Recensioni per
SSDD
di _FallingToPieces_

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/01/20, ore 19:36
Cap. 1:

Buonasera.
In questo testo hai trattato un fenomeno poco conosciuto, di cui si parla spesso in modo sbagliato, senza consultare chi ne sta soffrendo realmente e sa cosa si prova perché lo ha provato o lo prova costantemente sulla propria pelle.
Ho percepito una sorta di circolo vizioso: ciò che sembra essere il proprio migliore amico, la salvezza e la libertà, si trasforma a poco a poco nel proprio peggior nemico, nella condanna, nella prigione.
Purtroppo, la gente è molto distratta e poco empatica. Scambia il dolore per una ricerca di attenzione e questo, da esseri umani che ridono e soffrono e, dunque, che conoscono le emozioni, è assolutamente inconcepibile.
Testimonianza vera, intrisa di dolore che penetra nel cuore.

Complimenti,
-Bigin

Recensore Master
30/12/19, ore 09:49
Cap. 1:

Ciao Silvia, eccomi qui.
Mi scuso subito per non essere passata prima, dato che hai pubblicato ancora a luglio, ma allora il mio umore non era molto positivo e, quando avevo letto il tuo scritto, non ero riuscita a trovare le parole giuste per esprimere quello che volevo dirti. Per cui ho lasciato perdere, dicendomi che sarei venuta in un momento in cui mi sarei sentita abbastanza bene, ed eccomi qui.
Ti dico subito che dovresti mettere la seconda, la terza e la quarta lettera del titolo in minuscolo, in quanto il regolamento stabilisce di non scrivere i titoli tutti in lettere maiuscole. Con questo non voglio scoraggiarti o, che so, dirti di cancellare la storia, assolutamente, non farlo. perché non avrebbe senso e poi è bellissima. Devi solo sistemare il titolo e poi sei a posto.
Questa, mi pare di capire, è una riflessione con il personaggio di Ginevra già presente in "Sopravvivere". Sono felice di ritrovarla (ah, l'hai scritto anche nell'angolo autrice, appunto). In realtà, tante volte ho sognato un seguito di "Sopravvivere", magari un giorno lo scriverai, chissà.
Hai descritto molto bene cosa si prova quando si è autolesionisti, il fatto che all'inizio si dica "Ma sì, solo una volta/Ma sì, io ho solo un graffio o taglio, c'è gente che sta peggio/Posso smettere quando voglio", e poi invece ci si rende conto che non se ne può più fare a meno, anche se magari non lo si fa tutti i giorni. Diventa una dipendenza. Posso dire, per motivi che tu sai, che capisco la sensazione, anche se non sono mai arrivata al punto di tagliarmi.
Ad un certo punto hai scritto "doversi affidarsi" anziché "doversi affidare", anche se sinceramente non ricordo dove.
Ci sono così tanti bei passaggi che potrei citare il testo intero.
Certo, sembra facile guarire dall'autolesionismo o da altri disturbi, come ho scritto prima si pensa che si può smettere quando si vuole e Ginevra fa proprio questo. Ma per guarire tutto ciò non basta, non bastano le azioni, serve un cambiamento nella testa, studiarsi a fondo e in profondità e fare pace con se stessi e con l'odio che si prova verso di sé. E, secondo me, questa cosa si può fare solo con un aiuto professionale, non ci si può riuscire da soli. O almeno, secondo la mia esperienza è così. Ma immagino che se qualcuno dicesse a Ginevra "Dovresti andare da uno psicologo" lei gli risponderebbe male come fanno molti, non ci vorrebbe andare per vergogna o perché pensa che nessuno può aiutarla, o che non ha bisogno di una mano. Solo lei può capire che in realtà lo necessita, ma non avendo un adeguato supporto ed essendo sola è difficile. Anche se poi, come tu stessa scrivi, nega di volere un aiuto ma al contempo lo desidera con tutta se stessa. Forse però non quel tipo di aiuto, non quello di uno psicologo.
"La buona volontà, però, ce l’ha soltanto per le cose nocive. Non ne possiede un briciolo per altro, per ciò che potrebbe migliorare la sua vita, il suo benessere mentale, la sua quotidianità. Ha finito di provarci, ormai. Qualsiasi sforzo è stato vano."
Questa riflessione mi è piaciuta molto. E' profonda, molto introspettiva e fa capire che la situazione della ragazza è parecchio disperata nel senso che pare aver toccato il fondo, o quasi, e lo sa bene anche lei, ma sente di non poterci fare niente. E' per questo senso di impotenza, di mancanza di buona volontà per le cose positive, che dico che la situazione non è affatto delle migliori anche perché, ripeto, non avendo qualcuno che la capisce accanto è difficile che sia positiva. Dovrebbe trovare qualcuno che anziché respingere il suo dolore o minimizzarlo lo accolga, ma a questo mondo le persone che lo fanno davvero con gli altri sono, ahimè, molto poche e sempre meno.
"Ginevra sta impazzendo di dolore, ma nessuno se ne accorge, nessuno legge quell’infinito malessere nei suoi occhi spenti. Le cicatrici sono quasi sempre coperte eppure, anche se non lo fossero, cambierebbe forse qualcosa? Cosa hanno fatto, poi, le persone a cui ha svelato questo segreto? Non si sorprenderebbe nemmeno, se l’avessero dimenticato o l’avessero catalogato come una ricerca estrema ed infantile di attenzione."
Appunto, spesso purtroppo l'autolesionismo viene visto come una ricerca di attenzione, come un capriccio, quando in realtà è un problema serio. Le prime due frasi fanno davvero male a leggersi, e in parte mi ritrovo anch'io in quel dolore, anche se per motivi diversi. E il fatto di ritrovarmici è... beh, parecchio d'impatto, in realtà. Con la differenza che io sorrido sempre, gli occhi spenti penso di non averli quasi mai avuti anche se non posso vedermi, e quindi nessuno si accorge del mio dolore perché questo maledetto sorriso automatico lo nasconde, ed io non posso farci niente. Nessuno direbbe che soffro di depressione, guardandomi, nessuno direbbe che soffro e ho sofferto. Solo quando lo dico la gente si accorge che c'è qualcosa dietro questo stupido sorriso, dietro questi miei stupidi occhi che, oltre a sorridere come due idioti, non vedono neppure. Vabbè, ho divagato.
"Nega a se stessa di volere l’aiuto di chi la circonda, ma in fondo non ha mai desiderato altro. Solo un piccolo, prezioso aiuto.
Perché è stanca di combattere da sola, contro i suoi demoni e contro le persone. È stanca di arrancare così."
Combattere da soli è la cosa più difficile. Io l'ho fatto per anni quando nessuno comprendeva il mio dolore, capisco la sensazione di pesantezza che si prova ogni singolo istante di ogni giorno. E' una delle più brutte. Non so se anche Ginevra si sente così ma io dico che combattere da soli, o provarci, con tutto quel dolore, è in realtà come essere morti dentro, perché non si va né avanti né indietro.
Le ultime righe sono... non saprei come descriverle. Su di me hanno avuto un impatto fortissimo, mi hanno fatto provare tutta una serie di emozioni negative, di dispiaceri per la protagonista, di pensieri intricati, e mi hanno fatta anche piangere. Ma questo significa che sei stata brava, che sei riuscita a trasmettere qualcosa di molto forte e profondo. Mi spiace che Ginevra si senta così, che si faccia tutto questo male anche con l'accendino, che appunti il peso da perdere e voglia scomparire, è orribile davvero. Eppure queste parole sembrano così poco, così poco rispetto a quello che provo davvero a riguardo, che sinceramente l'unica cosa che vorrei fare, se Ginevra esistesse sul serio, sarebbe abbracciarla, stringerla forte e cercare, nel mio piccolo, di aiutarla. Forse potremmo scoprire insieme se la vita ha ancora un senso.
Bellissimo scritto, davvero!
Giulia

Recensore Master
25/07/19, ore 15:01
Cap. 1:

Buon pomeriggio.
Forse è vero che possiamo diventare i peggiori nemici di noi stessi... quando proviamo rabbia, incomprensione... dobbiamo trovare un modo per sfogare ciò che abbiamo dentro, e allora...
Testo molto umano!