Recensioni per
Pills of Johnlock
di Darlene_
Per concludere questa tua raccolta e così “chiudere” la collana di perle preziose che può renderne l’essenza in modo diretto, scegli l’atmosfera triste e grigia del post Reichenbach. Una decisione, la tua, che mi ha trasmesso il gusto dell’originalità. Sì, perché il più delle volte, per una scelta di fan service, nel mare immenso del fandom si preferisce, da parte di chi scrive, chiudere una serie di capitoli, una long, insomma, o una raccolta come la tua, con il sospirato lieto fine. |
Bellissima la prima dribble , quella che mi ha coinvolto di più tra le tre di questo capitolo, anche se la qualità e l’efficacia narrativa sono presenti anche nelle altre due. |
Altre tre dribble che, nella loro esigua apparenza, com’è consueto in questa tua raccolta, raccontano un mondo d’emozioni e di sentimenti. La prima e l’ultima richiamano la terza Stagione BBC, quella che io personalmente ritengo non all’altezza delle altre. Infatti la S1 e la seconda sono ormai passate nel mito di quello che può essere il canone di riferimento contemporaneo per raccontare uno Sh dei giorni nostri. La quarta Stagione ci ha lasciato ammutoliti, sconvolti, travolti da sorprese e scenari inimmaginabili. Non del tutto convinti, forse, ma comunque, parlo ovviamente per me, consapevoli che si è trattato di una visione adeguata e ben confezionata, a parte qualche debolezza strutturale. |
Con questo capitolo ci riporti al mito delle prime due, indimenticabili Stagioni. E, per la precisione, è TGG ad aver ispirato ciò che scrivi. Non è tra i miei episodi preferiti ma, sicuramente, è uno dei momenti più significativi per seminare ulteriormente semi sul terreno della Johnlock. |
Parto a considerare la terza delle dribble di questo capitolo perché mi sembra che non segua il filo conduttore delle altre due. Infatti la prima e la seconda si riferiscono, se non ho capito male, cosa che, ahimè, mi succede, eccome, al ritorno di Sh dall’esilio forzato dopo la sua finta morte. |
In questo capitolo ci fai abbandonate completamente le sfumature rassicuranti che avevamo incontrato in quello precedente, in due ff delle tre; infatti, ho ancora davanti agli occhi della mente l’immagine di un John paziente ed amorevole che imbocca un riluttante Sh, e sento la scintilla di energia positiva, trasmessa dai complimenti sinceri che il medico gli rivolge per un’intuizione geniale, che accende in lui una inusuale speranza per il futuro, che tu hai raccontato in “Unico”. |
Parto dalla seconda dribble perché è quella che ha catturato subito il mio interesse. Anche le altre due sono valide ma in questa focalizzi un argomento, per quel che ne so, non molto trattato nel fandom. Eppure riguarda un aspetto imprescindibile da considerare per comprendere, a fondo, la personalità di Sh. Penso che sia proprio nel rapporto con gli altri che Holmes esprima delle sofferenze regresse che l’hanno marchiato in modo indelebile. Evidentemente in lui è radicato quel sentirsi isolato per la sua intelligenza superiore e certi suoi atteggiamenti scostanti altro non sono che modi consolidati per difendersi da tutto ciò che possa causargli dispiacere. E le ombre del passato continuano a proiettarsi sul suo presente e sul suo futuro. A questo proposito mi viene in mente, ma non è l’unico caso, la pessima Sally Donovan, che, con il suo atteggiamento, riassume ciò che di odioso il consulting trova anche nella sua professione. Fino al momento in cui due occhi sgranati ed un sorriso accompagnano un sincero ed inaspettato complimento, mi sembra in un taxi in ASIP, ed è così che lui scopre il grande cuore di John. |
In questo capitolo ci fai ritornare all’inizio di tutto. Addirittura, nella prima dribble, ci fai dare uno sguardo al passato di John, a quell’attimo che ha posto fine tragicamente alla sua vita di soldato e gli ha aperto le porte di una prospettiva deludente di vuoto e di frustrazione. |
Con queste tre dribble siamo nel pieno della S3, Stagione BBC controversa che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Ovviamente il punto più dolente, per me, incallita johnlocker, è stato il matrimonio di John con un personaggio che non ho mai sopportato, cioè Mary. Un altro elemento che mi ha disturbato parecchio è stato quel John così diverso dalle prime due, mitiche Stagioni. Non ancora travolto dalla rabbia cieca e distruttrice vista in TLD ma assente, lontano, assolutamente estraneo al fido compagno di tante avventure visto precedentemente. Chiaro è che, così, i Mofftiss hanno voluto rappresentare la caratteristica psicologica del dopo Reichenbach e cioè quel senso di attonita sospensione che non va ad indagare a fondo su ció che ha patito veramente Watson di fronte a quella lucida lapide nera. |
Decisamente questa tua raccolta s’addentra in quel mondo complesso e meraviglioso della Johnlock, regalandoci degli autentici gioielli, piccoli ma ricchi di riflessi preziosi. E ciò non è semplice perché l’argomento è variegato e spesso di difficile interpretazione, vista la molteplicità delle emozioni e dei sentimenti che vi sono coinvolti. E, non ultimo, vista anche la personalità non del tutto lineare di chi é coinvolto. |
Leggo nelle Note finali che una tua preoccupazione di Autrice è quella del rispetto o meno dell’ordine cronologico dei vari pezzi che pubblichi. Secondo me, ci sono varie possibilità nella struttura di quello che uno poi condivide con altri ed il rispetto o meno, per esempio, della consequenzialità rispetto ad un ordine temporale lo trovo perfettamente opinabile e a libera discrezionalità di chi scrive. |
Nella prima dribble richiami alla mente, secondi me, un momento davvero terribile di tutte le quattro Stagioni dei Mofftiss, cioè la morte di Mary all’Acquario di Londra. Pochi scenari hanno una tragicità così intensa, perché, in quei pochi istanti, c’è un’ondata emotiva travolgente. Rivedo uno Sh quasi congelato nell’attonita consapevolezza che, quanto è successo, costituirà un drammatico spartiacque nel suo rapporto, già dissestato, con John. Il consulting è travolto dalle emozioni e non sa cosa effettivamente dire o fare di fronte ad un dolore e ad una rabbia così disperati, che non lasciano spazio al tentativo di mettere a disposizione almeno un atteggiamento di pietà umana e di consolazione. Sh è solo e paralizzato da ciò che prova, dietro di lui Mycroft e Greg sembrano due statue di cera. Hai saputo esprimere tutta l’intensa drammaticità della situazione mettendo a nudo la vulnerabilità di Sh che, ormai, ha aperto la porta del suo cuore ai sentimenti. Bellissimo quel tentativo, da parte di Holmes, di una disperata carezza sulla testa di un John stravolto, poi la durezza di quel conclusivo “...lontano da John...”. Davvero, nello spazio microscopico di cinquanta parole, hai saputo condensare una scena di altissimo impatto emotivo ed un carico narrativo consistente. Tutto molto IC. |
Ecco altre tre “perle” della collana che ci hai regalato. Tre elementi distinti ma che sono legati da un filo comune che, ovviamente è sempre la Johnlock, e, in questo caso, più precisamente, il fatto di affidarsi l’un l’altro, nonostante tutto. |
Emerge dalla mia infinita lista di ”Storie da recensire”, la collana delle tue “pills”, che, da una prima veloce lettura, si rivela composta da elementi piccoli ma preziosi. |
Ed eccoci al capitolo finale di questa bellissima raccolta di brevi storie, piccole perle se così possiamo dire. Io che, romantica fino al midollo, avevo sperato in un finale un po' meno angst e sofferto e invece alla fine ci piazzi il post Reichenbach. Beh... non me ne lamento, ma vale lo stesso discorso che ho fatto un paio di capitoli/recensioni fa. Di nuovo faccio i complimenti alla tua capacità di condensare tantissime sensazioni, emozioni, ricordi, sentimenti in pochissime righe e farlo con efficacia e seguendo un prompt, che è ancora più difficile tra l'altro. Lo so bene e ti faccio i complimenti per come hai portato avanti questa challenge. Le piccole storie sono tante tantissime e immagino che seguire l'onda creativa in questo modo sia appagante, ma anche complesso perché c'è tutto un lavoro enorme dietro a ogni singola Drabble pubblicata. Quindi complimenti sia per questo che per il lavoro che hai fatto. |