Ciao!
Passsavo per di qui e ho visto quella bella storia, per cui mi sono fermato a leggere.
L'introduzione della vicenda è assai suggestiva: il deserto, la polvere un vento spietato che non concede requie. Gente asserragliata, che scruta all'esterno con un misto di curiosità e timore, un generale clima di rovina incombente, cupo e pesante. Qualcosa che non si sa ma si intuisce, che genera una sensazione di allarme e inquietudine.
E poi un viandante solitario, macilento, esausto, consapevole di essere prossimo alla morte in un mondo a sua volta morente. Si empatizza con questa figura, soprattutto quando si seguono i suoi pensieri e le sue considerazioni su una razza aliena che ha invaso, ucciso, distrutto e rovinato fino ad auto-distruggersi.
Che ha eliminato forme di vita autoctone senza nemmeno rendersi conto delle conseguenze negative che l'atto avrebbe avuto, che ha in effetti creato i presupposti per il suo stesso annientamento.
E altri umani, una volta morti questi, cinicamente verranno a occupare il loro posto, forti dell'esperienza degli altri, nemmeno più osteggiati da un morbo che a sua volta è ridotto alla fine e non può fare altro che osservare una distruzione che inesorabilmente catturerà ed eliminerà anche lui.
Una storia molto bella e molto ben scritta, cupa e inquietante, che solleva interrogativi sinistri.
Complimenti, l'ho letta con grande piacere^^