Hai dipinto un quadro, con questo pezzo, un affresco di impotenza che se lo leggi con la canzone in sottofondo scattano le cascate del Niagara (io? Noo la mia è allergia, ho tagliato le cipolle ehm, ho sbattuto l'alluce contro il comodino?). Gli occhi del protagonista ci guidano attraverso il campo di battaglia spiegandoci il contrasto fra i ricordi, la cacofonia visiva del massacro e l'amarezza di sapere che un domani sarà costretto ad arrivare. C'hai due c*** così per approcciare una canzone del genere, my dear, e sei persino riuscita a onorare quell'equilibrio fra il crudo e lo spirituale, fra l'innocenza e la perdita dell'innocenza, che ha reso questa una delle mie canzoni preferite di De André (dopo il Sogno di Maria).
How can you be this good. Tell me. E non t'azzardare a rispondere a questa review, perché questa non è una review, è un sospiro con occhi a cuoricino.

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Ciao!
Dato il mio immenso amore per De André non potevo ignorare questa piccola perla. Bella, da togliere il fiato, molto struggente, hai reso benissimo quello che devono aver patito gli Indiani d’America in questi momenti assai brutali. Il popolo americano dovrebbe essergli quantomeno riconoscente, dato che, fino a prova contraria, i veri abitanti di quella nazione sono proprio loro. Racconto molto bello e umano, davvero complimenti! Un abbraccio!
Cheers, M.

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Buongiorno.
Un altro capitolo dello sterminio che i colonizzatori applicarono contro i nativi americani; diversi secoli prima contro le popolazioni del centro sud America, e infine contro gli indiani settentrionali.
Una storia davvero triste, ma scritta con il cuore, si nota tanto.

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