Recensioni per
Prayer
di Izumi V

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
26/11/19, ore 06:03
Cap. 1:

Oh ma tu sei pazza! Ma tutto questo angst? Torno e mi devo beccare tutto questo dolore?
Che dire mia dolce izumi, sei strepitosa come sempre. Questa storia trasuda il dolore di John, ma anche il suo forte conflitto interiore. John è una persona che reprime tantissimo, quindi mi è piaciuto davvero tanto vedere rappresentata questa sua continua lotta interiore. Inutile dire che io faccio il tifo per quella parte più nascosta che prega di uscire. C'è una cosa che mi è piaciuta in particolar modo: questa parte di John all'inizio è aggressiva, cattiva quasi. Ma con il continuare della lettura scopriamo che in fondo è solo disperata, tanto che arriva a pregarlo di farla uscire. Poi riprende con le minacce, salvo infine rivelarsi alla fine per ciò che è: una parte di John Watson, castrata da sempre, che chiede, prega, di essere liberata solo una volta. Ho trovato questo oscillare estremamente realistico, mi ha ricordato davvero l'atteggiamento di una persona disperata, che davvero le prova tutte, un po' minaccia, un po' prega, un po' aggredisce e un po' implora.
Quindi complimenti, riesci ad esprimere davvero tanto anche con storie relativamente brevi, ma ora inondami di fluff che ne ho estremo bisogno. Alla prossima cara! Un bacione!
(Recensione modificata il 26/11/2019 - 06:06 am)

Recensore Master
16/11/19, ore 14:46
Cap. 1:

Ciao, sono drammaticamente in ritardo ma in questi giorni ho letto davvero pochissimo su Efp. Però questa me l'ero salvata e infatti oggi sono corsa a leggerla. Sono davvero molto contenta di trovare qualcosa di tuo, è sempre così, perché mi sorprendi sempre con trame elaborate che mi portano in universi anche simili a quelli della serie, ma ogni volta diversi e senz'altro ricchi di sentimenti. Come ti ho già detto sono sempre molto colpita da quanto tu sia capace di tenere IC i personaggi, li riconosco a un livello che raramente ho trovato da queste parti. E sono sempre molto colpita dall'evoluzione delle tue storie, in questo caso, però hai fatto un lavoro diverso. Lo descriverei più poetico rispetto al tuo solito, o meglio a quanto di tuo ho letto in passato. Non sei mai stata particolarmente lirica, corretta, enfatica in certi punti, ma al poetico non ti avevo mai associata. Lo faccio invece adesso con questo scritto, che mantiene inalterati i cardini della tua scrittura, pur portandoci un lavoro diverso rispetto al tuo solito. Anzitutto abbiamo la seconda persona, che io adoro e che trovo particolarmente efficace per entrare dentro al personaggio e scorporarlo da cima a fondo. La storia ha un tono prettamente introspettivo ed è fortemente immersa nell'angst, quello senza via d'uscita del post Reichenbach e che vede come protagonista John e il suo amico morto, o amore perduto che sia. Qui ha quest'accezione, quella dell'amore che non è mai stato. Della consapevolezza dell'innamoramento che arriva molto tardi, anzi quando ormai non c'è più niente che si possa fare. Certo, noi lo sappiamo che è così ma John non ne ha idea. Anche se forse a livello inconscio la verità la conosce, lui si dimostra troppo cieco e accecato per vederla. La verità è che Sherlock ha mentito e non è morto. La realtà che John vede è che il suo migliore amico, l'uomo che ama e che qui viene fuori in un urlo disperato, se n'è andato per sempre. Anche se lui usa il dubbio a un certo punto e dice che forse non lo rivedrà mai più, segno che effettivamente John sospettava qualcosa, in realtà poi si arrende al dolore e alla sofferenza per la perdita. Di nuovo, di qualcuno o qualcosa che ama. Sono stata piacevolmente colpita dall'uso della seconda persona, dai toni introspettivi e poetici dello stile che hai utilizzato, oltre che dal realismo di certi tratti, quello che ci riporta al famoso IC. John lo è al cento per cento, tanto che è evidente che si tratti di lui fin dalle prime righe. E se all'inizio c'è un istante di stordimento, in cui ci si ritrova a chiedersi chi sia il protagonista, di chi si stia parlando, ecco che subito diventa chiaro. John e il suo dolore, il suo amore per Sherlock che prende maggior consistenza man a mano che i giorni passano, è di una drammaticità e un realismo terrificanti. In questo trovo tu sia stata perfetta, e che tu abbia tirato fuori forse il tuo miglior lavoro di sempre. Non che sottovaluti anche i precedenti, ma questo ha un altro carattere (che io personalmente adoro), molto più poetico ed enfatico, ma in maniera marcata. Sarà anche l'angst, che questa volta non ha davvero una via d'uscita, come invece succede nelle tue storie in cui la sofferenza ha comunque una sua risoluzione in un gesto, un pensiero o un fatto che tu ci mostri, qui non succede. Succederà, perché i fatti del post Reichenbach quelli sono e se non dici che è diverso, si pensa che sia ovviamente uguale alla serie. Quindi è lì che stiamo, ma la risoluzione non ce la fai vedere e John, così come noi, annega in un mare di sofferenza. Sofferenza che personalmente trovo piacevole provare di tanto in tanto, quando si tratta di fanfiction è sempre ben accetta. Di sicuro mi piace quando è così ben scritta e trattata.

Insomma, un grande lavoro. Forse il tuo migliore in effetti.
Koa

Recensore Master
15/11/19, ore 22:58
Cap. 1:

Tesoro ma ciao!!!
Ho letto questa tua shot un paio di giorni fa ma ho pensato di aspettare un attimo di calma per recensirla. Perciò ho finito con calma il capitolo della mia long e ora mo co dedico a mente libera.
Aaaallora.
È possibile scrivere qualcosa post Reichenbach senza risultare monotoni o ripetitivi?
Sì, ma è anche molto improbabile, a parer mio.
Tu ci sei riuscita in pieno, dico davvero.
Adoro il tuo modo di interpretare e raccontare i personaggi, fai un'introspezione meravigliosa soprattutto su John, che secondo me è estremamente complesso da analizzare, soprattutto post Reichenbach e ancor di più post Mary's death.
La tua lettura è sempre molto matura e approfondita, sei molto empatica e possiedi una delicatezza rara nel descrivere l'animo umano, che non si riscontra facilmente in un autore. E parlo anche di autori professionisti.
Il protagonista di questa shot non è John, bensì il suo dolore, nemico silenzioso che lui tenta invano di ignorare, che parla in prima persona e fa di tutto per attirare la sua attenzione.
Non si può ignorare una cosa tanto.potente come la sofferenza, soprattutto quando c'è di mezzo l'amore, soprattutto quando non c'è più speranza.
John non lha ancora persa del tutto e si ostina a rifiutare di ascoltarsi, perché se lo facesse sarebbe costretto a soffrire e se soffrisse significherebbe che Sherlock è morto davvero e che non tornerà più.
Mi hai straziato il cuore, sul serio. E sono felice che tu l'abbia fatto perché significa che hai scritto qualcosa di vero, di potente e profondamente toccante.
Bravissima, ti faccio tanti, tanti complimenti e spero di avere un po' di tempo per recuperare presto qualcos'altro di tuo.
Un bacione.
S

Recensore Master
12/11/19, ore 21:51
Cap. 1:

Ma accidenti acciderbolina e perdinderina... Continuo a sospettare che tu vuoi che io muora... No, perché seriamente qui io mi sento mica bene!
Dolore, immenso dolore, lo faccio uscire io per tutti!
Meravigliosa piccola gemma.
Una favola distopica, il cui protagonista è qualcuno con cui nessuno vorrebbe avere a che fare ma con cui tutti devono imparare a fare i conti.
John non ce la fa, perché lui non accetta di credere alla morte di Sherlock, e se il suo Sherlock non è morto John non può lasciarsi andare al dolore.
Come tu riesca a trovare il tempo di scrivere con la tua vita iperimpegnata non lo so proprio, come fai poi a creare certe cose così belle, beh è puro talento.
Spero di leggere presto qualcos'altro di tuo ❤️

Recensore Master
12/11/19, ore 00:20
Cap. 1:

È affascinante scoprire quanti significati si possano dare ad una parola; moltissimo dipende dalle esperienze che hanno lasciato segni invisibili, ma incancellabili, dentro di noi.
Mi riferisco al titolo che, così, d’istinto, poteva lasciar intendere che tu avessi scritto della disperazione di John, incanalandola in una supplica che si reggesse sul senso di quell’ “one more miracle Sherlock for me…don’t be dead!”.
In effetti, in un primo momento pensavo che tu avessi proposto la lettura dell’immediato post Reichenbach, concretizzandone il significato in una disperata preghiera che Watson rivolge a Qualcuno che possa ascoltarlo, forse, irrazionalmente a Sh stesso, come ha fatto davanti alla lapide nera alla conclusione di TRF. Una preghiera, dunque, affinchè il suo folle ma prezioso consulting possa tornare dalla morte.
Ho letto volentieri la tua ff, anche se impegnativa perché è molto forte e coinvolgente in ciò che esprime, in quanto, anche dopo anni, mi rimane sempre il punto interrogativo su ciò che ha vissuto John, rimasto solo dopo il tragico “volo” di Holmes dal tetto del Barts. I Mofftiss non ci hanno lasciato indizi su come Watson abbia affrontato il vuoto desolante del 221b senza Sh. Sappiamo, da una frase che dice a Martha Hudson, sempre al cimitero, che lui non può tornare a Baker Street, ma nulla più.
La terza Stagione ci proietta direttamente nel ritorno del “falso” suicida, con tutte le implicazioni che conosciamo bene. Invece, qui tu ci condensi il percorso disperato di Watson, attraverso un lutto improvviso e devastante, proprio in una preghiera. Dunque sappiamo cosa abbia potuto provare nelle notti insonni e tormentate dopo Reichenbach. E, tornando alle riflessioni che ho fatto prima, sulla varietà di significati che può avere una singola parola, ecco che la “preghiera”, che tu fai scorrere con forza e energica efficacia in queste righe, è una supplica atipica. Non è colui che è tormentato dal vuoto lasciato dal lutto ma è lo stesso dolore che cerca una via d’uscita da un groviglio di contraddizioni e di disperato rimorso. Sì, perché è ovvio che John sia veramente provato dall’improvvisa morte di Sh, che crede vera, assolutamente, ma non esprime tutto ciò che, ora, si è trasformato in una terribile tempesta che lo sta devastando. Disperazione, sensi di colpa, solitudine, catene di “non detto” e di “non fatto” che ingombrano drammaticamente il suo cuore. Ma, soprattutto c’è il dolore e, in modo estremamente originale, il POV che tu hai scelto è proprio di quell’emozione travolgente che, per essere superata, deve essere riconosciuta ed accettata. John, vista la sua evoluzione dalla terza alla quarta Stagione BBC, evidentemente non ha mai liberato dal suo cuore ciò che provava veramente per Sh, e la (finta)morte di quest’ultimo ha paralizzato tutte le sue capacità di reazione. Tu, sorprendentemente, dai voce a questo dolore facendolo diventare concreto, disperato e minaccioso allo stesso tempo. Quel dolore che è diventato rabbia cieca e distruttrice in TLD: indimenticabile la scena in cui John, nell’obitorio dell’ospedale di Culverton Smith, si scaglia come una furia contro uno Sh sconfitto e disperato.
Un pezzo, il tuo, davvero originale e coinvolgente. Complimenti.