Oddio. Wow. Wow wow wow. Questa storia mi ha colpita dritta al cuore. Marco/Izou, angst, con tanta malinconia e amarezza sparse ovunque. Tutto ciò che la mia mente riesce a pensare da quando ho finito di leggere questa Ff è “oddio”.
Così recensire la tua storia è diventato l’impegno capofila della lista delle mie cose da fare (dentro cui è presente anche la voce “rispondere alle tue fantastiche recensioni”, della serie “non me ne sono dimenticata e giuro che prima o poi lo faccio”). E visto che, appunto, sto spremendo emozioni e ispirazione in questa recensione, tanto vale tenere a bada gli scleri e impegnarmi nella stesura di qualcosa di coerente.
Parto dunque con il dire che adoro l’idea del mondo in cui è ambientata la storia, l’umanità che per tentare di rimediare al suo errore ne origina un altro forse anche peggiore… (e dal tragico potenziale)
Ma soprattutto ho trovato interessante il modo in cui presenti questo mondo in relazione a Izou, che pur non essendo al centro di una profonda introspezione riesce a riversare in ogni suo movimento l’essenza del suo carattere. La situazione del pianeta è presentata attraverso dei “simboli”, delle avvertenze che attraverso l’occhio di Izou spiegano sì cosa sta succedendo, amplificandone l’emergenza, ma al contempo installano nel lettore la consapevolezza che c’è “qualcosa di più”. In che modo, mi chiedevo infatti, Izou è legato a tutto ciò? Qual è la spiegazioni a quei piccoli, amari commenti che la mente di Izou fa in automatico quando pensa alla situazione della Terra? Cosa gli è successo?
Perché qualcosa sicuramente gli è successo, e parlando di ciò ne approfitto per ammirare la caratterizzazione di Izou: non è il ragazzo allegro che noi fan abbiamo plasmato, ma neanche il samurai rigido che sembra essere canon nel manga… è un interessante mix che trasmette eleganza e una strana forza. E probabilmente è stato grazie all’ambientazione, ma ho avuto fin da subito l’impressione che Izou fosse stato spezzato, che gli fosse successo qualcosa. Che non fosse sempre stato così insomma, perché era innegabilmente spento.
E a mano a mano che leggevo, avevo paura di sapere quale trauma avesse dovuto vivere. Non che non avessi già ipotizzato la “morte” di Marco, eh, ma ho davvero sperato che fosse vivo e in perfetta salute.
Tra l’altro, morbo di Flevance?? Non so se hai scelto il nome a caso, dato che il Piombo Ambrato è praticamente l’unica malattia conosciuta in One Piece, ma io, essendo particolarmente legata a Law e al suo passato, sono rimasta molto impressionata dalla scelta di tale nome. Non so, forse il rievocare la tragedia di Flevance mi ha fatto immaginare quanto fosse devastante l’emergenza in cui versa il mondo.
Ma tornando alla storia, il quadro sembra completarsi quando Namyuul chiede a Izou della sua vecchia vita, di Halta, di Marco. Ripeto, non è che non me lo aspettassi ma è stato comunque un brutto colpo per il mio cuore e per i miei feels.
Considera che ho divorato la tua storia mentre camminavo verso casa e non appena ho letto “Non ti manca Marco?” la mia reazione è stata mettere il cellulare in tasca e iniziare a ripetere “no, noo… oddio, noo…” per non so quanto tempo. Ora che ci penso ce lo vedo proprio Marco a trasformarsi in un Affamato, a incantarsi davanti al sole fino a che la sua classica flemma non diventa un anonimo vegetare. E per un attimo ho avuto davanti agli occhi l’immagine di Izou che urla disperato per la morte di Marco. È stato tremendo. (Disse quella che aveva ucciso Izou, e per davvero. Ok, lo ammetto, la prospettiva della morte di Marco mi ha ispirata, chissà che non ci scriva qualcosa su.)
Ci tengo a precisare che tutti questi commenti su quanto la storia sia stata dolorosa sono in assoluto apprezzamenti del genere più positivo: adoro l’angst e adoro intristirmi e rabbrividire a causa di una storia!
Ma se pensavo di aver raggiunto il culmine dell’angst, mi sbagliavo di grosso.
“Marco è sempre con me”
Quante emozioni controverse si sono scatenate al leggere questa frase. Prima ho pensato che Izou la dicesse con un sorriso malinconico, con quell’atteggiamento di chi ha perso tutto e vive nel passato. Poi tu stessa hai smentito la mia ipotesi, e così ho avuto di nuovo l’impressione che mi mancasse qualche tassello.
Sì, sentivo che c’era qualcosa che stonava con l’Izou che avevi dipinto fino a quel momento. Una qualche sensazione, forse quel dialogo scherzoso con i colleghi o forse l’insieme delle descrizioni che gli avevi dedicato mi dicevano che non era affatto staccato dal presente, seppur portandosi dietro tutta la sua malinconia.
Quando hai detto che quella frase era vera, ti giuro che la mia mente ha immaginato ogni possibile scenario splatter che giustificasse la cosa: forse Izou aveva mangiato Marco invece che permettergli di fare il contrario? Oppure qualche parte del corpo di Marco era in qualche modo installata in Izou, e magari senziente?
Col senno di poi, sono felice che non si sia avverato niente di ciò a cui avevo pensato. Anche perché il finale della storia è già abbastanza sconvolgente.
Marco vive nella fornace di Izou… ma quanto è geniale come cosa??? Tra l’altro lo stile con cui hai scritto la scena finale è fenomenale, perché mi ha proiettata dentro la fornace proprio insieme a Izou, ma senza rendere subito chiaro cosa stesse succedendo. E quando ho capito che Marco era vivo, che era davvero lì… wow.
Da una parte ero felice, incredula, ma dall’altra sentivo che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato, o perlomeno di strano. Forse sono stati i campi semantici usati o anche solo la struttura sintattica, ma ho percepito una strana atmosfera che non mi ha fatto pensare a un lieto fine né alla speranza di averne uno. Izou che parla amorevolmente con Marco è alienante perché Marco non gli risponde.
Cosa resta di tutta la vita che avevano condiviso in un tempo passato? Cosa ne è dell’amore fortissimo e reciproco che sappiamo esserci stato? Sì, Marco è vivo, ma a che costo? Puoi davvero dire che sia accanto a te, Izou, se neanche può riconoscerti?
Ecco, da quando ho finito la storia non riesco a pensare ad altro. Sono curiosa di sapere se queste impressioni sono soltanto frutto di mie paranoie oppure se intendevi davvero trasmettere un’idea del genere.
Di conseguenza, non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo per sapere come verrà affrontata la questione di cui ho parlato poco fa. Che meraviglia. Che meraviglia davvero. Marco e Izou in un contesto così angst e controverso è davvero ciò che sogno da quando mi sono innamorata di questi due bimbi.
Perché insomma, abbiamo sempre visto Izou come un cucciolo felice: arriverà prima o poi il momento di fargli affrontare il dolore e la morte, no? Sappiamo che dentro di sé ha una grande forza d’animo, e in quanto scrittori è nostro compito tirarla fuori, sviscerarla, spiegazzarla e stimolarla per farla reagire e brillare davvero.
Ma sto divagando, e penso di averti già annoiato abbastanza.
Ti ringrazio di cuore per aver scritto una storia così forte e significativa che è riuscita a colpirmi nel profondo. Mi hai mostrato un Izou – e un Marco, per quel poco che è apparso – con una sfaccettatura diversa dal solito, e lo apprezzo davvero tantissimo.
Approfitto della recensione per augurarti un felice compleanno, e ti saluto!
A prestissimo,
Kalika (Recensione modificata il 10/02/2020 - 11:05 pm) |