Carissima, indovina qual è il giorno prescelto? Esatto!
Lo sai, sarei voluta passare una vita fa, ma gli impegni purtroppo non hanno pietà (e nemmeno la pigrizia, lo ammetto). Recensisco comunque "in diretta", visto che non mi sono spoilerata i capitoli successivi, a parte quello che tu sai, appunto per godermeli man mano e sbizzarrirmi con elucubrazioni varie sperando non si rivelino sbagliate.
Parto dalla citazione iniziale, mi sembra doveroso: non saprei attribuire a Natasha frase migliore, con la sua natura perennemente mutevole che si adatta di volta in volta al concetto di "verità" o "bugia" corrente, piuttosto che elaborarne uno proprio a cui si attiene costantemente. Molto, molto efficace per introdurre questa seconda parte, considerando come avevamo lasciato i nostri in precedenza.
Ho adorato la scena d'apertura, nonostante faccia comunque un male fisico leggere di Nat che non ha idea di chi sia James... però i siparietti con Clint (lo amo) e Steve (lui un po' meno) compensano in parte l'amarezza di questi passaggi e contribuiscono a rinsaldare una cornice di affetti che non hanno mai abbandonato Nat, neanche nei suoi momenti più bui. Di Steve in particolare ho apprezzato l'essere diretto in un momento e lo svicolare dalla domanda appena l'attimo dopo... ma in questo contesto specifico non posso dargli torto: un sovraccarico d'informazioni sarebbe ingestibile per Nat, e finirebbe per farsi saltare le delicate sinapsi appena ricostituite.
E sì, fa male. Fa davvero male sentirla parlare in questi termini di James, come se fosse poco più, o poco meno anzi, di un collega a tratti molesto. Una palla al piede, quasi; uno sconosciuto. Eppure, l'istinto della spia non è del tutto sopito, e sa che quelle rose nascondono un significato, che incombe oltre dense nebbie di memoria e autoconvincimento – quello stesso gioco con se stessa che hai presentato così bene nel capitolo finale di 1956 e hai approfondito magnificamente in We Always Live in the Castle. Un autoinganno dettato dalla sopravvivenza, dalla "ricodifica" e forse dal volersi finalmente sentire padroni e signori della propria mente una volta per tutte, senza doppifondi spaventosi e botole-trappola in cui cadere al primo istante di disattenzione. Sai che amo la tua Natasha, ma qui ancora di più perché è consapevole, ma non fino in fondo, e per questo terribilmente fragile.
"Prima o poi, con il tempo, ritorna tutto al suo posto," una frase che vuole essere incoraggiante e come tale viene percepita da Natasha, ma che per il lettore acquista valenza di speranza, di preghiera, quasi. Pugnalata? Pugnalata confirmed.
Giusto quando ho il cuore mezzo in frantumi, arriva lui, Liho! O la sua reincarnazione, chissà... ma sospendo la parentesi gattesca per riprenderla dopo: mi intriga il modo in cui hai delineato l'attuale situazione tra lei e James, soprattutto perché la vediamo dai suoi occhi apatici e lasci all'immaginazione la sofferenza provata dal primo in risposta a tutti gli atteggiamenti ostili e all'aggressività di Natasha nei suoi confronti – una sorta di fallato meccanismo di autodifesa innescato da terzi. È tristemente ironico come un semplice gatto potrebbe rischiare di far crollare proprio queste mura erette a prevenzione di un'umanità che Natasha non ha più intenzione di concedersi... non per la seconda volta, e il fatto che pronunci queste parole in modo apparentemente inconscio fa un male tremendo. Pugnalata? Pugnalata confirmed x2.
James che tiene il punteggio in modo e con pensieri e considerazioni speculari a Natasha mi ha fatto un po' sorridere, un po' stringere il cuore, perché quei due sono davvero identici, sotto quel punto di vista. Competitivi sino al midollo e molto poco disposti ad ammetterlo, ovviamente. Due gatti, in pratica. Randagi. E furastici.
Parlando di nuovo di Steve... sai che non amo molto il personaggio, credo di averlo ormai sbandierato a mezzo fandom. Non l'ho amato nemmeno qui, perché se anche le sue intenzioni sono buone, giuste persino dal punto di vista di chi legge e vorrebbe solo che James e Natasha si ritrovino, il suo modo di porsi è quasi paternalistico. Non chiede: è quasi un'imposizione la sua, con anche quel riferimento-coltellata a Rebecca. Di nuovo, con tutte le buone intenzioni, ma appaiate a un atteggiamento da schiaffi e un piede mezzo sul piedistallo della giustizia e della verità che si è costruito da solo. È così maledettamente Steve che balza fuori dalla pagina. Lo so che quest'ultima può sembrare una critica... e lo è, a lui, che io critico abitualmente poiché non incontra il mio pensiero, e il fatto che io mi ritrovi a fare lo stesso con la tua versione è indice di quanto sia stata efficace la tua resa. Non so se mi sono spiegata, in effetti... nel dubbio traduco il tutto con spruzzate di arcobaleni a destra e a manca, che quelli sono un linguaggio spero universale :')
Chiudiamo in bellezza con un James che spacca cose, fatto che non potrebbe rendermi più felice, soprattutto se preannuncia un'opera di riconquista in piena regola.
Riconquista che mi fionderò a leggere di volata ;)
-Light-
P.S. In teoria doveva arrivarti una mitragliata di recensioni mooolto serrata... in pratica, EFP è impazzito e mi snervo con le attese interminabili, quindi rimando a momenti di connessione più compiacente il momento :') |