglie perse dagi italiani, mostrando i rifugi dove sono rimasti intrappolati i soldati colti di sorpresa - esteticamente ti ho ritrovato molto in quel filmato.
La montagna è pura, eterna, indimenticabile. Sono rimasta malissimo, perchè temevo ma non ero proprio certa che il ragazzo sarebbe morto suicida, poi. Ma non può più vivere in altro modo, ne vivere lì, può solo restare per sempre dov'è
una storia adulta e difficile, curatissima, ma è quello che mi aspetto da te
baci tristi,
Setsy

Nuovo recensore
17/08/19, ore 21:33
Cap. 1:

Terza classificata (pari merito):

Fenditure \ mystery_koopa


- Grammatica e stile: 10\10;

Grammaticalmente non ho nessuna considerazione da farti. Non ho riscontrato errori di alcun tipo, e la punteggiatura è perfetta. Lo stile l’ho trovato molto evocativo. Utilizzi tanti aggettivi e avverbi, che mi hanno permesso di vedere e di sentire nei minimi dettagli tutto ciò di cui parlavi: dalle descrizioni delle scene di guerra e delle montagne, all’introspezione del personaggio, tutto è arrivato (e mi ha colpito) perfettamente. Il lessico da te utilizzato è molto poetico, scegli vocaboli che non sono affatto scontati, tuttavia risultano essere sempre perfettamente coerenti con il resto della frase. Cioè, non li utilizzi solo per arricchire la storia da un punto di vista ‘estetico’, ecco! Si vede che hai un’ottima padronanza e conoscenza del linguaggio italiano, e questo ti ha permesso di dare sfumature molto ricercate, ma sempre adatte, alle descrizioni e al tuo scritto in generale. Inoltre, sono tutti vocaboli molto armoniosi, proprio dal punto di vista del suono in sé. Ottimo lavoro per le ripetizioni, non ne ho trovato nemmeno una! Sei stato in grado di amalgamare perfettamente la parte introspettiva alle scene più ‘fisiche’ e d’impatto, caratteristica che ha reso il tuo testo incredibilmente dinamico e scorrevole allo stesso tempo. La lettura è davvero volata, il fatto che fosse breve è davvero poco rilevante, con questo tuo modo di scrivere anche 50.000 parole non si sarebbero sentite. Vorrei farti una critica costruttiva, se possibile, ma è una cosa talmente poco evidente (anzi, per nulla) che non ha comportato la detrazione di alcun punto. Molto spesso, nelle descrizioni, tendi a utilizzare sempre una coppia di aggettivi, o una coppia aggettivo-avverbio. Questa caratteristica compare spesso, tuttavia durante la prime letture non emerge. Io me ne sono resa conto dopo un bel po’, però pensavo fosse comunque giusto dirtelo. Passo un attimo a farti degli esempi, presi dalla parte iniziale del tuo testo:
- ‘… a pacificare la mia mente logora e sporca.’
- ‘… con essa scendeva un silenzio innaturale, assordante …’
- ‘… sfiorando quella stessa neve che sotto la pallida luce diurna mi congelava le mani…’
- ‘… come durante una veglia religiosa che procedeva ininterrotta dall’inizio di quell’inverno…’
- ‘… ne cingevano le vette come celestiali drappi funebri…’
- ‘… i cori dei torrenti che solo durante le ore di buio riuscivo a immaginare limpidi e non insanguinati…’
Ecco, secondo me in alcuni casi ti saresti potuto limitare, selezionando soltanto un termine per descrivere quella determinata scena o tematica. Ripeto, l’armonia della lettura non ne risente affatto, tuttavia se proprio dovessi trovare l’ago nel pagliaio potrei dirti questo. Inoltre, è anche una questione di gusto personale, magari la coppia di aggettivi è un tuo modo di descrivere per attribuire dinamicità al testo. Io ne avrei fatto a meno in un paio di frasi, ma capisco benissimo che questa considerazione possa variare da persona a persona! Per chiarezza anche nei confronti degli altri partecipanti: non ho sottratto punti perchè non è una caratteristica che mi ha infastidito durante la lettura, è semplicemente una nota che potrebbe servire a te come autore.

- Utilizzo pacchetto: 4\5;

Hai scelto il pacchetto ‘distillato della morte vivente’, che obbligava il protagonista ad avere una dipendenza, di qualunque tipo, nociva e malsana. Nella tua storia, o per lo meno da quello che ho capito io, il personaggio principale resta ammaliato dalle montagne, che nel periodo di guerra lo hanno aiutato a ricordare chi era, a non perdere totalmente la propria umanità, al punto che nel tuo testo sono addirittura personificate. Purificavano la sua mente, e durante l’alba scrivi di come riuscisse a sentirsi libero soltanto guardandole. Quindi, come elemento della ‘dipendenza’ considererei questa necessità di appartenere e di voler restare in questo posto, un desiderio e un bisogno talmente impellente da portare il protagonista, sopravvissuto, a ritornare tra quei monti anche dopo il termine della guerra. Non ti attribuisco il punteggio pieno perché comunque questa dipendenza doveva essere ‘negativa’, mentre nel tuo caso le montagne fungono da elemento ‘balsamico’. La conclusione, che porta il protagonista alla morte, potrebbe essere vista invece come un elemento negativo, come se la dipendenza da quel luogo fosse talmente forte da portare il personaggio a scegliere di uccidersi, però in questo caso mi sembrerebbe una teoria troppo tirata. In realtà, io penso che il protagonista fosse ovviamente sconvolto dal suo passato e dalle sue esperienze, perciò scegliere di togliersi la vita tra i monti mi è sembrato più un ultimo gesto per cercare pace, visto che riusciva a trovarla solo lì. Spero di essermi spiegata, ma faccio un riassunto per chiarire le cose: l’elemento ‘dipendenza’ c’era, tra l’altro era molto originale e inaspettato, la dipendenza da un luogo non è affatto scontata. Poi, la causa scatenante iniziale c’era, in questo caso la traumatica esperienza della guerra, l’elemento ‘nocivo’ che doveva invece caratterizzare la dipendenza non c’era, perché in questo caso era un’assuefazione positiva, sempre secondo la mia interpretazione personale.

- Caratterizzazione personaggi: 5\5;

Ho adorato la caratterizzazione del tuo personaggio. Soltanto scrivendo la valutazione mi sono resa conto di non sapere nemmeno il suo nome, e ho riletto il testo più volte perché mi sembrava impossibile: la sensazione di conoscerlo era così radicata che un nome doveva essere comparso, per forza! La cosa stupefacente è che non soltanto è senza nome, ma hai avuto anche poche righe a disposizione. Secondo me, un elemento vincente è stato quello di utilizzare la prima persona singolare, che ha subito avvicinato empaticamente il lettore alla voce del protagonista. Sembrerebbe come se te lo stesse raccontando di persona, il suo passato, ciò che ha visto. Le descrizioni, inoltre, sono state fondamentali ed evocative, il che ha subito attribuito ancor più ‘tridimensionalità’ al tuo personaggio. Poi, nonostante il tuo lessico sia ampio e ricercato, non sfocia mai in qualcosa di troppo forbito o barocco, di conseguenza sembra proprio che sia la voce di un uomo, a parlare, un uomo che quelle cose le ha vissute per davvero. Il finale, per questo motivo, mi ha proprio spezzato il cuore, perché in pochissimo tempo sei riuscito a farmi affezionare a lui, perciò mi è dispiaciuto moltissimo, mi sono commossa!

- Gradimento personale: 5\5;

Questa originale l’ho adorata. Innanzitutto, l’elemento della montagna è sempre affascinante, io stessa tendo spessissimo a ricercarlo nei libri e nelle storie che leggo, mi piace davvero tanto e riesce sempre a dare spunti e riflessioni nuovi. Tu l’hai trattato brillantemente, con la giusta delicatezza e importanza. Hai unito un’introspezione davvero molto profonda a un evento traumatico come quello della guerra, con tutte le sue conseguenze sulla vita e sulla mente dei sopravvissuti. Non sei stato affatto superficiale, e ti sono servite poche parole per riuscire a trasmettere davvero moltissimo. Ho apprezzato tanto le descrizioni, come già detto nella prima voce, che sono state capaci di teletrasportarmi, letteralmente, ho visto proprio l’alba di cui parlavi, le stelle che vedeva il protagonista di notte, e altri paesaggi splendidi, insieme allo strazio del campo di guerra. Questa tua caratteristica di contrapporre scenari meravigliosi ad altri più dolorosi (come la parte in cui scrivi delle urla e della morte dei soldati) ha attribuito molta profondità al testo, rendendo tangibile sia la parte bella, che quella brutta. Insomma, una storia assolutamente dinamica ma ben amalgamata, che ha saputo stupirmi per tanti aspetti mantenendo un equilibrio assolutamente impeccabile, in pochissime parole. Complimenti per il titolo, una parola meravigliosa che ha sia il significato della montagna, cioè le fenditure dei monti, che quella di ‘ferita’ fisica, o dell’animo. Ho apprezzato moltissimo come tu abbia deciso di personificare la montagna, rendendola viva ma lasciandole sempre il suo ‘ruolo’ di entità superiore. Questo testo mi ha davvero colpito. La frase finale ‘Nessuno vide quell’uomo solitario gettarsi in una fenditura della roccia. Nessuno, tranne la montagna.’ è stata una conclusione tragica, ma perfetta.

- Punti bonus: 2\2

- Totale: 26\27

Recensore Master
13/07/19, ore 16:21
Cap. 1:

Ciao carissimo,
da dove cominciare a commentare questo piccolo frammento?
Innanzitutto complimenti per le figure retoriche, davvero evocative. Adoro la montagna e lo spirito che incarna, quindi mi sono sentita molto in sintonia con lo scenario da te descritto: scenario che acquisisce maggiore significato agli occhi del protagonista che, pur non avendolo mai visto in vita sua prima della guerra, lo elegge a dimora del suo eterno riposo.
Ed è vero: la montagna, incontaminata e selvaggia, è un luogo di libertà. Non so se lo fosse anche per quei soldati che combattevano al fronte durante la prima guerra mondiale, ma mi piace pensare che qualcuno abbia voluto porsi queste domande mentre contemplava la magnificenza delle vette, solide e incrollabili eppure indifferenti alle vicende umane.
E qui si potrebbe fare una lunghissima disamina sul significato della guerra, che in un certo senso svela la vera essenza degli uomini e li mette a contatto coi loro lati più reconditi, e anche sulla sacralità di certi paesaggi, ma lascerò che siano le tue parole a farlo per me.
Davvero un bel componimento, bravissimo!

Nuovo recensore
12/07/19, ore 18:19
Cap. 1:

Ciao! La storia è molto bella, ben curata anche nello stile.
Mi è piaciuta questa tua maniera di utilizzare l'introspezione: in questo modo colpiscono sia i pensieri del protagonista che le immagini visive delle montagne imponenti.
Per il finale non avrei saputo cosa aspettarmi, visto dopo la fine della lettura pare quasi l'unico possibile ma sul momento mi ha sorpreso, l'ho trovato in linea con la trama. Come sempre bravissimo ;)
Un caro saluto, H.

Recensore Master
10/07/19, ore 22:34
Cap. 1:

Ave M-K, ci porti su cime aguzze, picchi e nevai, stile Pirenei, che splendore! Un racconto introspettivo, denso di sensazioni perfette e coese del soldato senza nome, con dettagli intarsiati e da miniatura, perfetto, in sintassi e grammatica.
Le montagne come rilievi di persone vive, lontane come pagane e innocenti divinità, che guardano dai loro olimpionici nidi d’aquila la pochezza degli umani e delle loro guerre, avvolgendoli nelle loro nebbie, non sono affatto soli.. una sorta di buen retiro, per quanto drammatico. Il nostro protagonista ne è ben cosciente e consapevole, si crea un trait d’union.. until the end (This is the end my beautiful friend, sang Jim Morrison, The Doors), nella spaccatura, la stilla del rimpianto.
Good the open ending..

Good job as usual and my best wishes for the contest.
A la prochaine JQ

Recensore Master
10/07/19, ore 16:39
Cap. 1:

Ciao!
Partecipiamo allo stesso contest e sto leggendo tutte le storie iscritte e sono anche molto felice di aver letto la tua ^^
Che dirti, punteggiatura e ortografia sono perfette quindi complimenti!
Non ho molto tempo libero al momento quindi ho apprezzato particolarmente la brevità della storia che comunque non fa mancare nulla.
Nonostante non sia molto lunga e non si conosce molto bene il personaggio, nonostante sin da subito si riesce a intuire come andranno a finire le cose (e quindi c'é una preparazione psicologica xD) alla fine ci si rimane male. Povero ragazzo! :(
Molto bella l'idea della cornice (la montagna appunto) e del farci conoscere anche se poco il protagonista attraverso i suoi pensieri.
Davvero complimenti ^^ sei stata bravissima.
A presto! Spero di poter leggere a breve qualcos'altro di tuo ;)
Ciaoooo

Recensore Master
10/07/19, ore 14:41
Cap. 1:

Un racconto molto bello. Hai saputo descrivere i monti, in particolare quelli del Nord/Nord-est d' Italia,
particolarmente bene. Peccato questo finale... Specialmente per gli ipotetici anni in cui questa storia
si svolge, almeno per quanto sembra a me. Io credo anni trenta/cinquanta del secolo scorso. (Anche
se poi una simile storia potrebbe essere rapportata a svariate altre epoche) E' un' opinione tutta mia,
ma credo sia difficile immaginare un reduce della Grande Guerra, tanto amante dei monti, oltre tutto
custodi di tanti suoi commilitoni perduti e anche sepolti, tornare in quei luoghi soltanto per suicidarsi
e non piuttosto, catturato dall' incanto e dalla vita ancora ben presente in quelle vallate (oggi non è
sempre così) per ricavarvi una nicchia esistenziale per il resto della sua vita. Forse un "lasciarsi mori-
re" sarebbe stato più adatto in una storia come questa. Uno stare lì, seduti, perduti in una contempla-
zione eterna.
Un caro saluto

Recensore Master
10/07/19, ore 07:01
Cap. 1:

Buongiorno.
Hai affrontato la tematica delicata della guerra, ma, appunto, l'hai fatto davvero molto delicatamente.
Una narrazione pacatissima, anche dolce... dolce nonostante il dramma che si consuma lentamente tra le sue righe, fino a un finale triste.
Buona giornata :)

Recensore Master
10/07/19, ore 00:02
Cap. 1:

Ciao Mystery!
Una storia sulla montagna non potevo assolutamente perdermela. Anche stavolta ti sei dimostrato pienamente all'altezza della situazione (e non a caso parliamo di altezze) con questa storia introspettiva ma soprattutto carica di sensazioni, di dettagli preziosi, di immagini vive. Le montagne come profili di persone vive, remote nella loro maestosità, simili a divinità che vegliano dall'alto su quel piccolo, affaccendato formicaio che è il mondo degli uomini. Non si tratta però di entità distanti, impassibili: da loro il nostro protagonista si sente circondato, avvolto e protetto. Guardato, forse, con benevolenza. Da sempre, nella storia dell'uomo, la montagna si lega al divino, come dimora delle divinità o luogo in cui è possibile parlare con Dio faccia a faccia, come un uomo parla con un altro uomo, direbbe il buon Mosè. Anche in questo caso, la montagna si fa rifugio, luogo che evoca l'Assoluto, con i suoi banchi di neve che paiono altari, con la sovranità delle sue albe e i tramonti pieni di luce. Prima della guerra, il nostro protagonista non aveva mai conosciuto la montagna se non per sentito dire: quando finalmente la incontra, il legame che si crea è talmente forte da sopravvivere ai peggiori ricordi, da farsi luogo dell'anima. Al punto che il soldato la sceglie come sua dimora definitiva, fino a perdersi in una fenditura della roccia. Il finale resta quasi aperto, e lascia un senso di mistero: l'uomo si sottrae alla vista e alla presenza degli altri uomini, diviene roccia nella roccia, oppure ha un incidente, oppure ancora si butta? Ho idea che l'interpretazione venga lasciata al lettore... rimane il senso di nostalgia e il desiderio che puntualmente rapiscono tutti coloro che, a un certo punto della loro vita, scoprono la montagna e arrivano a tessere un dialogo con i suoi possenti bastioni, i pinnacoli vertiginosi, i giochi delle nubi: il desiderio di smarrirsi per sempre in quel silenzio, nella voce dei torrenti, nei giochi di luce ed ombra delle vette, per non tornare più indietro...

"Dolci Montagne - Voi non Mi mentite -
Mai mi rinnegate - Mai fuggite -
Quegli stessi immutabili Occhi
Si volgono a Me - quando fallisco - o fingo,
O assumo invano nomi Regali -
Col loro remoto - lento - Sguardo Violetto -
Mie Forti Madonne - abbiate sempre Cura -
Della Monaca Ribelle - sotto la Collina -
La cui devozione - è per Voi -
Il suo ultimo Rito - Quando il Giorno
Svanisce via via dal Firmamento -
Alzare il Ciglio su di Voi -"
(Emily Dickinson)