Recensioni per
Pas de mystères en cuisine
di koan_abyss

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
20/02/22, ore 14:07

Ciao Koan, sai che mi hai fatto venire fame? E io mangio praticamente quattro cose, eppure ci sono certi piatti che ora vorrei provare, hai fatto un miracolo!
A parte gli scherzi, è molto bello come si evolve la vicenda, comincia come un giallo, ma si scopre che in realtà è solo un fratello che non riesce ad accettare la perdita. Insomma, un omicidio ha qualcuno da incolpare, con il suicidio chi incolpi? Il morto? Sì, però è morto...
Ed è bello come i colleghi l'hanno introdotto nel loro mondo, che poi era anche il mondo di Emilien. L'hanno aiutato ad elaborare il lutto e gli hanno fatto provare delle prelibatezze. Due piccioni con una fava.

Recensore Master
06/12/21, ore 11:35

Premio per il secondo posto nel contest: Evocami col mio nome, ti svelerò i miei segreti, edizione speciale Setsy e Mystery
Cara, per prima cosa mi scuso per essere arrivata, letteralmente, all'ultimo giorno utile. Non ti annoio con i miei problemi e spero che mi perdonerai!
Per altro ho già letto da tempo la storia e non potevo scegliere che questa. Hai scritto per noi un giallo, e uno ambientato in una sala da tè che faceva sognare, ed ora c'è questa "citazione a Maigret" in un ristorante, il che prevede che si possa recensire solo a stomaco pieno! Per partire dalla cosa più ovvia, a parte le lumache che non posso neppure immaginare di sfiorare (per mangiarle) il resto mi ha fatto girare la testa e strizzare lo stomaco per i crampi.
Ero lì, in un mondo di sogno, uno che ha confuso, si può dire, il povero Maximilen.
Profumi, salse, cioccolato, scampi al cognac, vini prelibati... tutto era una girandola di meraviglie, di aromi e sapori che hanno nutrito non solo il corpo, ma soprattutto l'anima dell'infelice protagonista.
Niente ti può spegnere la sofferenza per un fratello che muore, anche se la "speranza" che Emilien fosse stato ucciso piuttosto che essere suicida per me è stata ardua da comprendere, avrei provato più rabbia nel primo caso. Ma immagino, giustamente, uno standard, quindi personaggi cattolici negli anni quaranta e così il suicidio è inaccettabile. O forse Maximilien aveva solo bisogno di capire.
Quello che ha intrapreso è un viaggio nella testa del fratello, oltre che un percorso su una mappa. Mi piace la sua dedizione, l'amore fraterno è, nelle storie, l'unico legame familiare che mi commuove davvero. Ha calcato i suoi passi, perchè come dice un proverbio dei nativi americani: devi camminare nei mocassini di un uomo per sapere chi è. L'ha cercato nelle bettoline, nel lungo Senna pieno di pescatori, nella pensione: ma l'ha trovato nel luogo che amava.
A parte che penso che tu sia una cuoca vera, perchè sei troppo perfetta quando descrivi le ricette e sei un pericolo per ogni tipo di dieta, il tuo stile delicato e intimista mi ha colpita anche questa vota.
Comprendo il tipo di "investigazione" che hai creato: lo scrivo tra virgolette perchè non è davvero un poliziesco come sembra all'inizio, in modo moto conforme ai telefilm classici, il tuo punto di forza. Questo è il tentativo di non arrendersi, che si spegne, forse con un po' di rassegnazione, solo dopo questa giornata.
C’era bellezza e c’era dolore, nella vita di questo reduce di guerra, e non sempre una cosa pareggia l’altra, il male ha una forza tutta sua. L’ho sentito profondamente.
Complimenti per questo gioiello, sono davvero felice di averlo letto, e spero tantissimo di averti di nuovo come partecipante!
Un bacio al cioccolato e panna,
Setsy

Recensore Veterano
01/03/20, ore 17:14

Valutazione per il contest "I miei ultimi undici libri"
Seconda classificata:
"Pas des mystères en cusine", di Koan_Abyss

Grammatica e stile: 12,4/15
"l’ingresso del ristornate". Errore di battitura su "Ristorante", -0,2
"La nostra cucina è rinomata, se mi è concesso dirlo,” La virgola nei discorsi diretti, se il testo prosegue, va al di fuori delle virgolette, non all'interno. Poiché l'errore viene ripetuto molto per la storia, lo conto come un -1.
"Ma…c’è già stata un’inchiesta" Ci va uno spazio fra i puntini e la parola che li segue. -0,5, dato che una cosa simile avviene anche altre volte, e non credo quindi che sia stato un errore di battitura.
"alle comande dei camerieri" Credo che tu abbia dimenticato una 'm' in "commande", visto che è la parola francese. -0,2
"un filetto di manzo alla salsa bernaise"La parola esatta è "beárnaise", -0,2
Suggerimenti (non tolgono punti)
"E tuttavia, non c’erano dubbi che fosse nel posto giusto." Visto che metti una virgola subito dopo "tuttavia", separando così definitivamente dal resto della frase, trovo che quell'E iniziale sia superflua.
"del frusciare della fiandra delle tovaglie."Viene ripetuta un po' troppo il pronome 'di', per i miei gusti. Avrei tolto la parte delle tovaglie per farlo scorrere meglio. Qualcosa di simile poco dopo in "tamburellava le dita sul menù chiuso sul suo tavolo,", con 'su'e le sue declinazioni.
"sapevano cosa ci vuole per rivestire quel ruolo." Visto che il resto della storia è scritta al passato, avrei preferito che anche questa venisse scritto con quel tempo. Poiché è una frase che racchiude una opinione dei personaggi va bene anche il tuo modo, è solo la mia preferenza personale.
"dimentico per qualche minuto almeno del caos" Avrei messo "almeno" prima di "qualche minuto", in modo da meglio connetterlo a quella parola. A una lettura distratta, può apparire collegato a "caos" e la frase avere poco senso.
Trovo che il tuo stile rimandi molto all'ambientazione della storia: la posizione di alcuni termini, le descrizioni non prive di particolari (cosa in comune anche a molti racconti gialli), le parole in francese, lingua dei personaggi, sono tutti segni che hai riversato una grande cura nello stile della tua storia. E questo si percepisce molto bene: sai giocare con le parole, dare un sentimento a ogni frase e particolare, in cui a volte spunta la tua sensibilità moderna, o per posizionamento di alcuni termini o per (raramente) scelta di alcuni vocaboli che non mi hanno del tutto convinto in quell'epoca. Sono abbastanza da non essere invisibili, ma non tanti da danneggiare la lettura: semplicemente, dato che il resto della storia è stato montato su così bene, così vicino alla perfezione, le crepe si notano di più.
Per il resto, ho solo complimenti da farti: la storia è stata costruita in modo da farti andare in una direzione quando la realtà è tutt'altra, i personaggi parlano tutti con voci proprie, le scene si susseguono e si fanno leggere che è un piacere... non ho nient'altro da aggiungere!
Trama: 10/10
All'inizio, la storia sembra essere un classico giallo. C'è una persona sospettosa (l'uomo in grigio), una persona che osserva con interesse il nostro protagonista-detective, e che pertanto ci fa portare l'attenzione su di lui (il maître), e molti altri personaggi da analizzare e comprendere, per provare a indovinare il colpevole come nei gialli più classici. Vengono introdotti lentamente, partendo da una descrizione della città, per meglio entrare nell'atmosfera. A causa del numero ristretto di parole non risplendono tutti, ma risaltano abbastanza, così come l'ambiente, verosimile e che non infrangenla mia conoscenza dell'epoca e quindi perfetto, come per le ricette (e sono d'accordo sul tuo commento sui funghi).
Il finale, invece, risulta essere un'altra storia: non un giallo, ma un'indagine introspettiva nella mente di Maximilien, per accettare la morte del fratello. Vengono prima dati piccoli smozzichi del rapporto che c'era tra i due e della loro vita passata, che alla fine ritornano assieme a formare un quadro completo. La storia, infine, si chiude nello stesso modo in cui è cominciata: fra le strade di Parigi.
Un racconto ben costruito in cui non ho trovato un errore.
Caratterizzazione personaggi e loro coerenza: 9,5/10
Nonostante sia solo una one-short, appaiono molti personaggi in questa storia. Ce ne sono alcuni che sono puramente strumentali, come l'uomo col cappotto grigio, o forse il commissario stesso, ma la maggior parte ha almeno qualche battuta, o una piccola frase introduttiva, in particolar modo per quella gente che lavora nel ristorante.
Giacomo, Annie, Zavié sono fra questi: essi vengono in apparenza definiti solo dalla loro provenienza e da una piccola linea di backstory, ma il modo in cui vengono introdotti in cucina, il lavoro che fanno, i piatti che preparano parlano di loro. Ci mettono tutto sé stessi in quello che fanno, e trovo che sia messo in risalto nelle loro descrizioni e atteggiamenti. Ed il maître viene fuori nello stesso modo, anche se più approfondito grazie ai passaggi dedicati a lui all'inizio.
E ovviamente, nei loro discorsi, esce fuori anche Émilien. Non sappiamo molto di lui, ma quello che sappiamo è un ritratto abbastanza a tutto tondo: un pover'uomo che, dopo la guerra, ha fatto fortuna in cucina, ma non è riuscito a sopportare il peso del suo passato. Il commissario ne da una descrizione avvincente e accattivante, e ti complimento per averlo portato fuori in questo modo.
E ora, andiamo al protagonista. Riconosco l'archetipo del detective silenzioso e osservatore, e trovo che gli stia molto bene. Lo riconosco anche nell'uomo che ha perso una persona per lui cara e fa di tutto per ritrovarla. Quello in cui non lo rivedo è quando avviene il cambio fra le due visioni di lui che ci hai dato, al tavolo col commissario.
Per come l'avevi mostrato fino ad allora, la sua reazione al fatto che le sue indagini s'erano conclusa con un pugno di mosche è stata troppo emotiva, secondo me. Non dico che non avrebbe dovuto mostrare una reazione, ma a mio parere sarebbe dovuto essere un po' più contenuta, almeno all'inizio del discorso. Invece, lì per lì l'ho trovato un po' troppo preso. È stata una transazione un po' sofferta, ma a mio parere solo una transazione: per il resto, ho trovato che fosse adatto a entrambi i ruoli che ha ricoperto, soprattutto grazie alla sua assertività. E beh, sono stata molto soddisfatta quando ho scoperto il lato nascosto di quel personaggio!
Gradimento personale: 5/5
Di solito detesto di tutto cuore i gialli che finiscono col non avere un colpevole. Ma c'è stato qualcosa, in questa storia, che mi ha catturato: sarà stata la progressione della trama, lo scoprire perché Maximilien indagava sulla morte del fratello, o tutte le ricette che, da golosa quale sono, mi hanno distratta, ma l'ho apprezzata molto. La fine in particolare: a volte, il meglio non basta, a volte tutte le energie che impieghi su un caso non aiutano a cambiare il passato. C'è un'aria malinconica in tutta la storia, qualcosa sostenuto dallo stile, che appoggia molto bene il messaggio e che sottolinea molto bene la conclusione. In breve, l'ho amata.
Titolo&introduzione: 2,5/3
Ho trovato il titolo particolarmente adatto alla storia. Non solo perché è in francese, riflettendo l'ambientazione, ma comunque di facile comprensione in italiano, ma anche con un doppio significato. "Nessun mistero in cucina" l'ho trovato riferito sia ai piatti che preparano che alla fine di Émilien. E certo, in alcuni casi un titolo che anticipa la fine non è d'aiuto, ma trovo che in questo caso, grazie al diverso linguaggio in cui è scritto e al doppio significato, il tutto rimanga abbastanza misterioso.
L'introduzione va dritta al punto. Spiega la situazione, introduce un pochino di mistero con "l'uomo", invece di dire chiaramente chi è, fa bene il suo lavoro ma non penso che si distingua molto da altre introduzioni che ho letto, e per questo non credo ci sia abbastanza mistero per far avvicinare casualmente un lettore. Fa un buon lavoro, ma nulla che la risalti.
Bonus: 4/4
Genere: L'indagine è la motivazione principale del protagonista. Certo, alla fine non c'era nessun omicidio da risolvere, ma non è una cosa inconsueta nei gialli, quindi te lo conto.
Citazione: La frase è una delle ultime inserite nel testo. In questo modo, le è stata data parecchio importanza, e in un modo non forzato.
Ambientazione: Parigi si percepisce molto nelle tue descrizioni, specialmente con i nomi delle vie e i luoghi stessi. Il periodo esatto non viene fuori, ma non c'è nulla che lo contraddica.
Obbligo: Buona parte della storia ruota attorno alla buona cucina, e alla bontà dei piatti, che sono i "piccoli piaceri" di Émilien.
Totale: 43,4/47

Nuovo recensore
10/11/19, ore 15:15

Mi piace molto l'ambientazione francese, profumo di casa.
Una storia molto ben scritta con una trama ben congegnata.
Mi è piaciuta molto.
M

Recensore Master
04/11/19, ore 09:36

Ciao!
Avevo letto la storia già diversi giorni fa, ma trovo soltanto ora il tempo di passare di qui!
Sono molto contenta che tu abbia deciso di ridare alla luce le tue vecchie produzioni del NaNo, perché sarebbe stato un vero peccato restare privi di queste belle storie!
Non so quale fosse la direzione originale di questa storia, ma nella veste presente a me è piaciuta molto: mi è piaciuto come la trama si sia delineata pian piano, lasciando lentamente spazio ai personaggi di dispiegarsi e di trovare il proprio posto. Il lettore all'inizio non sa assolutamente nulla, e deve aggrapparsi a quello che può intuire e che i protagonisti decidono di lasciargli credere (che Ériau sia un investigatore, che Émilien sia davvero stato ucciso, che la cucina possa nascondere un qualche mistero...) e, insieme ai personaggi, finisce con l'arrendersi di fronte all'evidenza che le cose stiano, tutto sommato, in un altro modo.
Non so quale fosse la direzione originale, dato che dici di aver anche cambiato genere, ma, in effetti, forse è suggestione per via delle note, non lo so, però un pochino mi è rimasto il dubbio che, nella sua interezza, questo espediente della trama che sembra voler andare nella direzione di un'investigazione salvo poi trasformarsi in qualcos'altro, avrebbe avuto ancora un maggiore risalto. Non so, se avessimo potuto seguire Ériau anche prima di arrivare al ristorante, se avessimo ricostruito le giornate del morto, se avessimo visitato anche i luoghi che nomini soltanto, forse il respiro più ampio avrebbe aiutato a rendere ancora più incisiva la "svolta" finale. Ma capisco benissimo che riadattare a quel modo una storia tanto lunga sarebbe stato una specie di suicidio (oltre al fatto che temo che a quel punto la storia sarebbe stata comunque troppo lunga per il contest).
In ogni caso, anche così la storia funziona comunque, è solo che mi è rimasta la curiosità di conoscere tutti quei personaggi tagliati e di entrare più lentamente nel vivo delle vicende.
Mi piace poi moltissimo il "messaggio" in chiusura: è molto dolce, malinconico da far male, ma è un messaggio quasi luminoso, così pieno di vita e, in qualche modo, di conforto. Mi è piaciuto davvero tanto come tutti si siano prodigati per coccolare Ériau, per lasciarlo fare e in qualche modo elaborare il suo lutto dimostrando che non ci sono alternative possibili, e il modo in cui la cucina si è prodigata per ricordare e celebrare Émilien mi ha davvero commosso.
E poi, lo ammetto, mi hai fatto venire una fame che non immagini (o forse sì, visto che anche scrivere di queste cose non dev'essere affatto facile a stomaco vuoto XD).
Insomma, sono contenta di aver avuto la possibilità di leggere questa storia!
A presto!