Carissima, arrivo ad importunarti in orari improbabili della notte, ma come avrai capito la lotta con l'editor mi ha preso dieci ore e non dieci minuti :')
Ricordo ancora gli accenni che mi avevi fatto su questa shot... e mai e poi mai avrei pensato a uno sviluppo del genere. Nella mia testa, doveva essere una narrazione tragicomica di una scappatella di Pepper e Tony a Venezia... ma si è rivelata molto, molto di più e di questo non posso che essere contenta.
Prima di tutto, apri in pompa magna coi Coldplay, e nonostante quello sia il mio album "sfavorito" tra tutti, la canzone rientra tra quelle che apprezzo, e mi sono stupita nel trovare qualcosa di così allegro e upbeat in testa a una tua storia (perdonami se sono prevenuta... sai com'è :'D), rafforzando la convinzione che fosse qualcosa in stile commedia romantica. Poi sono incappata nella prima frase e sono caduta dalle nuvole, di schianto, col magone già in testa.
No, non me l'aspettavo e ho amato fin da subito il contesto, compresi i riferimenti a Stane (manipolativo e subdolo come sempre) e a Peggy, due poli opposti che si tirano Tony nel mezzo, già lacerato da un lutto che non vuole sapere di elaborare.
Il "bacaro-tour", in luce delle tue delucidazioni, mi ha strappato una risata a dispetto del contesto, coronato col tanto decantato "battesimo"... quanto, quanto amo Peggy :')
Potrebbe sembrare un momento di respiro... e lo è, in un certo senso, ma non di quello che lascia un sorriso sulle labbra a una caduta un po' goffa. No, è il respiro a pieni polmoni di chi non prende una boccata d'aria piena da anni, da quattro anni che Tony ha vissuto nel buio pesto di se stesso rifiutandosi di guardare all'esterno e perdendosi così la bellezza che lo circonda. "La bellezza salverà il mondo", disse un tale Dostoevskij (tanto per rimanere monotematica); e in questo caso salva Tony... che in luce del suo futuro è un po' la stessa cosa. È la bellezza donata da una città che, descritta da te, diventa senziente ed elargitrice di un appiglio per uscire da quel se stesso così martoriato, così da gettarsi in un labirinto di cui non vedrà l'uscita ancora per molti anni. Ma è un inizio, il primo passo, e l'ha trovato in una calle umidiccia che ha riflesso il suo vuoto per quell'attimo sospeso.
Il quadretto centrale, con Tony succube di Pepper e della sua passione artistica (totalmente IC, se si considera il suo sdegno per aver scoperto che il suo capo aveva donato la collezione d'arte moderna ai boy-scout d'America) mi ha risollevato decisamente il morale, così come l'incontro ravvicinato del terzo tipo col pennuto... o forse dovrei dire Spitfire d'assalto :') Condivido l'odio per i gabbiani invadenti e prevaricatori, lo sai, e ho immaginato chiaramente quella famosa espressione sconvolta da te descritta, avendola vista in faccia a molti, troppi turisti rimasti a bocca asciutta per pranzo :'D
Ho trovato in un certo senso giusto che Tony non ritrovi appieno quel silenzio di molti anni prima, ma solo una sua versione edulcorata: ha qualche problema, al momento, qualche inquietudine irrisolta, ma il tutto di gran lunga gestibile... e l'Afghanistan, il palladio e tutto il resto sono appunto ancora nel futuro, e poi nel passato; non è quindi il momento giusto per annullarsi, né ora né in seguito, o per sentirsi parte di qualcosa di immenso e insondabile. È un qualcosa che si trova quando il mondo perde di senso, e Tony a questo punto sta per trovarlo, è sulle soglie del cambiamento più radicale della propria vita.
C'è bisogno di dire che ormai avevo subodorato dove si sarebbe collocata la terza parte? E nonostante tutto, mi hai lasciato con le lacrime agli occhi.
Vorrei commentarti ogni riga di questo finale... ma poi credo che si perderebbe il fulcro di ciò che mi ha colpito e strizzato il cuore.
Il punto è che l'ho percepito, quell'attimo che descrivi, quello in cui Tony riprende per la seconda volta a vivere. Un guizzo dell'animo innescato dall'esterno, da quella bellezza che ci circonda e alla quale facciamo caso troppo poco spesso; non quella dirompente di un monumento sconfinato che incombe eterno, ma del tipo che si annida nei riflessi nascosti e nei giochi di luce fugaci, quelle istantanee inafferrabili che però ci rimangono stampate nell'anima – ci lasciano coi calzini bagnati, come Tony, e non ci importa davvero perché fanno parte del tutto.
Tì, io ogni volta penso di aver letto il tuo "picco" scrittorio, e ogni volta mi sorprendi e alzi l'asticella. Questo scritto in particolare si colloca di diritto in uno di quegli spazietti del mio cuore in cui metto tutto ciò che finirò col rileggere inevitabilmente. Si sente che qui ci sei tu, non solo dietro le righe in quanto scrittrice (non uso a caso questa definizione), ma tra le righe come voce narrante. E proprio per questo funziona, tutto, ad ogni livello. C'è un pezzetto di te stessa, qua dentro, esattamente quel qualcosa che rende questa storia sia una magnifica introspezione di Tony in quanto tale, in quanto lui, sia un potenziale racconto a sé stante, di quelli che ti prendono per mano e ti dicono "guarda, ti faccio scoprire una cosa bella, nuova", schiudendoti poi la porta su un mondo di esperienze e immagini viste attraverso gli occhi di chi le ha vissute. Io quella cartolina di Venezia e della sua bellezza grigia l'ho vista, chiara nella sua nebbiosità e vivida nella sua perlacea assenza di colore; e spero solo che in un futuro potrò anche carpire quel silenzio, magari con una guida e amica d'eccezione a indirizzarmi nella calle giusta :') <3
Con questa mi hai scardinato il cuore, Tì, e te vojo bbene pe' qquesto <3
Alla prossima, prestissimo,
-Light-
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