Recensioni per
La preda facile
di Hikaritokage

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
09/12/20, ore 18:58

Ciao.

Molto amara questa storia. Ed in effetti è vero, certe persone non si stancano mai di fare del male, è nella loro natura, un po' come la rana e lo scorpione. E ancora una volta viene dimostrato che gli animali sono molto più furbi di noi.

Recensore Master
13/09/20, ore 00:33
Cap. 2:

Non è stato facile leggere questo capitolo, soprattutto alla luce di tanti fatti di cronaca e non solo... perché talvolta l'abusato e l'abusatore sono più vicini a noi di quanto possiamo immaginare e come spesso accade è proprio il vecchio amico di famiglia che attira nella sua tela, come un ragno, colei che conosce sin da bambina. Descrivi molto bene i vari passaggi nell'animo di questa ragazza: l'iniziale compiacimento per essere oggetto di desiderio, l'attrazione mista alla consapevolezza che ci sia qualcosa di sbagliato... e poi, quando dalle parole si passa ai fatti, quando si azzerano le distanze e tutto si riduce a qualcosa di fisico e di sporco, ecco che sopraggiunge il senso di colpa. Una reazione umana e comprensibile che hai saputo rendere molto bene, anche grazie all'uso incisivo della seconda persona come.voce narrante. Mi sto domandando se questo brano sia in qualche modo il seguito del precedente o, come mi sembra più plausibile, una storia a sé legata all'altra dal sottile e crudo filo della violenza. In ogni caso, bravissima!

Recensore Master
04/09/20, ore 22:49

Si vede proprio che non sono più un'assidua lettrice di efp... a dire il vero, cerco sempre di ritagliarmi un piccolo spazio, di tanto in tanto, per gli autori che mi piace leggere, ma questa tua raccolta mi era proprio sfuggita!
Il primo racconto mi ha folgorato: dalla pena mista a un po' di disgusto (non amo molto i rettili😬)per la povera lucertola, sono passata alla risata per la sua resurrezione, per poi arrivare al raggelante finale. È stato quasi uno schiaffo in faccia, nonostante l'apparente e scorrevole levità del tuo stile, perché mi sono sentita anch'io un po' lucertola in quel momento. Una metafora potente che mi ha fatto pensare a tutte quelle donne vessate, umiliate e impaurite, che si ritrovano inermi di fronte al loro aguzzino.
Sei sempre brava a scandagliare l'anima dei tuoi personaggi, trasmettendone le emozioni a chi legge. Lo sei nelle fanfiction (bellissima la tua ultima fatica, ma ancor più quell' "Occhi verdi" che prima o poi voglio trovare il tempo di recensire!), lo sei soprattutto nei tuoi scritti originali. Secondo me sei pronta a osare anche un po' di più!
Un saluto e alla prossima
Silvia
(Recensione modificata il 04/09/2020 - 10:49 pm)

Recensore Junior
27/08/20, ore 13:10
Cap. 4:

Ciao, è la prima volta che recensisco qualcosa di tuo. Ho letto questa piccola raccolta di racconti senza interrompere il filo tra esse. Racconti molto forti, drammatici e malinconici. Temi forti ma che portano ad affrontare una forte realtà e riflessione. Mi piace molto il tuo modo di scrivere, schietto ma allo stesso tempo leggero. Un vaso rotto non potrà mai tornare quello che era in origine, ma può diventare altro e volendo si può provare ad aggiustare, come giustamente hai scritto tu. Questo passaggio mi è rimasto in mente e non posso che farti i miei complimenti per aver trattato dei temi molto profondi. Un caro saluto, Bea.

Recensore Master
27/07/20, ore 14:37
Cap. 4:

Buongiorno.
Ho riletto tutto dall'inizio.
Devo dire che hai un modo di narrare potentissimo, schietto, diretto. Il lettore deve solo... leggere.
Bravissima.
L'importante è essere forti, come ci ricorda questo ultimo capitolo...

Recensore Master
27/07/20, ore 01:38
Cap. 4:

Cara Elly,
Ieri, ormai, un po' per caso e un po' per forza di cose, in un' unica recensione ho fatto entrare sia
il capitolo precedente che questo. Ma, come puoi notare, ti sto scrivendo ancora...
Non posso farne a meno, perché ad una certa ragazza non ho regalato neppure una parola fino
ad ora. Ahhhhhh... non posso proprio accettare che una tenera creatura sia paragonata alla
polvere sotto al tappeto!!! In un mondo pieno zeppo degli errori fatti dagli adulti, spesso apposta,
perché mai non si dovrebbe avere compassione delle debolezze di una ragazzina?!
Perfino i veri criminali non rimangono più tutta la vita dietro alle sbarre... perché allora questa
donna non lascia andare via la se stessa che è stata? Soltanto liberando lei ella arriverebbe a
liberare se stessa. I cocci veramente riparati non sono più cocci, ma tornano ad essere vaso...
Per quanto sia valente l' arte del restauratore, poi, è fisiologico che qualche piccola parte di ciò
che c'era vada perduta. Nessuno guarda ad essa, bensì alla qualità e alla bellezza del lavoro
compiuto. Certo... se questa donna sapesse prendere la decisione giusta, se ella si fosse
veramente "restaurata", non apparterrebbe al novero delle "prede" così bene descritte in
queste tue righe.
Un affettuoso saluto

Recensore Master
26/07/20, ore 13:38
Cap. 3:

Cara Elly,
Hai ripreso questa storia... così mi appresto a riallacciare i ponti "portati via dalla piena dello scorrere
inesorabile del tempo", che molte cose travolge e abbandona dietro di se.
Capitolo scritto molto bene, anzi... troppo!
Un "troppo" che formula nella mente del lettore pensieri, nei tuoi confronti, fortemente dolenti, ma,
in qualche modo, al contempo lieti, perché solo un ritorno alla vita piena e vera può concedere la
grazia del saper comunicare, del saper condividere parti di se stessi con chi ascolta o legge.
La ragazza di cui ci hai narrato è ancora lontana da tale traguardo. La sua mente e il suo cuore sono
ancora in piena balia della orribile bufera che l' ha portata a naufragare in lidi ostili.
Una giovane creatura che non ama più se stessa, si pone tante domande e si addossa troppe colpe.
E come spesso accade negli "schemi" umani, anche a lei capita di affidarsi con più facilità a rabbia
e non amore, spesso sconfinante nell' odio vero e proprio, che non alla benefica placidità che, sola,
le permetterebbe di affrontare il cammino di guarigione da tutte quelle terribili ferite riportate.
E' quasi inconcepibile, quasi per tutti, l' enorme opera necessaria per tale fine...
Un attimo, o comunque poco, basta per spezzare una persona, mentre per ridarle vita, o rimetterla
per lo meno in piedi, spesso non è sufficiente il resto della sua esistenza.
Il male viene dai cattivi... ma anche noi sappiamo essere aguzzini verso noi stessi, purtroppo.
Perdonare chi ci ha fatto del male? Forse... di certo non subito. Anche perché non è impegno così
impellente... Prima, molto prima, anzi immediatamente... riappacificarsi con se stessi!!!
Che non significa ritenersi buoni o perfetti a priori, autoassolversi, rifilando ogni responsabilità a
qualcun altro o a tutti gli altri, bensì entrare in relazione con se stessi, scendere in quel mondo
in rovina e riassettare, restaurare... ricostruire. Farlo con calma, prendendosi tutto il tempo neces-
sario, che per ognuno è, sempre e in vario modo, diverso. Solo a quel punto, e solo se al proprio
cuore importa davvero o se lo richiedessero gli eventi circostanti, porre pensiero ai "bisogni esiten-
ziali" della fonte primaria del nostro patire. Odiare non aiuta a guarire e concedere un vero perdono
richiede libertà di spirito.
Un affettuoso saluto

Recensore Master
25/07/20, ore 10:48
Cap. 4:

Ciao!^^
Chi ha subito ce l'ha con il proprio aguzzino, ma ce l'ha forse di più con la parte di sè debole e dipendente - patologicamente dipendente - che non solo ha reso possibile l'abuso, ha fatto sì che potesse venire perpetrato, ma addirittura reagirebbe con emozioni di vario genere (ma non il disprezzo che la protagonista auspicherebbe) nel rivedere l'aguzzino.
Hai esemplificato in maniera molto chiara la dinamica che si instaura tra l'abusatore e la vittima, nonché il fatto che una parte della vittima in realtà nella dinamica di abuso e sottomissione trova una sua ragione di essere. Questo aspetto non viene mai esplorato, in favore di interpretazioni più manichee ma proprio per questo fuorvianti, tu invece l'hai esemplificato molto bene.
La tua protagonista rifiuta questa parte di sè debole, dipendente, passivo-aggressiva. Non la perdona per ciò che l'ha indotta a fare e a subire, vorrebbe strapparsela via, distruggerla.
Ma non può.
Da qui le cicatrici, che al di là di ogni retorica e luogo comune, non rendono una persona più bella: sono solo la trama di connettivo che le consente di rimanere ancora unita, se non può più essere integra.
Questa riflessione, da una parte amara ma dall'altra realista e disillusa, chiude una rassegna in cui hai esplorato le dinamiche della dipendenza malata e le sue conseguenze.
Dopo tutto questo, però, la tua protagonista riesce a costruirsi di nuovo, a saldare i suoi cocci, ad andare avanti nonostante quella sua parte debole e dipendente, che però è relegata nell'ombra e fa sempre meno danno.
Complimenti, bravissima! Scusa per lo sproloquio e a presto!

Recensore Master
20/09/19, ore 07:14
Cap. 3:

Buongiorno.
Capitolo molto triste...
Purtroppo la vita è dura e a volte si trovano modi che fanno male, pur di espellere un po' di ansia...

Recensore Master
19/09/19, ore 15:36
Cap. 3:

Ciao^^
Beh, guarda, io credo che dovrebbero leggere questo pezzo a tutti coloro che si apprestano a studiare i disturbi del comportamento alimentare, perché il poche righe tu hai esemplificato ogni loro caratteristica in un modo così preciso, pulito e perfetto che nemmeno un libro intero potrebbe darti la stessa conoscenza del fenomeno.
Il concetto di far uscire le cose brutte, ma anche quello di sentirsi pulita dopo, di avere il controllo, di essere superiore all'istinto della fame e dell'autoconservazione.
La distorsione dellapercezione di sè, che porta a vedersi belle con tutte le ossa sporgenti, la soddisfazione di nascondere tutto, di ripulire, di rendere tutto lindo e immacolato.
Insomma, sei una che sa di cosa sta parlando, si vede molto bene. Complimenti, davvero un pezzo intenso e sentito.

Recensore Master
03/09/19, ore 02:42
Cap. 2:

Buona notte mia cara!
Confido che tu ora stia dormendo, a differenza di me...
Hai scritto molto bene e ti faccio gli ennesimi miei complimenti.
Permettimi però di aggiungere dell' altro.
Nelle righe di questo tuo scritto io leggo soltanto parole cariche di dolore e di senso di colpa.
La voce narrante mi sembra troppo dolente e lontana dall' effettivo tentativo di "rimettere
insieme, comunque, i cocci", proposto nei titoli.
A colpirmi ancor di più è quel suo non sentire la "prima volta" effettivamente come tale.
Eh, no! Nel gran regno dell' amore la prima volta sarà sempre e soltanto quel qualcosa che
si compirà nell' attimo in cui ogni parte del nostro essere sarà lietamente e liberamente
in accordo con se stessa, con la "controparte" e con lo stesso amore. Un' esperienza così
meravigliosa che, a volercisi impegnare, può dilatarsi tanto quanto la vita e che è aperta
a tutti.
Con affetto e ammirazione

Recensore Master
01/09/19, ore 21:31
Cap. 2:

Ciao carissima^^
pur in così poche parole, sei riuscita a mostrare tutte le caratteristiche della struttura psicologica della vittima di abusi, a partire dall'autocolpevolizzazione.
Tutto viene vissuto come responsabilità personale, con la conseguente auto-colpevolizzazione, che paradossalmente rende ancora più succubi, in una perversa istanza autopunitiva.
Tutto molto ben reso, icastico, pulito, con una prosa che non lascia tregua.
Complimenti, davvero bravissima.

Recensore Master
31/08/19, ore 14:16
Cap. 2:

Buongiorno.
Senza parole al cospetto di un racconto così profondo... sarà che io stesso ho vissuto qualcosa di simile di recente... è qualcosa che ti lascia senza più nulla dentro, svuotato... ma si deve ripartire, ogni esperienza insegna.

Recensore Master
25/08/19, ore 22:16

Ciao carissima^^
un gatto di casa. L'epitome del predatore annoiato, che giocherella con le vittime per tedio, che si diverte a infierire e nulla gli dà maggiore disappunto di una vittima che non trema, non reagisce e non mostra nemmeno sofferenza. Se ne va infastidito, offeso dalla lesa maestà di un esserino che si ostina a non fingergli da giocattolo con la propria sofferenza.
E come se questo soggetto non fosse già sufficiente a suscitare il fastidio, il ribrezzo e il disgusto, ecco che tu ci mostri subito un altro "mostro" e in pratica ci dici: avete odiato il gatto di casa annoiato e sazio, che sevizia per divertimento? Bene, ecco qui qualcosa di peggio. Perché sì, in fondo nel gatto è la natura a parlare. Ma in un essere umano?
E così la protagonista, ideale interloctutrice della voce narrante, prova a fare come la lucertola, a fingersi morta, ma ha a che fare con un gatto che purtroppo non si stanca mai.
Bellissima, icastica la frase finale.
Complimenti, non vedo l'ora di leggere altro!^^

Recensore Master
24/08/19, ore 13:15

Carissima, che bello ritrovarti...
Il ritrovarti come autrice e persino (insomma...) come "compagna d' armi".
Si, i gatti e le loro prede sono proprio fatti così!
Si... la figura retorica, metafora o altro che sia, è stata da te resa magnificamente.
Decisamente sconfortante considerare quanta parte dell' umano penare possa confluire nel piccolo
spazio occupato da un così delizioso e, ma solo apparentemente, inoffensivo paragone.
Ancor di più lo è il riflettere su quanto sia più facile ritrovarsi uccellini o topi poco combattivi, in questa
vita, rispetto che nei panni di piccoli rettili dalle mille risorse.
Risorse che, tremenda realtà, molte volte risultano comunque insufficienti, sia al cospetto di gatti in
carne, ossa e pelo, che di altro genere.
Ma a noi che altro resta?! Noi possiamo soltanto, rubando i "trucchi" persino al gatto, rannicchiarci nel
nostro cuore e, fattici a palla proprio come lui, spiccare da lì il salto che ci porti al di là dell' ostacolo,
cioè addosso alla nostra preda. Ebbene si, dovremmo trasformarci a nostra volta in predatori, ma non
per meri fini alimentari o ludici. Noi non siamo "gatti".
Ancora, e sempre, i miei complimenti più sinceri a tutta la tua bravura.
Un affettuoso saluto

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