Recensione Premio per il contest "3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)
Ciao!
Approdo in questi lidi in punta di piedi. All'inizio avevo scelto per le recensioni due storie completamente differenti, ma mi sembrava di farti un torto vista la tua predilezione per la Dolastor, così alla fine ho cercato qualcosa di "leggero" con cui iniziare. Lo avrai capito ormai, io sono per il canon puro, raramente mi avventuro nel fanon, il crack mi terrorizza.
Quindi in punta di piedi, ho letto e adesso recensisco, sperando di non profanare il tuo mondo. Le mie saranno considerazioni oneste ma molto personali, quindi prendile per quello che sono, per favore.
Intanto i complimenti dovuti vanno allo stile, ai dettagli che curi e attraverso cui crei un filo conduttore tra i tre momenti, l'uso di figure retoriche come l'anafora nella prima e nella terza drabble e il simbolismo/metafora sopraffina nella seconda (o almeno io l'ho percepita così). Quello che più ho amato, però, è il climax prospettico, se posso così chiamarlo - Lei lo vede/Si vedono/Posso vederti - in cui il verbo è un azione compiuta prima da Dolores, poi da entrambi e infine da Alastor, come un passaggio di testimone, un'impronta che Dolores inizia e che poi imprime in Malocchio e il cui fantasma si dilata anche dopo la morte.
Il verbo "vedere" è la chiave di lettura di questa raccolta, a mio parere, che non si limita alle apparenze ma arriva fino all'anima. Un punto cardine del personaggio di Dolores. Sembri voler dire che nessuno vede veramente questo personaggio femminile. Forse è più facile per me visto la conversazione di qualche tempo fa, ma il verbo "vedere" sembra messaggero del tormento di Dolores Umbridge: non voglio essere invisibile, voglio emergere, voglio che gli altri mi vedano. E allo stesso tempo anche lei non vede, non si rende conto, e si rifugia all'interno di ciò che le è stato inculcato.
Da questo punto di vista, il titolo è davvero perfetto (e scusa, ma io ci leggo rimandi bellissimi ad Avatar, questa frase è diventata un mantra, per me, una di quelle rivelazioni che mi hanno cambiato la vita) perché sia Dolores sia il mondo (che stranamente è racchiuso nella figura di Alastor Moody) vedono. E' una piccola porzione di verità, a cui tra l'altro entrambi si ribellano e cercano di resistere e che rinnegano anche, ma finalmente vedono. E Dolores vede, nonostante i suoi pregiudizi, l'umanità in un corpo e in un uomo che "poco ci manca appartenere a una razza inferiore"; e Alastor vede la bellezza in una donna che è brutta fuori e dentro. Il mondo finalmente si accorge di Dolore Umbridge, qualcuno si accorge di lei, e forse per qualcuno che vuole emergere una persona sola non basta, eppure il finale della terza drabble sembra dire il contrario, perché è proprio il fantasma di Malocchio che la tormenta e che, paradossalmente, la consola, dandole valore.
Un altro particolare che mi ha colpito è stato il fatto che la raccolta viene aperta con un dialogo interrotto e mai finito, nel senso che quella battuta è l'unica di una raccolta che si basa su silenzi, verità taciute e negate, addirittura la seconda drabble si sviluppa attraverso il senso del tatto e al buio (e il verbo "vedere" acquista un'accezione più profonda e stratificata) mentre la terza si basa sull'assenza, giocando in negativo sul verbo cardine.
Proprio dalla seconda drabble voglio partire per commentare questa coppia. E' probabilmente quella che, tra le tre, mi ha colpito di più, forse perché gioca moltissimo, a mio parere sui sottintesi, sulle associazioni di contrasto.
Adesso c'è solo il nero, che assorbe il rosa e copre ogni difetto -> Affermi che l'oscurità cancella le apparenze e cancella quindi quei difetti che l'occhio non può far a meno di notare, la bruttezza di lei, le cicatrici orribili di lui. Ma è il seguito che mi ha colpito di più.
Solo due mani soffici e due ruvide. Una voce roca e una stridula. Si vedono lo stesso. Si voglio ancora -> Il buio cancella le apparenze ma non le essenze dei due, ed è attraverso questi dettagli che la loro essenza di mostra all'altro. Lei ha le mani soffici di chi fugge il combattimento, l'azione, è una persona viziosa, carezzevole; lui ha le mani di qualcuno che si sporca, mani che lavorano sodo, una ruvidità di carattere Lui ha la voce roca di chi è abituato a farsi sentire, lei quella stridula di chi tanto parla e poi si va a nascondere. Nel buio loro vedono nell'altro ciò che più detestano, secondo me, perché Moody apprezza il coraggio, Dolores l'eleganza e quel senso di potere bello. Anche nell'essenza, sono diversi, opposti, e ciò nonostante continuano a volersi, a dispetto di altre prove della loro incompatibilità. In questo pezzo poi mi è piaciuto che tu abbia mischiato l'ordine della seconda frase rispetto alla prima, come se nel buio le loro essenze si andassero a fondere, non si capisse più chi è come.
Lo confesso, a una prima lettura ho avuto difficoltà a ritrovare l'Alastor Moody che ho ricavato dalle letture dei libri, forse perché non mi sono mai veramente soffermata a riflettere su di lui, forse perché l'ho sempre relegato a un personaggio solitario e scontroso in cui la lealtà ha Silente era lo scopo della sua vita (e nulla di più sbagliato considerando il fatto che Tonks ne era l'allieva prediletta e che è proprio Moody, forse non proprio col massimo tatto, a mostrare la foto a Harry del vecchio ordine, e quindi è il tipo di personaggio che dà una possibilità a quelli strani, ai diversi, agli emarginati) poi ho riletto e ho rintracciato quello che non avevo visto, e quindi, prima di parlare del loro IC, lascia che ti faccia i complimenti per la sensibilità con cui riesci a prendere un personaggio e a farlo emergere. Tu li vedi e hai avuto la capacità di farli vedere pure a me. Grazie.
Non dovrebbe sorprendermi, visto che è uno dei migliori Auror, il fatto che sia lui a passare all'azione e a mettere fine alle chiacchiere. Malocchio non è tipo da tergiversare o indorare la pillola, va dritto al sodo. Malocchio c'è in quel "fastidioso sorrisetto" che mi ha ricordato molto il suo senso di ironia, il modo in cui gode la vita con soddisfazione (mi riferisco sempre al momento in cui mostra la foto a Harry, lui è il tipo che non rinnega niente, ma mantiene viva la fiamma, vive con grinta le cose belle e le cose passate), mi piace l'idea che abbracci il pericolo, visto che lo ha fatto anche nella vita, dando tutto se stesso, pezzo dopo pezzo, alla lotta e ho adorato il modo in cui hai saputo mostrare un momento alternativo dell'elemento dell'occhio di Moody come sistema di sorveglianza della Umbridge. Da questo punto di vista, sembra quasi triste, il fatto che lei si barrichi sempre di più nel suo ufficio e che spii il mondo attraverso l'occhio di lui, come se gli mancasse vedere quello spicchio di bene che vedeva quando lui era con lei, che aveva visto stando con lui (un po' più vecchia, un po' più meschina). Inoltre mi ricollego qui per dirti quanto struggente è stato il finale, in cui si avverte tutta la solitudine di Dolores, il suo essere incompresa e il suo desiderio di essere vista, e di avere qualcuno affianco, qualcuno che la ami, e poi in quel "non solo se stessa" sembra avere anche riferimenti più conflittuali, io vi ho letto anche come se fosse l'unico momento in cui non è solo mero egoismo e voglia di affermarsi ma in cui la sua determinazione cede il passo a quello che Moody rappresentava, la lotta per qualcosa di più ideale, un lotta per il bene degli altri, per fare la cosa giusta.
E qui passiamo a lei. Dolores non sembra riuscire proprio a farla, la cosa giusta. E la sua mente lotta proprio con questo. Nella prima drabble, infatti, le sensazioni che emergono nuove si scontrano con la sua natura, Moody ai suoi occhi non è poi così umano, eppure questo suo istinto a disprezzare gli ibridi e le razze inferiori viene messo a tacere dal bisogno di essere amata, che forse è poi quello che l'ha spinta a essere quello che è, la mancanza di un amore pulito. Dolores c'è nell'unica battuta presente nella raccolta, in quell'ego e quella voglia di riconoscimento che emerge da "non trovo nulla di sbagliato nella mia normativa", una voglia anche di affermare che lei merita apprezzamento anche, che non c'è nulla di veramente sbagliato in lei. C'è nel turbamento con cui viene a patti con il suo corpo e la sua immagine, sia nella seconda sia nella terza drabble, la prima in maniera fisica la seconda caratteriale. C'è nella consapevolezza mesta dell'essere meschina e vecchie e sola, in quel sottinteso che declama il fatto che lei non ha la forza per cambiare, per essere migliore, per uscire dal suo ruolo. C'è nella paura, nella sofferenza silenziosa e nascosta, che mi ricorda molto la scena in cui, in infermeria nel quinto libro lei se ne sta stesa nel letto, in silenzio, se non sbaglio a occhi aperti ma senza dar conto a nessuno, in un silenzio composto ma in un certo senso volutamente "ottuso". Il dolore non cambia Dolores Umbridge, la rende soltanto più sola.
Spero di aver scritto una recensione con un po' di senso e che si sia capito che, al di là dei miei limiti, questa raccolta mi è piaciuta, e mi è piaciuto soprattutto il modo come tu la racconti.
A presto! |