Recensioni per
Doppelgaenger
di Dira_

Questa storia ha ottenuto 793 recensioni.
Positive : 792
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
01/12/23, ore 13:01
Cap. 14:

Esilarante l'entrata in scena in camera di Ted di James e Thomas: il primo ansioso di trovare una scusa, e disperato perché tra tutte le camere di insegnanti in cui poteva capitare è piombato proprio in quella *di Teddy*;
il secondo assolutamente menefreghista, perché tra tutti gli insegnanti è finito in camera di quello la cui opinione gli può importare di meno e che, proprio perche lo conosce da tanto, non aveva la minima intenzione o interesse a impressionare positivamente.
L'irritazione di Ted al cortese ma distaccato e per nulla penitente atteggiamento di Thomas e la sua indulgenza verso lo sfacciato ma in fondo colpevole e desideroso di assoluzione modo di fare di James è assolutamente perfetto.
Ted si comincia a delineare sempre di più come personaggio con i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi punti deboli e le sue caratteristiche.
In questo capitolo anche James comincia a mostrare un po' di profondità, dando ai lettori squarci della persona matura che diventerà in futuro e non solo dell'adolescente zuzzurellone e immaturo che è al momento. Certo, è un diciassettenne casinista e ancora immaturo, e le sue azioni lo dimostrano.
Non aveva motivi profondi per accompagnare Thomas a vedere il Naga, se non il suo costante desiderio di avventura e la sua abitudine di infrangere le regole per puro spirito di divertimento.
Interessante a questo proposito la differenza/somiglianza tra lui e Thomas nel loro rapporto con le regole (e con l'infrangerle): Tom è quello che davvero, a livello etico/morale se ne frega di più delle regole e della loro funzione, e che prova meno rimorso a infrangerle o vergogna a venir beccato, ma sta anche più attento a non farsi beccare quando le infrange; e, soprattutto, le infrange non per divertimento, ma perchè di solito esse si trovano tra lui e un suo obiettivo.
James invece, che pure si sente in colpa e penitente quando viene beccato e sgridato, continua a trasgredire e a farsi mettere i punizione per pura, disperata ricerca di adrenalina. Mi viene da chiedere se James non abbia una forma di ADHD/iperattività, visto che tra i sintomi c'è anche il bisogno continuo di stimoli che può portare a infrangere i limiti per incapacità di gestire la noia o l'immobilità, specie quando si è "chiusi" in un ambiente scolastico con regole e codici molto rigidi. Comunque, iperattività o no, James è anche arrogante e in quanto figlio maggiore del Prescelto munito di Mappa e Mantello spesso
tratta Hogwarts come il suo personale parco giochi (sì, è una citazione dalla tua Lily Luna/Severus, che non ho mai commentato perché non mi piace il pairing per partito preso ma che ovviamente ho letto e che trovo sia scritta magnificamente come tutto ciò che hai scritto, indipendentemente dal tipo di coppia trattata) e usa un cattivo dopobarba ( mi fido del giudizio di Thomas su questo, come sempre).

Penso che, con tutta la marea di protagonisti "relatable" che ci sono oggi nelle serie tv, abbiamo perso la capacità di amare personaggi non amabili ma coerenti con se stessi e ben scritti, che tanto andavano di moda nei primi anni duemila .Tom in Doppelgaenger mi riporta un po' a quelle atmosfere un po' alla prima generazione di Skin, in cui i personaggi adolescenti oscillano tutti tra il questionabile e il moralmente agghiacciante, ma non potevi fare a meno di trovarli esilaranti e fare il tifo per loro, perché in fondo sapevi che pur con tutto il loro egocentrismo e la loro idiozia adolescenziale non erano davvero cattivi, solo incasinati e immaturi.
Certo, James, ha più senso morale ed empatia di Tom, ma non è che sia molto meglio del cugino acquisito in termini di stronzaggine ed egocentrismo, soprattutto nei primi capitoli, prima della sua "maturazione"
Insomma, James e Thomas sono entrambi due insopportabili bulletti viziati, ma lo sono in modo diverso e opposto- per questo non si sopportano, e per questo le loro interazioni sono spassose.
Amo come nonostante si detestino cordialmente- e non abbiano problemi a dirselo in faccia- hanno una sorta di..non direi cameratismo, ma meglio *comprensione* l'uno dell'altro. Fa capire che comunque si conoscono fin dall'infanzia. Soprattutto nei difetti.
Ted prima fa la ramanzina a Tom sul fatto di non disobbedire, e ci sta, poi gli dice di non coinvolgere James, come se quest'ultimo non avesse un cervello proprio e un libero arbitrio che gli ha fatto COSCIENTEMENTE scegliere di assecondare il cugino acquisito nel suo piano per il puro, idiota, Grifondorico desiderio di vedere il Naga da vicino e potersene poi vantare con gli amici! Tom ha ragione, qui si fanno preferenze.
Cioè, Ted ha ragione che Tom ha manipolato e corrotto James, ma allo stesso tempo James, come Tom, deve essere considerato responsabile delle proprie scelte (soprattutto perché ormai è maggiorenne), e in questo caso ha SCELTO di farsi corrompere dal gusto dell'avventura.
In un crimine, il corruttore e il corrotto sono entrambi responsabili e perseguibili, lol.
Però questo dettaglio di parzialità umanizza Ted, e in fondo ci ricorda che, sebbene sia il professore dei ragazzi, non è molto lontano da loro per età anagrafica.
La risposta cortese ma sarcastica di Tom a Ted è allo stesso tempo esatta ed irritante, nel modo in cui sono esatti ed irritanti spesso gli adolescenti, quando notano cose che gli adulti credono non siano in grado di notare; ma si rifiutano poi di comprenderne e accettarne le sfumature, perché la loro empatia è schiacciata e limitata dall'acidità, dalla rabbia immotivata contro il mondo, dal desiderio di avere ragione sempre e comunque in modo assoluto.
Quello che mi piace della tua caratterizzazione d Tom è che cedi mai nell'idealizzazione eccessiva nella miticizzazione dell'adolescente stronzetto, perchè in fondo rimane sempre chiaro che, nonostante la sua intelligenza e le sue particolarità, Tom rimane un adolescente stronzetto e un po' immaturo, nulla di più e nulla di meno.
Però dall'altro lato non scrivi nemmeno con l'INTENTO di farlo antipatico a tutti i costi, anzi, molte volte i ragionamenti che Tom fa sui membri della sua famiglia e i suoi mentali commenti sarcastici su di loro, se pure riduttivi, hanno più di un fondo di verità.
Mi piace anche come hai delineato il primo accenno dei sentimenti di James per Ted. James tiene un sacco a Ted, e Ted ha (evidentemente) un debole per James. Ma quale sia esattamente la sfumatura dell'affetto che li lega, e come si evolverà il loro rapporto e il modo che hanno di vedere l'altro, non sono da cose immediatamente chiare, come invece può esserlo per Rose e Scorpius o persino Al e Tom.
Funziona, perchè lascia i lettori con un senso di suspence.
A questo punto ci sono già stati indizi e momenti, specie nei PoV James, che possono far pensare a un interesse di James nei confronti di Ted che va oltre il platonico, ma nulla di troppo esplicito o diretto, probabilmente perché James stesso, da sobrio, non è troppo esplicito e diretto su questo lato della sua emotività nemmeno nei suoi stessi pensieri, o forse perchè il rapporto da fratello maggiore che Ted ha con i ragazzi Potter confonde un po' le acque.
A questo proposito, trovo che il fatto che Ted abbia trascorso un periodo di tempo abbastanza lungo lontano dalla famiglia Potter, partendo per la Francia quando James era un ragazzino, e vendendo lui e tutti gli altri solo alle feste comandate per quattro anni per poi tornare in pianta stabile nelle loro vita ora che James è (almeno anagraficamente, se non mentalmente) un giovane uomo, sia una premessa necessaria per l'idea stessa della possibilità di una jeddy.
Non sarebbe stato credibile, oppure sarebbe stato direttamente inquietante, se Ted avesse iniziato una relazione sessuale con James senza questo periodo di "distacco"; se un giorno sì fosse semplicemente svegliato passando dal vedere James come un fratellino a un probabile interesse amoroso sessuale.
Invece i quattro anni passati da Ted in Francia rompono la dinamica fratellino-fratello maggiore esistente tra Ted e James, creando terreno fertile per un nuovo modo di rapportarsi tra loro.
La vecchia dinamica da quasi-fratello maggiore acquisito- fratellino pestifero infatti non aveva impedito a "Jamie" di prendersi anni prima una cotta tenace per Ted, ma (e giustamente direi) rendeva, insieme alla giovane età di James, impossibile e addirittura ridicolo il pensiero che Ted "ricambiarlo". (Che poi sarebbe stato illegale, oltre che morboso).
Ma dopo gli anni di lontananza, di comunicazioni solo tramite lettera e di incontri veloci solo alle affollate e caotiche feste comandate, ora il giovane Lupin, al suo ritorno in Inghilterra vede per la prima volta un nuovo James. Un James che è la stessa persona che conosceva da bambino ma al contempo una persona diversa e nuova.
Ha lasciato un bambino e si ritrova davanti un giovane uomo che si rende conto di non conoscere, non davvero. Perchè James è sì la versione cresciuta del ragazzino che Teddy ha lasciato, ma è anche un giovane appena maggiorenne con interessi, desideri e problemi nuovi, che non aveva ai tempi in cui lui e Teddy si vedevano più spesso perché allora James era solo un bambino, ed esperienze che in questi quattro anni lo hanno arricchito, cambiato, fatto crescere. Non solo fisicamente ma anche psicologicamente ed emotivamente. Certo, non è ancora davvero maturo, e la differenza di età e mentalità tra e diciassette e i ventiquattro anni comunque esiste e non è indifferente, ma perlomeno adesso lui è Ted sono fisicamente ed emotivamente su un piano più vicino di quanto potevano esserlo quando James era tredicenne e Ted quasi ventenne.
Il che non qualifica James immediatamente come possibile interesse romantico, nella mente di Ted, ma rende quest'eventualità non più assurda come sarebbe stata se Ted avesse continuato a fare l'addestramento Auror vivendo a stretto contatto con la famiglia Potter, senza nessuno periodi di pausa o interruzione della frequentazione tra lui e James.
Oddio, mi rendo conto che ho praticamente descritto le dinamiche di Laurie e Amy in Piccole Donne e Piccole Donne Crescono. Una coppia etero e ottocentesca molto diversa dalla jeddy, certo, ma che, come la jeddy, non ho mai schippato davvero, ma di cui, come per la (tua) Jeddy, ho imparato ad apprezzare e capire; e ad ammirarne l'esecuzione elegante e delicata da parte dell'autrice. Non nel senso che James o Ted sono eleganti o delicati insieme, anzi, tutt'altro (lol), ma è elegante e delicato il tuo modo di trattare tutte le complicazioni nel loro rapporto, rendendo lo sviluppo di esso naturale e graduale.
Come appunto tra Teddy/Laurie e Amy March in Piccole Donne, che da pseudo fratello-maggiore e sorellina rompiscatole diventano prima quasi semi sconosciuti, vecchi amici d'infanzia che non si riconoscono più a vicenda (quando si rincontrano in Europa dopo anni che Amy è partita per i suoi viaggi), poi progressivamente amici in un modo più paritario di com'erano da ragazzini, e solo infine amanti e poi sposi.
(Anche se non credo che a James piacerebbe essere paragonato ad Amy March. Anche se CI SONO dei punti di contatto- voglio dire pseudo-sorellina pestifera/pseudo-fratellino pestifero che si innamorano dell'amico di famiglia più grande, che però va dietro a una sorella/cugina più grande? Check, check, check!
E il vero nome di Ted è pure Theodore! E Laurie veniva chiamato Teddy, a volte! Check, check, check!
Oddio, la smetto prima che Jamie esca dallo scherma e mi uccida a colpi di porte demolite (spoiler).

Recensore Junior
16/09/23, ore 01:17

Amo il modo in cui, nelle tue storie, i PoV di ogni personaggio hanno un ritmo diverso, rispecchiando il pensiero del personaggio stesso. È come guardare il mondo attraverso i loro occhi, studiare il mondo esterno immergendosi nella loro interiorità.
In particolare, adoro i PoV dei tuoi personaggi introversi e con uno sguardo analitico sul mondo, ma distaccati dalle proprie emozioni (Tom e Alina sul podio).
Tom pensa in modo conciso e logico, ma ogni tanto si infilano nella sua testa riflessioni brevi e lancinanti che non c'entrano molto con il momento che sta vivendo, a causa di collegamenti repentini di idee.
Eppure, questi pensieri solitari, quasi intrusivi, non risultano fastidiosi durante la lettura, perchè non sono mai *davvero* fuori contesto, ma anzi aiutano il lettore a sentirsi più immerso nella situazione. Non stiamo più leggendo *di* Tom in pericolo, *siamo* Tom in pericolo, siamo nella sua testa, tra i suoi meccanismi mentali contorti, i suoi ricordi, le sue sensazioni, gli impulsi irrazionali.
La riflessione sul sorriso, che altro non è che un modo tutto umano di scoprire i denti e mostrare controllo sulla situazione, è molto disturbante e macabra, quindi "molto Tom". Inappropriata e azzeccata al tempo stesso. Contribuisce a rendere più sinistra l'atmosfera, e più inquietante la professoressa Prynn, che nel capitolo precedente, vista con gli occhi di Al, non era altro che la professoressa antipatica e seccatrice venuta ad interromperli.
Al capisce solo dopo che c'è qualcosa di strano in quello che è appena successo tra loro e la professoressa.
Tom invece, essendo veloce a fare collegamenti mentali e a cogliere indizi, ha capito subito che la Prynn non lo stava salvando, ma portando nelle fauci del leone. Tuttavia, non ha fatto nulla per impedirglielo: perche ha capito di *non poter* fare nulla. Non senza peggiorare la sua situazione. Per risolverla, ormai è troppo tardi.
Si è finalmente reso conto (nel momento sbagliato) che i suoi avversari sono molto piu potenti di lui, e potrebbero ammazzarlo o neutralizzarlo in meno di un secondo. E da bravo Serpeverde, non combatte battaglie suicide, o perse in partenza. (Sì, è una citazione di un altro tuo personaggio nel seguito. Sì, ho letto queste storie con talmente tante volte che ricordo alcuni passaggi a memoria. Un po' me ne vergogno.) Ormai Tom può solo cercare di limitare i danni, intimando ad Al di mettersi in salvo e non sfidando i suoi rapitori.
Apprezzo molto il fatto che Thomas sia presentato come un ragazzo molto intelligente, al limite della genialità, ma che nonostante ciò non riesce ad imbrogliare o a sconfiggere sul momento maghi adulti con trent'anni di esperienza più di lui. Mi ricorda cosa non mi è mai piaciuto del modo in cui JKRowling, ma soprattutto i registi dei film, hanno caratterizzato Hermione: so che dire qualcosa contro Hermione è praticamente una blasfemia per i Potterhead, ma essendo stata io stessa, ai tempi in cui leggevo HP, una ragazzina piuttosto precoce e brava a scuola, mi irritava profondamente il fatto che Hermione, per il semplice fatto di essere la prima della classe, risultasse automaticamente invincibile (negli indovinelli e nelle sfide mentali) e praticamente onnisciente. Avrei preferito che facesse degli errori ogni tanto, anche intellettuali, che avesse dei difetti, delle pecche caratteriali che nei libri c'erano e nei film sono state cancellate. Che dimostrasse anche la sua età, oltre il suo status di genio. Lo stesso discorso si potrebbe fare su Harry, che sconfigge più volte un mago molto più potente di lui, però almeno Harry ha dalla sua il "potere" della predestinazione che si auto-avvera, e il sacrificio materno giustifica la sua invulnerabilità contro Voldemort . (E il fatto di essere emotivamente un idiota lo rende più vicino al NormaleTeenagerTM, Salvatore o meno.)
Per tornare al tuo Tom, mi piace perchè da un lato è un ragazzo più intelligente della media (e non solo fortunato/predestinato come era Harry ai tempi), dall'altro lato è comunque un adolescente, e come tale, immaturo e inesperto. Diversamente Hermione ai tempi, la genialità di Tom non gli impedisce di fare scelte sbagliate o di essere talvolta un idiota, come tutti gli altri sedicenni "normali". Anzi, in molti casi è più immaturo e idiota di loro, perché lo stato di piccolo genio deve pur essere compensato da qualcosa di mancante. La sua emotività prevale spesso sulla ragione, spingendolo a fare cose stupide, avventate.
Credo che analizzare il personaggio di Thomas può insegnare molte cose. La prima è che apparire in controllo di tutto non vuol dire esserlo. Ed apparire poco espansivi non vuol dire non avere un'emotività contorta, soprattutto durante l'adolescenza.
La seconda è che intelligenza e maturità non sono la stessa cosa: la prima si può raffinare con l'esercizio, ma spesso è innata, mentre la seconda si deve raggiungere col tempo. E a volte si deve conquistare attraverso le esperienze anche brutte, le difficoltà.
In Doppelgaenger, il vero peccato di Thomas a mio avviso non è (solo) la sete di sapere ma la hybris, che l'ha spinto a pensare che le sue doti naturali di ragazzino-prodogio (la capacità logica, la forza magica) potessero bastargli per fare scacco matto ad adulti con molta più esperienza di lui.
Come dirà Doe nel prossimo capitolo, in una delle sue bastarde ma fulminanti perle di saggezza, è un problema ereditato dal precedente modello: anche Voldemort, nei suoi deliri di onnipotenza, tendeva a sopravvalutarsi così tanto da trasformare quelli che potevano essere punti di forza in debolezze.
Anche rimanendo su un piano prettamente opportunistico, per vincere una partita è necessario conoscere i difetti dell'avversario, certo, per poterli usare a proprio vantaggio, ma anche avere piena consapevolezza delle proprie debolezze, per proteggerle, guarirle, mitigarle, per impedire che l'avversario le usi a proprio vantaggio. Bisogna accettare le proprie fragilità per diventare più forti: è un po' la morale dell'intera Saga di Harry Potter secondo me, ripresa magistralmente, e addirittura approfondita, nella tua Dp Saga. (Amo il modo in cui prendi messaggi della Saga originale e li espandi, li elabori- credo sia un modo di mostrare rispetto ai libri a cui la fanfiction è ispirata, ed è una cosa che mi piace molto.)
Riconoscere le proprie debolezze sembra però difficile da metabolizzare per ogni Tom di Hogwarts, in ogni epoca storica. Riddle è morto senza mai capirlo, Dursley Jr imparerà a farlo piano piano, ma non senza errori terribili e grandi sofferenze.
Thomas ha stretto un patto con un pluri-omicida (o assassino mercenario, come preferisce definirsi Doe) perchè pensava di poterlo manipolare, fingendosi suo alleato, usandolo per avere informazioni e poi scaricandolo tutte le colpe. Ma si è reso conto di essersi un pelino sopravvalutato: per quanto notevole possa essere il suo cervello per un sedicenne, l'intelligenza grezza non può mai competere con la competenza raffinata nel tempo. Doe aveva dalla sua anni e anni di esperienza nell'arte della manipolazione, molta più preparazione tecnica in ambito magico, più informazioni sull'intera vicenda e una discreta astuzia. Tom solo un buon intuito e tanta curiosità. Si è ritrovato, dunque, nell'ordine: manipolato, sfruttato, imbrogliato, rapito, e per giunta pure incolpato, laddove voleva manipolare, sfruttare, imbrogliare e poi incolpare. Good Job, Thomas. Oltre Ogni Previsione. Previsione Negativa, specifichiamolo.
Beh, almeno questo errore gli sarà utile in futuro, perchè imparerà a riconoscere i propri limiti. (Forse. Con calma. Con molta calma. Servono altri cento capitoli perchè il concetto venga assorbito.)
Riconoscere i propri limiti potrebbe essere il titolo alternativo di questo capitolo (non so quale fosse il vero titolo, perchè l'immagine all'inizio non si vede più purtroppo).
Interessante capovolgimento del fantasy con protagonisti ragazzini che credono di essere normali o inutili e nel momento del pericolo si scoprono degli eroi: qui Rose e Scorpius, di fronte a qualcosa di pericoloso e incomprensibile, si rendono conto di essere solo due normali sedicenni, impauriti e confusi.
Fanno quindi l'unica cosa sensata: chiedono aiuto a qualcuno di più esperto. Ma dopo aver scoperto che una loro professoressa potrebbe essere in combutta con un assassino, la loro fiducia nell'autorità costituita dalla scuola si è ovviamente ridimensionata.
E perciò corrono dall'unico professore di cui si fidano ciecamente, l'unico che, oltre ad essere un insegnante, è anche un amico, sia per la giovane età sia per il fatto di essere uno di famiglia.
Ovvero Ted. La scenetta tra Rose, Sy, Ted e il Frate Grasso è una sapiente unione di comicità tensione drammatica.
"Grifondoro e Tassorosso...ah giusto, mi sono contato" è spassosa perchè è un po' la sintesi del rapporto tra Scorpius, le influenze paterne e la Casa in cui è stato smistato.
Mi piace il fatto che Rose non riesca a sopprimere il suo bisogno di essere la prima della classe neanche quando si tratta di esporre i fatti che potrebbero rivelarsi antecedenti di un rapimento, dandosi mentalmente della stupida quando si impappina o non conosce le risposte alle domande.
Rose si colpevolizza anche per non essere corsa in aiuto di Al, James e Thomas, pure se è stato lo stesso Ted a dirle di rimanere al sicuro, perchè portandosi dietro lei e Scorpius, ancora minorenni, avrebbe avuto due ragazzi in più a cui badare, invece che due persone di supporto.
Ted ha ragione, perchè se non si può aiutare concretamente in una situazione, volendolo fare a tutti i costi si diventa un fastidio o un problema. Capisco però il disappunto di Rose, che è cresciuta sentendo le storie del Magico Trio, di tre ragazzini che si gettavano tra le fauci del pericolo senza pensare a cose meschini come la probabilita di uscirne vivi, e che sfidavano la morte per una giusta causa perchè era l'unica cosa corretta da fare. Rose sente molto forte il paragone con la madre, e non può fare a meno di pensare che Hermione, alla sua stessa età, in caso di pericolo pattugliava la scuola, ed eventualmente la difendeva con gli incantesimi, così come suo padre e i suoi zii. Non andava certo a nascondersi nel Dormitoio.
Non comportarsi allo stesso modo la fa sentire inadeguata.
Credo che Rosie sotto sotto sia terrorizzata dall'intera vicenda, e perciò grata che Ted le abbia detto di mettersi al sicuro. Ma questo sentimento non fa altro che aumentare il suo senso di colpa, per non aver aiutato abbastanza i cugini, non essere stata abbastanza svelta o brillante nel risolvere il mistero. In generale, Rosie sembra sempre avere dentro di se' quest'ansia di non essere *abbastanza*. Abbastanza intelligente, abbastanza coraggiosa, abbastanza matura. La ragazza in realtà è tutte queste cose, per avere solo sedici anni, ma crede di non esserlo perchè il suo metro di paragone è appunto la madre Hermione, l'eroina per eccellenza. Non tanto la Hermione reale, madre indaffarata e a volte stressata come tutte, ma la Hermione ai tempi di Hogwarts, quella dei ricordi del padre, della memoria collettiva degli ex-studenti di quegli anni, dei racconti di famiglia, dei giornali. È praticamente impossibile essere la figlia di Hermione Granger senza sentire il peso del confronto e delle aspettative altrui.
Rosie ha bisogno di avere accanto qualcuno come Scorpius, qualcuno che non abbia il mito di Hermione e del Magico Trio. Scorpius, pur condividendo, come Rosie, i valori del vecchio Trio, non ne idealizza gli ex-componenti dal punto di vista umano. Certo, il motivo per cui non lo fa sono le influenze paterne, ma comunque per Rose è un bene, perchè ha bisogno di qualcuno che la ami senza paragonarla (anche in modo inconscio) a sua madre, le dica che è speciale così com'è, che essere coraggiosi è necessario, ma avere paura a volte va bene.
Scorpius è anche lui cresciuto con le storie sulla guerra, ma raccontate dagli sconfitti, degli esseri umani fallibili e fallaci, non degli eroi. Ha la stessa ansia di Rose di dover far sempre la cosa giusta e farla al meglio, ma per motivi diversi: deve riscattare il suo nome e le colpe della sua famiglia. A differenza di Rose, ama i propri genitori senza idealizzarli, perché ne conosce e perdona gli sbagli. Rose e Scorpius possono supportarsi a vicenda nel loro voler essere sempre bravi e in gamba e nobili d'animo, ma possono anche aiutarsi a vicenda nel capire che non si può essere sempre perfetti in tal senso. Che a volte va bene così. Va bene accettare i propri limiti.

E a proposito di limiti: anche Harry, l'eroe per eccellenza, visto dall'intero Mondo Magoco come al di sopra di ogni regola o fallimento, colui che per tutta questa prima parte della storia ha indagato in modo non ufficiale ignorando regole e procedure, in questo capitolo e nel successivo si rende conto dei limiti della sua autorità. Non è più il ragazzino predestinato che può agire indisturbato e incurante, in virtù del fatto di essere l'unica arma (letteralmente) contro il Male. È un pubblico ufficiale, anzi, il capo dei pubblici ufficiali, e in quanto tale il suo ruolo gli impone di rispettare dei paletti. Ha l'obbligo, morale oltre che burocratico, di obbedire a regolamenti che devono essere uguali per tutti, anche per il Prescelto. Altrimenti si sconfina nella dittatura o nell'abuso di potere, non importa quante umane e condivisibili siano le ragione delle sue continue trasgressioni. In questo e nel prossimo capitolo, Harry Potter l'Auror e Harry Potter il padre o padrino entrano in conflitto.
Il padrino vuole salvare Thomas, prelevarlo da Hogwarts, anche contro la sua volontà, per metterlo al sicuro, senza nemmeno prima chiedere un permesso alla scuola o un parere o una deroga ai genitori Babbani del ragazzo.
Senza tener conto di nessuna regola. Perchè Harry Potter non ha sconfitto obbedendo alle regole. Ne l'ha fatto Silente.
Solo che il vecchio Silente poteva permettersi di fare queste cose, per l'autorità di cui era stato investito dall'intera comunità e per il Bene Superiore, il ragazzino Harry pure, in nome della sua giovane età e del suo ruolo chiave nella sconfitta di Voldemort...
Harry non è più un ragazzino (anche se a volte lui stesso se ne dimentica) e (per fortuna) non è ancora diventato e non diventerà mai (del tutto) un secondo Silente, ma pur con tutte le sue glorie di guerra è un pubblico ufficiale al servizio del Ministero che, come gli ricorda Ron, per quanto importante è potente deve pur sempre sottostare a delle regole. Che lo voglia o no.
Anche se a volte non obbedendo alle regole si potrebbero risolvere certi conflitti più velocemente.
Di nuovo, mi piace come nelle tue storie sulla Nuova Generazione Harry sia sempre così involontariamente simile a Silente nel suo modus operandi e allo stesso tempo così diverso, per indole e priorità, dal suo vecchio mentore, e in fondo ancora così simile al se stesso adolescente che tutti noi conosciamo.
Harry quarantenne che vuole piombare a Hogwarts in piena notte a salvare il figlioccio in barba a regole e procedure ricorda Harry quindicenne che si precipita all'Ufficio Misteri a salvare il padrino ignorando qualsiasi parvenza di buonsenso o tentativo degli amici di farlo ragionare.
Mi piace il fatto che sia Ron a farlo ragionare, a impedire al suo vecchio amico e collega (tecnicamente capo, ma è difficile vederli sotto questa luce) di fare qualcosa che li metterebbe in una brutta posizione col Ministero. Perchè oltre al fatto che Harry non può prelevare uno studente da scuola senza esplicitarne il motivo, neanche se il ragazzo è figlio di suo cugino, ma non può neanche dirne il vero motivo...dato che dovrebbe svelare di aver indagato su un mistero che era stato dichiarato risolto e su cui, in quanto tale, Harry non aveva autorità di indagare.
E mi piace anche che sia Ron a cambiare idea non appena arriva il biglietto di Ted.
(Harry e Ron sono sempre e comunque cinque minuti più in ritardo di quanto dovrebbero essere. Incredibile, oh. Come a scuola quando erano adolescenti, direbbe la cara vecchia Minerva.)
Ron potrà essere il buonsenso pratico laddove Harry a volte è duro puro fino a sconfinare nel fanatismo e impulsivo fino all'irresponsabilità, ma Ron è anche e soprattutto cuore, e perciò quando ha la conferma che qualcuno è entrato nella scuola dove si trovano i suoi figli e i suoi nipoti, e che il figlioccio più giovane di Harry è DAVVERO in pericolo, non ci pensa due volte prima di dirigersi verso Hogwarts e PROTEGGERE, in barba a regole e permessi, e si offre persino (forse scherzando, forse non del tutto) di offrire spiegazioni a Hermione e Ginny quando "verranno licenziati in tronco".
Naturalmente ho amato anche il momento tra James e Albus, anche se tutt'altro che allegro. Ho già parlato di perchè come fratelli mi piacciono: perchè James non ha una buona opinione di Albus e Albus non sopporta suo fratello per più di cinque minuti di fila, eppure entrambi sono pronti a prendersi un incantesimo in pieno petto e a mettersi sulla linea del pericolo l'uno per l'altro.
Che è quello che James arriva quasi a fare in questo capitolo. Ha capito che se non arrivano gli Auror in pochi minuti Tom è spacciato e farà di tutto per evitare a suo fratello Al di seguire Thomas verso una fine sicuramente tragica- anche se James sa che Al lo sta odiando per questo, che suo fratello vorrebbe entrare in quella stanza e salvare Tom o venire catturato con lui, sa anche e soprattutto che come fratello maggiore è suo dovere impedirglielo.

Il momento in cui James e Al precipitano nella stanza e si rendono conto della situazione è scritto magnificamente ed è geniale il fatto che solo in questo momento noi lettori e lettrici veniamo a conoscenza di come sia fatta la bacchetta di Tom.
Piuma di fenice- OVVIAMENTE- agrifoglio- e questa forse è una sorpresa, ma neanche tanto- tredici pollici e RIGIDA.
Il misto esatto tra la bacchetta di Tom Riddle e quella di Harry Potter.
Comunque, buona l'idea di renderla di agrifoglio e non tasso (e far sì che la lunghezza è la flessibilità della bacchetta di Tom Dursley siano uguali a quelle del primo Tom) perché in questo modo si spiega come mai né Harry né nessun altro abbia mai fatto una connessione ad alta voce (non subconscia) tra Thomas e Voldemort. Immagino che la lunghezza è la flessibilità di ogni bacchetta siano dettagli più "personali" e meno discussi del legno, visto che tutti i modi di dire e le associazioni tra bacchetta-carattere sono riferite agli alberi dei cui legni le bacchette sono formate, e i dettagli più tecnici come appunto lunghezza e grado di flessibilità magari ritenuti importanti da "addetti ai lavori" (come sarà Tom in futuro) o da, aehm, adolescenti maschi negli spogliatoi che usano queste caratteristiche per fare paragoni poco ortodossi (Lily dixit).
Di nuovo: ci sono anche nella bacchetta di Tom rimandi a Voldemort, ma fino a questo punto non è mai stato notificato ai lettori, perchè fino a questo punto nessuno dei personaggi ha mai avuto ragione di soffermarsi su di essi, perchè il dettaglio di come sono fatte le bacchette di ognuno è semplicemente una cosa banale a cui i personaggi semplicemente non pensano, come noi non pensiamo a come sono fatti i nostri telefoni cellulari ad esempio, quindi i lettori non sono mai venuti a conoscienza (fino a questo terribile punto) di come fosse fatta la bacchetta di Tom.
Non capisco le critiche che ti furono fatte sul fatto che Tom NON POTESSE avere una bacchetta con la piuma di fenice: è vero che le piume di fenici nell'universo di Hp sono descritte come rare, ma non avere un ombelico è ben più raro. Cavoli, anche avere una fenice come amica/famiglio come succede ad Albus è più raro che avere una bacchetta con la piuma di fenice.
Non c'è scritto da nessuna parte che a parte Voldemort e Harry nessuno POTESSE avere una piuma di fenice: solo che era molto raro venir scelti da una tale bacchetta e che solo loro due, tra i clienti di Ollivander ancora in vita, fossero stati scelti da una bacchetta con una piuma di una determinata fenice.
Tom non è stato scelto da una bacchetta contenente una piuma di QUELLA fenice, o almeno non è specificato, quindi non vedo il problema.
Tanto più che uno dei motivi per cui Harry probabilmente è stato scelto da QUELLA bacchetta fu perchè c'era un pezzo di anima di Voldemort in lui, e dal momento che Thomas è chi è, ed è nato nel modo in cui è nato...ha senso che abbia la bacchetta che abbia. Un Tom con una bacchetta di drago o unicorno sarebbe stato come un Tom che non parla serpentese, o amante dei party e impegnato a salvare cagnolini nel tempo libero: semplicemente assurdo e noioso al tempo stesso, impossibile da immaginare.
Solo che adesso mi è venuta la curiosità: per caso hai immaginato come fossero fatte anche le bacchette degli altri personaggi, come Al, James, Lily, Rose, Scorpius e perchè no, magari anche Soren (quella “ufficiale”, non li braccio)? Sarei curiosa di conoscere almeno i legni, visto che su Potterpedia c’è una pagina con tutte le caratteristiche dei maghi a cui viene associato ogni tipo di legno.
(Recensione modificata il 11/10/2023 - 11:07 pm)

Recensore Junior
24/08/23, ore 20:27
Cap. 49:

Ci sono parti della Dp Saga che penso non riuscirò mai a recensire completamente, scrivendo tutto quello che vorrei dire senza sembrare una pazza incoerente, perchè anche solo leggerle mi sfinisce emotivamente, in un modo buono e cattivo al tempo stesso (come solo le migliori storie sanno fare), anche dopo anni e infinite riletture.
Tre parti, a dire il vero (ed è assolutamente soggettivo il fatto che le più difficile per me da recensire siano queste qui, non è una classifica di tipo assoluto): il litigio Al-Lily su Soren (o meglio su ciò che Soren rappresenta per entrambi) a Dumstrang; la maggior parte delle scene in cui è presente Dudley, e in particolare la scena di confronto tra Dudley e Harry nel capitolo precedente, e il momento in cui Dudley parla del suo primogenito quando crede di averlo perso (e questa credo che sia la cosa più soggettiva di tutte, perchè credo che il mio rapporto con mio padre, che tra l'altro un ex-bulletto come Big D e che esattamente come Big D ha "messo la testa a posto" grazie alla sua futura moglie, e il modo in cui io e mio padre abbiamo passato tutta la mia adolescenza sospesi tra insofferenza, incomprensioni e difficoltà a comunicare pur volendoci bene, ognuno sicuro/a dell'affetto che provava per l'altra/o eppure incapaci di dimostrarcelo a vicenda, siano tutte cose che influiscano un sacco sul modo in cui, da lettrice, recepisco il rapporto tra Tom e suo padre Dudley. Come un pugno emotivo in piano petto che fa male e guarisce al tempo stesso, tipo).
E il terzo scoglio emotivo che mi causa un "blocco del recensore" (ahaha) sono proprio questi ultimi-ma-non-ultimissimi capitoli di Doppelgaenger, quelli tra il rapimento di Thomas e quello di Albus.
Ma mentre nei primi due casi si tratta di scene o argomenti su cui avrei troppo da dire e non credo di riuscire a farlo in modo coerente o anche solo sensato (il che si traduce anni e anni di appunti incoerenti e considerazioni a volte contrastanti sui personaggi accumulati nelle note del telefono, riflessioni iniziate e mai concluse nella cartella "recensioni efp da finire"- e questo è un merito tuo e delle tua storie, perchè se non fossero così ben scritte e ricche di sfumature non sarebbe possibile per esse generare così tanti spunti e sentimenti contrastanti), questi ultimi capitoli fatico a recensirli perchè mi sembra che sia già stato detto TUTTO nel testo stesso e che ogni aggiunta o tentativo di scavare ulteriormente porterebbe a... "sporcare" la brillantezza dolorosa con cui hai caratterizzato gli stati d'animo dei personaggi in questo periodo per loro così doloroso e particolare.
Il dolore dell'abbandono, la frustrazione dovuta all'incertezza, l'atmosfera sospesa e irreale che segue una perdita, sono descritti in modo così così vivo e potente, e al tempo stesso delicato e privo di morbosità, che mi sembra quasi di minimizzare la tua scrittura sviscerandola.
Un dettaglio che rende incredibile il modo in cui descrivi queste emozioni successive a una perdita, presunta o reale, provvisoria o definitiva che sia, è che non le nobiliti eccessivamente, o le esageri; ma le racconti per come sono davvero, con tutte le loro storture e i loro aspetti più quotidiani, meno piacevoli o pittoreschi.
A volte, o meglio quasi sempre, il lutto o il dolore non sono belli da vedere nemmeno dall'esterno, non sono poetici o eleganti in modo cupo e tenebroso, ma sono confusi, sporchi di stanchezza e di rabbia residua, amari e stridenti come gesso sulla lavagna.
Come le parole sarcastiche che raschiano la gola di Al e prudono per uscire di fronte alle continue, benintenzionate ma fastidiose preoccupazioni di Rose, e lui le trattiene perchè sa che ferire i familiari e gli amici che stanno cercando di assicurarsi che stia bene non è giusto e sarebbe anche controproducente. Però non può far a meno di provare la tentazione di lasciarle uscire fuori, quelle parole rabbiose, e di immaginarsi la soddisfazione che proverebbe nel dire quelle parole. Perchè il dolore non sempre ti rende puro e nobile. A volte ti rende irritabile, irritato, furioso col mondo e col destino e improvvisamente incapace di curarti delle emozioni altrui perché stai già avendo troppe difficoltà a gestire e contenere le tue, di emozioni. Poi certo, da adulti si impara a gestire le proprie emozioni senza ferire quelle altrui, o almeno si dovrebbe imparare a farlo, ma a sedici anni non è sempre così facile fare ciò in situazioni normali (parlo per esperienza personale, ripensando alla me di sei o sette anni fa, purtroppo), figuriamoci dopo una perdita così grave, improvvisa e inspiegabile. Al sta reagendo magnificamente per la situazione in cui è, almeno dall'esterno. Un altro sedicenne al suo posto sarebbe già scoppiato, come dice Scorpius nel capitolo precedente (?) a questo.
Ma Al non è sua sorella, non è nemmeno suo fratello o suo padre alla sua età, lui non attira l'attenzione su di se' quando sta male, non butta fuori il dolore attraverso la rabbia in modo spettacolare, o almeno cerca di non farlo.
Al cerca di tenere il dolore DENTRO, almeno davanti alle persone che (secondo lui) non sono coinvolte nel suo dolore o responsabili di esso. È forse parte del suo essere discreto e del suo essere segretamente sempre conscio del fatto di essere un figlio d'arte che, anche se solitamente protetto dai riflettori, è comunque consapevole della curiosità morbosa che i suoi drammi famigliari potrebbero attirare da parte di chi, come pensa Al all'inizio del suo paragrafo, "non sa, ma vorrebbe". (Vedi anche a proposito di questo:
<"Perché non hai detto a Smith che Tom era il tuo ragazzo?”
“Per rafforzargli la convinzione che siamo una sorta di setta incestuosa, dedita a coprirci l’un l’altro? No grazie.”>
Emerge la protezione quasi estrema che Al ha della propria vita privata, e su come Al teme che essa possa riflettersi su tutta la sua famiglia.
A questo punto della storia, Al non si nasconde tanto DALLA sua famiglia ma PER la sua famiglia. Tutti credono che sia il meno conscio del suo essere figlio di un eroe super famoso perchè non se ne vanta/lamenta tanto quanto fanno rispettivamente James e Lily, ma in realtà lo è e si vede proprio in questo suo essere cortese con tutti ma di facciata, ma riservato sul suo privato al limite della ritrosia, anche con persone che conosce e apprezza da anni, ma che non fanno parte del suo giro familiare.
E questa ritrosia di Albus si estende non solo alla vita privata ma anche al dolore.)
Una delle caratteristiche importanti e più complicate del carattere di Al che emerge nei periodi difficili è proprio che, nonostante le apparenze, non condivide il suo dolore o la sua rabbia con altri (tranne che forse con Tom).
Non è che si tenga tutto dentro come fa Tom, o come potrebbe fare Soren, ma in seguito a un forte dolore di tipo emotivo non elabora, si limita a cercare di chiudere il dolore in un cassetto dentro di se' e far finta (male) che non esista, o che sia tutto nel passato. Come ho scritto in un'altra recensione, è il re delle rimozioni mentali inconscie.
Cerca di reprimere le emozioni troppo dolorose anche a se stesso, provando a non pensarci, fino a che esse non lo divora dall'interno, spingendolo a star male fisicamente (vedi attacco di panico subito dopo il rapimento di Tom), a esplodere verbalmente o fisicamente (vedi: Dumstrang, l'incontro con Thomas dopo gli otto mesi di sparizione o la sua reazione alla rivelazione di cosa Tom ha nascosto per mesi in questa storia) o a trovare nuovi, malsani meccanismi di coping (inizio Ab Umbra Lumen e Opera Al Nero, in modo diverso).
Mi piace come nelle tue storie venga evidenziato spesso il fatto che il dolore non è una scusa accettabile per trattare male gli altri, soprattutto coloro che ci vogliono bene e cercano solo di starci vicini...ma a volte è un motivo per cui ciò accade, anche e soprattutto involontariamente.
Ad Al dispiace anche solo *pensare* di poter rispondere male alla cugina, perchè le vuole bene e sa che si sta solo preoccupando per lui.
Si sente in colpa all'idea di non star reagendo al dolore nel modo GIUSTO, di non riuscire ad essere "buono" mentre sta soffrendo, di non "avere una reazione Grifondoro di fronte al rapimento del ragazzo che ama". Oh, Al.
Al non vuole davvero alienare Rose, ma in questo momento non riesce neanche ad avere una conversazione con lei o a sopportare la sua compagnia.
Al che odia essere compatito (anche dalla famiglia, persino da Rose) è un altro dettaglio che rivela una sua caratteristica che diventa sempre più importante e prominente col tempo: tutti lo trattano come il ragazzino fragile e dolce e bisognoso di protezione, ma lui ODIA essere considerato così.
Col tempo, crescendo, imparerà sempre di più a usare questa percezione d'inoffensività innocente che gli altri hanno di lui a suo vantaggio, ma per il momento gli dà incredibilmente fastidio essere trattato come "una ragazzina piagnucolosa" (cit. sua, non mia), forse per via di tutte le prese in giro che si è dovuto subire dal fratello e dai cugini più grandi sul fatto di non essere abbastanza virile, sbruffone e "mascolino" per i loro standard.
Infatti quando Michel lo prende in giro bonariamente sul fatto che ha "un faccino così triste", Al subito ribatte dicendo che ha sedici anni ed è un ragazzo, non ha un *faccino*. Però sembra intuire che i lazzi e le prese in giro di Zabini sono benevole, e nascondono perfino un fondo (non tanto nascosto, in realtà) di lusinga piuttosto che di derisione, e infatti borbotta un po' ma poi li accetta senza arrabbiarsi.
Anche il fatto che Al, per non affogare nella sua stessa tristezza e paura, si appoggi Michel pur sapendo che Mike si stia probabilmente "approfittando della situazione", per dirla con le parole di Al, è un tratto del carattere di Albus che ritornerà importante in futuro, anche e soprattutto nel rapporto Al-Mike, sia all'inizio di Aul che nella prima parte di Oan.
Al sa che Mike pensa probabilmente il peggio di Thomas ma ciò non lo disturba eccessivamente fino a quando Michel non dice ciò che pensa ad alta voce, turbando l'illusione di distrazione, svago, tranquillità che è poi quello che Al cerca dalla compagnia di Michel, soprattutto in momenti come questo.
Però, aldilà di tutto, è realistico che Al preferisca stare con Michel perchè il ragazzo, a differenza di Rose, non sa nulla della vicenda di Tom, o se sa qualcosa non parla e non chiede conferme ad Al su quel che forse sa per sentito dire o per intuizione, non gli fa domande su cos'è successo e non lo costringe, a differenza di Rose, a interrogarsi su come stia emotivamente. Le uniche domande che gli fa sono di tipo pratico, tipo "come stanno andando le indagini", domande non rivolte al passato o all'interiorità, domande a cui Al può rispondere senza problemi e che anzi lo fanno sentire quasi in controllo della situazione. Insomma, Michel si comporta con Al come se nulla o quasi fosse successo. Perchè a volte è quello di cui si ha bisogno in questi casi, anche se non è forse la cosa GIUSTA da fare sul lungo periodo.
Rose invece, chiedendo continuamente ad Al come stia, sottointende senza nominarlo ad alta voce il rapimento di Thomas ogni volta che apre bocca, e questo per Al è troppo da sopportare.

La scena col Tiratore Scelto evidenzia sia il lato Serpeverde di Al (il modo in cui usa l'inganno e poi il sorriso gentile per fargli fare quello che vuole) sia quello Potter (quel brivido di adrenalina che prova nel disobbedire alle regole e non venir beccato o punito, quel breve e vertiginoso senso di spericolata onnipotenza che gli fa chiedere a sé stesso "è così che James si sente ogni volta che fa qualche cazzata potenzialmente letale per la sua carriera scolastica e il suo futuro?").
Indicativa l'insistenza con cui Al ripete che quelle sono LE COSE DI TOM, e QUINDI le deve tenere lui: è sottointeso Tom ODIA che si tocchino le sue cose (penso fosse quello che stava per dire Al prima che Michel lo interrompesse, e penso che Michel lo sapesse, e per questo lo interrompe, perché è la goccia che fa traboccare il vaso, visti i suoi trascorsi con la possessivita di un certo Dursley- e il ricordo di essi rompe il suo atteggiamento di amico supportivo e paziente) così come Al da per scontato di essere, ovviamente, l'eccezione che non rientra tra tutti coloro (leggasi: resto del mondo) che non possono toccare le cose di Tom.
Al conosce la possessività morbosa di Tom e la capisce e se ne fa persino portavoce perché, pur non essendo Albus possessivo quanto Tom di natura (nessuno lo è, credo) , lo diventa quando si tratta di Tom e di tutto ciò che riguarda Thomas Dursley- Al è possessivo nel suo autoproclamarai colui che ha il privilegio di toccare e l'onere di custodire "cose di Tom" quasi quanto Thomas stesso è geloso delle sue "cose" (tra cui include Al, e col tempo includerà oltre ad Al una svariata altra manciata di persone che teoricamente non sarebbero cose), in un modo ansioso, protettivo e al tempo stesso quasi orgoglioso.
Quello che dice Michel, o meglio che Michel sottointende parlando con Al, assume tutta un altro, più profondo e triste significato, alla luce di ciò che sappiamo su Michel e sul suo passato (e su suo padre) da Opera Al Nero.

"Sto solo dicendo che chi l’ha rapito… potrebbe essere stato incaricato dalla sua vera famiglia. Pensaci. Molte famiglie magiche non vanno troppo per il sottile quando si tratta di riavere indietro i propri figli. Tom è un mago molto dotato, forse proviene addirittura da una famiglia purosangue…”

Michel non sta solo dimostrando i suoi (probabilmente inconsci) pregiudizi contro i Babbani, implicando che dei genitori maghi per quanto sociopatici siano meglio di una normale famiglia Babbana, e la sua sfiducia verso Tom è altrettanto vago desiderio (anch'esso probabilmente inconscio) che non torni più per via della situazione con Al- a questo proposito, è interessante come Michel non si senta suo agio nemmeno con se stesso desiderando che Tom faccia una brutta fine (come Al dirà in seguito, Tom e Michel SONO STATI AMICI, comunque sia finita tra loro), quindi razionalizza il suo desiderio che Tom non torni mai più dicendo a se stesso e ad Al che FORSE chi l'ha rapito non aveva davvero cattive intenzioni, non nei confronti di Tom almeno, e che FORSE Dursley non vuole davvero tornare, non davvero, e non è in pericolo immediato come tutti credono che sia, quindi non c'è nulla di male a sperare un po' che non torni mai più tra loro.
Molto infantile come ragionamento, ma anche molto umano, paraculo, passami il termine, e Serpeverde.
Tuttavia la cosa più interessante di ciò che dice Michel è che quando giustifica i misteriosi genitori biologici di Tom, dicendo che in fondo è un loro diritto "riprendersi" il figlio non importa cosa lui voglia, sta anche (di nuovo, forse inconsapevolmente) difendendo il suo, di padre stronzo, che dopo essersi disinteressato di lui per anni in quanto figlio illegittimo avuto con una Babbana, e poi l'ha ripreso con se' quando ha scoperto fosse un mago.
Per Michel tutta la situazione con il padre biologico pazzo di Tom che vuole *riprenderselo* non è così assurda perché lui l'ha vissuta in prima persona, anche se in modo meno estremo, e con un padre che non era psicopatico, ma solo freddo come il ghiaccio e stronzo.
Non avevo mai pensato a questa coincidenza ma: Tom è il Purosangue creduto un Nato Babbano (e fiero di esserlo) e Michel è un Mezzosangue creduto il Piccolo e Perfetto Purosangue modello.
Le loro situazioni, sia pure diverse per modalità e gravità, sono esattamente speculari.
Al ovviamente non lo sa, e anche se non lo sapesse non gli importerebbe, non adesso. Non abbastanza per non rispondere male a Mike dopo che Michel ha insinuato che Tom è un "elemento estraneo" nella vita e nella famiglia di Albus. È esattamente quello che Mike NON doveva dire ed è ovviamente quello che fa traboccare il sarcasmo aggressivo che Al stava cercando di contenere dalla conversazione con Rose.

Bellissima la canzone e perfetta per Al e Tom. Bella anche la scena tra Al e la fenice, ovviamente.
Dettaglio importante per il futuro conflitto tra Al e Lily: Al non PIANIFICA di scappare per andare a salvare Thomas, lo fa perchè crede che se torna indietro ad avvertire qualcuno la Fenice volerà via e sarà di nuovi tutto perduto, e, cosa più importante, è dal rapimento di Tom che nessuno sta dando informazioni ad Al su come e SE stanno andando avanti le indagini.

Non so se si nota da questa e dalle ultime recensioni che ho lasciato qui e là sparse tra le storie della Dp Saga, ma sono attualmente in un mood da "psicoanalizziamo e svisceriamo in lungo e in largo l'Albus Severus di Dira". È un altro personaggio con cui negli anni ho avuto un rapporto strano, perché da un lato mi riesce facile entrare in empatia con lui, e pensarla come lui in molte cose dandogli ragioni nella maggior parte dei conflitti che ha con altri personaggi nel corso della storia, dall'altro lato non sono mai sicura di averlo capito completamente, come se ci fosse sempre uno strato di lui che mi sfugge o un suo meccanismo mentale che sto interpretando nel modo sbagliato. Perciò, queste recensioni mi stanno aiutando, credo, a far chiarezza su quel che ho capito e quel che invece non ho capito del tuo personaggio. Ho dunque provvisoriamente dato le dimissioni dal mio ruolo (autoproclamato, ma ormai quasi decennale) di strizzacervelli di Thomas e dal mio (più breve) impiego come consulente di coppia non richiesto per Lily e Soren. Lily probabilmente sarà contenta, Ren magari pure, Tom non lo so- si è liberato di me che lo tratto come il mio oggetto di studio da sviscerare su un tavolo da laboratorio ma mi sono fissata sul suo ragazzo, quindi non so se ci abbia perso o guadagnato.
Battute a parte, durante questa ultima rilettura mi sono accorta non solo di quanto Al cambi e cresca nel corso di tutte le storie (quello sì sapeva, è forse il personaggio che si evolve e matura di più nel corso della Saga) ma anche di quanto, nonostante i cambiamenti a cui il personaggio andrà incontro, molti lati della personalità di Albus adulto, sia negativi sia positivi, siano già presenti nella sua versione imberbe e adolescente, seppur in modo sottile e non subito evidente, così come molti tratti caratteriali del ragazzino insicuro e timido che Al è in Doppelgaenger non si limitano a scomparire da un giorno all'altro, ma vengono temprati e rafforzati gradualmente dalle difficoltà, in modo realistico, oppure rimangono sotto la superficie dell'Albus ventenne e apparente iper-sicuro di se' e delle sue capacità- tratti visibili solo a chi lo conosce bene da anni, sa la sua storia e quello che ha attraversato e sa guardare oltre le apparenze.
Quindi, chapeau a te per il modo in cui l'hai costruito e sviluppato: sei partita da quello che poteva essere un clichè da ficcina vera e proprio e hai creato un personaggio dalla psicologia complessa, sfaccettata, coerente con sé stesso e in continua evoluzione al tempo stesso. In una sola parola, reale. Umano. Vero.

E ora che abbiamo parlato di Potter figlio, e di come crescerà e cambierà rimanendo la stessa persona nel corso della Saga, parliamo di Potter padre e di come è allo stesso tempo lo stesso Harry della Rowling e un personaggio nuovo, adulto e (quasi) maturo, tuo.

Nel capitolo precedente, in una delle scene più commoventi di questa intera Saga (almeno per me) abbiamo visto Dudley e Harry parlare tra loro per cercare di capire cosa sia successo a Thomas, in un filo sottile tra il desiderio e la volontà di collaborare sul serio per il bene di Tom e il peso di anni di risentimento inespresso tra loro- risentimento nato negli anni d'infanzia in cui vivevano sotto lo stesso tetto ma Dudley cresceva viziato dai genitori ed Harry veniva chiuso nel sottoscala, e accumulatosi poi ancora da adulti negli anni in cui entrambi, separatamente e a turno ma sempre collaborando, si sono occupati di Thomas, e il bambino ha sempre preferito e idealizzato il padrino piuttosto che il padre, nonostante Dudley fosse l'uomo che l'aveva adottato, che gli aveva dato il suo cognome e che durante la sua infanzia stava con lui quando era malato o nella banalità del quotidiano, mentre Harry, agli occhi di Dudley, per Tom, era colui che arrivava e lo portava in vacanza qualche settimana l'anno o a fare un giro in moto. (Un giorno SCRIVERÒ una recensione al capitolo prima di questo è parlerò anche di questa dinamica, promesso).
E ora sono Zacharias ed Harry a collaborare nonostante non vogliano farlo, sempre per Thomas- non più come due diverse e opposte figure paterne, come nel dialogo tra Harry e Dudley, ma come due diversi e opposti (nel metodo di lavorare) agenti di polizia. Entrambi vogliono risolvere questo caso, per motivi diversi, ma entrambi si rendono conto che non possono farlo da soli.
Quel guardarsi per la prima volta negli occhi e capire entrambi "non si sopportavano, ma dovevano collaborare" dimostra che i personaggi dei libri di Harry Potter in fondo sono sempre gli stessi, e a volte sono imperfetti e immaturi com'è umano che siano, ma sono adulti e si comportano da tali- o almeno, sanno farlo in situazioni in cui è necessario farlo, laddove i loro se' adolescenti si sarebbero presi a pugni o a incantesimi senza pensarci due volte.
È questo sottile equilibrio tra IC e maturazione dei personaggi della vecchia guardia che rende i pezzi sulla tua versione adulta dei ragazzini della Rowling tanto belli e piacevoli da leggere, e parte integrale e integrante di questa Saga.
Dudley e Zacharias sono entrambi due personaggi "macchiette" e senza molto spessore nel mondo della Rowling, messi lì solo per dar fastidio ad Harry. Tu invece li hai usati e approfonditi in modo esemplare, mantenendo le loro caratteristiche principale che li rendono IC e dando loro allo stesso tempo nuove sfumature.
La conversazione tra Zacharias ed Harry è perfetta perchè Smith è in egual misura giustificato nel suo scetticismo e ottuso, razionale nella sua diffidenza verso le incongruenze della storia di Tom e insopportabile nel modo in cui esprime le sue perplessità e continua a far domande pur rifiutando di credere alle risposte che Harry gli dà. Esattamente com'era nei libri di Harry Potter al tempo del ritorno di Voldemort.
Non aveva tutti i torti, ad essere scettico sul ritorno di un Mago Oscuro che tutti credevano morto; e non ha tutti i torti ora, a pensare che c'è qualcosa di poco chiaro nelle vicende di Thomas, sia per quanto riguarda le sue azioni sia per quanto riguarda il modo in cui è implicato con i segreti e il passato di Harry Potter. Ma da lettori, è anche facile empatizzare con Harry, perchè con il suo attenersi a tutti i costi all'iter buricratico e allo scetticismo Smith STA facendo la cosa "giusta" da funzionario pubblico, ma sta anche perdendo tempo e, soprattutto, annaspando tra false piste.
Mi è piaciuto il dettaglio sul fatto che Smith è colui che nota che la Prynn non esista, e che questa sia la motivazione che lo spinga a chiedere l'aiuto e la collaborazione di Harry. Non sarebbe stato credibile se da un momento all'altro avesse deciso di fidarsi di Harry e del suo "complottismo" senza motivo. Inoltre, il fatto che Harry non abbia fatto gli adeguati controlli sulla Prynn durante le sue "indagini parallele" lo rende più se stesso, quell'Harry Potter intuitivo che tuttavia a volte prende cantonate pazzesche su cose ovvie, e meno "poliziotto perfetto". Smith ha perso tempo seguendo false piste, ma anche il grande e famoso (e paranoico) Harry ne ha tralasciata una dai risvolti piuttosto importanti. Punto a Smith, per la scoperta e l'umiltà di condividerla col collega-rivale.
C'è un passaggio però che mi ha innervosito, ed è quando Zacharias implica che Harry sta usando un doppio standard per giudicare le azioni del suo figlioccio da quello che ha usato a diciassette anni per giudicare se stesso e gli altri ragazzi coinvolti nella guerra.
Ora, a parte che giudicare, da adulti, gli adolescenti in brutte situazioni in modo meno severo e netto di quando si giudicavano gli altri adolescenti durante l'adolescenza è una cosa positiva che dovrebbe essere lodata come segno di maturazione...Harry ha testimoniato a favore di Draco che aveva fatto anche peggio di Thomas alla sua età, e che aveva tormentato specificamente Harry e bullizzato i suoi amici PER ANNI.
Se fossi stata Harry, probabilmente avrei risposto a Zacharias qualcosa come "tu sei libero e incensurato nonostante ti abbia visto calpestare primini per scappare dalla battaglia che io e i miei amici abbiamo vinto, quindi sì, direi che ventiquattro anni fa ho offerto a te e a diciassettenni idioti par tuo la stessa clemenza che sto offrendo ora al mio figlioccio."
Oh, sul serio, tra Zacharias e Draco, tutti quelli che sono vivi e liberi grazie al fatto che Harry è un eroe che PERDONA, lo trattano come se fosse il più inclemente e manicheo dei reduci di guerra, alla Malocchio "a morte ogni Mangiamorte anche i minorenni" Moody.
Detto ciò, bella anche la risposta di Harry sul fatto che ai loro tempi ci fossero degli schiarimenti chiari all'interno dei quali era necessario, anche se non giusto, che i ragazzi scegliessero. Non era giusto che degli adolescenti si schierassero in una guerra, ma semplicemente non c'erano alternative (a parte morire e venire catturati) e almeno ognuno dei ragazzi al momento di schierarsi a combattere per un lato SAPEVA per cosa stava andando a combattere, anche se magari non poteva capire tutte le conseguenze che ciò avrebbe comportato, vista la giovane età. (Vedi Draco Malfoy). Mentre i figli e figliocci e nipoti di Harry sono cresciuti in tempo di pace e se Tom è stato avvicinato e convinto a collaborare con un Mago Oscuro non ci sono prove sul fatto che il ragazzo sapesse davvero che John Doe fosse tale, e/o che avesse rivelato al ragazzo le sue vere intenzioni o motivazioni. (Cioè, noi lettori è lettrici sappiamo che Tom essendo intelligente aveva subito capito un po' troppo per essere definito innocente e inconsapevole del pasticcio in cui stava entrando, ma oggettivamente non ci sono prove che indicano che sapesse qualcosa- e in effetti sapeva solo il margine, ovvero il modo in John Doe incastrò Duil e che portò lui i Naga, e anche tutte queste cose le ha sempre sapute dopo avvenute, non prima. Quindi è stato complice per omissione, non per partecipazione, in un certo senso. *Hermione Granger mode off*.)

Bella anche la domanda "Chi sei davvero, Tom?" che torna a presentarsi nella mente di Harry come un dubbio da sempre avuto e a lungo rimosso, ma che ora non si può più ignorare.

C'è un'aria di attesa in questo capitolo, nonostante sia il terzultimo capitolo, o forse proprio PERCHÈ è il terzultimo capitolo- il capitolo precedente al primo, epico Gran Finale dei tre Gran Finali della Saga. Il dialogo di Harry con Smith, l'insofferenza di Al chiuso ad Hogwarts, la prima parte del dialogo tra Harry, Smith, Ethan Scott e la direttrice (geniale l'idea di lasciare la seconda parte del dialogo, quella con LA rivelazione- almeno per Harry, che noi sappiamo già- e le reazioni alle varie rivelazioni nel prossimo, più carico di eventi e di adrenalina: accentua l'atmosfera di attesa nervosa da "a un passo del disastro" di questo capitolo) e infine il passaggio su Tom che, tra le febbri del delirio, si rende conto del PERCHÈ è stato influenzato per così tanto tempo dal Medaglione (cioè dalla Pietra). Si rende conto che quelli sono i suoi attimi che passerà da innocente o da vivo, e prima piange, perchè dopotutto nonostante tutti i suoi difetti e i suoi sbagli è solo un ragazzino di sedici anni che non ha mai affrontato né voluto affrontare nulla di simile, e poi si asciuga le lacrime e guarda il suo carceriere negli occhi con sfida, perchè nonostante tutto è nato e morirà orgoglioso.
"La cosa davvero ironica è che non hanno capito che Harry è un eroe. Non esiterà con me, se può salvare tutti…"
 La cosa davvero ironica, e triste, è che Tom non ha capito, dopo tutti questi anni, che Harry è prima di tutto un padre- anche e forse soprattutto di figli non suoi; perchè in fondo dentro di se' è ancora quel ragazzino orfano che viene deluso, abbandonato o sacrificato da ogni figura paterna che incontra nel suo cammino.
Se Tom ha avuto un'infanzia e una prima adolescenza tutto sommato serene e normali, è proprio perchè Harry non ha mai voluto "sacrificarlo per salvare tutti" o allevarlo come carne da macello come Silente fece con lui.
Però non biasimo del tutto Tom per credere che, in determinate circostanze, se messo di fronte alla possibilità di salvare il mondo il padrino prenderebbe verso Thomas la stessa scelta che Silente prese per lui più di venticinque anni prima. Dopotutto, tutti noi riproponiamo i modelli con cui siamo cresciuti, e Harry è stato cresciuto con il modello di un uomo abituato a sacrificare e che l'ha a sua volta spinto a sacrificarsi, "per il Bene Superiore". E anche se noi sappiamo che Harry non vuole essere un secondo Silente per i suoi ragazzi, non ha neanche fatto nulla per mostrare loro che rigetta completamente il modello di Silente: ha messo il suo nome a uno dei suoi figli, tra l'altro quello coetaneo di Tom, ha consegnato Tom alla stessa famiglia a cui Silente aveva consegnato lui e l'ha ripreso con se' a undici anni svelandogli la storia del suo passato a spizzichi e bocconi come- di nuovo- Silente fece con lui. Insomma, Thomas ha tutti i motivi, razionalmente, per credere che il padrino *potrebbe* sacrificarlo, ma noi sappiamo che *Harry* non la pensa così. Forse.
L'insistenza sul tema "Harry è un eroe/gli eroi non perdonano" mette in luce un dettaglio interessante, ovvero che Tom pensa che gli eroi, per essere tali, devono essere spietati. Questo, olte ad essere un'ulteriore prova, nel caso ce ne fossero bisogno, che Tom è 100% serpeverde (un Grifondoro penserebbe che gli eroi sono prima di tutto "fighi" e poi, per definizione, buoni, non spietati e terribili proprio in quanto eroi), illustra anche un aspetto del rapporto di Tom con il suo padrino che secondo me può essere generalizzato e assimilato a una dinamica che spesso accade
Nella recensione su Rose e Ron di tre anni fa (oddio, è già passato così tanto tempo?) ho parlato del fatto che, quando un figlio o una figlia mettono un genitore su un piedistallo, prima o poi arriverà una caduta che porterà dolore e delusione.
Ma cosa succede quando questa figura invece non cade, o perchè non può cadere, o perchè non gliene lasciamo la possibilità, o semplicemente perchè l'errore del conflitto non è suo? Succede che l'adulto in questione acquista la statura di una divinità temibile e giudicante, che guarda l'adolescente incespicare negli inevitabili errori della sua età grondando delusione, sdegno o furia.
Harry non è stato per Tom un genitore ma è stato comunque una figura di riferimento:
è stato colui che l'ha salvato, prima dal fuoco e da un Mangiamorte e poi dall'essere messo in orfanotrofio, e ha scelto la famiglia a cui affidarlo, e poi siccome questa famiglia era Babbana di erano cugini di Harry è stato il primo mago adulto che Thomas abbia mai conosciuto, che gli abbia dato conferma che persone come lui esistevano e non erano innaturali- è colui che gli ha rivelato del suo passato ed è l'unica persona a parte se stesso che Tom conosca ad essersi ritrovato in una situazione mortale da neonato che gli ha lasciato uno strano segno particolare sul corpo, e vari poteri tra cui una forza magica più forte del normale, la capacità di parlare coi serpenti e il ricordarsi cose ed eventi accaduti a pochi anni o mesi dalla nascita.
Per tutti questi motivi, è stato L'adulto Sul Piedistallo dell'infanzia di Tom; lo conferma Dudley quando dice che a Tom, in quanto primogenito, spettava di diritto la sua vecchia camera, quella più grande, ma che lui a cinque anni ha chiesto di essere trasferito nella ex camera del padrino, che sarà anche stata più piccola ma era stata di Zio Harry; lo confermano i ricordi di Harry su Tom bambino, lo confermano gli accenni di Ginny e altri personaggi.
Durante il corso di Doppelgaenger il rapporto tra loro si è incrinato, ma si è incrinato per colpa di Thomas, non di Harry, o almeno è così che Thomas ha percepito ciò che è accaduto (nel dialogo tra Tom e Al che inizia le rivelazioni tra loro, Albus chiede a Tom cosa Harry abbia sbagliato e Thomas risponde che in realtà è stato lui a sbagliare, e ha sbagliato tutto).
Da qui, la paura, anzi no, la convinzione, di Thomas che lo stesso padrino che lo portava sulla moto quando era piccolo potrebbe assolutamente sacrificarlo per salvare tutti gli altri. Soprattutto alla luce delle recenti scoperte su Tom.
Perchè durante l'adolescenza, i sentimenti di idealizzazione e ammirazione che un bambino può provare verso le figure di riferimento possono diventare odio, rabbia, o disfiducia. Anche e SOPRATTUTTO se l'adulto non cade o non viene fatto cadere dal suo piedistallo- rimanendo così in una posizione di superiorità, magari anche non voluta, dalla quale l'adolescente si sente giudicato e considerato manchevole.
(Recensione modificata il 24/08/2023 - 08:34 pm)
(Recensione modificata il 27/08/2023 - 12:55 am)

Recensore Junior
27/07/23, ore 19:24
Cap. 19:

Questo è il capitolo in cui ho cominciato DAVVERO a shippare Al e Tom con un'intensità onestamente imbarazzante e allo stesso tempo a riconoscere la profondità psicologica del primogenito Potter, che potrà non essere mai stato il mio personaggio preferito e forse non lo sarà mai, ma che ho imparato ad apprezzare anche e soprattutto grazie a introspezioni come quelle di questo capitolo.

Inizialmente avevo molte riserve verso la coppia Teddy/James (il che è ironico, considerato che è grazie a questa coppia che ho scoperto questa intera Saga, in un pomeriggio di giugno alla fine della prima superiore...) ma è proprio grazie ai sentimenti che James prova per Ted che il personaggio di "Jamie" dimostra sia la sua maturità che le sue contraddizioni.
Maturità e contraddizioni, perché di un personaggio che appare così superficiale e bulletto in superficie stupiscono non solo la tenacia della sua cotta, ma soprattutto la frase "Gli sarebbe andato bene, avrebbe persino applaudito ad un loro matrimonio e si sarebbe scarrozzato i loro marmocchi in giro per le campagne inglesi…
Bastava che tu fossi felice, cazzo." denota una maturità incredibile per un ragazzino diciassette anni, un desiderio di vedere l'altra persona felice anche a discapito della propria, di felicità, perchè la realizzazione e la serenità della persona amata hanno le precedenze sulle gelosia, sul rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere, sull'invidia e gli altri sentimenti dolceamari.
Un amore così è un amore profondo, non importa come sia nato, verso chi sia diretto o quanto sia realizzabile o meno.
Un amore accompagnato da un altruismo e da una profondità che non ci si aspetta da un personaggio che fino ad ora è stato caratterizzato come il galletto del pollaio, tutto muscoli, battutine, bravate e ricerca di piaceri effimeri. James è personaggio così apparentemente intriso di machismo, ed è innamorato di un altro ragazzo, anzi di un uomo; insomma, di un altro maschio.
Oltre a ciò, è un personaggio così proiettato verso il futuro, verso il divenire, il raggiungere la gloria superando quella di suo padre, verso l'essere o l'essere considerato grande, che fa strano (ma è anche stranamente calzante) pensare che sia in realtà innamorato non solo di un amico di infanzia, ma di quell'amico d'infanzia che è l'unico che possa farlo sentire come un "fratellino", lui, James Sirius Potter, colui per cui il ruolo e il titolo di "fratello maggiore" è stato così importante per la sua identità e l'idea che ha di se'.
Un personaggio apparentemente così prepotente e capriccioso, che però è disposto a mettere in secondo piano i propri desideri pur di veder felice la persona amata.
Sono contraddizioni, ma sono contraddizioni che rendono il personaggio più complesso, stratificato, vero- addirittura contraddizioni che spiegano aspetti del personaggio che dovrebbero contraddire, invece che andarvi semplicemente contro. E questo vuol dire creare un personaggio assolutamente ben scritto e credibile.

"Chiuse gli occhi.
T’ha fatto soffrire quella puttana, Teddy?"
James è comunque James, un diciassettenne impulsivo e incredibilmente di parte, quindi ovviamente da subito la colpa della rottura tra Vic e Ted alla cugina più grande che non ha mai sopportato e che "gli ha rubato Teddy", anche se in realtà la povera Vic non ha fatto nulla di orribile e non si merita di venir chiamata puttana, lol.
Ma il bello dei tuoi personaggi è che non pensano o agiscono del modo in cui dovrebbero pensare o agire per essere dei buoni modelli, ma nel modo in cui è credibili, per la loro età e per il loro carattere, che pensano e agiscano.
Ed è questo che li rende tanto vivi e rende i lettori tanto affezionati a loro, come se fossero tutti degli amici di lunga data o dei fratelli minori.
James non è il mio personaggio preferito, vero, ma in quest'ultima rilettura mi sono resa conto non volergli bene è semplicemente impossibile. (Cavoli, questa è ufficialmente la rilettura che mi sta facendo realizzare che ormai amo o forse ho sempre amato tutti i tuoi personaggi, anche quelli che pensavo fossero in fondo alla mia personale classifica di preferenze).
Perché i difetti di "Jas" sono grossi come case e non vengono mai nascosti o negati da nessuno, né dalla voce narrante (e questo è un punto a favore della scrittrice, che non sente il bisogno di nascondere i difetti dei suoi personaggi per renderli più amabili al pubblico) né dagli altri personaggi né (in realtà) da James stesso, ma, come dirà Scorpius, sono controbilanciati da pregi caratteriali innegabili e nascosti, ma puri e indistrubbili come l'acciaio.

Mi è piaciuta l'entrata in scena di Fred Junior e il suo dialogo con James. Interessante il fatto che l'unica altra volta in cui Fred Jr compare direttamente, e non solo nominato da altri personaggi, sia nella shot natalizia di Al, in cui fa tutt'altro che una bella figura, a differenza che in questo capitolo dal punto di vista di James.
Anche questo mi piace delle tue storie: che il modo in cui ognuno dei personaggi appare cambia a seconda di quale siano i personaggi con cui interagisce, e lo sguardo attraverso cui le interazioni vengono filtrate.
Questo diventa doppiamente vero quando si raccontato rapporti "di famiglia": nessun famigliare è la stessa identica persona agli occhi di due parenti diversi, perché le dinamiche interne alla famiglia allargata tanto quanto ai singoli nuclei famigliari influenzano il modo I cui diversi personaggi si rapportano tra loro e si vedono a vicenda.

C'è il nucleo Weasley-Granger che è più legato al nucleo Potter degli altri nuclei, per ovvi motivi legati al rapporto tra i loro genitori.
Interessante notare come in realtà siano più Rose e Hugo, ad essere più legati ai Potter che agli altri cugini Weasley, che non i Potter stessi, i quali hanno ciascuno un cugino preferito al di fuori dei figli di Ron e Hermione.
Non lo so, lo trovo azzeccato, specie perché ricordiamoci che Ron, in quanto "penultimo", si beccava molto di più coi fratelli maggiori di quanto facesse Ginny, la piccola di casa, e Harry è sempre andato più d'accordo coi gemelli di quanto facessero sia Ron che Hermione.
Quindi boh, mi piace quest'idea che i figli di Harry e quelli di Ron&Hermione crescano quasi come fratelli, più degli altri cugini, ma che James e Lily siano molto legati anche rispettivamente a Fred e Roxanne, in due rapporti che sono più da migliori amici, con i due figli di George che fanno da mentori ognuno a uno dei due Potter Grindoforo, che da fratelli o sorelle come è più il rapporto di James e Lily con Rosie.
Ci sono poi i Weasley-Delacour che sono una cosa a parte, perché stanno in Francia, sono bilingui e crescendo vedono sempre meno i cugini anglofoni, soprattutto d'estate. Cugini anglofoni che, come vediamo in questo capitolo, non vedono tra l'altro molto di buon occhio la Zia Fleur o la primogenita Victoire.
C'è poi Tom che è "cugino" dei Potter ma non degli Weasley, non tanto per motivi di sangue parentela (per cui non sarebbe legato neanche ai Potter, tecnicamente) quanto perchè lui in primis non si considera parte del Clan Weasley e nemmemo i cugini Weasley in realtà vorrebbero considerarlo parte del loro gruppo, eppure è inserito volutamente o meno nella famiglia allargata in quanto nipote e figlioccio di *Zio Harry*.
C'è Ted, l'altro figlioccio di Zio Harry, che non è tecnicamente parente di nessuno di loro, eppure è considerato parte bene o male della famiglia da tutti i ragazzini, pur non essendolo di sangue, come lo era stato Harry per gli Weasley della scorsa generazione. Anche se certo, con i Potter c'è un legame speciale, soprattutto con il primogenito James.
A questo si aggiungono poi si aggiungono tutte le alleanze interne tra cugini per via delle coppie formatisi tra "cugini preferiti", che più che cugini sono dei migliori amici a cui si è legati come a dei fratelli o a delle sorelle ma con cui non si litiga come tra fratelli o sorelle.
La tua famiglia Potter- Weasley è complicata, complessa, a volte esasperante, ma sempre incredibilmente viva, ricca d'amore e d'affetto da dare o da ricevere, anche nonostante tutte le antipatie e le guerre clandestine più o meno serie, solitamente decennali, racchiuse al suo interno. Le antipatie saranno anche decennali, ma le amicizie sono eterne.
Si avverte la complicità tra Freddy e James, ma anche il fatto che Fred sia più grande e smagato su James su molte cose.

Si notano però anche le loro differenze: certo, sono entrambi due pettegoli combinaguai ed entrambi non sopportano Victoire, ma mentre Fred è più cinico sulle relazioni e sull'amore in generale, James in fondo è un'idealista, un romantico. Molto in fondo, ma lo è. Non concepisce che Teddy abbia lasciato Victoire semplicemente perchè si era stufato di lei, o si sentiva sotto pressione per via del matrimonio tanto caldeggiato da Fleur, perchè, parola di James, "Teddy è leale". È commovente e allo stesso tempo ammirabile la fiducia di James nella lealtà di Ted, ma penso che parte del suo rifiuto all'idea di Vic e Teddy che rompono sia anche dovuta al fatto che una delle certezze della sua infanzia sta crollando, e di conseguenza rischiano di crollare tutte le altre.
È una certezza profonda e radicata in James, quella che le fiabe a lieto fine siano formate per forza da una principessa e un principe azzurro, e che i fidanzamenti si traducono sempre in matrimoni che poi durano in eterno.
Teddy sta con Vic; Teddy è etero: si sposeranno e tu, Jamie, non avrai mai una chance, quindi smettila di sperarci. E non provarci nemmeno.
Una di quelle certezze che fanno male però in un certo senso sono anche rassicuranti, perchè ti consentono di avere una scusa per non provare nemmeno a metterti in gioco.

Mi ha sorpreso positivamente Fred Jr qui:
"Non esistono coppie perfette.” Disse Fred guardandolo. “Non esistono amori perfetti, Jas. Anzi, mi arrischio a dire che quelli che valgono la pena sono proprio quelli sbagliati. Non trovi?”
È un po' il riassunto di tutte le storie d'amore della Dp Saga (le tue creature di carta e inchiostro sono tutte dei piccoli contorti disagiati, ma li amiamo per questo) ma soprattutto, secondo me, sono le parole che James aveva bisogno di sentirsi dire per mettersi in gioco. E sì, concordo: anche secondo me Fred SA. Non solo, sa e accetta e forse fa persino il tifo per il cuginetto- un dettaglio nascosto e dolcissimo che mi fa pensare che è un peccato che Fred Jr non compaia mai più direttamente nelle storie, nemmeno in un dialogo con James post-coming out di quest'ultimo, o in una delle molte feste e riunioni tra cugini. Insomma, capisco che Fred ha la sua vita e i suoi giri che non girano intorno ai cuginetti e al loro disagio (almeno lui)...forse il fatto che sia apparso sulla scena direttamente solo per questa scena rende il suo personaggio più memorabile, però.
Diventa per un attimo la fata madrina di James, quasi l'incarnazione dello zio Fred che entrambi non hanno mai conosciuto, poi scompare.
Un personaggio conosciuto da tutti come scansafatiche e combinaguai che però, nell'unico capitoli in cui compare e parla, da delle dritte sagge e indispensabile alla maturazione di James Sirius Potter, il combinaguai per eccellenza. Delle dritte che paradossalmente indirizzano James sulla strada che lo porterà a diventare un adulto molto più maturo di quello che Fred Jr sarà mai- almeno sentendo quello che dicono di lui i suoi cugini. Perche l'amore di James per Ted porterà James a maturare, crescere e migliorare in maniera incredibile, non solo riguardo alla loro relazione ma anche in relazione a se stesso- e lo stesso vale per Ted.

Questi due personaggi sarebbero molto più piatti e meno interessanti se non avessero i sentimenti che provano l'uno per l'altro e una conseguente serie di conflitti di identità e orientamento sessuale che li rende stratificati, complessi e, oserei dire, rivoluzionari.
Perchè nel 2010 forse non era tanto comune scrivere un personaggio attratto dagli uomini e scriverlo come è scritto James. E invece è giusto che lo sia, perchè è giusto che ci sia spazio per personaggi gay più o meno stereotipati, personaggi che tutti notano che sono gay prima che essi stessi lo dicano (ciao Albie) e personaggi che "ma no, non l'avrei mai detto" e personaggi che sono una via di mezzo, così com'è è giusto che vengano rappresentate ragazze lesbiche che da bambine erano le tipiche maschiacce e non saranno mai un fulgido esempio di femminilità e donne che invece sono iper-femminili ed eleganti ma sempre lesbiche, gay o bisex- vedi Dominique e Violet. Perchè è giusto ricordare, anche nelle storie, che l'essere gay o lesbica o bisex per alcune persone si traduce anche in una serie di atteggiamenti e modi di fare e di vestire che ti rendono "riconoscibile" anche dal più etero degli etero, mentre per altri uomini o altre donne gay o bissessuali no, ha solo a chi fare con da chi sei attratto/a e con chi vai a letto. E in entrambi i casi, va bene così. È giusto raccontare entrambi gli stereotipi e tutto ciò che stereotipo non è e si trova nel mezzo tra i due estremi.

Dal punto di vista narrativo, mi piace come hai scelto di rivelare l'orientamento sessuale e i sentimenti di James per Ted in modo graduale, come qualcosa di cui il personaggio è già al corrente da anni, ma ha sepolto sotto strati di strati della sua psiche (per dirla come Al, Jamie ha un mondo interiore che protegge a colpi di spacconate e arroganza) e di cui i lettori vengono a sapere dunque lentamente e gradualmente. Il contrario di quello che accade con Al e Tom, di cui i lettori, sia per come è strutturata sia per come è narrata la storia, sanno con certezza che si sarà una storia tra loro prima ancora che lo capiscano i diretti interessati.

Proprio perchè, come diranno in seguito altri personaggi, Al e Tom si amano dalla prima infanzia è più difficile per loro classificare e dare un nome a quello che provano.
Anche James e Teddy si conoscono e vogliono bene dall'infanzia ma per loro due, per entrambi loro due, c'è stato o (nel caso di Teddy) ci sarà un momento distinto e preciso in cui il sentimento fraterno, affettuoso si tramuta in qualcosa altro che non ha nulla di fraterno o di angelico e molto a che fare con gli ormoni e l'attrazione sessuale e la realizzazione di essere entrambi non-poi-così-tanto-davvero-etero, nonostante la nomea di sciupafemmine di James e il fidanzamento seiennale di Ted con la bella Victoire.
Mi piace come un amore che fa crescere e migliora, come quello tra Ted e James, sia anche un amore dove quello che gli inglesi chiamano "lust" e i greci chiamavano "eros" abbia una parte importante fin da subito.
Non che con Al e Tom ormoni e attrazione sessuale non siano un fattore importante (ANZI- vero Tommy?) ma sono cose che arrivano, anche cronologicamente, DOPO, per tutta una serie di fattori, a cominciare dal fatto che sono entrambi molti passi indietro a James per quanto riguarda l'esperienza e la consapevolezza sessuale (sì anche tu Tommy, sai che è la verità- non guardarmi male).
È come se, mentre Teddy e Jaime hanno avuto un rapporto fraterno da bambini che poi si è interrotto bruscamente e DOPO si sono ritrovati attratti l'uno dall'altro molti anni dopo da giovane adulti, per Al e Tom l'ordine degli eventi sia stato l'opposto- da un lato il rapporto tra Al e Tom non è mai stato fraterno e ha cominciato a essere romantico molto prima, forse prima che loro stessi se ne rendessero conto (anche se Al comincia a rendersi conto in questo capitolo e nei prossimi che il modo in cui si relaziona e si è sempre relazionato con Tom è più quello di un/a fidanzato/a che di un migliore amico o cugino), dall'altro lato però il fatto che questo legame si sia stabilito in questa maniera quando erano poco più che bambini fa sì che si trascinino dietro anche molte dinamiche dell'infanzia e della primissima adolescenza, tra cui la mancanza totale di sessualità o menzioni di essa tra loro. E questa mancanza auto-imposta, ora che sono adolescenti pieni di ormoni e desideri nuovi, incomprensibili e inespressi, pesa tra loro, ma nessuno dei due sa come romperla, perché vorrebbe dire cambiare delle dinamiche all'interno del loro rapporto che è tanto stretto quanto immutabile da anni.
Non so, penso che chiunque abbia avuto in adolescenza quell'amicizia assoluta, vagamente codipendente, originatasi nella prima infanzia ma rafforzartasi tra gli anni delle medie e delle superiori fino a diventare una simbiosi possa capire e immedesimarsi nella situazione di Al e Tom, quel misto di "beh, è OVVIO che questa è la MIA persona" e "essere attratto/a da questa persona è una TRAGEDIA, la nostra amicizia sarà rovinata se gli/le rivelo i miei sentimenti ma d'altro canto se non lo faccio vivrò per sempre in un infelice celibato perché non incontrerò mai più NESSUNO che amerò e che possa capirmi come questa persona!"
Un po' melodrammatico, ma molto credibile, tenero e soprattutto SEDICENNE.
Di solito trovo gli amori adolescenziali esagerati e melodrammatici ma poco interessanti (vedi: Romeo e Giulietta) ma quando si tratta di amori che sbocciano in seguito ad amicizie strette e spesso decennali, sarò di parte ma mi sembra tutto improvvisamente più profondo- o forse semplicemente non dico nulla e anzi RICORDO e (purtroppo) EMPATIZZO.
Che poi, nella maggior parte dei casi in queste situazioni non succede nulla e rimane l'amicizia o ci si mette insieme e si rovina l'amicizia. Tom e Al sono uno dei rari casi in cui a) entrambe le persone trovano il coraggio di dichiarare i propri sentimenti e ci si mette insieme b) vissero tutti felici e contenti senza rompere e senza rovinare l'amicizia.
(E infatti rimarranno per tutta la vita teneri e morbosetti l'uno con l'altro quasi come lo erano a sedici anni- è questo il loro bello, lol. No scherzo, in realtà evolvono e crescono e sicuramente evolvono e crescono insieme, ma proprio per via di questo "insieme" che si portano dietro dalla culla e scelgono di prolungare fino alla tomba, la loro relazione avrà sempre un senso di assolutezza, dipendenza e se vogliamo anche parziale chiusura al mondo esterno che le altre love stories della Saga non necessariamente hanno, e che è un po' il mio punto debole nelle storie romantiche FITTIZIE).

I pensieri di Al sulla Professoressa Prynn sono esilaranti, da notare il fatto che sti due sono entrambi mortalmente gelosi l'uno dell'altro fin da prima di capire i propri o reciproci sentimenti, l'unica differenza è che Tom lo ammette. È esilarante il modo in cui Al nega l'evidenza della sua gelosia ed è ancora più esilarante come questa gelosia sia assolutamente irrazionale e assurda, come dimostra il fatto che sia indirizzata a una PROFESSORESSA.

Il punto in cui Al pensa che Tom è più maturo della sua età è interessante perchè noi sappiamo che non è vero, è un coglioncello sedicenne in tutto e per tutto che per certi versi è persino più immaturo degli altri ragazzini, ma allo stesso tempo è vero quello che dice Al, cioè che rispetto ai coetanei Tom APPARE estremamente maturo, per il modo in cui parla e si atteggia, ma anche perché si tiene fuori dai drammi adolescenziali concentrandosi sulla scuola e l'acquisire conoscenza, non sul gossip, le feste o le piccole trasgressioni adolescenziali, e perché è generalmente incredibilmente serio.
È immaturo dove gli altri ragazzi sono più maturi e maturo nelle cose che fanno apparire gli altri immaturi, non so se ho reso l'idea.
Questa contraddizione tra maturità Vs immaturità in realtà è una cosa comune per molti "enfant prodiges" o comunque ragazzi e ragazze con un QI al limite della genialità, quella di sembrare incredibilmente maturi sotto certi aspetti, e immaturi sotto altri, di solito più legati alla sfera emotiva. Quindi, ancora una volta, punti bonus a te per la cura nella caratterizzazione e per la credibilità e coerenza dei tuoi personaggi, anche quelli che in mano ad un'altra autrice sarebbero potuti venir fuori un pasticcio.


C'è nelle riflessioni di Al mentre Al un alternarsi di quotidianità, drammaticità dei sentimenti e accettazione pacifica delle più varie stranezze di Tom. Non so, quando Al pensa "si, Tom non ha l'ombelico e sogna cose avvenute quand'era neonato" lo pensa si sapendo che sono cose che rendono Thomas particolare, certo, ma lo pensa anche come qualcosa di normale, che ha sempre accettato e amato senza scervellarcisi troppo sopra. Le parti di Tom che lo rendono diverso dagli altri sono parti di Tom, e Al lo sa e non le nega, ma le mette al pari dei suoi bronci, dei suoi buoni voti a scuola, e dei suoi "gusti musicali deprimenti" (tze, Tom ha un buon gusto, e Al che è cresciuto con Celestina e di musica non capisce nulla).
Come dice lui, a proposito di un altro argomento: "Tom è Tom. Fosse anche giallo e con la coda".
Non so, penso che Tom sia cresciuto amato e viziato ma anche sempre e comunque trattato come "quello diverso", sia da chi nella cerchia di parenti più o meno allargata lo considerava "quello strambo, da tenere d'occhio o da cui stare alla larga" sia da chi invece lo trattava coi guanti di velluto per via sia della sua personalità e delle sue caratteristiche che per il suo essere adottato e per il modo in cui era stato trovato prima di essere adottato- classica mossa di adulti beni intenzionati ma fin troppo ansiosi che per "compensare" un ragazzino che avvertono o sanno avere delle differenze rispetto agli altri finiscono per trattarlo in un modo che accentua ancora di più le sue differenze, sia agli occhi del ragazzino che dei suoi coetanei, finendo per alienarlo ancora di più dagli altri bambini in famiglia dandogli anche qualche complesso di superiorità sparso, accompagnati però da un'insicurezza di fondo riguardo alla sua identità (a COSA specificamente lo rende diverso) e alla sua appartenenza o meno alla famiglia stessa (è un membro della famiglia come tutti gli altri, o è un ospite d'onore trattato con tutti i riguardi in attesa che la sua VERA famiglia venga a prenderlo e a reclamarlo?)
Per questo penso sia calzante che il ragazzo che ama Tom e che Tom ama sia cresciuto nella sua stessa famiglia (allargata) e che sia l'unico che non lo guardi né con diffidenza né con costante apprensione.

Per quanto riguarda gli incubi di Tom, mi piace come introduci l'argomento di sfuggita, quasi in sordina, come una delle tante caratteristiche del personaggio, e poi acquisti sempre più importanza mano a mano che la storia procede.
In questo modo anche i lettori, come Tom stesso, sono testimoni del progressivo deteriorarsi del sonno di Tom ma non se ne accorgono subito al primo incubo, perchè, come Tom, credono che sia una cosa normale o almeno normale per Tom.
Qui per esempio Tom ha già il Medaglione, ma non ha ancora cominciato a collaborare con Doe (e quindi a provare i rimorsi di coscienza di cui non si rende conto ma che lo visitano in sonno), e vediamo come la reazione di Tom appena svegliato dell'incubo sia più spaventata dello scorso incubo in infermeria, ma non estrema come saranno tra una ventina di capitoli, in cui la continua mancanza di sonno comincerà a causare a Tom addirittura un deperimento fisico.

Interessante il particolare della vocina nella testa di Al che sembra Michel, lol. Penso che sia perchè è l'unico ragazzo gay/bisessuale che Al conosce ufficialmente, ed è abbastanza malizioso da prestarsi al ruolo, quindi l'inconscio di Al attribuisce a lui ogni pensiero impuro di tentativo di nascondere un pensiero impuro che si genera nella testa di Albus a proposito di Tom.

Quel "Tom non lo percepiva come un intruso, nei suoi preziosi spazi vitali. E lo stesso valeva per lui.
Quel pensiero gli diede un piacere sottile, soddisfacente.
E stranamente annullò anche gli orribili pensieri su Tom e la professoressa Prynn. che senza dire nulla dice tutto.


"Al, sinceramente è un po’ urtante che mi chiami e poi ti metta a pensare ai fatti tuoi.” Lo richiamò l’altro, nella penombra. “Che c’è?”
“Ah… scusa. No, è che… il sogno era tanto brutto?”
“Ti ho detto che non me lo ricordo.”
“Però ti ha spaventato.”
“Non mi ha…”
“Tom, tremavi.”
Sentì un sospiro.
“Sì. Non ricordo cosa mi ha spaventato, ma mi ha spaventato.”
Come fai in un dialogo così quotidiano e in apparenza banale a rivelare così tanto di un personaggio? (In questo caso Tom, e la sua difficoltà ad ammettere le proprie paure e debolezze. Ma anche Al e la sua capacità di far aprire l'altro ragazzo e fargli confessare tutto ciò che Tom per orgoglio non vorrebbe dire neanche sotto tortura, ma che in fondo gli fa bene condividere).


Il fatto che anche al buio Al sa che espressione abbia fatto Tom, e gli stringe la mano anche se forse non è appropriato tra amici maschi a sedici anni perchè sono al buio e sono solo LORO, e Tom dopo un breve attimo risponde alla stretta. ..
Al che quando Tom risponde alla stretta "si sentì assurdamente felice".


“Non sono un ragazzino Albus.” Replicò l’altro di malumore. Ora era di malumore. Gli venne da ridere, ma si trattenne.
“Certo che lo sei. Abbiamo sedici anni.” Rimbeccò. Lo sentì sbuffare.
“Tu sei un ragazzino.”
“E tu cosa sei?” Replicò ridacchiando.
“Un giovane mago.” Disse Tom serio, anche se era certo che stesse sorridendo. 
Awww. Ship ship ship.


Belle le riflessioni che Al fa sul dormire insieme a Tom: dormire nel suo stesso letto, come il tenergli la mano, sono cose che facevano spontaneamente da bambini, quando Tom veniva da loro durante le vacanze estive o le feste natalizie, ma che con l'adolescenza hanno smesso di fare perchè (cit. Tom, tra qualche capitolo) "non è così che un amico *maschio* si sarebbe comportato". Tornare ad adottare apertamente una certa fisicità affettuosa che si era cercato di reprimere da anni sembra strano, eppure in un certo senso tornare a dormire nello stesso letto, o a prendersi per mano e stringersi, per Al e Tom è naturale, com'è naturale e straniante al tempo stesso tornare a pedalare in bicicletta dopo anni che non ci si va.
Solo che ovviamente ora ci sono nuovi fattori per Al e Tom che entrano in gioco per quanto riguardano il contatto fisico o il dormire insieme che non c'erano a sei o undici anni. Cioè, l'attrazione sessuale.
Assolutamente "in character" il modo in cui ognuno dei due reagisce ai segnali del proprio corpo riguardanti l'attrazione fisica per l'altro: Al chiude gli occhi e si impone di dormire, e poi si addormenta e non ci sono più (perche se James è bravo a buttarsi alle spalle i problemi per non pensarci, Al è il RE delle rimozioni mentali) mentre Tom non nega più l'evidenza ma si limita a pensare "Attrazione. Era attratto da Al" e ad alzarsi per allontanarsi FISICAMENTE- e non mentalmente come Al- dal "problema".

"Era talmente pallido da far sembrare Malfoy abbronzato" è una frase iconica e non mi stupirei se fosse stata eletto a classico inside joke del fandom di Harry Potter italiano, lol.

E alla fine c'è John Doe. Ironico, sprezzante, sempre attento a non aggiungere cadaveri superflui all'operazione (mica è uno psicopatico qualunque, lui, è un uomo d'affari) e con quell'inquietante familiarità amichevole con cui si rivolge sempre alle sue vittime, e che lo rende cento volte più creepy ma che rende anche incredibilmente difficile, per noi lettori, non affezionarsi a lui e ai suoi lazzi inopportuni.
Ah, che bel cattivo spaventoso e accattivamente al tempo stesso che hai creato.

C'è un solo errore che ho notato: viene detto più volte che James è minorenne, quando in realtà tecnicamente non lo è. Per essere al settimo anno deve avere almeno diciassette anni, perchè non si entra a Hogwarts prima degli undici anni (il che vuol dire che chi nasce da settembre a dicembre entra un anno dopo gli altri, con quelli nato l'anno dopo, il contrario che nelle nostre scuole) e nel Mondo Magico della Rowling su diventa maggiorenni proprio a diciassette anni.
Te lo faccio notare solo perchè so che tu stai attentissima a tutti questi minuscoli dettagli, infatti non ci sono tanti errori simili in giro per i tremillemila capitolo di questa Saga.
Bisogna cercarli con lanternino lol.
Quindi, giustizia per James! Dategli pure da bere tutto il whisky che vuole @Aberforth!
Comunque, tutti si dimenticano che James è stato il primo fratello Potter a finire tra le grinfie di Doe, forse perchè ci ha guadagnato solo una sbronza e uno Stupeficium, niente a che vedere coi traumi che darà ad Al e soprattutto a Lily. Però così possiamo dire ufficialmente che tutti i fratelli Potter hanno fatto la conoscenza col "caro" vecchio (sì, vecchio, sei vecchio biondino, inutile che tenti di mascherarlo per adeguare gli adolescenti e portarli dalla tua parte) Johannes.
(Recensione modificata il 27/07/2023 - 07:34 pm)
(Recensione modificata il 27/07/2023 - 07:35 pm)

Recensore Junior
19/03/23, ore 23:38

Gli occhi rossi di Tom che sono la prima cosa che Al nota- prima ancora di rendersi conto di essere il nuovo Padrone della Bacchetta, prima di metabolizzare che Doe ha dato l'ordine di ucciderlo- sono l'immagine che apre l'ultimo capitolo da cardiopalma di questo gioiello del mondo delle fanfiction italiane di Harry Potter che è Doppelgänger.
Al, dicevamo, che solo dopo un secondo capisce davvero quello che ha fatto, ne realizza davvero le conseguenze e le implicazioni. Prima, la sua priorità era tutta su salvare Tom, e non aveva pensato al pericolo inerente al gesto che stava per compiere.
E poi Harry che invece ha capito fin troppo bene il disastro che è appena successo e l’orrore che sta per succedere, e Tom che invece non sembra capire nulla, privato del libero arbitrio e della razionalità a lui tanto cara.
Harry che non guarda suo figlio, forse perchè è troppo spaventato per lui o forse troppo arrabbiato per il suo *secondo* colpo di testa con cui ha rovesciato *di nuovo* le carte in tavola, o forse perchè è abbastanza adulto per capire che non è il momento per lasciar trasparire nessuna di queste due emozioni, non davvero.
Tom invece guarda Al ma non lo vede davvero, non può vederlo-perchè ha gli occhi ROSSI. E non sono gli occhi di Tom-non di *questo* Tom, non di Thomas Dursley, non del Tom di Al.
E poi ancora Al che si sostituisce, che è COSTRETTO a sostituirsi a suo padre come avversario di Tom.
Harry che cerca di frapporsi tra loro per salvarli entrambi, uno dall’essere ucciso e l’altro dal diventare un assassino; ma non ci riesce perchè come sempre il cattivo di turno lo tiene occupato.
L’ironia di Doe che impedisce a Harry di mettersi tra Tom e Al e, così facendo, nel tentativo di mettere i bastoni tra le ruote salva la vita a entrambi, ironicamente. Perchè quella che sembra la loro condanna a morte diventerà la loro salvezza.
Harry che grida ad Al di lasciare la bacchetta- quella bacchetta di cui lui stesso era entrato in possesso suo malgrado, quella bacchetta potentissima e così ambita che ha causato una lunga scia di morti e tradimenti nel corso della storia, quella bacchetta mortale di cui Al è appena entrato in possesso senza nemmeno volerlo.
Al che non lascia la Bacchetta perchè gli hanno insegnato che è l'unico cosa che può difenderlo, dio, difenderlo. (Bellissima questa espressione che evidenzia il grado di disperazione del momento, soprattutto perchè i maghi non sono cristiana- ma da persona non cristiana che non invoca mai la divinità tranne che in casi particolarmente gravi, ho trovato l’incalzare di questa frase particolarmente riuscita). E quindi tiene la Bacchetta ben salda in mano anche se si tratta di una bacchetta mortale.
Anche se alla fine non avrà bisogno della bacchetta per uscire vivo e vittorioso da questo folle gioco- ma di se stesso, della propria forza d’animo, del proprio coraggio, della propria astuzia e capacità di analizzare la situazione, ma più di tutto del legame reciproco da cui lui e Tom sono inseparabilmente, disperatamente, e fortunatamente (tanto per loro quanto per il Mondo Magico) legati.

Al che corre e si nasconde nei meandri della tomba dell'uomo- del Mito- di cui porta il nome. Tom che non ha bisogno di correre per cercarlo. Cammina piano e questo fa ancora più paura, come nei film horror.
Al e il modo in cui riesce a percepire dov'è Tom e cosa sta facendo, anche senza vederlo o sentirlo. Forse per una questione di aurea magica, forse semplicemente perchè sono abituati a passare così tanto tempo insieme che reagiscono istintivamente alla presenza o all'assenza dell'altro, aldilà di qualsiasi sfumatura di affetto o legame romantico ci sia tra di loro.
E poi la rabbia, la rabbia che inopportuna e salvifica che sorge in Al ed è più forte della paura- non rabbia contro Tom, non più e non in questo momento, ma contro chi ha organizzato questo teatrino in cui sembra non ci possa essere lieto fine per nessuno dei due.
La rabbia perchè Al non vuole morire, e soprattutto non vuole morire ucciso da Tom. Perchè, che sia Tom a uccidere Al o viceversa, sarebbe una condanna per entrambi.
E Al lo sa e per questo tira fuori il suo lato Potter, quell’impulso cocciuto di cercare a tutti i costi un modo per salvare capra e cavoli, non importa quando disastrata la situazione possa sembrare, perchè di rinunciare a ciò che di bello e puro c’è nell’esistenza, nell’amore, e pure nel legame che lo unisce a Tom, arrendendosi ai piani psicopatici del cattivo di turno, non se ne parla.
E allo stesso tempo però il nostro Al, nel momento del pericolo, tira fuori anche la sua razionalità tutta Serpeverde e da *Albus* con cui analizza il concatenarsi e succedersi dei fatti, cercando cause, conseguenze e collegamenti e arrivando alla conclusione (giusta) che è la Pietra a condizionare Tom e a renderlo un burattino perfetto per Doe, e che perciò deve togliergli la pietra dal collo. A qualunque costo. Per la salvezza di entrambi.
Perchè Al non può salvarsi davvero senza salvare Tom, e se salvare Tom determinerà anche la propria, di salvezza . Ed è disarmante la limpidezza con cui Al lo ammette e se ne rende conto. Entrambi saranno salvi solo se Tom verrà salvato da se stesso.
È così che funzionano le regole del gioco in cui sono stati costretti a partecipare loro malgrado, ma in fondo è anche così che ha sempre funzionato tra loro- perchè come in tutte le migliori storie di formazione, le dinamiche e pericoli che i protagonisti si trovano ad affrontare sono personificazioni delle loro stesse dinamiche psicologiche e dei loro demoni interiori.
“Se mi uccidi ti ammazzo”- frase insensata ma geniale che riassume in modo lucido e assurdo tutta la dinamica di Al e Tom da adolescenti, soprattutto in questa parte finale della prima storia.

Al non sa ancora dell’anima di Tom, non ancora, non sa cosa sia davvero quel medaglione, ma sa che che Tom è influenzato dal medaglione perchè CONOSCE Tom. Anche se non sempre lo capisce o indovina ciò che gli passa per la testa, ma lo CONOSCE, in un modo profondo in cui nessun altro può dire di conoscerlo- non Doe che credeva di averlo in pugno, non Harry che ha sempre proiettato nel figlioccio i propri traumi, confondendolo con una versione 2.0 di se stesso pur volendogli bene, non la famiglia adottiva Babbana che lo ama ma non potendo o non riuscendo a capire e ad accettare completamente il Mondo Magico non può conoscere o capire del tutto Thomas, non certo Alberich Von Honhemein che crede di poterlo manovrare a distanza come un burattino.
Al è l’unico che davvero conosce e capisce Tom in modo istintivo, senza farsi troppe domande o riflessioni a proposito. Magari non riesce a comprende completamente tutti gli intricati labirinti della sua psiche, ma capisce sempre ciò che è importante, ciò che a volte nemmeno Tom capisce: le cause, le conseguenze e i meccanismi di ogni suo comportamento, con la stessa naturalezza che riserva a poche cose nella vita, come le pozioni o volare su una scopa.

E poi arriva la mia parte preferita del capitolo. No, non il bacio, o meglio non solo. Ma anche- e soprattutto- tutto il paragrafo che viene prima.
Il PoV di Tom sotto Imperio e sballottato tra i comandi, o meglio *il* Comando, di Doe, i rimasugli rabbiosi dell’anima di Voldemort e i desideri soppressi e i ricordi annebbiati ma potentissimi di Thomas Dursley.

Il modo in cui descrivi gli effetti dell'Imperio, della febbre e della Pietra su Thomas, come queste tre influenze appannano e bruciano al tempo stesso la sua mente così brillante, rendendogli impossibile essere padrone di se stesso ... sul serio, è la metafora perfetta di come una mente alterata dal delirio percepisce se stessa. E di come non capisca davvero, pur riconoscendola, la realtà che l circonda.
Vede tutto quello che accade intorno a lui, *quello che lui STESSO sta compiendo o ha compiuto* dall’esterno, come se fosse solo uno spettatore e non il principale attore. Distaccato non solo dagli altri ma anche da lui stesso- e quindi anche dalla propria coscienza.
E nel suo momento di riflessione, analizza e ripete ciò che ha visto e che è accaduto nella sua testa solo grazie alla sua ben nota abitudine di “categorizzare tutto, anche le emozioni”. È come se si stesse guardando da fuori, ma senza comprendere davvero. Perchè non c'è nulla da capire, e le emozioni si possono categorizzare solo superficialmente, e chi crede di saperle domare meglio è sempre chi rimane inerme e sprovveduto di fronte alla loro felice impetuosità. C’è solo nebbia, quel misto di rabbia confusa e soffocante e di distaccata, fredda, lucida consapevolezza, quell'ansiogena necessità di fare o dire o ricordare qualcosa a tutti i costi e la pacata rassegnazione al fatto che, qualunque cosa dirai o farai, non potrai cambiare quello che sta per succedere, deve succedere e continuerà a succedere. Perchè lo stato alterato della tua mente ti fa sentire come se non avessi più libero arbitrio, come se non l'avessi mai avuto. E forse non ce l’hai davvero, in quei momenti. E forse non ce l’hai mai avuto. Forse tu e tutti quanti siete davvero destinati a ripetere un ciclo di morte e violenza nella tomba di un uomo che questo ciclo forse ha contribuito a iniziarlo, o forse non era anche che un altro anello di questa catena che sembra sempre che si stia per rompere, ma ritorna sempre ogni volta più pesante e soffocante e impossibile da spezzare, ogni generazione una nuova forgiatura di traumi a renderla più resistente.
E poi un impulso nervoso-un impulso nervoso che rompe tutto questo.
Un impulso nervoso- un dettaglio tecnico e privo di romanticismo, che smorza un po’ i toni melodrammatici del capitolo, che con quel “sperava che le favolette sull’amore della loro infanzia salvassero il culo a entrambi” pensato da Al tiene alla larga il rischio che la scena risulti troppo sdolcinata.
È non lo risulta: intensa, Romantica (con la R maiuscola), a tratti tenera a tratti dolceamara, ma non sdolcinata, mai.
Perchè Tom è un piccolo precisino scientifico e rompiballe e non c'è nulla di sdolcinato nel modo in cui descrive il risveglio della sua coscienza in seguito al bacio di Al. È solo il corpo che memorizza fisicamente certe sensazioni e le RICONOSCE quando la mente è troppo annebbiata per farlo. È un impulso nervoso, nulla di romantico o metafisico, che porta queste sensazione al cervello che improvvisamente, istintivamente (non è forse l'istinto l'unica cosa più forte dell'Imperio, perchè viene ancora prima della coscienza) RICORDA.
Ricordare la nostra storia è ciò che ci RENDE chi siamo, dopotutto.
E Tom ricorda Al, Al che è VENTO- il vento dei loro ricordi d'infanzia, delle estati passate nel Devonshire. Il vento che Tom ricorda, nitidamente, scompigliare i capelli di Al mentre il ragazzo si librava su una scopa, e lui lo guardava da lontano, rimanendo a terra. Il vento che frase dopo frase, realizzazione confusa di Tom dopo realizzazione sempre un po' meno confusa, diventa metafora di ciò che Al è per lui. Ciò che lo fa respirare, perchè spazza via tutto ciò che lo soffoca DA DENTRO- Voldemort, la rabbia, la confusione, i comandi imposti da altri e persino le maledizioni della volontà.
Non è il bacio a salvarlo, non davvero, perchè anche se nelle fiabe è il punto focale qui non è che un mezzo.
Un mezzo attraverso cui Tom ricorda di Al, della loro storia condivisa, e quindi di se stesso. Ricorda di se stesso e quindi ricorda di quello che è e che vuole fare, aldilà di comandi imposti dall'alto o con la magia.
Perchè per Tom la ritrovata consapevolezza di se' e di quel che sta facendo arriva con Al, con il sentire Al accanto a se' e su di se' e intorno a se' con Al.
Perchè- e questa che ricopio dal capitolo alla recensione è una riflessione così da Thomas che mi fa dire, ecco, per questo amo questa storia, perchè i personaggi sono tremendamente coerenti se stessi anche e soprattutto in situazioni di vita o di morte- Tom ha sempre pensato, dall'alto della sua visione razionale del mondo e dei contatti umani, che i baci fossero gesti stupidi, insignificanti. Un semplice poggiare le labbra su altre labbra, come un sorriso è un semplice mostrare i denti. Ma quando c'è di mezzo Al, per Tom, nulla è più semplice o insignificante, o razionale.
E viceversa: perchè Al lo bacia anche se un momento prima Tom stava per ucciderlo, ma lo fa perchè SA che Tom non voleva ucciderlo, e SA che deve ricordarglielo.
Il bacio è importante e salvifico per via dei significati che dietro a questo bacio si nascondono, del vissuto che i due ragazzi condividono: è il mezzo attraverso cui Al comunica a Tom che c’è, che esiste, e che ci sarà sempre- se Tom gli permetterà di esserci, se lo permetterà a entrambi. È il bacio attraverso cui Al fa tornare Tom in se’ ma anche attraverso cui gli fa realizzare che ci potrà essere un dopo, forse, per loro, se lui non lo distruggerà con un solo colpo di bacchetta, per un ordine impostogli dall’alto a cui nemmeno vuole obbedire.
È il bacio delle fiabe ma è molto più di questo. È Tom che ritrova se stesso ritrovando Al, e Al che salva se stesso salvando Tom.

È dopo c’è lo stupore di Al che non ci credeva nemmeno lui che avrebbe funzionato.
C’è Tom che è se stesso, freddo e compassato, anche e soprattutto in momenti come questi. È Al che non sa se tirargli un pugno o baciarlo, come sempre.
C’è il momento di rabbia o passione o forse sollievo in cui Al lo bacia o forse lo morde e lo insulta e la successiva, seconda, secchiata d’acqua fredda: il pericolo è ancora fuori.
Al che è anche lui se stesso: “tutto questo per un legnetto”. Perchè lui è Al, solo Al, e di bacchette millenarie dal potere incredibile e desideri di gloria non sa che farsene. È sempre stato Al, solo Al, ma prima era qualcosa di cui si vergognava, nella sua famiglia piena di eroi e personaggi leggendari. Ora è qualcosa di cui va riottosamente fiero. Perchè ha visto dove portano gli intrighi e la megalomania e l’essere “speciali”, e ha capito che è meglio stare lontano da tutto ciò.
Solo che ormai lui e Tom ci sono dentro, questo gioco pericoloso, o forse ci sono sempre stati fin dalla nascita, fin da quando l’Eroe dei Due Mondi ha salvato la reincarnazione del suo nemico sconfitto e l’ha poggiato nella culla del suo secondogenito. E così Al e Tom devono continuare a giocare a questo gioco mortale, ma solo per poter fare scacco matto al cattivo, e uscirne vittoriosi ma soprattutto *vivi*.

E incidentalmente, salvano anche il rispettivo padre e padrino, che entrato nella grotta per portare in salvo e al sicuro i suoi bambini, finisce per essere costretto a combattere contro uno di loro, venire disarmato dall’altro per una fatale incomprensione (...forse) e si trova costretto in una situazione in cui sa che i due ragazzi sono costretti combattere tra loro come nel suo peggior incubo senza che lui possa fare nulla... eppure, nonostante tutto ciò, nonostante sia comprensibilmente stanco e sfibrato da tutto ciò, ha ancora abbastanza *fiducia* in Tom, in Al e nella vita in genere da trovare la forza di SPERARE, quando Tom arriva da solo e con la Bacchetta. Perchè non è un padre o un padrino qualsiasi, anche se spesso lo vorrebbe essere (e forse, a volte, lo vorrebbero anche i suoi bambini). È Harry Potter e anche dopo tutti questi anni, dopo tutte queste disgrazie, *sperare*, avere fiducia, lottare per non cedere alla disperazione e allo sconforto come i cattivi vorrebbero che facesse, è ancora il suo mestiere.
Bello il dettaglio di Doe che non brama la Bacchetta perchè non è un cattivo cliché megalomane qualunque, lui è un uomo d’affari, un mercenario. Non gli interessano artefatti magici o leggendari, o ideali deliranti e razzisti, ma lussi stravaganti e piaceri raffinati o mondani che può conquistarsi col denaro, trafugando suddetti artefatti o combattendo per sifatti ideali. E questo, in un certo modo, lo rende ancora più inquietante. Perchè questo antagonista, così ben caratterizzato, i personifica la banalità del male, che per motivazioni ciniche,mondane e superficiali può spingersi alle stesse efferatezze compiute in nome di un fanatismo malato o sotto l’influenza della follia più omicida. Il suo è il cinismo di chi collabora con i fanatici pur senza credere in nulla, solo per interesse personale, la mancanza di scrupoli di un finto-fantoccio che si dichiara disposto ad assecondare quel folle del suo capo solo perchè dal caos che ne verrà fuori per lui, il finto-fantoccio, per il Giullare che si finge galoppino, ci sarà solo da guadagnare. Questo è Doe, e per questo quella sua indifferenza di fronte alla Bacchetta di Sambuco fa più paura che se venisse rapito da una brama improvvisa.

Questo è Doe, e quietamente, come in un’anticipazione della storia che verrà, invoca per la prima e unica volta l’altro cattivo, il vero pazzo megalomane, senza nominarlo davvero, con un semplice “Tuo padre sarebbe fiero di te" rivolto a Tom. E Tom, che non ha mai parlato o pensato a suo padre adottivo in praticamente cinquantadue capitoli (e ha senso che non l'abbia fatto, perchè in fondo vivono lontani l’uno dall’altro dieci o undici mesi l'anno da sei anni, hanno vite e caratteri e pensieri diversi, non hanno contatti per lettera perchè non sanno comunicare nemmeno a voce tra di loro e durante l'adolescenza di Tom hanno smesso di provarci, perchè Tom si è abituato al fatto che i suoi genitori Babbano non possono sapere o aiutarlo su nulla che riguarda la sua vita nel Mondo Magico, e suo padre si è abituato che Tom, quel primogenito che all’inizio non voleva davvero ma che ha imparato ad amare in modo assoluto, ansioso e un po’ rassegnato, è un ragazzino pieno di segreti e malumori ed è inutile tentare di cavargli un ragno dal buco, perchè tanto sa che se si volesse confidare con un adulto non sarebbe con lui, perchè perchè perchè, perchè io devo smettere di parlare di Dudley e Tom o questa parentesi potrebbe andare avanti all’infinito) ma quando Doe nomina l'ALTRO padre, quello che non è degno di essere chiamato tale, Tom si ricorda, CI ricorda ma soprattutto ricorda a Doe chi sia il suo VERO padre. Quello che odia e teme la Magia e non sa come parlare con suo figlio mago, però l'ha cresciuto e curato quando stava male, con tutto l'affetto di cui era capace. Perchè tu sei Dira, e i rapporti famigliari delle tue storie sono sempre più realistici, complessi, complicati e in fondo dolci di quanto sembrino in apparenza.
“Mio padre (...), per essere un Babbano, a volte ha proprio ragione”.
Perchè il vero padre, nonostante tutte le sue mancanze o le distanze padre-figlio che si possono instaurare nell’adolescenza, rimane colui che agli occhi di Tom era tale quando era bambino. Colui che l’ha cresciuto nella quotidianità a volte noiosa e soffocante, ma sempre confortevole e confortante dell’infanzia Babbano. Il padre Babbano e banale e distratto e oberato di lavoro, che ama la boxe e la tv e altre cose che a Tom non piacciono, e che però gli ha dato il cognome che il ragazzo porta con fierezza, nonostante a Serpeverde i cognomi Babbani non siano ancora ben visti. Perchè lui è Tom Oltre Ogni Previsione, e non ha bisogno di parentele nobili che ricompaiono dopo diciassette anni per essere eccezionale.
È Tom Oltre Ogni Previsione perchè anche quando sembra che tutto sia perduto per colpa sua, alla fine rinsavisce e fa scacco matto ai cattivi con una frase a effetto, come il piccolo bastardello dall'indole teatrale che in fondo è , dietro la misantropia e l'introversione,e che probabilmente sarà sempre.
Fa scacco matto ai cattivi, ma non da solo: bellissima l’entrata in scena di Al attraverso gli occhi di Harry, che ricorda come il figlio di mezzo abbia sempre avuto problemi a scagliare incantesimi sotto pressione, essendo di indole timida e non condividendo la stessa personalità sfacciata e amante del palcoscenico dei fratelli e di molti cugini. E forse per questo motivo l’orgoglio di Harry è ancora più forte, perchè è quel suo figlio da sempre considerato da tutti il più fragile, così timido, imbranato e insicuro, che da il “colpo di grazia” al cattivo raccogliendo, primo tra tutti i suoi fratelli e cugini, l’eredità paterna di vittorie insperate e decisive per le sorti del Mondo Magico. Tra l’altro, nel suo essere il ragazzino da tutti sottovalutato che dimostra di avere la forza, il coraggio e l’astuzia di fare l’eroe all’occorrenza capovolgendo la situazione, Al ancora più che il padre ricorda il suo padrino Neville o al massimo suo zio Ron. Che è un colpo di genio interessante, soprattutto dal punto di vista narrativo, visto che gran parte della quota “conflitto e paragoni tra generazioni” in Doppelgaenger è svolta dalle differenze e somiglianze tra Tom e il suo di padrino e zio, che è il padre di Al. A proposito di parallelismi e somiglianze (e differenze) con la vecchia generazione: curioso il fatto che osservando l’espressione del figlio Harry noti la somiglianza con Ginny, e non con se stesso, mentre molti altri personaggi vedono in Al una mini-fotocopia di Harry da giovane (con gran dispiacere di Al, tra l’altro, che vuole bene a suo padre e lo ammira ma ha sempre voluto essere solo se stesso). Non lo so, è una cosa interessante perchè non è l’unica volta che accade, c’è un altro paio di volte in Oan credo in cui Harry trova una somiglianza tra il loro secondogenito e la moglie e Al stesso a un certo punto in Dp sostiene che sua madre ha “tratti così simili ai suoi che sarebbe stato evidente a chiunque che si trattava di sua madre” o qualcosa del genere, se non mi ricordo male. Non lo so, è solo una strana coincidenza ma l’ho notata perchè letteralmente nessun altro personaggio pensa mai che il secondogenito dei Potter somigli a Ginny, al massimo lo pensano di Lily per i capelli rossi e l’aria maliziosa e birbante da ragazzina o di James per certi aspetti più “Weasley” del suo carattere e fisico. Probabilmente non vuol dire assolutamente nulla se non che tutti i figli, anche quelli che sembrano la copia carbone di un genitore, in realtà prendono un po’ da entrambi, però boh mi piace notare nuovi insignificanti dettagli nelle tue storie dopo anni, soprattutto quelli riguardanti le famiglie e le loro dinamiche.

Continuando a parlare di dinamiche intergenerazionali, significativo e simbolico il momento in cui Harry abbraccia Al ma poi si accorge che è ancora Tom ad aver bisogno della sua attenzione. Ad aver bisogno dell’attenzione di entrambi in realtà, perchè sta per compiere un’azione che anche se comprensibile rischierebbe di farlo perdere di nuovo, e questa volta forse definitivamente. (anche se questo dettaglio Tom questo non lo sa, e forse non lo sa ancora neanche Harry, anche se potrebbe già sospettarlo inconsciamente).
La reazione di Al quando Tom punta la bacchetta contro Doe è di terrore e incredulità, perchè Al non crede che Tom, il *suo* Tom, possa fare una cosa del genere, non senza passare il resto della sua vita a odiare se stesso e rimpiangere le sue azioni, una volta che l’impulso di rabbia è passato (Al ha ragione).
Quella di Harry invece è più pacata perchè Harry è stato nella situazione di essere il ragazzino speciale che gli adulti, i cattivi, maltrattavano e usavano per i propri scopi, e quindi capisce da dove nasca il desiderio di Tom di ferire e forse uccidere Doe.
Perchè Harry ha combattuto una guerra e sa che il desiderio di vendetta di Tom, anche se sbagliato, è umano e più comune, anche tra persone cosiddette “buone”, di quanto Al o lo stesso Tom pensino. (Anche Harry ha ragione).
Tom ha bisogno di sentire entrambi le reazioni, ha bisogno di ricordarsi e ha bisogno di sentire che anche Harry, prima di lui, ha lottato contro gli stessi impulsi vendicativi e sbagliati in seguito ai traumi ricevuti, perchè se Harry ha sconfitto gli strascichi di ciò che ha passato ed è diventato un adulto semi-funzionale e rispettabile membro della società magica, vuol dire che forse può farlo anche Tom.
Mi piace che Harry dica che “non ne vale la pena”, cioè che non è Doe che non merita di morire (lo fa), è Tom che non merita di diventare un assassino per lui. Mi ha sempre ricordato quella scena nel prigioniero di Azkaban in cui Harry frena Lupin e soprattutto Sirius dall’uccidere Minus, dicendo che suo padre non avrebbe mai voluto che i suoi due migliori amici diventassero degli assassini (e venissero condannati all’ergastolo, uno dei due- *Sirius*- per la seconda volta) per via di un ratto simile.
Un dettaglio di IC delizioso che mostra quanto Harry, per quanto cambiato, sia sempre Harry. Sempre impegnato ad impedire che qualcuno a cui tiene si rovini con le conseguenze delle proprie azioni.
Quel “neanche io la valgo” di Tom è terribile e allo stesso tempo credibilissimo, perchè è esattamente quello che direbbe un qualsiasi sedicenne dopo aver scoperto cose simili su se stesso, sul proprio passato, sulla propria nascita e sui propri genitori biologici, e dopo aver fatto sbagli a cui crede non ci sia rimedio, almeno non interiore.
Anche se devo ammettere che mi fa leggermente ridere in modo un po’ isterico il fatto che sia QUESTO il modo in cui Al viene a scoprire la faccenda dell’anima di Tom, di Voldemort, della metempsicosi forzata e di tutto il trambusto su chi sia davvero Tom e da dove venga e come sia nato. Cioè, ad Al tutto questo non interessa, è stato chiaro negli scorsi capitoli, Tom è Tom e il resto sono dettagli, ma...cioè, ho capito che sono tutti sconvolti, ma un po’ di diplomazia nel darsi le notizie a vicenda non guasterebbe.
Tornando seri, anche quel silenzio di Tom dopo l’affermazione colloquiale (ma forse non così casuale) di Harry “sei umano” è incredibilmente rivelatore e preoccupante, alla luce delle nuove scoperte che Tom ha fatto su se stesso. Credo che in quella tomba-grotta Tom abbia cominciato a maturare e rimurginare molte delle riflessioni pessimistiche che lo spingeranno poi in Germania a non contattare la sua famiglia e le altre persone a cui vuol bene per cinque mesi (i primi tre glieli do buoni perchè visto il suo stato fisico alla fine di Dp è probabile che lo stronzetto bugiardo fosse, per una volta, davvero malato e invalido come proclamerà in seguito di essere)

In una nota più positiva, quell'accenno nei pensieri di Harry al fatto che Al e Tom "avevano sempre avuto un linguaggio segreto" scalda il cuore, così come la sua vaga consapevolezza che è stato quello, in fondo, ad averli salvati, in un momento in cui neanche il Salvatore ha potuto farlo. In un modo in cui nessun altro potrà mai salvarli se non loro stessi, a vicenda. Classico pensiero del genitore o tutore forse distratto o volutamente ignaro per certe cose ma benevolo e comprensivo, un uomo che non SA esattamente cosa accade tra quelli che considera, in modo diverso, i suoi due bambini, ma conosce e capisce la forza del legame che c’è tra di loro.
E poi ecco il ritorno della fenice, e Tom che è sempre il suo piccolo se’ saccente e fa notare al padrino che com’è possibile che non l’abbia vista, come ha fatto ad essere così distratto, l’ha vista *lui* ed era sotto Imperio. Il ritorno della fenice, dicevo, e sia noi lettori che Harry Potter non possiamo fare a meno di pensare che l’ultimo mago a cui questa fenice- o una fenice molto simile a questa- abbia mai dichiarato amicizia e fedeltà fosse colui nella cui tomba ora si trovano tutti, colui che con il nostro Al condivide il nome (e ora anche una temibile e potente bacchetta- e una fascinazione per giovani che potrebbero rivelarsi maghi oscuri in fieri, sigh. Non che quest’ultimo dettaglio suo padre ci tenga a saperlo.).
Ma è Al stesso a fermare il paragone: lui non vuole essere un secondo Silente, così come non ha mai voluto essere un secondo Harry Potter. Accetta come doni più o meno graditi le similitudini che sembra condividere con entrambi, ma quello che vuole davvero è solo essere se stesso. E poco importa se, come tutti i personaggi, non ha ancora ben chiaro tutto su stesso: sa già cosa vuole e cosa NON vuole essere, è questo è già abbastanza. Per il resto, a sedici anni ha tutta la vita per scoprirlo
Perchè alla fine la Dp Saga è la Storia non di un ciclo, ma di una spirale, una spirale che grazie alla volontà dei protagonisti si libera dalla sua stessa mania di ripetersi.
Una linea ondulata e fragile, ma tenace, composta un insieme di situazioni che continuano a ripresentarsi ciclicamente ma senza mai ripetersi in modo uguale, lasciando sempre uno spiraglio aperto al cambiamento e alla salvezza.
Ciclicità: quella che torna nel finale, perchè la storia di Tom inizia con lui neonato che viene salvato dal fuoco e la prima delle tre storie finisce con lui quasi diciassettenne che viene salvato dal mare. È un finale sia ciclico che aperto (come una spirale, appunto) eppure questa prima storia è stranamente auto-conclusiva, almeno dal punto di vista delle tematiche.
Certo, la trama è tutt’altro che conclusa, e molti personaggi hanno ancora un lungo percorso da fare prima di potersi dire maturati.
Tutti i personaggi sono cresciuti nel corso dei cinquantadue capitoli, ma per ora solo Al e Tom hanno avuto davvero modo di dimostrarlo.
La ciclicità della Storia non ha ancora il sapore di una liberazione agrodolce che acquisterà invece nell’epilogo di Ab Umbra Lumen.
L’atmosfera alla fine di Dp è molto più fatalista, e disperata e brusca, e in fondo va bene così, perchè i personaggi sono ancora ragazzini, ragazzini che si sentono schiacciati dalle svolte degli eventi.
Però gli eventi che hanno coinvolto Al e Tom negli ultimi hanno dimostrato che anche se il Fato suggerisce una strada, con l’altra mano indica anche una scappatoia, sempre.
È quella scappatoia che ci consente di trasformare il peso dell’eredità di chi ci ha preceduto in una forza piuttosto che in uno schiacciante metro di paragone, e la brutta abitudine della Storia e delle storie di ripetersi in un avvertimento per scongiurare questa stessa ripetizione, piuttosto che in una fatalista condanna.
Inizia con un bambino misteriosamente ritrovato e finisce con un ragazzo misteriosamente scomparso, questo primo capitolo della migliore Saga sulla Nuova Generazione di Harry Potter. Eppure nulla è stato inutile, perchè anche se il bambino e il ragazzo sono la stessa persona, e sembra quindi di essere tornati al punto di partenza, che quel bambino sia stato salvato solo per esser perso di nuovo, se quel bambino non fosse stato salvato non sarebbe diventato questo ragazzo, non si sarebbe sacrificato per Albus Potter e per non dare a Doe il possesso della Bacchetta di Sambuco (cioè, lui si sacrifica per Al e solo per Al, ma accidentalmente così facendo rovina i piani di dominio del mondo dei cattivi) e forse non avrebbe una possibilità di salvarsi, sulla riva del mare in Germania.
Il mare e il cielo, così finisce Doppelgaenger: il mare del Nord da cui viene ripescato Tom e il cielo notturno che Al guarda con la certezza che Tom è vivo e che tornerà.
Il mare e il cielo, quelle famose scappatoie che sembrano sussurrare che è possibile liberarsi dalle ciclicità e dalle ripetizioni dalla storia, dal destino che qualcun altro ha scritto per noi, dall’atmosfera claustrofobica di una tomba-caverna in cui anime dannate si risvegliano, bacchette mortifere cambiano di padrone e ragazzini terrorizzati sembrano costretti a dover ripercorrere passo dopo posso gli errori di uomini leggendari e terribili con cui condividono i nomi. Eppure così non è successo, perchè l’amore è servito da scappatoia. E quindi crescere con amore il bambino creato dall’anima di Colui che si diceva non potesse amare forse è servito, in fondo.
Anche se il finale può sembrare tragico, nulla di ciò che ha portato i personaggi fin qui è stato inutile. Nulla è ancora perduto. E Al lo sa. Al, ancora una volta, lo sa.
E così finisce Doppelgaenger.

Recensore Master
11/02/23, ore 20:44

È chiaro che il piccino è Tom Riddle. Ora rimane da chiedersi perché non abbia l'ombelico e perché Coleridge abbia impiegato ben otto anni per riportarlo in vita. Che fosse un Mago potente lo sappiamo dell'abilità con la quale ha guarito istantaneamente la gamba del povero Jogson, eppure viene da chiedersi come sia riuscito nel suo intento. Mi chiedo perché voleva che gli Auror sapessero di un suo ingresso a Magie Sinister. Che volesse intrappolare Harry? Un altro maniaco bisognoso del suo sangue di eroe protetto dalla morte della madre?
Il capitolo è molto lungo ma si fa leggere in un lampo.
Le impressioni che restano sono la sagacia di Ginny, la capacità di Ron di essere un buon Auror nonostante le sue ansie, la presenza del buon "vecchio" deluminatore, Ron che per osmosi ha assorbito il fare di Hermione e la sua necessità di prendersi immediatamente cura dei più deboli, lo strano assortimento dei caratteri degli Auror comandati da Harry e, non ultima, questa constatazione *Un ex-mangiamorte è pur sempre un mangiamorte. Un suffisso non dequalifica un assassino.*
Quello che è certo che hai costruito con perizia la trama portandoci abilmente a ciò che avremmo mai potuto credere fisse possibile: una seconda possibilità per Riddle dopo la morte del suo alterego Voldemort.

Recensore Master
11/02/23, ore 14:47
Cap. 1:

Eh, capisco che ti sembrerà strano ricevere una recensione quasi 24 anni dopo che hai scritto questo prologo, ma seguendo le tracce lasciate da altre persone che hanno scelto la tua FIC o ti hanno nominata, mi sono incuriosita ed eccomi qui.
Non importa se non mi risponderai. Di solito chi scrive da molto tempo a un certo punto si prende una pausa da EFP e dalla proprio storia. L'ho visto accadere molte volte.
Thomas è Tom Riddle vero? Nella presentazione sei stata ben chiara. Spesso i lettori o gli spettatori di film s'innamorano del villain che ha imperversato nella storia che hanno seguito e si chiedono come avrebbe potuto esserci un altro finale e, soprattutto, un'occasione di redenzione per loro. In questi termini Draco è il più gettonato e ho letto numerose fic dove lui si è riabilitato agli occhi del Mondo Magico.
D'altronde se non ci fossero gli antagonisti, i protagonisti vivrebbero una vita piatta e tranquilla e nessuno si appassionerebbe alle loro vicende!
Spesso mi sono chiesta se Tom sarebbe stato diverso se sua madre fosse sopravvissuta al parto e avesse lottato per lui o se suo padre lo avesse amato indipendentemente dal tranello tesogli da Merope Gaunt.
Mi piace tantissimo la tua idea di ripercorre una trama simile a quella della Rowling, declinandola in maniera più affettuosa. Harry e Duddley sono amici e quest'ultimo alleva con affetto un trovatello affidatogli dal cugino affinché cresca protetto.
Un' ultima osservazione riguarda la vicina di casa, Joanna Steel, che osserva da dietro la tenda quel teppista ormai cresciuto che gira in moto e si veste ancora da poco di buono. Fantastico!🤣

Recensore Junior
27/01/23, ore 19:57

Beh, devo dire che Hugo aveva i suoi motivi a non fidarsi di Al: due minuti prima il cugino più grande gli aveva tirato una spallata per fargli perdere il boccino, e poi l'ha attirato in alta quota per fargli perdere il vantaggio nella ricerca.
Mi piace come hai mantenuto il fatto (canon) che i Serpeverde, anche quando sono bravini a volare, giochino sporco di default (e tendano lo stesso a perdere) e che lo speaker sia sempre dalla parte dei Grifondoro, solo che, venendo la partita raccontata attraverso il Pov del serpeverdissimo Al, cambia la prospettiva. I continui falli che nei libri raccontati dal punto di vista di Harry portavano i lettori a detestare i giocatori di Serpeverde vengono qui fatti passare da Al come parte integrante e necessaria del gioco. I continui incitamenti dello speaker alla squadra di Grifondoro, così come il fatto che Serpeverde perda nonostante i continui tentativi dei suoi giocatori di barare per vincere ad ogni costo, appaiono molto più frustranti.

Tra Teddy e Rose, chi vince la palma dell'imbranataggine in questo capitolo? Forse Ted che si suggestiona da solo pensando a James, viene beccato da un perplesso Harry e un ghignante Ron mentre si sta suggestionando, ed entra in panico dimentico del fatto che padrino e zio possono vedere il colore dei suoi capelli ma non possono indovinare o sapere COSA ha provocato quel colore- ma Ted, nel suo tentativi di non sembrare sospetto (?), si comporta in modo talmente strano che insospettisce persino quei due tonti di Harry e Ron.
O forse Rose, che è così preoccupata a non far sospettare a nessuno della sua storia con Scorpius, perche i padri di entrambi non approverebbero, che finisce per insultarlo davanti al padre di lui, finendo così per guadagnarsi la sua eterna disapprovazione.

Al e Tom avrebbero dovuto dare sia a Rose/Scorpius e ai Jeddy lezioni su come mantenere una relazione "segreta" senza rischiare di farsi scoprire (e potenzialmente separare) dai genitori e soprattutto senza sembrare dei totali idioti nel tentativo di evitare l'eventualità. Ovvero, decalogo di come venir definiti due "scapoli rampanti" dopo dieci anni di convivenza (e un gatto), secondo Al Potter e Tom Dursley: punto primo, cominciate a comportarvi in modo ambiguo l'uno verso l'altro PRIMA di mettervi insieme- ora che vi sarete insieme, la gente si sarà già stancata di fare ipotesi e congetture su di voi. Punto secondo, non cercate a tutti i costi di nascondervi finendo per comportarvi in modo sospetto (vero Rosie??). Punto terzo, non iniziate mai nessuna confessione con nessuno (o quasi), ma non negate se venite interrogati (in questo modo, adulti e padri vari che non sono entusiasti di saperlo insieme, eviteranno di chiedere per paura di ricevere una conferma. Questo vi consentirà di mantenere intatto il vostro ruolo familiare di bambini preferiti, con tutti i privilegi che ne conseguono, senza dovervi stressare eccessivamente per tenere nascosta la vostra relazione.)
Tom è fortunato che Al sia stato e sarà l'unico suo compagno di letto, perchè chiunque altro l'avrebbe buttato giù a calci durante la loro prima mattina insieme. No, intendiamoci, vi siete baciati per la prima volta ieri sera, avete deciso che state insieme cinque secondi fa, e senza dirgli nulla vai a leccargli lo stomaco per realizzare certe tue fantasie di cui l'altro neanche è a conoscenza! (Tra l'altro, azzeccatissima l'ossessione di Tom per l'ombelico di Al, psicologicamente parlando. Pensando a tutti i dilemmi e i complessi che Tom ha per l'assenza del suo, di ombelico...l'ombelico è il segno che Al, ha differenza sua, è sicuramente umano e nato in modo *normale*. Ed è come se, in qualche modo contorto, nella testa di Thomas questo rendesse umano e *giusto* anche lui, per una sorta di proprietà transitiva. Credo sia tutto molto inconscio, però è una cosa che ho notato perchè è una cosa che nota anche Al a un certo punto in Ab Umbra Lumen, anche se non arriva a scervellarsi sui perchè e si limita a liquidarla come una delle tante stranezze di Tom. Qualcuno però dovrebbe dire a Tom che l'ombelico è una delle parti del corpo con più germi in assoluto, così magari, da ipocondriaco qual è, comincerebbe a ringraziare il fatto di non averne uno e smetterebbe di fissarsi su quello di Al.)
Comunque, contorsioni mentali e cattiva etichetta di Thomas a parte, la scena iniziale è molto bella perchè, come è scritto anche in altre recensioni, vi si avverte un desiderio latente, ancora insicuro e parzialmente inespresso e per questo fortissimo. È l'inizoo di una ricerca e scoperta della propria sessualità ma non vi è ancora nulla di *sessuale* eppure non vi è già proprio più nulla di platonico. Al e Tom esplorano, prima ancora che il proprio corpo o desiderio, il modo in cui il linguaggio corporeo e la gestualità che esiste tra di loro può cambiare alla luce della consapevolezza dell'attrazione reciproca e dell'evoluzione del loro rapporto. Scoprono cosa è permesso fare all'altro che prima non lo era, e quali dinamiche, sia fisiche che psicologiche, invece rimangono uguali, perchè Al e Tom sono sempre Al e Tom anche se in meno di ventiquattro ore sono passati da "migliori amici" a "stiamo insieme". Anche perchè, già come "migliori amici" avevano una modo di rapportarsi l'uno all'altro che portava gli altri adolescenti più stronzetti e maliziosi a speculare sulla natura del loro rapporto, e come "coppia" nessuno dei due ha ben chiari cosa stiano facendo, visto che hanno sedici anni e nessuna esperienza alle spalle, quindi non c'è un cambiamento radicale e improvviso nella gestualità tra loro, ma un lento e continuo evolversi e trasformarsi a suon di tentativi, azzardi e scoperte.
Davvero, non finirò mai di ripetere quanto sei brava nel caratterizzare i personaggi anche attraverso la loro gestualità, il loro modo di muoversi e di rapportarsi anche fisicamente agli altri e al mondo che li circonda. Stessa cosa si può dire dei rapporti, romantici e non, nelle tue fic: ogni coppia ha la propria gestualità, oltre al proprio linguaggio, che è particolare, specifica alla situazione e diversa da quelle delle altre coppie. E così ogni amicizia, ogni rapporto genitore-figlio/a o interazione tra fratelli, sorelle e cugini.
È anche da questi dettagli che si nota la cura e la sottigliezza che hai messo nella caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Per esempio, per ora (ma per quasi tutto Doppelganger, in realtà), ora è Tom che inizia quasi sempre il contatto fisico con Al, e ne stabilisce in modo più o meno implicito le modalità e i confini, anche se è Al che inizia tipi di contatto più *affettuosi* ed *emotivi* come gli abbracci. Questo riflette una disfunzionalità esistente nella dinamica tra Al e Tom in questo periodo della loro vita, poiché è Tom a decidere (e a comunicare in modo implicito) quanto, come e quando (e a che condizioni) Al può stargli vicino, ma è Al l'unico dei due che si sforza costantemente di DARE supporto emotivo all'altro, perchè in questo periodo, Tom non ha la stabilità nemmeno per supportare emotivamente se stesso. È ovviamente un paradosso da stronzetto il fatto che si appoggi inconsapevolmente e continuamente ad Al per tranquilizzarsi senza però dirgli nulla di ciò che lo rende non-tranquillo- non che lo faccia apposta, ma Tom spesso è opportunista ed egoista in un modo talmente inconscio e inconsapevole che, insomma, ti viene proprio da fare una battuta sulla sua anima e sul fatto che la stronzaggine gli venga proprio proprio *naturale*.
Con il crescere di Al e Tom come individui e di conseguenza il maturare del loro rapporto, anche l'equilibrio del contatto fisico tra di loro cambierà.

 "Il fatto che non gli avesse imposto un suo parere, lasciò Al interdetto.
Stava chiedendo un parere? Succedeva, ma era molto raro." Ecco, a proposito della stronzaggine "nature" di Tom e della disfunzionalità del suo rapporto con Al (ma più in generale con ogni essere umano) in questo periodo. Ci vorranno un po' di batoste belle dure per insegnare a Tom che, ogni tanto, il suo parere non è quello migliore. Già il fatto che CHIEDA ad Al cosa sono, invece di proclamarglielo, lascia capire che ci siano margini di crescita e miglioramento per Tom, e che l'approfondimento del rapporto con Al sarà, sul lungo periodo, funzionale a ciò. Ma il fatto che Al reputi questo fatto *eccezionale* fa capire quanto ancora Thomas sia lontano, da questo fantomatico miglioramento caratteriale. Ma la cosa bella di Al e Tom è che Al lo sa, che Tom è uno stronzo calcolatore ed egoista inside. Non si fa illusioni del tipo "nooo, ma non è come lo dipingono!1!1!". Cioè, sì, ogni tanto dice a Rose e a Michel che Tom è meglio di come lo dipingono loro, ma perchè quei due lo dipingono talmente male che riescono a farlo sembrare più stronzo (Rose) o instabile (Michel) di quel che è- il che, visto che Tom È già di suo stronzo e instabile, è notevole. Ma comunque, la maggior parte delle volte Al consente sul fatto che Tom sia "un gran bastardo" ma, beh...è molto attratto dal suo essere un gran bastardo. Come dicono gli inglesi, non "in spite of" but "because of". Perchè Al ha gusti serpeverde.

Comunque, mi viene da pensare che Tom abbia inizialmente chiesto ad Al di definire il loro rapporto perchè voleva inconsciamente (o non) rassicurazioni sul fatto che Al la pensasse come lui. Tant'è che dopo che Al fa la sbrodolata su quanto abbia sempre trovato Tom fantastico affascinante e super-speciale e "piuttosto bello", Tom lo bacia e proclama che stanno insieme.

"Visto quello che gli stava succedendo non avrebbe neanche dovuto avvicinarsi ad Albus. Neanche da lontano. E si era ripromesso di non farlo. Ma poi, la sera prima…
Era successo, semplicemente. Come se un elastico, teso fino allo spasimo, li avesse fatti ritornare indietro e cozzare l’uno con l’altro."
Mi piace un sacco questo pezzo, mi è sempre piaciuto. La prima frase fa capire come Tom, nonostante le apparenze, sia in realtà un adolescente come molti, forse persino più impulsivo di molti: fa tutti i propositi e gli schemi e le piani machiavellici di questo mondo, ma se gli ormoni si mettono in mezzo...beh, segue la strada che gli dicono di prendere gli ormoni.
La seconda frase, invece, pone l'accento sull'INEVITABILITÀ della relazione tra Al e Tom. Per il tipo di rapporto che esisteva tra di loro, per il loro vissuto e i loro caratteri, era impossibile che prima o poi la loro bolla non scoppiasse e si trasformasse in qualcos'altro. I tentativi di Thomas di allontanarsi (iniziati sia per potersi concentrare sulla ricerca delle proprie origini, sia per fuggire dell'attrazione che provava verso colui che fino a un'estate prima considerava un cugino adottivo) non hanno fatto altro che rendere ancora più inevitabile il loro primo bacio, poiché rompendo (o tentando di rompere) il rapporto simbolico che li legava Tom ha costretto entrambi a interrogarsi sulla natura di questo rapporto, e ai motivi per cui era diverso dagli altri rapporti amicali dei loro coetanei.

Ah, bello l'accenno che fa Tom al tono di comando che gli ha sempre un sacco di problemi con le relazioni umane! Non lo so, è un dettaglio buttato lì ma ci dice che il tono arrogante da "piccolo dittatore" di Tom non è proprio una cosa che fa apposta a fare, gli viene naturale e non saprebbe nemmeno come toglierselo dalla bocca (che poi non VOGLIA nemmeno farlo, perchè gli PIACE essere un so-tutto-io comandano e arrogante, questo è un altro discorso. Gli PIACE esserlo ma non si IMPEGNA ad esserlo...come scrivevo prima, "nature".)
Bello anche quel "non con Al, però", perchè Al è sempre stato l'unico che non si sia mai fatto né intimidire né infastidire dai suoi toni, come dice Al stesso in How To Become A Healer e in Ab Umbra Lumen (dove dice persino, se non mi ricordo male, che li trova eccitanti.)

Ecco, mi piace come si possano notare ed estrapolare tutte queste cose anche partendo da una semplice scena di coccole mattutine che in un'altra fanfiction sarebbe solo fluff zuccherino con un po' di erotismo appena accennato.

Recensore Junior
27/01/23, ore 18:54
Cap. 25:

Bambini di Harry Potter: cronicamente incapaci di farsi i fatti propri, alla continua ricerca di faccende in cui impicciarsi, convinti di aver ricevuto in eredità il compito di risolvere tutti i possibili misteri di Hogwarts... e talmente giovani e arroganti da pensare che sia superfluo riferire dei loro sospetti a colui che ha trasmesso loro quest’ingombrante eredità, l’Impiccione numero uno, nonchè collateralmente Capo dell’Ufficio Auror. Padre di metà di loro, padrino della restante metà, e zio acquisito di tutti gli altri.
Qualcuno potrebbe dire che sia karma: dopotutto, un adolescente che ha fatto dannare ogni pseudo figura paterna/materna che ha avuto si merita, in futuro, di venir circondato da adolescenti, ognuno legato a lui da vari gradi di affetto e parentela, che cercano in tutti i modi di impicciarsi in fatti che spetterebbe di risolvere al suo ufficio, confondendo ancora di più le piste e le indagini.

E così mentre Tom si caccia nei guai andando alla ricerca di un collegamento tra il suo recente incidente e il suo lontano e misterioso passato, Al, Rose e Scorpius si riuniscono in segreto come congiurati per indagare su cosa stia combinando Tom. Perchè quello che è appena successo a scuola, è stato spaventoso sì, ma è stata anche un’*avventura*. Un’avventura circondata dal mistero, che una volta finita la strizza iniziale comincia ad apparire incredibilmente eccitante o, come direbbero loro visto che sono una cricca di secchioni, “intellettualmente stimolante”. E in quanto li ha fatti sentire per la prima volta come se si fosse presentata l’occasione di dimostrarsi finalmente all’altezza dei loro valorosi, brillanti e spericolati genitori. James capisce che c’è qualcosa di strano e si mette a ficcanasate in giro (e paradossalmente è l’unico che condivide con gli altri le sue scoperte, anche se non viene creduto o preso sul serio) e Teddy, idiota d’un tassofrasso (sì, la nuova traduzione è usata volutamente come insulto), da un lato, troppo preso dai suoi problemi personali, non nota o rifiuta di notare che, tra tutti i ragazzini che da insegnante è tenuto a controllare, proprio quelli con cui è cresciuto insieme e a cui ha fatto da fratello maggiore putativo stanno nascondendo cose piuttosto grosse, dall’altro lato, sempre per distrarsi da questi problemi personali che lo stanno portando a mettere in discussione la propria vita sentimentale e sessualità, si imbarca lui stesso nell’impresa di risolvere un mistero che comprende codici segreti e morti in circostanze sospette...ovviamente senza dire nulla di ciò al padrino. Che ovviamente lo contatta per a) parlare di James (con grande imbarazzo di Ted) b) cercare di capirci qualcosa su cosa sta succedendo a Hogwarts e dintorni. Che in teoria sarebbe il suo lavoro, sai, l’Auror che scopre le cose e tiene tutti al sicuro, ma non ci sta riuscendo granchè bene, bisogna dire. Quindi cerca di scroccare informazioni ai figliocci intelligenti mascherando il tutto dietro l’aria da “ti va di fare una chiacchierata con lo zio figo e famoso che vuole sapere come te la passi e non sta assolutamente cercando di risolvere il mistero dei NAGA prima di essere licenziato?”

No, ma sul serio, Harry che in Doppelgaenger ha conversazioni di rito con entrambi i figliocci ogni volta che si reca ad Hogwarts per lavoro, ma non lo si vede mai parlare coi figli in cinquantatré capitoli, mi fa morire dal ridere. E anche vero che probabilmente i figli, soprattutto Lily e Al, non sarebbero stati contenti di trovarsi l’ombra del genitore dalla fama ingombrante tra i piedi, perchè Al cerca sempre in tutti i modi di non attirare l’attenzione e Lily la vuole attirare perchè è magnifica LEI, non suo padre o la defunta madre di suo padre. E James è già abbastanza tronfio per il fatto di essere il figlio di Harry Potter senza che Harry Potter vada a dargli pacche sulla spalla mentre è a scuola, ricordando, in effetti, a chi nel raggio di miglia se lo fosse scordato per un momento, che James Sirius Potter è il suo figlio primogenito. Quindi forse ha senso che non ci siano conversazione tra Harry Potter e pargoli in questa prima storia, anche se ce ne sono molte tra Ted e Harry e un paio tra Harry e Thomas. Però comunque mi fa ridere- soprattutto perchè James e Al sapevano qualcosa! Qualcosina! Certo, Thomas sa (quasi) tutto, ma non dice nulla, e Ted ha sì, gli indizi sotto il naso, certo, ma non li sa leggere, quindi è inutile che Harry continui a cercare risposte, aiuti o indizi da loro, rassegnati al fatto che uno è tonto e l’altro è stronzo! I tuoi figli, Harry, i tuoi figli e tua nipote Rose e il figlio del tuo ex-nemico scolastico, sono loro che hanno trovato gli indizi e si stanno avvicinando a tentoni alla soluzione! I tuoi figli e la loro cugina e il loro nuovo amico che non ti dicono nulla perchè temono che non ci crederesti! È con loro che devi parlare!

...e niente, non mi sente. Parliamo d’altro, va’. Parliamo dei ragazzi, che il tuo Harry, per quanto bene gli voglia, mi fa disperare un capitolo sì e l’altro pure.
Oppure parliamo della struttura della storia. Anzi, parliamo come la struttura della storia e la crescita di ogni personaggio si legano bene tra loro.

Doppelgaenger, pur essendo la prima e forse la più giovanile (non in senso negativo, eh, ma in senso che i personaggi erano ragazzini e tu stessa eri molto giovane quando l’hai scritta, mentre si nota che AUL e OAN sono opere più “mature” sia stilisticamente che per quanto riguarda i pensieri dei personaggi) tra le tre storie della Dp Saga, ha il pregio che tutte le storyline che la compongono sono non solo collegate dal punto di vista della trama, ma anche tematicamente.
In modo forse lineare, ma anche sicuramente molto scorrevole.

Ad esempio: leggiamo di Rose dice a James che non si sceglie di cui innamorarsi e poi passiamo a Ted che pensa a James. Poi compare Harry e Ted tira in ballo dopo sedici anni quella storia per cui il primo rapitore di Tom pensava che il neonato fosse reincarnazione di Voldemort, e poi passiamo a Thomas che reagisce in modo pacato ed equilibrato allo scoprire da un fantasma quello che il padrino e gli adulti magici intorno a lui hanno sempre cercato di nascondergli, ovvero quello di cui Ted e Harry stavano parlando giusto un paragrafo prima- il suo presunto e misterioso legame con Voldemort.
Al, Rose e Scorpius nel capitolo precedente stavano indagando sul passato di Tom, e si sono ACCORTI che ci sono dei punti poco chiari, ma non sanno come collegarli perchè manca loro quest’informazione, quest’UNICA informazione che invece Harry e gli adulti hanno, e che ora ha anche Tom.
C’è un filo conduttore che è il collegamento tra gli indizi che tutti i personaggi trovano sul loro cammino, e che celano la guerra sotterranea tra il Governo Americano e la Società Thule, c’è il mistero delle origini di Thomas, di chi è *davvero* Thomas, che è la causa di questa guerra combattuta tramite operazioni di infiltrazioni e spionaggio...ma c’è un altro filo conduttore che è la ricerca o la scoperta di se’ stessa, di quello che ciascuno di noi È davvero oltre alle bugie che raccontiamo a noi stessi per sentirci meglio, ai comportamenti e alle maschere che adottiamo per non deludere le aspettative di genitori, parenti e amici, e a cui finiamo per credere noi stessi.

Chi è James, oltre al bulletto arrogante e impregnato di machismo che fa a botte con Scorpius? Chi è James davvero, quando è da solo, quando pensa a Ted, quando nessuno lo vede, quando la sua famiglia è in pericolo e ci sono scelte da prendere? Per la prima volta,qualcuno (Al) ipotizza che sia simile a Scorpius, più di quanto lui stresso non creda. Ma chi è davvero Scorpius, oltre al ragazzo sempre sorridente, educato, al buffone che sembra non avere mai un pensiero triste in testa? Chi è Scorpius quando è da solo, quando non deve sorridere per nessuno, quando non deve dimostrare a tutti quanto sia un Grifondoro nonostante il suo essere una Malfoy e quanto sia fiero del suo essere Malfoy nonostante sia un Grifondoro? Chi è Scorpius quando è il momento di schierarsi, di scegliere, di essere seri? E chi è Rose, oltre alla bambina di suo padre, oltre al piccolo clone di sua madre, chi è Rose, quando ciò che vuole non si allinea con ciò che i suoi genitori vorrebbero che lei facesse, quando è il momento di dimostrare di essere degna figlia dei suoi genitori solo disobbedendo loro?
Chi è Ted, oltre ad essere l’orfano di guerra, quello eternamente grato a chiunque gli voglia bene, quello responsabile che non farebbe mai preoccupare nessuno, il giovane insegnante che racconta a se stesso di saper mantenere le giuste distanze tra se e gli studenti e che non si innamorerebbe mai di un ragazzo, maschio, diciassettenne?
E chi è Al, timido, piccolo, ingenuo Albus, talvolta ipocrita, non molto coraggioso e perennemente schiacciato o all’ombra di qualcun altro, quando si trova costretto a prendere in mano una situazione che sembra sfuggire a tutti? Chi è Al davvero quando c’è bisogno di mettersi in gioco, quando non può più voltare la testa dall’altra parte e dire che bast dire che “l’azione non fa per lui” per stare fuori dai problemi, chi è Al quando i problemi lo vengono a cercare e lui deve scegliere se affrontarli di petto o scappare, provare a risolverli anche se potrebbe far male o far finta di niente fino a che faranno male sul serio?
In questo capitolo, durante la rissa tra James e Scorpius, Al appare per la prima volta agli occhi di Rose come il futuro Caposcuola di Serpeverde razionale, maturo e distaccato che diventerà a breve, piuttosto che come il ragazzino insicuro e impacciato che è sempre stato. Perchè l’intera vicenda di Tom lo fa soffrire, ma lo costringe anche a maturare.
E a questo proposito...chi è davvero Thomas? Certo, è il figlio adottivo di Dudley e Robin Dursley, è il figlioccio di Harry Potter, è il migliore amico di Al, è Tom Oltre Previsione a Serpeverde...ma chi è DAVVERO Tom a parte tutto ciò che altri hanno deciso che lui fosse? La domanda di un milione di dollari a cui servono due intere fanfiction (Doppelgaenger e Ab Umbra Lumen) per rispondere. E le risposte che ottiene a volte fanno paura, a volte sembrano non sufficienti, a volte lo costringeranno a mettere in discussione tutta la sua vita e la percezione che ha di se’, e a volte dovranno a loro volta essere messe in discussione. E così la storyline di Thomas in Doppelgaenger, oltre ad essere il fulcro intorno a cui si delinea la trama, diventa metafora di un percorso di crescita e ricerca che tutti i personaggi, nessuno escluso, si trovano a intraprendere per “diventare grandi”.



La scena finale tra Al e Tom è emozionante. Clichè, ma emozionante. Chi l’ha detto che i clichè non possono far emozionare? Il bello e dannato che parla con voce incolore per nascondere il suo tormento interiore non ha bisogno di non essere clichè per fare emozionare.
A parte gli scherzi, molto fa il tuo stile di scrittura, e soprattutto il modo in cui il tuo stile di scrittura si adatta all’età e allo stato emotivo dei protagonisti.

I sentimenti e le emozioni dei due personaggi adolescenti vengono buttati addosso a noi lettori in modo immediato, travolgente. Non c’è nulla di didascalico, è tutto impetuoso e immediato: quello che i personaggi provano o pensano in quell’istante viene comunicato con il ritmo con cui lo stanno pensando o provando.
Veniamo letteralmente immersi nella loro confusione, che è un misto di angoscia profonda e attrazione febbrile che solo a sedici anni e mezzo si può provare, come se ci tuffassimo in una piscina di ormoni e disperazione adolescenziale.
Eppure le caratterizzazioni sono così ben delineate, e il processo psicologico di ogni singolo personaggio talmente ben fatto, che rileggendo attentamente è ovvio che dietro ogni scena d’amore, in ogni battuta, persino sotto ogni dialogo melodrammatico, ci sia altro, oltre a suddetti ormoni e suddetta desolazione adolescenziale.
Perchè i tuoi personaggi- ed è questo che li rende tanto speciali rispetto a quelli di altre fanfiction o storie amatoriali- hanno un inconscio, ovvero un lato (o un insieme di lati) di se’ a cui non pensano spesso, ma che influenza le loro azioni, delle motivazioni segrete e sotto intese che i lettori cominciano ad intuire ma di cui i personaggi stessi non si rendono ancora conto.
In un certo senso si può ipotizzate che il “medaglione” (aka la pietra), “risvegliando” parti sopite dell’anima di Tom, porti allo scoperto anche tutti quei lati che magari non sono strettamente legati a Voldemort, ma venivano repressi insieme ad essi in lati profondi della psiche del ragazzo, perchè Tom, almeno fino ai sedici anni, ha sempre provato a reprimere tutto ciò che non fosse pura logica e razionalità. Questo spiegherebbe perchè Tom realizza di provare attrazione e desiderio sessuale in contemporanea al periodo in cui vengono risvegliati i suoi impulsi più “Voldemorteschi”. È come se, vuoi per via del trauma causato dai NAGA, vuoi per i poteri della pietra di resurrezione, vuoi per gli sconvolgimenti che avvengono nella sua vita, Tom venisse costretto, anche suo malgrado, a fare i conti con il suo lato più istntivo/inconscio che prima ignorava. E in questo inconscio di sentimenti rimossi trova sia l’improvviso e sbagliato desiderio di lanciare incantesimi contro chiunque lo infastidisca, sia la paura infantile e mai del tutto superata di essere *nato sbagliato*, sia la scoperta di essere attratto fisicamente e romanticamente dal suo migliore amico.
Almeno questa è sempre stata la mia teoria- dimmi pure se è sbagliata o inesatta!

Recensore Junior
23/01/23, ore 18:28
Cap. 35:

Scorpius, Rose e James sono perfetti in questo capitolo. I tre Grifondoro, insieme e presi a due di due in tutte le possibili combinazioni, sembrano usciti da un romanzo o un film di altri tempi, di amicizie giovanili assolute, scapestrate e spensierate, di cugini cresciuti come fratelli in una compagnia piene di scope e di folletti, di un piccoli lord dalle maniere impeccabile che però vorrebbe solo combinare guai col figlio maggiore dell'ex-nemesi di suo padre e conquistare il cuore dell'unica ragazza che la sua famiglia non approverà mai- unica ragazza che invece di svenire ai suoi piedi in un languore romantico, impreca con un sonoro "Miseriaccia" e gli getta addosso una secchiata d'acqua gelida quando si comporta *troppo* il cretino con James.
È questo che mi piace di Scorpius e Rose: che sono romantici (con la r minuscola loro, nel senso da commedia americana del termine- Lily e Ren invece lo saranno con la R maiuscola), dolci e hanno quel sapore da teen comedy dei primi anni duemila senza però perdere mai l'ironia che li contraddistingue, insieme e separatamente. L'allegria di Scoprius è preziosa proprio perchè dietro di essa non si nasconde stoltezza (o meglio, non ) ma la consapevolezza che il mondo non È ma PUÒ essere un posto brutto, triste e meschino se nessuno si sforza a non renderlo tale. E l'allegria di chi sa che, aldilà di ogni retorica, sa che il modo per rendere il mondo un po' più bello e divertente è gioire di tutte le cose belle e divertenti che in esso ci sono, e poi, tramite la propria ritrovata allegria, farle notare agli altri. (Scorpius è un po' Pollyanna, in fondo🤣).
Rose e Scorpius sono frizzanti, ironici e giocosi ma hanno dei momenti di introspezione e maturità pazzeschi, come quello in cui Scorpius confida a Rose di aver sempre segretamente desiderato di essere PARTE di un gruppo di amici nel modo i cugini Potter-Weasley sono parte del loro cofice di fratellanza e complicità che va oltre lo Smistamento in case diverse e le simpatie o antipatie personali.
Queste profonde riflessioni sono però interrotti, prima che diventi tutto troppo sdolcinato o irrealistico, da pezzi del genere:

Scorpius, giustamente, le tappò la bocca con un bacio.
Si staccarono, e Scorpius scrollò le spalle. “Ehi. Ho sedici anni! Mi piaci da morire e basta. Per la profondità spirituale rivolgiti a tuo cugino laggiù.” Indicò James, che si era acceso l’ennesima sigaretta scontrosa.
Rose sospirò. “Buffone.”
“E tu sei troppo seria.”>

...che riassumono in poche righe tutta la spensieratezza e l'eccessivo rimuginare dell'adolescenza che convivono in un assurdo e inseparabile binomio durante l'adolescenza.
Il perenne senso di inadeguatezza di Rose è divertente proprio perchè (almeno in Doppepgaenger, in Aul diventerà più serio) è un senso di inadeguatezza su cose frivole, come il fatto di non avere un vestito adatto per il ballo o di non essere la più bella ragazza interessata a Scorpius.
È in un certo senso una boccata d'aria fresca rispetto al senso di inadeguatezza di, chessò, Ted che crede di dover ricambiare con il suo essere sempre buono e gentile la gentilezza che gli è stata data da bambino in quanto orfano, o quello più nascosto di James che deve sempre dimostrare di essere il più macho e figo del reame, o quello di Al o Lily che si sentono non all'altezza delle aspettative riposte rispettivamente sul proprio cognome e nome, per non parlare nel molto più nascosto ma non ler questo meno pervasivo senso di inadeguatezza che Tom prova rispetto al proprio essere *umano*. Il senso di inadeguatezza d Rose è più leggero da leggere di tutti questi perchè si concentra su cose su cui TUTTE (o quasi) siamo stati insicuri durante l'adolescenza, anche se non siamo state figlie di eroi di una guerra magica, e che più o meno tutti/e abbiamo superato.
Una cosa che mi piace di Rose è che, nonostante si senta spesso inadeguata, non cerca mai di cambiare se stessa per o il suo modo di porsi per risultare più "cool" e meno "secchiona sfigata e sciatta". Paranoie ereditate da Ron a parte, Rose è figlia di Hermione: le piace indossare ogni tanto un bel vestito, farsi carina e ballare come nelle fiabe per una serata, o magari anche due, ma sono altre le cose di cui si preoccupa nella vita di tutti i giorni. Lei rimane Rose, struccata, studiosa e scorbutica, ma leale e arguta come poche, e non cambia per avvicinarsi ai canoni che per Draco Malfoy o Clara Haggins (in modi diversi, ovvio) dovrebbe raggiungere la fidanzata di Scorpius Malfoy. E forse proprio per questo che Scorpius, che ha ricevuto un'educazione formale da nobile a Malfoy Manor, e poi ha dovuto studiare e mantenere le apparenze di studente popolare e sportivo per non venir ostracizzato per via di questo stesso cognome (i bambini e gli adolescenti sanno essere crudeli) si è innamorato di Rose. Rose con i suoi Miseriaccia e i suoi lapsus e il suo principio di scoliosi per i troppi libri che porta sempre nella borsa. Rose con la sua mano sempre alzata in classe e il suo branco di cugini insopportabili e ingestibili che lei sopporta e gestisce da anni, non come una martire ma come una piccola generalessa burbera e spietata. Rose che guarda male di default suo cugino più grande ed è gelosa del fatto che le "rubi" il fidanzato nuovo di zecca, però poi si preoccupa per lui e decide di andare a controllare che non sia troppo depresso, perchè in fondo si preoccupa e continuerà a farlo sempre.
E a proposito di James e Scorpius...quanto li adoro.
I due amici per la pelle, due esagitati adolescenti maschi perdigiorno che sembrano saper comunicare solo attraverso *virili* (come direbbe James) e poco distruttive scazzottate, però in fondo si capiscono davvero bene, con il cameratismo innato dei teppistelli cretinetti dal cuore buono che ne combinano di tutti i colori ma dimostrano di avere fegato, cervello e buoni valori quando serve.
Adoro il fatto che tutti gli altri personaggi prendono in giro questa loro amicizia che, per citare Al, sembra fatta tutta di virili pacche sulle spalle e risse testosteroniche. Eppure uno dei due componenti di questa squadra che sembra parlare un lingua amicale tutta tipica di MaschiEteroCisTM in realtà sia segretamente bisessuale e innamorato di un uomo più grande di loro. E che non solo il suo migliore amico (etero) lo sappia, e che non ne faccia un problema o un dramma, ma che sia addirittura l'UNICO A SAPERLO (famiglia compreso) e che in qualche modo lo aiuti nel processo di accettare la sua sessualità, aiutandolo a elaborare piani di conquista e seduzione del povero Ted e più in generale comportandosi come se fosse assolutamente indifferente per Scorpius il fatto che il soggetto dei desideri e delle sofferenze amorose di James Potter sia di sesso maschile. Ed è il metodo giusto che funziona con James, più di lunghi ed empatetici discorsi.

Parlando di scoperte di se' e sessualità...Al e la sua riflessione su quanto sia scomodo e poco eccitante imboscarsi in un'aula vuota, soprattutto perchè è una cosa STUPIDA da fare quando c'è una camera altrettanto vuota con letti molto più comodi di una scrivania qualche piano più in là, è esilerante. È anche un altro di quei dettagli sparsi qua e là nella storia che in modo indiretto delineano la caratterizzazione dei diversi personaggi, perchè evidenzia a) la differenza tra Al e i suoi più spericolati e adattabili fratelli e cugini a Grifondoro b) la mancanza di esperienza sia di Al sia di Tom in queste faccende, perchè a pensarci bene sono l'unica coppia della DpSaga in cui nessuno dei due ha mai avuto relazioni romantiche prima che si mettessero insieme (il che non è così irrealistico, considerato che hanno comunque solo sedici anni, e in generale statisticamente i ragazzi gay e le ragazze lesbiche hanno le cosiddette "prime esperienze" più tardi di quelli/e etero/bi, anche se certo non è una regola ferrea) e quindi tutto ciò che mano a mano sperimentano, anche le cose più banali come imboscarsi in un'aula vuota, sembrano loro incredibilmente eccitanti ma anche talvolta strane e misteriose.
Passando a quel famoso "io sono tuo": sì, Al, è un suicidio. È il modo per NON affrontare il problema, ma per ingigantire pensando di risolverlo. Mi piace che Al sé ne accorga.
A me non piace la possessività nella vita reale o quando ci si pone l'obbiettivo di raccontare una storia d'amore sana e ideale. Ma a questo punto, la storia tra Al e Tom è lontana sia dall'ideale che dall'essere sano, questo perchè Tom stesso è in uno stato d'animo e psicologico che non è ne' ideale ne' sano, e Al non ha ancora la maturità emotiva per tirarlo fuori da lì senza cadervi a sua volta dentro. E così, con un singolo pronome possessivo cerca di quietare la gelosia di Thomas finendo per rafforzare in lui l'idea che questa gelosia è giusta, accettabile e legittimata.
Una cosa che mi piace del rapporto tra Al e Tom in Doppelgaenger, morbosità a parte,
è il modo in cui il contatto fisico tra loro, e il modo in cui viene descritto, è spesso una metafora di quello che sta accadendo tra loro a livello psicologico e inconscio, ma che nessuno dei due vuole ammettere. La mano di Thomas che stringe troppo forte il braccio di Albus e Al che non glii fa notare che gli sta facendo male perchè sente che non è lucido è...così doloroso ed esatto al tempo stesso.
La possessività (reciproca, eh, mica solo di Tom), la gelosia, e il bisogno di conferma di appartenersi l'un l'altro sono tratti fondamentali e fondanti del rapporto tra Al e Tom, dall'infanzia all'età adultà, anche se ovviamente durante l'adolescenza e il primo periodo in cui passiano da "migliori amici" a "coppia" sono accentuati. Con l'età adulta gli aspetti più morbosi della loro relazione si smorzano ma senza scomparire del tutto, rimanendo quel tanto che basta per dare quell'aria di gotico e tormentato senza cui, onestamente, sarebbe tutto meno affascinante. (Nelle storie, eh. Nella vita reale se ne farebbe volentieri a meno).

Per quanto riguarda la scena dell'attacco a Ted...ma quanto è stronzo John Doe ad assumere le sembianze di uno studente dai capelli neri per tentare di incastrare Tom?
Che poi non funziona manco per sbaglio perchè Ted non ci crede neanche per un attimo al fatto che l'aggressore sia un adolescente. Bravo Teddy, dieci punti a Tasso-non-così-scemo.
James ha il suo primo vero momento di rivincita in cui dimostra che sì, È un coglione per tre quarti del tempo, ma in azione ci sa fare. Al contrario Scorpius rompe la superficie di ragazzo perfetto con un momento di umana e inopportuna debolezza, e anche questo mi piace. Ho amato il suo panico che l'ha immobilizzato, il fatto che in preda all'ansia abbia ripetuto a pappagallo parole di suo padre a cui neanche crede, e le sue risatine isteriche alla fine di tutto. Sono anche questi dettagli che rendono i tuoi personaggi tridimensionali e *vivi*, alla fin fine.

Recensore Junior
13/12/22, ore 03:22
Cap. 12:

Ecco un altro capitolo Tom centrico! Nel verso senso della parola.
Tom steso sul lettino dell’infermeria con tutti che fanno avanti e indietro per visitarlo, sempre separatamente e con secondi fini (tranne Al, ovvio) è un’immagine buffissima, sembra un piccolo imperatore che accetta con magnanimità di dare udienza a ogni singolo questuante perchè in fondo sa che dai loro problemi ne ricaverà qualcosa in cambio anche lui. Penso che questo capitolo mi faccia venire in mente questo paragone soprattutto perchè è tutto o quasi PoV Tom. Se avessimo letto le scene dal punto di vista di Ted, Jaime e Michel penso che Thomas sarebbe apparso molto meno regale e più moccioso viziato, e loro stessi molto meno buffi. Tom ha un talento, soprattutto all’inizio di Doppelgaenger, nell’analizzare le altre persone riassumendole bene in pochi tratti fondamentali, ma dimenticando così la loro complessità. Mi ricorda un po’ le prime due stagioni di Skins UK, dove la narrazione, immedesimandosi ad ogni episodio nel protagonista adolescente di turno, evidenzia con crudele lucidità (tipica dell’adolescenza) l’ipocrisia e le debolezza di ogni altro personaggio (soprattutto degli adulti) ma non ne riconosce la complessità e la profondità (perchè lo sguardo adolescente è tanto cinico quanto manicheo, e non riconosce che possano coesistere profondità e spessore insieme a ipocrisia, imperfezione e debolezza). Ecco, questo è lo sguardo tipico di Tom all’inizio di Doppelgaenger, tanto lucido e tagliente nello scavare dietro le apparenze e le debolezze delle persone a lui vicine, quanto frettoloso e semplicistico nel ridurre queste persone a una caricatura di se stesse.
E niente, io amo i personaggi sedicenni che sono egomaniaci senza nemmeno rendersene conto, quei personaggi il cui complesso di superiorità può farli sembrare sia sociopatici in erba che metafore stilizzate dell’ego di ogni adolescente. Quei personaggi che sono apparentemente così lontani dallo stereotipo dell’adolescenza medio, così freddi e distaccati e apparentemente in controllo di tutto, e allo stesso tempo racchiudono in se stessi tutte le possibili nevrosi e i possibili complesso che molti sviluppano durante l’adolescenza, portate ai massimi livelli ma sublimate e razionalizzate per farle sembrare altro.
Quindi amo Tom, nel caso non si fosse capito. Soprattutto il Tom di Doppelgaenger. (anche se certo, non lo amerei altrettanto se non sapessi che i sequel riservano per lui uno sviluppo del personaggio sofferto e positivo, che lo faranno maturare e migliorare come persona senza stravolgere i tratti fondamentali della sua personalità- cosa che capita raramente a questo tipo di personaggi.)
Amo anche il modo in cui questo capitolo è scritto, con una grande attenzione alle atmosfere, alle dinamiche interpersonali e pensieri “lapsus” dei personaggi che sembrano apparentemente scollegati al resto del discorso, ma in realtà si inseriscono perfettamente nel contesto in cui sono racchiusi. Penso che differenziare tra pensieri “consci” scritti con caratteri normali e pensieri “lampo” in corsivo sia particolarmente utile per dare un’idea di come funziona la psiche di personaggi come Ted, Al e soprattutto Tom, aka coloro che razionalizzano ogni emozione per renderla più accettabile a loro stessi, e ogni tanto vengono trafitti da questi pensieri istintivi, che non fanno in tempo a razionalizzare e che rompono involontariamente l’immagine che questi personaggi hanno di se stessi, e comunicano ai lettori i veri desideri e impulsi dei personaggi che essi cercano più o meno inconsciamente di nascondere nella loro routine quotidiana.
L’atmosfera in infermeria quando Tom si risveglia è perfetta, l’ho sempre trovata particolarmente evocativa di quei pomeriggi pigri e un po’ indolenti, ma belli, di quando qualcosa va fuori programma, la routine indaffarata di spezza, e ci si risveglia in un tardo pomeriggio quando la giornata dovrebbe finire, e c’è talmente tanta pace intorno che non si riesce ad essere arrabbiati con se stessi o con i cambi repentini di programma per le ore produttive che si sono perse.
La scena di Al e Tom che parlano di quel che è accaduto, si scambiano cioccorane, scherzano, si abbracciano e poi hanno quasi Un MomentoTM è anch’essa particolarmente azzeccata, perchè in poche righe riesci ad evidenziare la loro giovane età, le dinamiche che li legano ad altri personaggi, caratteristiche fondamentali di entrambi personaggi (il bisogno di razionalizzare tutto e sapere tutto di Tom, il fatto che Al si vergogni della propria codardia e di non essere stato abbastanza eroico), il tipo di rapporto che li lega e il fatto che nessuno dei due sappia bene come definire o classificare questo rapporto. A questo punto della storia non c’è una vera tensione tra di loro, perchè non c’è ancora conflitto, ma ci sono comunque sentimenti profondi e intensi che vanno un po’ oltre alla semplice amicizia, soprattutto e in termini di co dipendenza e possessività reciproca, che esistono tranquillamente tra loro senza turbarli (probabilmente perchè sono sempre esistiti) almeno finchè uno dei due (leggasi: Al, ovviamente, sempre Al. Tom reprime e razionalizza fino a che non esplode) non cerca di agire sulla base di questi sentimenti o nominarli (anche indirettamente) ad alta voce.
La loro scena in questo capitolo credo sia stata il momento in cui mi sono affezionata a loro come coppia, aldilà delle storyline e caratterizzazioni dei singoli personaggi. Era tutto così realistico, confuso e al tempo stesso dolce, come solo le cotte che nascono dall’amicizia tra i banchi di scuola sanno sembrare.
E date una medaglia a Jamie che ha capito cosa ci fosse tra suo fratello e suo cugino prima che loro capissero i diretti interessati, please, forse perchè James, nonostante le apparenze, era più avanti di loro nel suo percorso di scoperta e accettazione della propria sessualità.
...e giustizia per Martha Upkins, ecchecavolo. Scommetto che non era nemmeno poi tanto brutta, sono solo gli adolescenti maschi che sono stronzi. Unica pecca della tua Dp Saga è che la povera Martha non ritorna in un cameo della terza parte come una strafica pazzesca che ha sdoganato l’aver tratti da goblin tra gli ambienti dell’alta moda magica.
Ah, comunque: non ci credo manco per sbaglio che nessuno avesse mai detto a Tom che Ted stava facendo l’Accademia Auror. Cioè, è vero che Tom da bambino andava a casa dei Potter solo per due settimane l’anno, mentre Ted andava a trovare il suo padrino più spesso, con cadenza settimanale o bisettimanale, ma senza fermarsi a dormire, e quando Tom ha cominciato a vivere tra i Maghi in pianta stabile Ted si era già messo con Victoire, quindi non è che i due abbiano trascorso parte della loro infanzia/adolescenza insieme come entrambi hanno fatto in tempi diversi con i fratelli Potter. Però è assolutamente impossibile che nessuno abbia mai nominato che il figlioccio di Harry Potter stesse per diventare Auror davanti all’altro figlioccio di Harry Potter, soprattutto considerato quanto la carriera Auror sia considerata impegnativa e importante, e quanto molto dei complessi dei bambini di Harry Potter (soprattutto i quattro maschi) girino intorno al fatto di assomigliare/non assomigliare e imitare/superare/differenziarsi da Harry. Semplicemente Tom si tappava le orecchie ogni volta che si parlava dei successi di qualcun altro a tavolo, imho. Piccolo stronzetto adorabile (da questo punto di vista, in questo capitolo Tom da il meglio di sé con il suo flusso di pensieri interiore- no Tom, non puoi affatturare Ted solo perchè non ti piace il modo in cui sorride! Non è così che funzionano i rapporti tra persone civili e mature!) Bello anche il modo in cui evidenzi sottilmente il suo complesso di superiorità quando si indispettisce per l’essere trattato come un ragazzino (tipico comportamento degli adolescenti che si sentono tanto adulti, e che proprio con queste uscite petulanti con cui chiedono essere trattati da tali dimostrano di non esserlo- anche se il fatto che Tom non si lamenti ad alta voce dimostra anche il suo alto livello di autocontrollo, almeno a livello superficiale, mentre il fatto che noi lettori capiamo dal sorrisino di Ted che quest’ultimo si sia COMUNQUE accorto dell’insofferenza di Tom ci fa capire che le capacità di dissimulazione del nostro Dursley, au contraire, potrebbero ancora migliorare di molto-spoiler: non lo faranno.) ma soprattutto quando afferma senza battere ciglio, come se fosse una cosa normale da dire e totalmente non egomaniaca, che il serpente ha scelto lui perchè Al era più spaventato e soprattutto e soprattutto “debole”. E quando Ted gli fa l’ovvia domanda che si può fare dopo un’affermazione simile, ovvero “tu non eri spaventato?” Tom da l’unica risposta che poteva dire, ovvero che lui, indipendente dalle emozioni che prova sul momento, cerca sempre di controllarsi e di non lasciarsi governare da esse. Che, diciamocelo, e l’unica risposta che potesse dare senza sembrare ‘debole” (nella sua testa) o stupido, ma è anche una risposta che svela un altro lato di Tom, ovvero il bisogno di avere tutto, ma soprattutto se stesso, sempre sotto controllo. Eppure gli impulsi che a lungo ha soppresso, forse senza nemmeno rendersene conto, stanno lentamente tornando a galla, senza che lui possa farvi nulla contro: la violenza, l’attrazione, i sogni di un passato traumatico e rimosso.
Mi è piaciuto il fatto che ciò che rende Tom inizialmente attratto da Al, prima ancora che entrambi si rendano conto o si preoccupino di dare un nome a ciò che sta accadendo tra loro, è il fatto che è ABITUATO alla presenza dell’altro ragazzo- può sembrare poco romantico, ma in realtà credo che per una personalità come quella di Tom, che guarda con diffidenza tutto ciò che è estraneo, sconosciuto o nuovo (perchè, di nuovo: le novità esulano dal suo controllo) l’essere abituati alla presenza di qualcuno sia una condizione sine qua non per, non dico innamorarsene, ma anche solo provare affetto verso questa persona.
Mi piace anche l’accenno, anche in questo capitolo, al fatto che Tom sia abituato ad avere delle Stranezze che lo rendono diverso da tutti gli altri suoi coetanei (come il fatto di ricordare con precisione, anche se solo nel sogno, avvenimenti accaduti quando lui era un neonato). È abituato, quindi non vi si sofferma particolarmente a lungo, almeno non in questa parte della storia. Ci pensa solo quando capita qualcosa che gliele ricorda. Ma questo non vuol dire che sia indifferente a queste stranezze o che non influenzino la sua vita- semplicemente, di solito lo fanno inconsciamente, poichè Tom cerca (senza riuscirci) di rimuovere i vari tumulti emotivi legate ad esse, come cerca di rimuovere ogni cosa per cui non ha una risposta immediata o una spiegazione logica, ogni cosa che potrebbe renderlo DEBOLE.
Quando la tua vita è normale ma ci sono dei piccoli, quasi invisibili ma mai dimenticabili dettagli che ti rendono non solo DIVERSO, ma anche, per quello che ne sai (e Tom ne sa molto perchè ha sempre cercato risposte sulle sue origini e, di conseguenza, sulla sua stranezza) UNICO, penso sia normale sviluppare, anche inconsciamente, da un lato un complesso di superiorità, dall’altro un bisogno inconscio (ma evidente a chiunque altro) di avere il controllo di ogni singolo aspetto della propria vita. Proprio perchè sa che c’è QUALCOSA di strano in lui e nelle circostanze del suo ritrovamento e, si presuppone, della sua nascita, ma non sa bene cosa sia questo sia QUALCOSA, solo che è qualcosa su cui non ha controllo o risposte, o spiegazioni logiche. E, come verrà detto più avanti dallo stesso Tom in un meraviglioso momento di catarsi e analisi di coscienza, questa cosa lo spaventa, ciò lo spaventa. Per compensare questa paura che nasce dal non avere le risposte a certi aspetti di se stesso che tanto lo differenziano dagli altri quanti lo definiscono come individuo, Tom (o meglio, l’incoscio di Tom) ha sviluppato questo bisogno compulsivo di controllo, che da un lato si traduce in un desiderio quasi ossessivo di SAPERE, tutto di tutto o di tutti nei minimi dettagli, proprio perchè non può o non riesce a scoprire determinate cose su se stesso, da un lato in una generale e apparente freddezza, un distacco dai propri sentimenti e istinti- perchè i sentimenti, gli impulsi e gli istinti sono cose che non si possono controllare, e dunque, nella visione del mondo di Tom, un qualcosa a metà tra un pericolo o una debolezza.
L’aspetto paradossale è ovviamente il fatto che così facendo Tom finisce per conoscere ancora meno se stesso, perchè reprime tutta la sua parte che non è razionale e controllata...e che paradossalmente è il posto del suo inconscio in cui si dibatte furiosa e sconfitta *quella* voce, che è la chiave per comprendere sia gli aspetti più spigolosi della sua personalità, sia il suo passato, la sua origine, il processo della sua nascita. I lati di se stesso che ha rimosso per non essere abbastanza razionali sono dunque non solo quelli che contengono le risposte, ma quelli che, solo apparentemente dormienti, lo influenzeranno nel suo cammino alla ricerca di risposte, tra istinti ingovernabili, impulsi violenti, risvegli ormonali improvvisi, problemi di gestione della rabbia, ossessioni mai sopite e curiosità voraci.
Per ora però c’è solo un ragazzino sdraiato indispettito in infermeria. E ha tutta l’intenzione di architettare qualche piano non proprio ortodosso per uscire di lì.
(Recensione modificata il 20/12/2022 - 03:04 pm)

Recensore Junior
14/11/22, ore 17:52
Cap. 11:

Adesso siamo nel 2022. Anno scolastico 2022-2023."


E finalmente dopo più di dieci anni lo siamo davvero!
Fa strano essere più vecchia di quasi tutti questi personaggi eccetto Ted. Erano più grandi di me quando li ho conosciuti!🤣


Per il resto, mi piace come questo capitolo serva a delineare alcuni difetti fondamentali sia di Al (la codardia, il fatto che pur VOLENDO stare accanto a Tom non può far altro che scappare via; la paura del giudizio degli altri, il suo sentirsi inadeguato, l'arrendevolezza nei confronti di Thomas) e di Tom (l'eccessiva freddezza-che però può essere scambiata per normale scontrosità adolescenziale, ed è PER QUESTO che funziona così bene nella storia-il suo complesso di superiorità ferito quando il Naga lo tratta da preda, l'istinto omicida che lo assale alla fine del capitolo).

Ricordo che è anche il capitolo in cui ho iniziato ad amare davvero Tom, per tre (quattro) motivi:


1) sarà figo bello intelligente e tutto ma NON È ATLETICO. Proprio zero. E boh, un po' mi scatta l'immedesimazione (non per la parte bella figa e intelligente, sulla parte non atletica) un po' questo dettaglio evita a Tom di diventare uno di quei OC perfetti e cringini che andavano tanto di moda in quegli anni. Studente modello, ma dal carattere un po' scostante, negato in educazione fisica, che è a metà tra gli studenti popolari e quelli no perché è disprezzato dagli sportivi della scuola ma ammirato dai ragazzi (o ragazze) più ambiziosi/e e con manie intellettuali? Realismo 100%. Praticamente i miei amici del Liceo in a nutshell.

Ti ringrazio anche per non aver seguito i passi della Rowling con il clichè "studenti studiosi automaticamente sfigati" perchè oh, sarà vero in certe scuole superiori, ma ti assicuro che non è per nulla vero negli istituti scolastici iper-competitivi...mi è dunque piaciuta la differenza tra Grifondoro, dove l'essere sportivi e sociali conta molto per avere più popolarità, e Serpeverde, dove invece contano di più le ambizioni e l'avere modi di classe.
Anyway, Tom è una pippa a correre e fare sport e questo verrà ripetuto più volte. E io pure lo sono e gli voglio bene per questo, anche perchè non è uno di quei protagonisti YA tristi e noiosi che si piangono addosso perchè non hanno il fisico palestra e hanno paura di venir presi in giro nell'ora di educazione fisica , ma è il tipo di persona non atletica che guarda gli altri correre e si chiede PERCHÈ. Same, Tommy, same.

Cioè, okay, questo capitolo insegna avere i muscoli allenati può essere utile per scappare da un Naga che ti sta cacciando in una Foresta incantata per conto di tuo padre psicopatico...ma onestamente, le probabilità che ciò capiti sono di gran lunga minori alla fatica che costa allenarsi per uscire vivi da questa eventualità.

2) questo ragazzo non perde mai il sarcasmo. Neanche quando sta scappando da un Naga che lo sta cacciando in una Foresta incantata per conto di suo padre psicopatico, e non è per nulla preparato ad affrontare la situazione poiché le probabilità che ciò accadesse erano decisamente basse, e le variabili da calcolare per prevedere questo fatto decisamente troppe.

3)" Era terrorizzato, certo, ma c’era una parte di lui che era irrazionalmente furiosa.
Io non sono una preda.
Gli uscì dalle viscere, quella frase. Forte, chiara.
Era folle quello che stava per fare. Sì, da pazzi."

Qui mi ha ricordato Harry alla fine del quarto libro contro Voldemort, quando il ragazzino sapeva di essere spacciato ma ha combattuto lo stesso. (E così facendo ha scoperto di non essere spacciato). Solo che Harry lo aveva fatto per un senso di onore da guerriero, Grifondoro, mentre Tom lo fa, come direbbe gli inglesi, per puro e rabbioso spirito di bastian contrario (che non è che a Harry mancasse, anzi. È solo che in Tom non è ricoperto da codici d'onore o ideali). Mi vuoi far fuori come una preda? E io mi rifiuto di comportarmi da tale. Qui esce vuole l'egemonia di Tom che più di una volta avrebbe potuto ucciderlo o portarlo sulla cattiva strada e invece più di una volta gli salva la vita. Non accetta di morire da preda, da INFERIORE, perché NON SI RITIENE INFERIORE e si arrabbia a venir considerato tale.

4) "Ma anche razionalmente, non aveva nessuna speranza di fuggire in eterno da quel Naga: era veloce, era grosso, era un guerriero, come avevano letto quella mattina.
Pensare di batterlo sul suo stesso terreno, credere di potersi nascondere finché qualcuno – non ben precisato – fosse venuto a salvarlo era ancora più idiota.
Si era perso in mezzo ad una foresta che si estendeva per chilometri, a lui sconosciuta. E più si sarebbe addentrato più i pericoli sarebbero aumentati.
Doveva fermarsi. E capire."

Capacità logica e analitica. Uno dei tratti fondamentali di Tom che si manifesta anche e soprattutto in queste situazioni. E che lo rende simpatico, paradossalmente, perchè gli arroganti stupidi che si fanno valer a suonare di muscoli mi danno a tutti nervi, ma gli arroganti che sarebbero di base intelligenti ma cadono in fallo proprio sopravvalutando la propria intelligenza non posso odiarli o biasimare troppo. Specie se hanno sedici o diciassette anni. Chi proclama di non essere mai stato arrogante, neanche dentro di se', probabilmente non è mai stato/a nemmeno giovane.
(Recensione modificata il 14/11/2022 - 05:55 pm)

Recensore Junior
11/11/22, ore 19:07
Cap. 27:

La scena tra Scorpius e Albus a inizio capitolo ho sempre fatto un po' fatica a mandarla giù, e ora capisco il perchè: praticamente, Scorpius accusa Al di cose che sono VERE, o meglio che lo saranno nel corso della storia (Al che giustifica Thomas all'infinito, Al che non rivela i suoi sospetti), ma lo fa PRIMA che Al le faccia, o almeno prima che Scorpius possa sapere che Al le sta facendo. Al non sapeva dell'incendio. Dell'ombelico, gli aveva detto il padre di tacere. Scorpius tra trenta capitoli avrà ASSOLUTAMENTE ragione a dire a Al che tacendo su quello che sa della vicenda di Tom e Doe non sta aiutando nessuno se non questo Doe, ma al momento non è che Al abbia dato prova di non collaborare con gli altri per scoprire cosa nasconde Thomas. Anzi, semmai è il discorso di Scorpius che ad Al torna utile sì...ma per avvicinarsi di più a Tom e allontanarsi dunque dal trio Scorpius-Rose-James e dalle loro indagini.
In sostanza, Scorpius fa con Al (a proposito di Thomas) la stessa cosa che Thomas farà l'anno dopo con Lily (a proposito di Soren): ha dei sospetti sull'altro ragazzo, che noi lettori sappiamo siano fondati ma che finora i personaggi non possono provare, e PRIMA di trovare delle prove concrete accusa implicitamente la persona più vicina a suddetto ragazzo di star coprendo delle prove...suddetta persona (sia nel caso di Al che di Lily) non solo non ha neanche uno straccio di conoscenza che potrebbe essere usata come prova, ma forse sarebbe anche stato disposto/a ad allearsi alle ricerche dei piccoli detective se essi non si fossero posti col piede di guerra.
La differenza è che Thomas è conosciuto per essere una persona priva di tatto, mentre Scorpius dovrebbe essere quello empatico e con un talento diplomatico da panificatore. Invece qui è anche più accusatore di quanto sarà Thomas con Lily, lmao.
Mi spiace ma qui Raggio di Sole Malfoy ha toppato.
Tra l'altro la teoria di Al che Tom potrebbe essere in qualche modo "come Harry" non era così fuori strada...Scorpius la boccia perchè ha ereditato dal padre un'antipatia per il modo in cui la società magica venera e idolatra Harry Potter, e forse ritiene che la teoria suggerita da Al derivi dall'idealizzazione che il ragazzo nutre SIA verso suo padre SIA verso Thomas. E non è che Scorpius abbia tutti i torti, su questo. Però comunque le basi per questa teoria c'erano: un bambino sopravvissuto a una calamità con un segno sul corpo che lo differenzia dagli altri neonati, è rapito da un Mangiamorte e viene salvato da, guarda caso, il nemico n1 dei Mangiamorte in persona...che, guarda caso, invece di lasciare il pupo in orfanatrofio lo fa adottare da una famiglia che ha un debito con lui che lo rende il suo padrino. E, guarda caso, una volta che il ragazzino è cresciuto gli riserva un trattamento preferenziale rispetto ad altri nipoti e figliocci. Non so, io un pensierino che Harry sapesse nascondesse qualcosa su Tom, come Silente ai tempi sapeva e nascondeva cose su di lui, l'avrei fatto. Scorpius storce il naso all'idea che Thomas sia "speciale" così come storce il naso all'idea che lo sia stato Harry, ma noi lettori sappiamo che tecnicamente è vero, perchè non è che tutti se ne vadano in giri con pezzi di anima di Mago Oscuro dentro di se', fortunatamente. Noi lettori sappiamo che, sebbene Thomas non sia esattamente come Harry, andare un attimo più a fondo su cosa ESATTAMENTE rendeva Harry MAGICAMENTE diverso dagli altri Maghi durante i suoi anni a Hogwarts avrebbe aiutato i piccoli investigatori a capire cosa rende THOMAS diverso dagli altri Maghi. Invece bocciano la teoria si Al e tanti saluti (va detto che Al stesso non era molto convinto della sua teoria, eh).

Poi mi fa troppo ridere immaginare Tom bimbetto che dovunque lo mettessero scappava CONTINUAMENTE. Sta a casa dai genitori adottivi? Scappa per trovare il padrino all'ospedale dei Maghi. Sta a casa del padrino? Scappa la notte per andare a spasso in cerca di creature magiche. Suo padre non trascorre tempo di qualità con lui come aveva promesso? Scappa per dispetto. Rompe per sbaglio una tazza? Scappa per non venir sgridato.
...Robin pensava di aver adottato un bimbo e invece stava tenendo tra le braccia un gatto in forma umana. Stessi comportamenti, stessa psicologia, stesso grado di affidabilità e stesso modo di affrontare i problemi.
(Recensione modificata il 11/11/2022 - 07:15 pm)

Per quanto riguarda la scenata di gelosia che Tom fa a Zabini, devo ammettere che, rileggendola anni dopo, è l’unica scena del periodo di “perdizione” di Tom in Doppelgaenger che sembra meno “descrizione realistica di come un adolescente problematico dal carattere non facilissimo mostra la sua rabbia repressa nel periodo più stressante della sua vita” e più “Tizio figo simile a un cattivo ma non troppo mena il rivale di turno che cerca di soffiargli la persona che ama”. Che è un topos che andava molto nel periodo 2010-2013 me ne rendo conto, e capisco che abbia il suo fascino. (Oh le cose problematiche possono benissimo essere sexy nelle fanfiction, l'importante è sapere che sono problematiche e non vanno esaltate o ripetute nella vita reale, abbasso il puritanesimo morale che tanto di moda su Tumblr). Però, ecco, è una roba meno sofisticata e più clichettosa di altre scene in cui viene mostrato il deterioramento psicologico di Tom in Doppelgaenger dopo gli incubi, nei capitoli successivi. Si può comunque giustificare il fatto che nella scena in spogliatoio Tom appaia meno come un realistico adolescente disadattato e più come il figo pericoloso di turno dicendo che questa scena è dal PoV di Zabini, che vive la sua vita a Hogwarts come se fosse un romanzo dandy, quindi anche il resoconto del duello viene percepito dai lettori di conseguenza.

...Comunque, clichè o no, problematica o no, esagerata o no, io a quindici anni quando ho letto per la prima volta sto capitolo fangirlavo di brutto eh.
Tutto ciò che avviene tra Al e Tom *dopo* è così comune e impacciato, allo stesso tempo assoluto e romantico, è tutte queste cose insieme come solo il primo amore sa essere.
Tutto il simbolismo di Al che quando da bambino non riusciva a convincere Tom a tornare a casa dalle sue fughe gli prendeva la mano e decidevq di seguirlo nel buio, anche contro il volere di Tom stesso, rischiando di perdersi anche lui nelle tenebre, e alla fine riuscivano sempre a tornare entrambi a casa proprio perchè nessuno dei due era da solo...roba morbosissima ma assolutamente commovente. br>
Lo scambio di battute da "ti ricordi quando" a "volevo che lo facessi" seguito dal primo bacio TM, è incredibilmente cinematografico.
Ma quello che è davvero fantastico è che hai descritto questa scena in molto molto cinatografica ma senza trascurare il lato introspettivo dei personaggi. Emozioni, immagini, dialoghi e pensieri viaggiano insieme, in armonia, completando a vicenda e dipingendo l'atmosfera.
(Tom dice che non sa chi dei due ha iniziato il bacio..questo vuol dire che è stato Al. Scherzi a parte, mi piace l'idea che entrambi "cedano" e si liberino dalle proprie paranoie e imposizioni mentali nello stesso momento, spingendoli a scontrarsi mentre ognuno dei due si sposta verso l'altro, incontrarsi a metà strada per il loro primo bacio).
(Comunque la prima mossa l'ha fatta Al.)
(La FA sempre Al, in tutte le loro Prime Volte TM, Tom è troppo conservativo inside. Non rischia un tubo se non è sicuro di non perdere nulla.)
(Recensione modificata il 11/11/2022 - 11:06 pm)

(Recensione modificata il 12/11/2022 - 12:00 am)
(Recensione modificata il 20/12/2022 - 03:24 pm)

Recensore Junior
11/11/22, ore 11:26

Che non è più scapolo. Cioè, sì. Non siamo sposati. Però. È il mio ragazzo. Stronze. 
Rosie...la amo.

Poi, come se fosse questa la notizia del giorno… 
Aveva atteso tutta la notte notizie su Teddy. Verso le tre, la Caposcuola l’aveva trovata addormentata su una poltrona accanto al fuoco. L’aveva svegliata e l’aveva informata di tutto, prima di spedirla su nei dormitori. 
Rosie che, dopo aver passato la notte insonne per le sorti di un membro della sua famiglia, si ricorda di botto che Teddy è stato aggredito dopo aver vissuto il suo momento da “secchiona sfigata in Mean Girl si gode l’invidia delle altre dopo essersi accalappiata lo Scapolo d’Oro” è epica.

"Non fu abbastanza svelta. Fu intercettata dalla Haggins dopo due soli passi.
“Weasley.” Iniziò con un orribile sorriso cordiale. Aveva delle gengive veramente enormi. “Ieri sera non ti abbiamo visto alla festa.”
High School Magical. 

Non eri alla festa, Rose?” Chiese infatti. Clara la fulminò con lo sguardo.
“Fifì, l’ha appena detto. Non era alla festa.”
Clarabella e Fiona, oltre ad avere dei nomi che starebbero BENISSIMO alle sorellastre di Cenerentola, conoscono anche la tecnica di ripetere le domande più volte con tono e forme diverse per tirar fuori la verità al malcapitato o malcapitata di turno a cui stanno infliggendo il loro interrogatorio. Harry doveva prendersi loro due come Auror, altro che quella coppia di testosteronici rampolli di buona famiglia che sono James e Scorpius. 

“Aveva delle gengive veramente enormi”
Normalmente parlerei di body-shaming ma anche la mia bulletta alle medie aveva delle labbra ENORMI quindi empatizzò con Rose. (Rosie comunque ha un di complesso da Not Like Others Girls- e lo dico io che lo odio, questo termine, perchè credo che in ambito anglosassone venga gettato addosso a qualunque ragazza non sia o voglia essere iper-femminile...però Rosie un po’ ce l’ha sta roba, poi immagino che crescere con due cugini maschi vicini d’età abbia influito. Soprattutto perché Lily e Roxanne sono più legate tra loro di quanto lo siano con Rose, Domi vive oltremare e comunque è DOMI, e le compagne di dormitoio che si è ritrovata fanno cadere le braccia. Quindi non è che la biasimo totalmente per questo, ecco, però diciamo che le ci vorrebbe almeno un’amica femmina. Però allo stesso tempo il fatto che sia cresciuta avendo come amici stretti solo i cugini, che non abbia un’opinione particolarmente alta di Lily e che sia un po’ la pecora nera tra le ragazze Grifondoro è coerente con il suo carattere, il tipo di personaggio che è e il suo arco narrativo.) 


“Lanciò uno sguardo disperato verso Lily, che scosse la testa con rassegnazione, lasciandola in balia degli eventi. 
Grazie Lily. Argh.”
A me comunque il rapporto tra Rose e Lily affascina. Non sono davvero vicine, non si confiderebbero mai i loro segreti l’un l’altra, ma condividono comunque un codice di sorellanza reciproco dovuto al fatto che sono cresciute praticamente insieme. Boh, i rapporti così nelle tue storie a me piacciono perchè non ne ho. Per me o è a o b. Forse perchè ho molta differenza d’età con tutte le mie cugine.

“Clara, vorrei andare a mangiare.” Borbottò, lanciandole un’occhiataccia. Non ebbe effetto. Non l’aveva mai. “Se c’è qualcosa che vuoi dirmi…”
“Eri al ballo con Cory, ieri sera?”
Rose batté le palpebre. “Chi?” Prima di accorpare il nome. 
“Che soprannome idiota.” Disse, senza riflettere. Clara divenne leggermente colorata sulle guance. Considerando tutto il trucco che si applicava la mattina doveva essere paonazza. 
“Ci sei andata con lui?” Ripeté. “Perché se ci sei andata, sappi che per lui sei solo

Rosie che dentro di se’ è più Mean Girl delle Mean Girls. Adoro.

“Rosie.” Esclamò Al, prendendola sottobraccio, con disinvoltura, mentre spuntava dal nulla, provvidenziale come un angelo" 
Al è spesso paragonato a un angelo, o a figure altrettanto eteree, nei PoV di Rose in Doppelgaenger. Mi piace. Penso che sia coerente sia con il ruolo di Al in questa prima storia, sia col modo in cui Rose vede il CuginoPreferitoTuttoAttacato.

salve Clarabella!” Sorrise gentile, facendola sgonfiare come un palloncino.
Angelo o meno, Al è più Mean Boy di tutte le Mean Girls messe insieme. Rompi le scatole alla cugina? Lui ti chiama col nome completo davanti a tutto il gruppetto dei "cool". Il tuo nome è...Clarabella. the end.

"Doveva ammetterlo. In quel periodo Al sembrava… più maturo. Non che fosse alzato di dieci centimetri o avesse sviluppato dei pettorali virili, era sempre il solito ragazzo magrolino e con lo sguardo di un bimbo, ma c’era qualcosa nel suo atteggiamento che era più saldo, sicuro. Le penne continuavano ad esplodergli in mano e riempirlo di inchiostro, ma sembrava avere una sorta di sicurezza gentile che prima non aveva.
A differenza di Thomas. Uno comincia a perdere la brocca, l’altro diventa più affidabile."
Amo questa descrizione di Al (il primo accenno di chi è cosa sarà Al in futuro) e il paragone tra Al che diventa più sicuro, e lo dimostra in modo calmo, e Tom che lotta con le sue insicurezze da sempre represse, e per questo appare sempre più instabile. Da l'idea di quanto sia profonda e, in un certo senso, "naturale" la loro codipendenza. Che poi non so nemmeno se di codipendenza si può parlare, perchè apparentemente lo sono, però uno dei cardini della codipendenza è non distinguere i confini tra se' e l'altro, e non è il caso di Al e Tom, anzi.

Non ci riesco.” Ringhiò di rimando, sentendosi gli occhi pizzicare. “Penso solo alla voglia che ho di ficcargli la bacchetta in un occhio e a come trattenermi per non farlo.”
Rosie, sei me! Della serie "piango e incasso e faccio la figura della scema perché altrimenti ti fiocchetti le dita negli occhi e farei la figura della pazza pericolosa."

Per il resto, amo i siparietti di Lily e Hugo in Doppelgaenger. "Siamo amici di Malfoy"= non ci sono mai parlato ma i loro fratelli maggiori hanno improvvisamente deciso che Scorpius è passato dall'essere nemico n1 ad Hogwarts ad essere il loro Ride Or Die.

"Lily fece un’inquietante sogghigno, ma si limitò a mescolare il miele nel suo the. "
Lily dal PoV di Rosie è sempre inquietante. Il fatto che metta il MIELE nel the, a me, personalmente, spaventa ancora di più. 

"Ricevuto. Non dirò un cavolo a papà. Ma se lo scopre succederà un casino.”
Codice fraterno. "Io non faccio la spia, ma se poi ti beccano son cazzi tuoi".

Per il resto, ho ovviamente amato la scena d'introspezione di Scorpius, sul modo in cui (non) ha elaborato il trauma di aver assistito alla morte del nonno. Ho amato la sua malcelata invidia verso James e il suo sangue freddo (durante l'adolescenza il confine tra l'invidia verso il tuo migliore amico e quella verso il tuo peggior nemico è incredibilmente labile) e ho amato le rassicurazione di Rose a Scorpius sul fatto che il ragazzo è davvero un fantastico essere umano, perchè non è il panico che ti blocca e ti rende impossibile risolvere una situazione di vita o di morte che ti impedisce di essere una brava persona, ma il tuo desiderio di risolverlo, parlare dei tuoi traumi ed elaborarli. Ho amato il fatto che un personaggio come Scorpius, tutto chiacchiere sorrisi e gioia adolescenziale, possa avere un trauma infantile pesante che ha più o meno superato, ma che torna a farsi sentire in particolari situazioni ad alta tensione. 
Ho amato il contrasto tra il modo in cui le studentesse e gli studenti di Hogwarts vedono Scorpius, espresso dalla Huggins e da Fiona Finnigan, e il modo in cui invece Scorpius è a porte chiuse, quando solo Rose può vederlo. 
Ho a,sto anche il cameo di James, con quel "l'amicizia maschia e VIRILE è quella che non COMUNICA, pappe molli che non siete altro!" che sarebbe infinitamente più urticante da leggere se noi lettori non sapessimo che Jamie ha un irrisolto bisogno di mostrarsi virile e "macho" a tutti i costi per venire a patti con la sua ancora non del tutto accettata bisessualità. Rose questo non lo sa e perciò la frase le sembra stupida e ridicola esattamente come dovrebbe sembrare. Che poi tra James e i suoi amici del Settimo anno c'è assolutamente quest'idea che essere amici MASCHI e VIRILI voglia dire non parlare mai della propria vulnerabilità o dei propri sentimenti, mentre tra James e Scorpius è più..."non abbiamo bisogno di grandi discorsi perchè ci capiamo a pelle, oppure ci bastano poche parole, o sappiamo leggere le intenzioni più profonde dietro le battutaccie da caserma che ci scambiamo." È proprio un cameratismo vero il loro, come si vedrà in Opera Al Nero, però qui (e nello spin-off su Scorpius è Rose) non sono ancora Auror, sono due sedicenni e diciassettenni coglioni e quando sono insieme si comportano di conseguenza (James soprattutto). 
James è un personaggio che non mi starebbe particolarmente simpatico se fosse reale, che non trovo particolarmente affascinante come altri da analizzare, e in cui sicuramente nomi viene difficile immedesimarmi...ma mi diverto a leggere di lui, soprattutto nelle dinamiche con la sua famiglia, perchè è reale, vivo, vibrante. Insopportabile ma in fondo non cattivo. Soprattutto lo riesco a visualizzare nella mia testa perfettamente grazie al modo in cui lo descrivo: uno di quei ragazzoni che sembrano incapaci di star fermi, con l'argento vivo addosso, che paiono sempre sul punto di esplodere o ruzzolare da qualche parte da un momento all'altro. Metà felponi e t-shirt sportive, metà accessori tamarri e pacchiani che ha visto una volta su una rivista Babbano e ha comprato perchè gli sono sembrati fighissimi e soprattutto VIRILI (e puntualmente si tratta di roba molto poco etero che Jamie sta indossando per sentirsi più macho, ma qui sta l'aspettò divertente del personaggio). Due vivaci occhi nocciola che spuntano sotto una chioma di capelli arruffati, e che sono vacui e annoiati quando gli si parla di cose astratte, ma s'illuminano con un guizzo d'intelligenza quando si tratta di risokvere situazioni mortali o escogitare scherzi. 

Recensore Junior
09/11/22, ore 11:31

"Rose sospirò: aveva passato tutta la sua vita a stare dietro, come spalla tragicamente consapevole, alle follie dei fratelli Potter. Probabilmente era Dna, attitudine o destino, ma non avrebbe mai potuto sottrarsi, esattamente come Hugo non poteva evitare di fare da valletto a Lily.
Aveva scelto Al come Potter di Fiducia perché probabilmente era il più normale dei tre. Fissazione per oscuri personaggi familiari a parte.
Guardò Scorpius e seppe che se non altro, adesso erano in due.
“Sai, tu non ti rendi pienamente conto di cosa significa stare dietro ad un Potter.”
“Dici? Probabile. Ma ho sempre amato il brivido.” Si scostò cavallerescamente. “Prima tu, rosellina.”

Adoro questo passaggio. Amo i richiami a Ron e Hermione e al loro ruolo nella vita di Harry, che era più assoluto, importante e forse a volte stancante di una semplice amicizia.
Amo come hai interpretato i clichè dei "figli che ripercorrono il cammino dei padri" con la devozione esasperata ma mai cieca che Hugo e Rose nutrono verso i tre Potter. Amo il modo in cui hai costruito i rapporti e dipinto le dinamiche tra i tre+due cugini che sono cresciuti a contatto più stretto (dove tre+due vuol dire Al Jamie e Lily più Hugo e Rose, ma anche Al Jamie e Rosie più Lily e Hugo, ma anche Jamie Al e Hugo più le ragazze Rose e Lily).
Il fatto che le scene di Rose che cerca di tenere a bada il casino in cui entrambi i fratelli Potter sguazzano contemporaneamente e parallelamente siano intervallate dalle scene di Ron che corre dietro a quel pazzo di Harry rende tutto più dolce e comico al tempo stesso, come spesso sono gli Weaslry e in particolare i TUOI Weasley.
Amo Rose (nel caso non si fosse capito dal fatto che tutte le recensioni in cui non parlo di Tom è perchè sto scrivendo di lei) e il suo rapporto con i cugini Potter, ma soprattutto (stranamente) quello con James. Rose non idealizza James come fa con Al (da cui infatti crescendo si dovrà un po' staccare, o lui dovrà un po' staccarsi da lei, nonostante continueranno a nutrire infinito affetto l'una per l'altro) ma in un certo senso è con James che Rose si ritrova sempre a fare comunella. Nella loro lealtà assoluta alla famiglia, intesa come insieme dei suoi singoli membri (anche quelli che entrambi non possono soffrire, come Thomas) e senso di appartenenza a qualcosa di più grande e semplice al tempo stesso; nel loro essere la personificazione delle due facce di Grifondoro, quella dei ribelli per partito preso che appena trovano una Causa diventano i più zeloti e ligi al dovere combattenti (James Sr, Sirius, Harry, Ron, Fred&George, Ginny...il tuo Jaime) e quelli assolutamente ligi alle Regole in quanto rappresentazione vivente di una più alta forma di Giustizia, che però quando decidono che una o più regole sono ideologicamente SBAGLIATE sono capaci di aggirarle con metodi da criminali consumati o scatenare le più potenti rivolte (McGranitt, Lily Evans, Remus, Hermione, Neville...Rosie).
Mi piace il fatto che Rosie consideri suo cugino James un troll (lmao) ma finisca per avere le stesse sue opinioni su OGNI SINGOLA PERSONA (a parte forse Al e Lily, ma lì entrano in gioco altri fattori): sono uniti dall'affetto per Scorpius (che per Rose è romantico e per James platonico) e per Ted (vedi parentesi precedente ma viceversa), dalla diffidenza mista a nervosismo che Tom suscita in entrambi (in tante persone, ma in Rose e James in particolare), e in futuro (sto pensando a Oan) anche dall'antipatia per Michel, dalla diffidenza verso il cambio di schieramento Soren.
Mi piace il fatto che Rose non parli mai DAVVERO con James, come a volte non si parlano fratelli e sorelle nonostante passino tutta la vita insieme a battibeccare un giorno e fare comunella l'altro- ma si capiscono lo stesso.


Rose è cresciuta più come sorella dei due Potter che come cugina, forse paradossalmente più di Lily, soprattutto durante l'adolescenza, perchè Lily essendo più piccola aveva la sua vita e i suoi circoli di amicizie diverse da quelli di Al, James e Rose, che invece gira e rigira frequentano sempre le stesse facce anche se in combinazioni diverse.
Amo il modo in cui Rose passa dall'essere esasperata dal fatto che James ha trovato un complice per la sua testoteronica idiozia nel ragazzo di Rose all'essere confortata pensando che in Scorpius Rose ora ha un alleato nel "tenere a bada" James. (Tenere a bada= affiancarsi a lui nei piani più assurdi ma insultarlo ogni tanto per fargli abbassare la cresta. Praticamente quello di cui ogni Potter ha bisogno).
Amo il modo in cui sei riuscita a rendere la scena del mantello disperso allo stesso tempo causa di tensione (perché ci sono troppe cose che non quadrano e i lettori SOSPETTANO qualcosa di storto) e comica (perchè i personaggi, invece, non sanno quello che sta accadendo e sospettano una cretinate di James).

Quella risposta di Al alla domanda di Tom "mi ameresti anche se non fossi umano/se fossi il risultato di un esperimento alchemico" è una dichiarazione potentissima di amore assoluto e lo è proprio perchè è detta con tono casuale, quello di chi sta constatando qualcosa di ovvio che non ci sarebbe nemmeno bisogno di affermare. Al ama Tom per chi è come persona, per la sua mente analitica e la sua curiosità vorace, per l'amore che a sua volta Tom prova per Al e il modo in cui riesce a farlo sentire speciale e degno tra la folla della loro famiglia, per quello che hanno passato insieme, per l'umorismo e il legame che li unisce. Non per lo scopo superiore per cui è nato, per la sua genetica, o per la persona a cui la sua Anima apparteneva prima di venir inserita a forza nel suo corpo. Al non ha iniziato ad amare Tom per nessuno di questi motivi, quindi non smetterà di amarlo per uno di loro. Sono cose importanti per Tom, perché lo portano a scoprire e soprattutto ad accettare alcuni lati di se stesso e della propria storia, ma non per Al, perchè Al capisce e conosce Tom da tanto senza aver mai sentito il bisogno di razionalizzare o trovare una spiegazione ad ogni lato strano della sua personalità e della sua storia. Magari non riesce a capire davvero ogni pensiero dell'altro, ma lo ama e lo accetta così com'è (forse più di quanto Tom faccia e/o possa fare con se' stesso) senza bisogno di altre spiegazioni e soprattutto senza che queste spiegazioni possano cambiare i sentimenti che nutre per colui che è stato il suo primo amore ed il suo migliore amico (e sarà sempre il suo compagno d'avventure).
Davvero, non so se tu sappia quanto alcune sfumature di questi personaggi abbiano significato per me e chissà quanti altri lettori di questa storia...spero di riuscire a dartene un'idea con questi recensioni. Una volta ho letto che gli scrittori e le scrittrici amano i loro personaggi come figli, fratelli o parenti, carne della loro carne e frutto del loro sudore, ma i lettori li amano come si amano i migliori amici che nei momenti più inaspettati la vita ti fa incontrare per farti capire che non sei solo (o sola). È questo che per me sono stati molti dei tuoi personaggi, insieme ad altri incontrati nei libri *veri* di carta e inchiostro. Compagni invisibili ma sempre capaci di darti supporto, che a volti senti il bisogno di tornare a trovare dopo mesi o forse anni che nemmeno ci pensavi più, a loro; e li trovi lì ad aspettarti, e non puoi fare a meno di farti cogliere da un groppo do nostalgia, ma anche di dolcezza, quando leggi di nuovo i loro nomi e i loro pensieri, e visualizzi nella mente i loro volti, che non sono mai invecchiati e mai lo faranno. E nonostante tu sia diversa e ormai quasi un'altra persona, ti accolgono senza fare una piega, senza portare rancore o risentimento per la tua assenza; loro che non sono cambiati di una virgola ma sanno sempre sussurrarti nuovi segreti, svelarti nuovi lati di se' stessi...o forse quello che fanno è svelare ai lettori nuovi lati dei lettori stessi. Chissà.
Un saluto e un abbraccio.

(Recensione modificata il 29/11/2023 - 02:57 pm)
(Recensione modificata il 29/11/2023 - 02:57 pm)