Recensioni per
J’écris ton nom
di Ryo13

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
01/09/19, ore 18:36

II Classificata: 
J'écris ton nom di Ryo13 

Grammatica, stile e sintassi: 9,8/10 
Ho trovato solamente alcuni errori di distrazione, tutt’al più di battitura, per cui nulla di serio. Lo stile mi ha davvero conquistato, limpido nella trasposizione e decisamente scorrevole da leggere. Complimenti. 

Titolo: 5/5 
Davvero meraviglioso. Riepilogativo di una storia che mi ha subito conquistata fin dall’inizio, e che ben rappresenta questa sfrenata voglia di libertà, d’indipendenza verso un mondo che da sempre ha imposto delle regole sociali spietate e ingiuste. Sono rimasta davvero molto colpita. 

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Ho adorato ogni personaggio. Da Aurélie ad Etienne, dalle madri chiacchieranti e superficiali al padre austero e terribilmente ostile, alla docilità e alla pacatezza della balia. Tutti, sono contemporaneamente lo sfondo e la cornice di una storia d’amore nata nell’astio e divenuta la parte portante di due persone agli antipodi: Aurélie con la sua sfrenata voglia di libertà ed Etienne, impostato nello studio e nella sua squisito devozione all’apprendimento. 
Mi è piaciuto moltissimo come hai sviluppato il rapporto tra i due, evitando di scadere nel banale come molti sono soliti fare: Etienne è come se s’avvicinasse in punta di piedi ad Aurélie, proprio come farebbe un essere umano nei confronti di un animale diffidente. 
Aurélie, al contrario, ci appare subito come l’immagine del candore, della purezza e della vita stessa: una brocca di nettare ricolma d’amore verso il mondo e verso tutte le sue più variopinte sfaccettature. 
E qui, il tema portante si fa subito sentire: la libertà a cui anela la giovane e forse l’ammirazione che Etienne prova per lei, per la sua spontaneità e il suo amore verso l’altro, che non può convergere verso quello più egoista e materiale che si è soliti riservare verso gli esseri umani. 
L’amore incondizionato della giovane verso l’esterno sembra un po’ come ammansire la dura corazza del dottore votato al buonsenso e incapace di comprendere la realtà da una prospettiva più romanzesca, tinta dai sentimenti: ho apprezzato moltissimo la scena di quando Aurélie decide di portare il gabbiano sulla scogliera ed Etienne che decide di seguirla. Appariva davvero come un curioso spettatore ch’assista ad una scena per lui inconcepibile in natura. 
Da questo punto di vista, credo che tu abbia fatto davvero un lavorone per quanto riguarda questi due splendidi protagonisti. 
Complimenti. 


Originalità: 9/10 
Di per sé la storia tratta di un amore che all’inizio parte da una provocazione. Sebbene di storie così ce ne siano parecchie in giro, dove i due protagonisti prima si punzecchiano poi si innamorano, posso dire che questa storia è completamente diversa: è il rapporto di due entità completamente inconciliabili che tentano disperatamente di capirsi e di accettarsi nonostante il vincolo di non potersi comprendere a pieno. Oltre al fatto alienante di un mondo visto da due prospettive completamente dissonanti, ho apprezzato moltissimo come hai trattato la loro storia, fatta di parole più che di gesti audaci. Al giorno d’oggi, trovare una storia d’amore così bella, è davvero complicato, per cui sono davvero soddisfatta. 


Utilizzo del pacchetto: 9/10 
La storia rispetta perfettamente il pacchetto, se non fosse che mi sarebbe piaciuto leggere qualcosina in più sulla Belle Epoque, ma nonostante questo il tuo utilizzo del prompt macchina mi ha lasciata davvero senza fiato. Una macchina da scrivere che lega due persone diverse e inconciliabili, un semplice strumento che rappresenta la più bella dichiarazione d’amore mai vista: è come se Etienne, regalandogliela, avesse accettato ogni cosa di Aurélie, la sua natura un po’ eccentrica e stramba, le sue lunaticherie, la sua sfrenata voglia di non essere vincolata da catene. Tutto questo, attraverso un semplice regalo come una macchina da scrivere, come a dire: “Prendila, scrivi, parla di ciò che più ti piace”, in completa contrapposizione all’entità del matrimonio combinato. 


Gradimento personale: 5/5 
Bella, bella, bella. La rileggerei altre tremila volte, mi ha tolto davvero il fiato. È dolce, romantica e raccontata con dovizia di particolari all’apparenza superficiali, ma che celano il vero valore della storia. Davvero complimenti. 

47,8/50

Nuovo recensore
10/08/19, ore 17:04

Ciao Rita! Che storia splendida. L'intera narrazione rivela una sensibilità infinita, che tu hai magistralmente riversato nella voce e nei gesti della bella Aurélie. Ho apprezzato che tu abbia dato una spiegazione al motivo per cui questa donna fosse così avversa al matrimonio e agli uomini, ed è triste pensare che artefice di una tale insicurezza sia stato proprio suo padre, capace di convincerla che tutti l'avrebbero trattata allo stesso modo, arrogante e autoritario. Non è difficile credere quanto Aurélie preferisca isolarsi nella natura, ascoltare la voce del vento o la linfa che scorre nelle venature degli alberi, poiché solo in questo trova accettazione.

E del finale cosa vogliamo dire? Qualunque aggettivo lo considero troppo riduttivo. Inserire la poesia di Baudelaire e collegarla alla macchina da scrivere che Etienne regala ad Aurélie è semplicemente geniale.
Il dialogo che si sono scambiati, poi, mi ha fatto scendere una lacrima. Etienne si rivela essere incredibile. Aurélie è riuscita ad addomesticare il suo carattere selvatico, lo ha spogliato della spessa corazza di burbero e ha portato alla luce la parte migliore di lui, quella che Etienne ha deciso di mostrare solo ad Aurélie.
Perché lui ha compreso la sua anima, la rispetta, ne condivide la natura e la genuina semplicità, la ama senza pretesa alcuna e le promette che la lascerà spiccare il volo qualora lei lo volesse, credo che queste siano le più grandi dimostrazioni di amore che qualcuno possa fare. Amare significa lasciare l'altro vivere la propria vita senza costrizioni, anche se ciò può comportare delle sofferenze. Ed è la stessa prova di amore che Aurélie ha dato a Liberté: sebbene volesse tenerlo con sé, sapeva che così facendo lo avrebbe privato per sempre di ciò che per lui era tutta la sua vita. Speravo che si voltasse indietro a guardarla, ma...

[QUOTE]Non si volse indietro a chi lasciava, sulla terra: i rimpianti erano solo per gli uomini, per quelle creature che vivevano senza conoscere se stesse o la natura dalla quale erano stati plasmati e dalla quale erano chiamati a vivere con piena gioia.
Liberté era nel suo elemento, e lì lui era il re.[/QUOTE]

hai dato la motivazione migliore: "i rimpianti sono solo per gli uomini."

In "J’écris ton nom", la libertà che Aurélie desiderava l'ha trovata proprio accanto a sé perché, grazie a Liberté, ha avuto il coraggio di rompere le catene che la tenevano imprigionata alle sue paure. E il timore che tutti gli uomini potessero umiliarla al pari di suo padre è svanito nel momento in cui Aurélie ha deciso di fidarsi di Etienne.
Ed è vero quanto dici. La vera libertà non la si trova fuggendo, ma imparando a ricercarla dentro noi stessi, esorcizzando i demoni che ci impediscono di vivere serenamente la vita. Solo in questo modo saremo davvero liberi. Ovunque e al fianco di chiunque.

La tua è una storia piena di sentimenti, di buoni insegnamenti, che ti apre il cuore e la mente. Romantica al punto giusto, che fa intendere tanto amore senza bisogno di scriverlo apertamente. Mi hai commossa, emozionata. Ogni volta è un tuffo al cuore leggerti. Complimenti!! <3

Recensore Master
27/07/19, ore 16:38

Ciao carissima^^
una storia sulla libertà, sula possibilità di spiegare le ali e librarsi, cosa di cui ogni essere ha diritto.
Aurélie libera infine il gabbiano, che ritrova i suoi simili e senza un rimpianto se ne va, ignorando colei che all'atto pratico gli ha salvato la vita. Aurélie non se ne risente: è così che fanno le creature che non hanno coscienza di sè e del mondo, il gabbiano anela solo alla libertà e non gli interessa di nient'altro.
Anche lei ama la libertà, tanto che non vuole legarsi a nessuno per non rischiare di perderla.
Etienne gliela lascerà? Sembra di sì, sembra che la loro consuetidine, nata e proseguita sul rspetto reciproco, si basi proprio su quella.
Sembra anche che abbia capito l'indole della ragazza, tanto che le lascia la macchina da sacrivere e le dedica la poesia sull'Albatros.
Saranno felici insieme? Chi lo sa...
Intanto però abbiamo letto una bellissima storia, sul desiderio di libertà, sul cielo e sul mare, e sui voli magnifici dei gabbiani, che così tanto sono in grado di accendere la fantasia di chi può solo guardarli dalla terra.
Bellissima storia, magnificamente scritta. In bocca al lupo (e lunga vita al suddetto) per il contest!!

Recensore Master
22/07/19, ore 23:26

Ri-ciao. Una storia basata sul tema più prezioso, la libertà. A un certo punto, oltre a Éluard, entra in scena anche Charles Baudelaire, con “L’albatros”. Ho apprezzato in particolare i dialoghi che si instaurano tra i due personaggi, Etienne e Aurélie, che invece di smarrirsi in romanticherie e banalità varie veicolano un messaggio importante. “È al pericolo della vita che lo lasciate,” dice Etienne parlando del gabbiano Liberté. “Ogni creatura prima o poi lo deve affrontare e misurarsi con ciò che gli è ignoto.” La libertà vera, infatti, è sempre un correre il rischio, senza rischio non c’è scoperta, non c’è il brivido della brezza, non può esprimersi la vera natura dell’uomo e del gabbiano. Spesso la paura blocca, e forse una delle paure più grandi è quella di rimanere imprigionati, con le ali tarpate: nel gabbiano ferito che non riesce a volare Aurelié indubbiamente vede se stessa, intrappolata in una situazione senza apparente via di uscita. L’amore per la natura della protagonista, il senso di vicinanza e l’empatia che prova nei confronti delle creature del regno vegetale e animale parlano chiaro: lei è un’anima libera che non può essere imprigionata, costretta in un ruolo che non ha scelto liberamente. Per secoli il matrimonio ha rappresentato, per le donne, la gabbia di un destino inevitabile: un marito da subire, la trafila dei figli da allevare, lo spegnimento di ogni ambizione, talento e idea di autonomia. Molte vi si sono adeguate, moltissime – per educazione e cultura – vi hanno visto lo sbocco naturale della loro vita di donne: poi ci sono state quelle che possedevano un talento, un anelito, un desiderio che le conduceva altrove e che non poteva tollerare di restare imprigionato, pena lo spegnimento della loro stessa esistenza. Quasi sempre, come nella tua storia, erano proprio le donne a voler costringere in quel recinto altre donne: della giovinezza di Caterina da Siena si conoscono soprattutto le lotte senza esclusione di colpi che la futura santa instaurò con sua madre per sottrarsi alle nozze e seguire liberamente la propria vocazione. Liberamente, vedi come spesso ricorre questa parola! La tua storia invita a non volersi precludere una strada soltanto per paura. Giustissimo ma difficile: per Aurelié il matrimonio è visto come la gabbia per eccellenza, la prigionia definitiva: consegnarsi a un estraneo e buttar via le chiavi. Finire in pasto a un uomo che fa e disfa senza discussioni né remore, un perfetto ritratto del padre. Per una figlia femmina il padre è visto un po’ come il prototipo del genere maschile: visto uno, visti tutti. Se Etienne è diverso, lo dovrà dimostrare. In parte ci riesce nel corso della storia, ma il cammino per conquistare la fiducia di Aurelié è ancora lungo, e mi è piaciuto il fatto che tu abbia escluso il lieto fine canonico, privilegiando un epilogo più realistico e denso di significati.
“Cos’hanno di speciale, gli uccelli?”
“Volano.”
“Volano. E allora?”
“È abbastanza.”
(“Birdy, le ali della libertà”)

Recensore Master
22/07/19, ore 21:29

Ciao anche qui! Non ti ho detto, nella precedente recensione, quanto io ami la poesia "Liberte, j'ecris ton nom" di Paul Eluard, che apre i singoli capitoli della sua storia con i suoi versi e che probabilmente ti ha dato lo spunto per dare un nome al gabbiano ferito. Bello il modo in cui i nostri due promessi sposi per convenienza si avvicinano sempre più: sebbene il loro prossimo matrimonio sia il frutto di adeguate strategie (lui ricco e lei nobile, un incastro perfetto che ricorda, alla lontana, Victor e Victoria de "La sposa cadavere"), il primo burrascoso incontro è seguito da un periodo di conoscenza o meglio di curiosità: Etienne si trova suo malgrado a seguire con lo sguardo Aurelie, a farsi delle domande, e infine rimane conquistato dalla sua inventiva, fantasia e sete di libertà. Bellissimo il momento in cui Aurelie porta il gabbiano ferito sulla scogliera perché possa assaporare di nuovo la brezza marina e il desiderio del volo....

Recensore Master
22/07/19, ore 20:32

Ciao! Ma che storia deliziosa... specie per me che adoro gli animali, e in quella situazione avrei agito esattamente come Aurelie: gabbiano in tasca (o in una scatola da scarpe) e via dal veterinario. Il problema è che qui il veterinario è niente meno che il promesso sposo della protagonista, alla quale tocca ingoiare la pillola perché quelle nozze combinate decisamente non le vanno giù. Di certo il modo in cui i due s'incontrano esce decisamente dagli schemi... unico particolare un po' "fuori tempo": penso che a quell'epoca le signorine di buona famiglia non potessero girare sole, specialmente quando si recavano in visita dal fidanzato. Sia mai che succedessero cose scandalose...
In ogni caso ho apprezzato il brio con cui hai narrato questo primo incontro: Aurelie è decisamente un peperino, sarà l'epoca, il tono vivace o il suo amore per gli animali ma mi ha ricordato un po' Candy, una che sa quello che vuole, che è spontanea e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Il suo promesso sposo è caratterialmente l'opposto: un tipo solitario che finisce letteralmente spiazzato dal vortice Aurelie. Vedremo come evolverà la vicenda... La storia inizia bene e promette anche meglio!

Recensore Master
22/07/19, ore 15:39

Ciao carissima!
E così, complice Liberté, i due cominciano a "fiutarsi" come due animali selvatici. E proprio perché il rapporto nasce inizialmente sull'esigenza di non arrecarsi disturbo a vicenda, offre ai due la possibilità di conoscere l'altro in un certo senso "senza veli", nella sua vera natura, al di là di regole e convenzioni. Quando vanno alla scogliera è come se si conoscessero da una vita, e allo stesso tempo come se avessero imparato prima di tutto a rispettarsi reciprocamente. Ecco perché alla fine riescono ad avvicinarsi con quella naturalezza.
Direi che la frase finale riassume tutto il senso de capitolo.
Sempre molto bello, complimenti!^^

Recensore Master
22/07/19, ore 13:34

Ciao^^
questo tuo primo capitolo mi è piaciuto molto. Mi piace come hai giocato sul contrasto tra il gabbiano e l'idea di libertà che nell'inconscio di chiunque si porta dietro, e la grettezza asfittica del piccolo mondo broghese in cui vive Aurélie, fatto di convenzioni, di buone regole e di apparenza.
La tua protagonista si caratterizza già come ragazza eccentrica, a tratti addirittura ribelle, ma di grande cuore e amante della libertà. Mi incuriosisce anche la figura del medico, che appare come burbero, ma in fin dei conti ha parecchi punti in comune con quella ragazza, soprattutto nell'essere al di là delle convezioni.
Un bellissimo capitolo, che descrive molto bene il mondo in cui è ambientato.
Complimenti e alla prossima!^^

Nuovo recensore
18/07/19, ore 14:50

Ciao Rita! Ho apprezzato molto che tu abbia inserito dei personaggi realmente esisistiti come Adolph Hannover e Louise Michel *-* Quest'ultima, soprattutto, ha dato un'ulteriore conferma di quanto valga Aurélie, la quale mostra compassione non solo verso la natura e gli animali, ma vede in chi lotta per i diritti umani un esempio da seguire, da cui trarre ispirazione e con cui condividere gli stessi ideali. E di questi ideali, tu ne citi uno in particolare, il più importante fra tutti: "la libertà". Libertà intesa sotto varie forme, sia fisiche e sia morali, come la liberà di esprimersi e la libertà di essere. Non credo sia un caso che tu abbia raccontato quanto lei sia considerata "pazza" agli occhi degli altri, solo perché il suo modo di essere è l'opposto del normale comportamento della massa. Ma essere liberi non significa anche questo? Poter vivere secondo i princìpi del proprio cuore, della propria anima e del proprio essere? Lei li segue a dispetto di tutti e solo gli occhi attenti di Etienne (i quali hanno avuto il coraggio di non giudicare l'apparenza) sono riusciti a scorgere che non vi è alcuna pazzia in lei. Anzi, quegli occhi si sono dovuti arrendere e lasciarsi abbagliare dalla semplice e splendida umanità di Aurélie.

Una scena in particolare mi ha commossa ed è quando lei è sulla scogliera con in braccio Liberté. La voglia di aiutarlo, di alleviare in lui la sofferenza dandogli conforto ma, al contempo, fargli capire che un giorno tutto sarebbe passato e sarebbe potuto tornare a casa, quelle parole dimostrano molta sensibilità e vanno oltre il semplice scriverle. Ho immaginato che ti siano venute direttamente dal cuore perché riflettono un po' di te. <3

[QUOTE]«Ma la mia riluttanza, come dite voi, non dipende tanto da questo, quanto dal fatto che il matrimonio per le donne è come una gabbia: si acquista sicurezza e stabilità economica quando si fa un buon affare… però questo a prezzo della libertà individuale, perché da mogli si è soggette ai mariti.[/QUOTE]

Anche qui sei stata capace di riagganciarti al tema principale sulla libertà. Il vincolo matrimoniale imposto ad Aurélie dai genitori, pone Etienne come la gabbia a cui lei è stata destinata e dalla quale non può sottrarsi. Ma Etienne dà questa risposta: «Potreste essere voi a mettere un qualunque uomo dentro una gabbia», ed è spiazzante, perché sebbene finga di rabbrividire, sa perfettamente che una donna come Aurélie, dolce e tenace, sarebbe in grado di stregare e addomesticare qualunque uomo, fino a mettere il suo, di cuore, in gabbia. E alla fine ci riesce, eccome xD Bellissima la scena in cui la bacia *-* e la battuta di Aurélie: «Perlomeno potrei avere voglia di provarne un altro.» ha rivelato ancora una volta il suo bel caratterino XD

Un altro capitolo ricco di emozioni e di parole significative. Complimenti, Rita <3

Nuovo recensore
18/07/19, ore 14:20

Ciao Rita! Ogni volta che posti un nuovo lavoro non posso non essere presente per leggerlo e commentarlo *-*
Sono bastate poche frasi del primo capitolo a farmi comprendere quanto sia sensibile questa ragazza e come sia stata in grado di entrare subito in empatia con un animale così solitario e selvaggio. Fino a non molto tempo fa i gabbiani amavano trovare rifugio solo sulle scogliere e lontato dagli essere umani perciò, l'immediata fiducia che l'uccello mostra nei confronti di Aurélie rafforza questo suo straordinario lato caratteriale e dà risalto alla sua gentilezza interiore. Dunque Aurélie è una donna dal cuore nobile ma, allo stesso tempo, non è affatto debole! E lo intuiamo quando decide di recarsi a casa dei Duval. Non ci spieghi il motivo per cui sia così restia ad andare, ma la determinazione che ha nel salvare il gabbiano la spinge ad affrontare qualunque cosa. Le tue protagoniste mi sono sempre piaciute perché utilizzi per loro una regola comune ed è l'unica regola di cui non mi stancherò mai: un gran bel caratterino, un caratterino da vendere xD Aurélie ne ha molto da vendere e lo dimostra per come fronteggia - in modo totalmente insolito per l'epoca - il dottore. A lei non importa di essere giudicata una donna sfacciata e non è disposta a mordersi la lingua. Aurélie è limpida, cristallina, senza maschere di apparenza, né timore dei pregiudizi e per questo è un bellissimo personaggio!! <3
Un inizio molto bello!! Proseguo la lettura <3