Buongiorno!
Devo ammettere che ho letto altre tue storie, ma ricordo di non aver lasciato recensioni perché non sapevo se le avresti mai lette... Dopo anni, cambiano tante cose, a volte.
E invece no! Sono contenta di riverti; penso proprio che a questo punto andrò a recensirti anche le altre storie.
Comunque sono rimasta colpita; questa versione umana di Gilbert e Ivan mi ha toccata molto, tant’è che verso la fine ho avvertito un pizzicore agli occhi - di certo non per il senso di ” abbandono " che ha avvertito Ivan, ma per la traversata di Gil attraverso l’Europa e per tutti gli anni che ha dovuto attendere per rivedere la sua famiglia, o ciò che ne rimane -. Trovo orribile che una persona possa convincersi di poter rapire qualcuno e autoconvincersi che quel qualcuno, un giorno, possa volergli bene. A meno che uno non speri nell’insorgere della " Sindrome di Stoccolma " certo... Ma dopo quello che gli ha fatto, sul serio, accecarlo? Come si può pensare di cavare degli occhi a qualcuno per " punizione " e pretendere pure qualcosa in cambio? Anche se, realisticamente, gli occhi di Gil non sarebbero rossi... Ma di un azzurro-violetto, ironicamente proprio come gli occhi di Ivan. Mi è piaciuto anche il riferimento alla versione canon, in cui scrivi che Ivan gli si era parato davanti come se fosse la Russia stessa. Triste anche il background di Eliza che, probabilmente, sarà rimasta vedova.
C’è da dire che il tuo stile mi è sempre piaciuto; la narrazione è coinvolgente e quei pochi errori non la disturbano... Niente di che comunque, penso riguardino soprattutto i nomi, ad esempio " Beilschmidt " con la " c ".
Ma non voglio essere pignola di fronte ad una storia così bella, quindi mi eclisso.
A presto!
Duncney |
