Ciao.
All'inizio avevo scelto questa drabble per l'ultima delle recensioni premio, però mi hai incuriosito troppo con i tuoi post su Ole e Homer, e quindi alla fine ho cambiato (senza alcun pentimento). Fatto sta che questa drabble è rimasta in attesa di una recensione per troppo tempo. E quindi eccomi qui ad approfittare dell'iniziativa del gruppo. Cercherò di essere veloce e chiara.
IO-LA-AMO!!!! <3
Di una delicatezza infinita, di una bellezza immensa, di uno struggimento sconfinato che, io non lo so, vorrei staccarti le mani e studiarle per vedere un attimino che tipo di inchiostro ci metti dentro.
A parte che dopo aver letto un numero sufficiente di tue storie, posso dire che ci sono degli elementi che ricorrono spesso. Per esempio, l'idea di solarità e innocenza associata al sole (che mi ha fatto pensare a Homer <3, e di nuovo se penso alla mamma di Homer con le mani sempre sporche di pittura, penso all'altra tua drabble su Teddy che ho letto <3).
Tu usi i colori per scrivere, io ne sono convinta. Ancora una volta il tuo stile è pulito, semplice, cristallino. Una superficie in cui i colori prendono luce dalle parole. E in questa storia la luminosità è tutto. Una luce che è dolcezza struggente e che passa dall'uso di "occhioni", "piccoli soli", "piccole dita" - e che danno subito una dimensione tenera, legata all'infanzia, all'innocenza, alla bellezza selvaggia che è propria dei bambini - in contrasto con un'immensità delicata trasmessa con "stretta sorprendente" e termini semplici ma più forti come "seri", "forza" "fissare". La dolcezza si unisce alla determinazione, e basta questo per racchiudere questo momento, il paradosso che si racchiude dentro a un bambino.
I bambini sono esseri meravigliosi, così fragili, innocenti, ma dalla forza dirompente. Non hanno limiti, nonostante potremmo tenerli fermi con una mano, loro non conoscono limiti. Hanno tutto il mondo davanti e l'innocenza di credere di poterlo tenere nel palmo della mano.
E così che mi mostri il piccolo Teddy: serio, dolce, piccolo, determinato, e sopratutto con la meraviglia dentro gli occhi. C'è uno spazio di possibilità tra lui e Harry, e quando sorride lui lo sta già attraversando con la mente, quello spazio. Quel primo passo è una conquista che non può essere quantificata, per lui è il mondo, per lui è gioia, è realizzazione. La pura e semplice felicità.
Dolcezza e determinazione racchiudono anche il conflitto paradossale che convive in Andromeda. Sì, perché ancora una volta, tutto è filtrato attraverso gli occhi di questa fantastica donna, e ancora una volta nonostante sia il nipote il protagonista, quella che risulta più caratterizzata è lei.
Lei che tiene il nipote ma sembra allo stesso tempo aggrapparsi a lui. L'ultimo raggio della sua famiglia, così piccolo, così fragile, così luminoso verso la vita. Immagino Andromeda aver trovato la forza di andare avanti, la forza per credere un po' ancora nel mondo proprio grazie al piccolo Teddy (due piccoli soli), che doveva conoscere gli ideali per i quali sua madre aveva vissuto, aveva amato ed era morta, che portava il nome di suo nonno, che io immagino essere una persona buona e dolce e piacevole. Una donna più fragile avrebbe potuto dare la colpa a quegli ideali, ma Andromeda è una donna che ama, una donna che nell'amore trova la forza per ribellarsi al destino; e credo che sia grazie a quell'amore e per quell'amore che Andromeda, nonostante il dolore, ha coltivato la missione di non far mancare quella stessa forza, quella stessa determinazione nel piccolo Teddy.
E' troppo piccolo, Teddy, persino per parlare, e lei vede che non è pronto a camminare da solo - lei non è pronta a lasciarlo andare. Ma quando la voglia di vita lo reclama, e lui vuole abbracciarla, lei lo deve lasciare andare, non può fare altrimenti, proprio perché sa che non deve essere la sua zavorra. E già sente che è un mondo distante da lei, lei che rimane ferma, che la vita ce l'ha gran parte alle spalle, mentre lui è proteso verso il futuro (in parte rappresentato da Harry, in parte rappresentato verso quel primo passo che compie da solo).
La parte che ho amato di più è quando Andromeda legge nel viso del nipote ciò che lui vuole dirle. Sembra lasciarsi guidare da lui, Andromeda, assecondare, nonostante il suo ruolo di educatore, i bisogni del bambino, libero di esprimersi, libero di essere ciò che vuole essere, così come lo è stata lei, così come lo è stata Ninfadora Tonks.
E quella ripetizione di "pochi passi, il mondo intero" che è un dolore dolce immenso, strazio struggente nell'anima di Andromeda e per l'anima di chi legge. Ed è anche il titolo, che è perfetto, è... tutto. E' wow.
E ho amato la presenza di Harry (questo mi ha stretto davvero il cuore, sono stra felice di aver letto questo drabble anche perché ho potuto vedere queste due figure lavorare insieme per Teddy, in memoria anche di Remus e Tonks, sono i custodi ognuno dei due genitori di Teddy), perché ha esaltato secondo me quel pizzico di egoismo che Andromeda controlla, perché la immagino volere il nipote tutto per sé, mentre invece poi lo lascia anche andare tra le braccia di Harry. E' una condivisione, un momento unico, dove il tempo sembra fermarsi, dilatarsi, in cui due persone e due tempi si incontrano e convivono. E la presenza di Harry rappresenta tutto, rappresenta la guerra, la vittoria, la perdita, il mondo. Non riesco a spiegare a parole quello che mi hai trasmesso, accidenti, nonostante il tempo passato da quando l'ho letta la prima volta, nonostante tutte le riletture fatte, continuo a non trovare le parole, non come vorrei.
Amo questa drabble, amo il modo in cui hai saputo rendere le emozioni agli antipodi che convivono nel cuore di chi ama una persona e che deve lasciarla vivere a sua volta, guardarla mentre cammina in avanti, è un piccolo dipinto magico, un dipinto che si muove, lento, una frazione di secondo quasi statico, eppure si muove. E c'è tanta di quell'emozione che non si può dire. Bellissima.
A presto! |