Recensioni per
Di Chi e di Che
di miss dark
Avevo letto questa storia nel 2009, quando avevo 13 anni, e mi era piaciuta tanto ma non riuscivo ad afferrare bene tutto, perchè c'è tanto (forse troppo) in queste righe. |
Eccola qui, eleonora. tornata a me (o forse io sono tornato, con un increscioso ritardo, tra le morfeiche braccia della sua scrittura) con quella forza e quella magia (nera) che da sempre di lei mi affscina. E' un periodo in cui sono particolarmente adatto a leggere queste storie, e adesso passo alla recensione. Leggo una debolezza, una stanchezza ed una fiacchezza di fondo, strali di un periodo particolare e pasante, magari particolarmente pesante. Temi trattati con il suo solito spirito, un po' rassegnato ed un po' grottescamente sanguinante, la tua penna che lascia traccie di nero sulla carta ingiustamente bianca. Il testo mi ha colpito. Come al solito è servito a smuovere la muffa del mio cervello. cosa in cui la mia eleonora riesce sempre bene (e lo dico senza tema d'essere tacciato di amiKettismo). In tutto lo scritto c'è quell'aria di morte che, anche in uno stile asciutto e diretto quale il suo, riesce ad essere tremendamente poetico anche in assenza di artifici propriamente "poetici". Concludo con complimenti, con un vacuo "fatti forza". e con un forte "obdura". |
E tanti saluti all'oggettività, che non so dove diavolo sia andata a finire, ma di fatto mi ha abbandonata proprio sul più bello. Mi ritrovo a recensire a sangue caldo. Ma bene! |
Questa è una di quelle storie verso le quali non riesco a muovere una qualche critica particolare, perché, in effetti, gli elementi ci sono tutti: il messaggio è piuttosto chiaro, l'ortografia e la grammatica sono buone, esiste una certa musicalità e la scelta del lessico, in rapporto a quanto l'autrice sembra riproporsi di comunicare, è stata ben ponderata. |
"Tanto la colpa è sempre di chi muore." E rieccoti, puntuale, perchè lontano dalla penna in fondo la gente come noi non ci sa stare. Possiamo provare ad annullarci, a non sentirci più gridare dentro, possiamo cercare di continuare sulla "buona" strada, quella che sembra portare a tutti ad una felicità stravolgente, possiamo cercare di illuderci che tutto vada bene e che in fondo è un problema apparente creato dalla nostra mente, possiamo cercare, provare, possiamo metterci le ultime forze che ci sono rimaste, possiamo farlo. Ma è tutto inutile. E noi lo sappiamo bene. E rieccoti, e rieccoci, tornare ad urlare sempre e comunque il fatto che noi bene non stiamo; ma servirà, ci chiediamo, ma a cosa servirà, ci chiediamo, ma chi ci ascolterà, e come prenderà le nostre solite parole, ci chiediamo? A volte non ci interessa la risposte, a volte si, e quindi decidiamo di stare zitti. Stavolta hai capito che non sarebbe servito tacere, stavolta hai capito che in fondo lo sfogo almeno ce lo meritiamo di tanto in tanto, e sei quì con queste parole nuove che disegnano un tormento vecchio. Il vizio antico di non sapere come vivere. L'abitudine di scrivere quando il bandolo della matassa ci pare impossibile da trovare. Su ciò che hai scritto, io cosa posso dire? E cosa posso dire su come lo hai scritto? E cosa vuoi che ti dica? Siamo sulla stessa barca, e forse, sicuramente, non servirà a nulla. Ma rieccoti. E questo conta. Ed è questo che conta. (forse). |