Recensioni per
Giovane Germania
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
01/06/23, ore 12:04

Carissimo,
*inserire discorso sulla hubris fatto l’ultima volta*
Sono due settimane che mi dico di aprire EFP e leggere qualcosa e due settimane che non ce la faccio, ma adesso eccomi qui e andiamo con questa vecchia one shot, con la promessa che presto leggerò e ti recensirò le ultime cose, giuro.
Intanto ti faccio i complimenti di rito per lo stile: hai range, adoro come riesci a passare da un tema ad un altro, e in questo caso (e lo so che sembra un po’ strano) sembra di leggere un quadro. Il sentimento che traspare dalle parole è lo stesso che viene quando si sta guardando un dipinto romantico. Nella mia testa era come vedere un dipinto animato, quantomeno.
Come al solito, l’ambientazione è stupenda, il modo in cui riesci ad inserire le informazioni senza fare “infodumping” è davvero magistrale, sia di storia che di arte (e comunque i pittori del periodo, secondo la mia modesta opinione, sono tra i migliori in assoluto).
Con Albrecht simpatizzo molto, non riuscire a trasmettere su tela (o su tablet, ma questo spoetizza) l’idea che si ha in testa è la cosa più frustrante della terra. E poi il suo cavaliere in armi arriva, ed è la Germania stessa, o la cosa che gli si avvicina di più, ed è anche un soldatino della Prussia Orientale, ma ha l’animo del già citato cavaliere. E comunque da un compatriota di Kant non mi aspetto nulla di meno che un giovane filosofo.
(Comunque io ho disegnato dal vivo pochissime volte in vita mia ed è una delle esperienze artistiche più complicate… fosse vissuto nella nostra epoca, il tuo protagonista avrebbe passato una settimana a scorrere Pinterest in cerca di un modello.)
Direi che la parte migliore è come il dipinto perda progressivamente importanza, mentre Erich subentra come essere. Tant’è che all’inizio sono il suo capolavoro e il modello, e alla fine il quadro è in esposizione, ma il vero capolavoro sta tornando a casa. O forse no, forse si rivedranno e potranno consolidare il loro legame Sturm und Drang.
Detto questo, io “sparisco, sparisco nell’angolo” (cit.)
A presto ^^

Recensore Master
22/07/21, ore 12:39

Ciao Old Fashioned,
con questa storia ci proietti nella Germania del 1870 o poco dopo, all'epoca della sua unificazione nazionale. Con il mio vecchio interesse per la pittura e il disegno, riesco perfettamente a capire la frustrazione di un pittore che ha in mente un viso, ma non in modo abbastanza chiaro da trasformare l'idea in un disegno credibile.
Ciò finché il suo modello ideale si presenta inaspettatamente nel suo soggiorno nei panni di un soldatino invitato dalla madre per festeggiare un Natale patriottico.
A partire di qui le cose si complicano, fin a lasciare un segno nella vita dei due uomini, tanto che alla fine anche il quadro della sua vita, completato dopo una lunga lavorazione, sembra passare in secondo piano.
La storia, come tuo solito, è scritta con uno stile magistrale e con una grande attenzione per la fedeltà storica nella ricostruzione di ambienti e mentalità dell'epoca.
A presto
MaxT :)

Nuovo recensore
11/06/21, ore 20:51

Premessa: sono stato ad Heidelberg (il mio nick non è casuale, Wanderlust forever!), quindi la tua storia mi ha fatto tornare in mente un sacco di ricordi.
Anzitutto ti faccio i complimenti per la naturalezza con cui hai usato nozioni di storia e cultura tedesca, sottoforma di una normale conversazione fra i due pittori e Kellerman e sua madre. Poi, credevo di essere l'unica persona al mondo a conoscere i ritratti di Philipp Veit (io li adoro, non posso farci niente, mi piacciono troppo le sue allegorie).
La Germania è l'unica nazione in grado di far vacillare il mio cuore, altrimenti danesofilo. Ritengo che fino al 18 sia stata la migliore nazione del mondo.
Aggiungiamoci, infine, il rapporto romantico (nel senso più puro e antico del termine, che si rifà alla concezione Sturm Und Drang della vita), fra Albrecht ed Erich e abbiamo davvero una storia splendida: all'inizio l'amore per la Germania che si confonde con quello per Erich, considerato solo un modello, un'incarnazione, poi, pian piano, il giovane prussiano assume un'identità propria, un' autonomia, si stacca dall'ideale e diventa un qualcosa di terreno, di tangibile. E difatti, quando finalmente riesce a completare il suo quadro e a mostrarlo, non è felice e ciò dimostra che Erich non è più la rappresentazione di nulla, è solo... Erich.

Ah, gente del Wurttemberg che considera un prussiano una specie di pecoraio? Direi che con questa le ho lette tutte!

Recensore Junior
31/08/20, ore 13:20

Ciao Old :)
Se ti dico che mi è scesa una lacrimuccia ti metti a ridere? Pazienza, te lo dico lo stesso.
Questa storia è intrisa di passione, di sentimenti belli e intensi, a cominciare da quella prima scena in cui Albrecht è tutto compreso nello sforzo di immaginare un quadro che possa racchiudere l'anima stessa della Giovane Germania. Si sente proprio la voglia, il bisogno fisico, di lasciar fluire la sua arte in qualcosa di estremamente significativo per lui.
“la Germania è un giovane cavaliere teutonico in armi, con la spada in pugno e la croce nera sul petto. I suoi capelli hanno il colore dell’oro, i suoi occhi sono tra il grigio e l’azzurro, a simboleggiare forza e regalità. Il volto è di nobile pallore. Suoi compagni sono l’aquila e un magnifico destriero. Accanto a lui sorge una quercia possente, cui è appoggiato lo scudo imperiale. Lo stendardo con i colori nazionali garrisce al vento e un raggio di sole fa brillare le gemme della corona del Sacro Romano Impero, posata su una roccia ai piedi dell’albero. Sullo sfondo c’è il castello di Marienburg.”
Poesia!! Hai reso non solo il quadro, ma la passione vibrante con cui Albrecht l'ha visualizzato dentro di sé. E già qui ho iniziato ad aspettarmi grandi, grandissime cose.
E con te non si resta mai delusi, ormai è assodato.
Albrecht non ha un volto per il suo giovane cavaliere in armi, ma ecco che arriva Erich, in un'ambientazione natalizia che mi ha ricordato le atmosfere dello Schiaccianoci.
Albrecht se lo trova davanti e si accorge che “La lastra di vetro opaco che per mesi aveva offuscato le fattezze adamantine della Giovane Germania era appena andata in frantumi”.
Una folgorazione.
E da lì in poi è tutto un crescendo, attraverso le varie sessioni di posa. Anche qui, la passione scorre a fiumi e si sente tutta.
Finché non arriva la chiacchierata con Escher alla taverna, una bella presa di coscienza che però Albrecht tenta di respingere, di allontanare da sé.
E la scena si sposta su Erich, che disteso in branda guarda la volta affrescata e intanto pensa a ben altro pittore, “Quel pittore dai lineamenti puliti, gentile, addirittura premuroso con lui, con occhi chiari e limpidi, che quando lo fissavano si accendevano di un fuoco appassionato.
Quando pensava a lui, non gli sembrava più così strano che un uomo potesse amarne un altro”.
Si arriva al culmine dell'attrazione tra i due in quel ‘quasi bacio' – galeotto fu il mantello – interrotto bruscamente dal rintocco dell'orologio che risveglia e fa sobbalzare entrambi.
Non vorrebbero, non dovrebbero, se ne stanno lì a domandarsi se sia giusto, se sia lecito, se sia davvero possibile.
Ma la passione è inarrestabile, è stanca di piegarsi ai dubbi e alla ragione. E così esplode, immersa nell'arte di Albrecht, a un soffio da quella tela che forse non rende nemmeno giustizia all’animo e alla bellezza di Erich. O forse è solo Albrecht a pensarla così, perché lui ormai lo guarda con gli occhi dell'amore.
Ma dopo tanta passione Erich scappa via, spaventato dalla portata dei sentimenti che prova. E ad Albrecht non resta altro che il quadro della Giovane Germania acclamato da tutti, per lui solo un pallido riflesso del suo amore perduto.
E qui arriviamo alla lacrimuccia, non ci sono proprio riuscita a trattenerla, quando Albrecht spalanca la finestra sull'immagine di quel soldato che alza gli occhi trasparenti su di lui.
Che immagine potente, per coronare un amore!
Io sono una romanticona, lo confesso, e il lieto fine non me l'aspettavo. Pensavo più a una storia di passioni tormentate, e su un finale così bello mi sono sciolta.
E tu sei sempre una garanzia, se mai ci fosse bisogno di dirtelo ancora!
Grazie per tutte queste emozioni, davvero!

Elly
(Recensione modificata il 31/08/2020 - 01:21 pm)

Recensore Master
23/04/20, ore 18:35

Inizio molto interessante, con questo povero artista in una situazione particolare ma molto comprensibile per come l'hai resa. Ha l'idea chiara in testa e al contempo non riesce a concretizzarla in forma umana: evviva l'arte!
Interessante l'idea della dolce mammina ... che ho il vago sospetto nasca non poco dall'emulazione dei vicini. Comunque, se la visione della donna del soldato in visita è idealizzata quasi al punto dell'offensivo, ho il vago sospetto che quella di Albrecht lo sia altrettanto... più che altro perché ho idea che stia per incontrare il suo modello.
Aha! Ecco il buzzurro atteso da Albrecht, che oltre che figacc ... ehm, dai lineamenti nobili, ha anche un buon contegno e una più che discreta capacità riflessiva.
Carine le loro prime interazioni, con Albrecht estasiato da come il soldato non sia come tutte le altre ragaz-pardon, come tutti gli altri modelli, e il soggetto che poverino è la prima volta che si trova in una situazione simile e ha paura pure a respirare.
Hmm, sbaglio o Dierschke inizia ad essere vagamente cotto dell'entusiasta pittore?
Albrecht, dal canto suo, altro che vagamente cotto. Inizia a puzzare di bruciato. Almeno ha un amico che gli fa prendere atto della situazione senza stare a giudicarlo, il che non era esattamente scontato data l'epoca.
Heh, questi due si piacciono proprio. Mi piace come è descritto il modo in cui si sentono attratti l'uno dall'altro.
E alla fine riescono pure a consumare, con buona pace della fidanzata di Erich. Comunque ben descritte le loro emozioni e il loro ultimo incontro.
Ultimo ... o forse no. Alla fine il capolavoro, il quadro a cui Albrecht ha dedicato tanto, non gli pare che una pallida imitazione della persona che ama, e che per di più gli riporta alla mente la sua mancanza. Fino a che non vede quel soldato.
Chissà come Erich sarà tornato lì, chissà come e se resterà ... ma è un finale che non è completamente deprimente.
Una storia molto carina: complimenti per questa one-shot!

Recensore Master
17/04/20, ore 19:14


Recensione premio 3/3 per il contest "My favourite things"

Carissimo, ti ho fatto aspettare molto per tutte le recensioni premio ma adoro tutto ciò che scrivi e oltre all'indecisione, come spiegavo i giorni scorsi, quando leggo una storia e mi piace penso poco al commento. Ho commentato anche la tua storia con più di trenta capitoli ma preferisco lasciare le recensioni premio alle oneshot, ho fatto così anche con altri partecipanti, per me tot recensioni vuol dire a tot storie, anche se superano di molto il totale dei commenti, altrimenti i vari "premi" dove stanno? È un piacere anche lasciarli. ^_-

Sono sincera: da quando la madre di Albrecht ha parlato del soldato, ero certa che sarebbe stato il modello perfetto per il quadro patriottico.
Ma il fatto che fosse immaginabile non vuol dire che scrivi cose scontate. So che questo è un tuo timore ma non è assolutamente così.

Ti segnalo una ripetizione ***“Signore...” Il ragazzo esitò, pareva che fosse alla disperata alla ricerca***
E ora scusa ma ti mando il commento smezzato e passo al pc, dal cellulare sto perdendo spesso il segno.

Rieccomi...

L'amico di Albrecht si chiama Escher come il famoso pittore, l'ho notato subito.

***Fattezze amate,, che ogni volta attendeva con impazienza di rivedere.*** - hai messo due volte la virgola.

Aspetta, sono arrivata alla fidanzata, la classica fidanzata obbligatoria. Sto con la speranza che il ragazzo resti con lui, che vada a trovare i parenti (l'ha pagato profumatamente, spero) e dopo torni indietro per proseguire con la vita militare. Vorrei che gli facesse una sorpresa e che dopo l'inno imperiale lo veda tra i presenti.

*** una per una*** manca il punto alla fine (dove parli delle foglie di quercia).

Ho finito di leggere. Che bello che alla fine restano insieme. E' stata una lettura davvero piacevole, questa storia ha un ritmo rilassato, quasi ipnotico. L'ho letta lentamente perché meritava di essere letta con calma. Lo so, ho letto trentadue capitoli in meno di tre giorni e questa a riprese. Sappi che la rileggerò sicuramente. Ho apprezzato così tanti dettagli di questo racconto, che sono riuscita ad elencartene solo una piccola parte, p.e. mi è piaciuta l'atmosfera festosa, dai colori intensi e vivaci della prima parte e anche quelli tenui e l'atmosfera sognante della seconda parte. Assieme ai colori hai cambiato anche la descrizione degli odori: nella prima parte erano intensi e speziati, legati al cibo delle festività natalizie; nella seconda parte c'è l'odore fresco ed elegante della colonia che il ragazzo sente addosso all'uomo...

Ma tu non sai che mia suocera una volta mi ha preparato uno stollen natalizio come si deve. A maggior ragione mi è sembrato tutto molto vivido. Sono contenta di aver tenuto questa recensione per la fine, e anche di averne terminato la lettura a quest'ora, dopo una serataccia, è stato rasserenante.
(Recensione modificata il 18/04/2020 - 01:54 am)

Recensore Master
01/04/20, ore 23:15

Recensione premio del contest "Esercizi di stile" 1/2

Ciao caro OldFashioned, c'è un motivo ben preciso per cui le flashfic non sono il tuo forte: non possono rendere minimamente l'idea della potenza della tua scrittura, il cui carattere principale è in definitiva la creazione di un'atmosfera ben precisa. Per formazione personale, la Germania di cui parli non mi è estranea e devo dire che l'ho sentita proprio sulla pelle leggendo questa tua storia!
Hai scelto una chiave di lettura molto interessante: la pittura, cogliendo il dissidio tra realtà e immagine. "Cos'è la Giovane Germania? Come può essere rappresentata?",:scartando tutte le idee più convenzionali, il tuo protagonista formula l'idea di un giovane vigoroso, finchè quell'ideale non se lo ritrova davanti. Hai descritto benissimo tutta la difficoltà che si può provare nel confrontarsi con un ideale: il giovane ospite è solo un soldato figlio di contadino, eppure è tutto ciò che ha sempre immaginato e la visione è così potente che nel dipingerlo ha bisogno di una pausa. "Non è colpa vostra, naturalmente. È che quando si trova un modello così identico a ciò che si ha in mente, renderlo nel modo giusto richiede molta fatica. È come uno sforzo fisico": non potevi usare migliori parole per esprimere questo concetto, quello dello scarto tra ciò che un uomo sente e ciò che può.
Ho amato la scena in cui guardano entrambi il quadro e il pittore ammette di non essere riuscito a fare di più "solo perchè non è Dio". Dopo queste parole, l'attrazione tra loro sfocia in passione - immensa, per quanto effimera e destinata a essere repressa.
Con la tua prosa hai fatto un piccolo affresco tu stesso di questa Germania e non ho potuto fare a meno di apprezzare il quadro che ne è venuto fuori. Davvero complimenti, è stata una lettura che mi ha coinvolto molto.
 

Recensore Junior
28/03/20, ore 18:51

Buonasera :)
E' un periodo particolare. Ero qui per "il mondo dell'amore " ma alla fine ho cercato altro. E del dire che questa storia "androfila" ci voleva proprio in un momento così. Sono rimasta soddisfatta soprattutto dalla costruzione del rapporto tra i due protagonisti. Da rileggere in futuro :)

Recensore Master
14/03/20, ore 00:01

Buonasera Old Fashioned. Ho letto con molto interesse questa storia, costruita e raccontata con molta sapienza, né poteva essere altrimenti perché la tua firma è una garanzia. L'ambientazione è ricorrente e si nota che corrisponde a una tua passione profonda, perché le descrizioni dei luoghi e gli scorci di vita quotidiana sono minuziosi e ricchi di dettagli preziosi (si veda, per tutti, la descrizione del serto decorativo natalizio). Lo stile fa da adeguata cornice d'epoca, anche attraverso l'utilizzo - peraltro molto sobrio - di termini aulici in voga nella letteratura e nel sentire di un determinato momento storico (es. "tanghero puzzolente e mal rasato"). Lo spirito espresso dai personaggi, soprattutto dal protagonista, concentra ed esprime molto bene l'euforia e anche l'orgoglio del tempo della riunificazione, sicché la medesima storia avrebbe potuto ambientarsi (e sarebbe stato un esperimento interessante) al tempo dell'Unità d'Italia.
Detto questo, fin dalla lettura della tua storia in stile Werther ("I dolori del giovane Florian") ho potuto apprezzare il tuo particolare modo di rivisitare il romanticismo e il genere romantico creando storie d'incontri che non sono mai banali, ma sempre coinvolgenti e ricche di suggestioni. Nel narrare d'incontri, fortuiti, occasionali o destinati come in questo caso ad aprirsi su qualcosa di più grande, si corre sempre il rischio di cavar fuori qualcosa di banale. Forse perché si tratta dell'argomento in assoluto più raccontato, anche se quasi mai viene sviscerato con così tanta potenza espressiva. Qui ci mostri un uomo, Kellerman, che è fondamentalmente alla ricerca di un ideale da abbracciare, a cui donare tutto se stesso: attraverso la pittura, ma non solo. C'è sempre - immagino - nella vita di ognuno di noi un ideale assoluto, un assoluto per cui vivere e che dà sapore e significato al vivere, e senza il quale il vivere è un tirare avanti incolore. Per Kellerman questo ideale è la nuova Germania unita - nuova ma che riassume in realtà un passato, una tradizione, tutto un modo di sentire e una visione del mondo, tutto ciò che gli stessi tedeschi intendono con il termine Heimat. Kellerman, peraltro, non è avvinto da un ideale puramente estetico o da una semplice sfida con se stesso nel ritrarre la "giovane Germania": in realtà dentro di sé e senza rendersene conto ricerca la completezza che solo un'anima affine può offrire. In questo senso, la sua passione per Dierschke, che vive dapprima sotterranea e inconscia, ignota allo stesso Kellerman, appare come l'inevitabile conseguenza di un ideale amato e riconosciuto nella sua manifestazione in carne e ossa. Kellerman di fatto ama Dierschke ancor prima di conoscerlo, e lo dimostra il fatto che ha chiaro dinanzi a sé il volto di lui nel momento in cui descrive le sembianze del cavaliere che incarna la "giovane Germania". Quando finalmente i due s'incontrano, malgrado le reciproche e iniziali diffidenze (da parte di Kellerman) e timidezze (da parte di Dierschke), il loro destino praticamente è già scritto. La storia procede con una perfetta introspezione delle ritrosie, dell'attrazione che li spinge l'uno verso l'altro dapprima in maniera inconscia, in seguito istintuale e infine come scelta consapevole. C'è un progressivo avvicinarsi e distanziarsi, fino all'apice che costituisce il punto di svolta, il punto del non ritorno dopo il quale occorrerà prendere una decisione. E la decisione che Dierschke prende è, alla fine, quella di rimanere (al che sono rimasto piacevolmente spiazzato, perché mi attendevo un finale "più" in stile giovane Werther. Una conclusione del genere si dimostra d'altro canto molto più inaspettata e originale.
Direi che dai il tuo meglio in queste storie romantiche e introspettive che analizzano fascinazioni, emozioni, trasalimenti con la finezza di chi crea un delicato merletto.

Recensore Master
09/02/20, ore 16:38

Ave Of, siamo poco dopo il 1870, dopo le guerre e la riunione si cerca una unica iconografia..la giovane Germania del pittore è un soldato che viene dalla provincia più remota, modello perfetto e perfettibile, Pigmalione che incanta e si fa amare fino al compimento del quadro e del distacco...finale aperto, una sorta di lieto fine con possibilità di reunion? Chapeau sei sempre un grande a la prochaine Jq

Recensore Master
02/02/20, ore 18:20

Ciao^^
In questa storia ho ritrovato un bel po' di riferimenti alla cultura tedesca così come noi la conosciamo, spurgata da ogni elemento volgare e da ogni stereotipo, coi suoi archetipi e simboli immortali che fanno palpitare il cuoricino di ogni germanofilo che si rispetti. Certo, c'è anche la storia d'amore, ma è un amore che va al di là delle banali pulsioni fisiche: l'oggetto del desiderio è una figura ideale che però diventa reale, genuina, un soldato di carne e sangue che, spogliato di ogni sovrastruttura borghese, rappresenta l'essenza primigenia della Patria e di tutti i suoi valori. Erich non sa niente di filosofia, di arte, di vita mondana, è puro e semplice, ed è proprio questo che lo rende la sintesi perfetta tra il sensibile (nel senso di "vero", reale, tangibile) e l'ideale.
Davvero una bella storia, complimenti!

Recensore Master
31/01/20, ore 19:59

Carissimo eccomi qui a commentare questo racconto che ho preso subito a cuore, per i motivi che già sai e soprattutto perché parla di arte, di bellezza e del rapporto esclusivo e magico che si crea tra l'artista e il suo modello.

L'animo degli artisti è spesso inquieto, sono insodisfatti del proprio lavoro o soffrono del giudizio altrui, insomma hanno vita grama e tribolata e amano complicarsela andando alla ricerca di soggetti che possano esprimere esattamente quello che hanno in mente (e che difficilmente si trova nella realtà).

Kellerman è stato molto fortunato ad incontrare Erich, è la materializzazione della sua idea di Germania, ma nel corso delle lunghe sessioni di posa, scopre che è qualcosa di più a livello personale.
I due sembrano destinati a separarsi, il dipinto commissionato deve essere consegnato, il soldato ha terminato il suo periodo di ferma e il nostro artista langue e soffre a separarsi da entrambi (come lo capisco *-*).

Però con un colpo di scena il finale lascia intuire che ci sarà un seguito per i protagonisti e io non posso che sfrugugliare e crogiolarmi dentro tutto questo romanticismo!

Recensore Master
30/01/20, ore 21:00

Ciao Old,
Molto gradevole questa storia, a tratti mi ha ricordato un genere di scrittura di altri tempi: Oscar Wild, piú che altro.
Ti diró che ho trovato tutta la questione del quadro anche un pochino comica e ti spiego perché.
Giovane Germania, in tedesco, non é femminile, ma neutro, se non ricordo male. Quindi scegliere un uomo o una donna per impersonarla era ugualmente illegittimo. Anche Patria é neutro, quindi non ci si può nemmeno rifare con questo termine per suggerire una modella donna. L'unico legittimo nel quadro é il cavallo (das Pferd).
Detto ciò, appena ho letto giovane Germania nella mia testa é passata l'immagine della classica teutonica con minimo 8 pinte di birra nelle mani, treccine bionde e occhioni azzurri, con scollatura mooooolto generosa e vestitino tipico dell'Oktober fest.
Sì, lo so, sono banale.
Ma il tuo dipinto é davvero troppo, troppo serio! Anche se mi sa che é un dipinto esistente veramente, o no?
Alla prox!
Ssjd

Recensore Veterano
30/01/20, ore 16:09

Carissimo^^

Che bella questa storia, veramente!
Penso che l'arte sia uno dei motori del mondo. Attraverso di essa si possono esprimere un sacco di cose, per ogni sentimento c'è una forma d'arte.
Al museo di storia tedesca a Berlino ho visto quantomai varie rappresentazioni della Germania, ma si potevano riassumere tutte in: una donna alta, bionda, tettuta e con gli occhi azzurri. Sì, magari con un'aquila sullo sfondo o con un'armatura. Ma il giovane cavaliere in arme si adatta comunque benissimo a questo ruolo (forse anche di più? credo che se la battano).
E simpatizzo con il povero artista che non sa da dove incominciare per il quardo. Una delle sensazioni più odiose sul pianeta.

Comunque: come al solito hai la capacità di creare bellissimi personaggi e di tratteggiarne il carattere in una sola one-shot.
Bellissima la parte della cena di natale, dove i vari personaggi, comici e non, scompaiono davanti al nostro bel soldato.

Hai dato un tocco di colore (un qualsiasi gioco di parole non era voluto) alla mia giornata.
Alla prossima^^

Recensore Master
29/01/20, ore 15:25

… …
Perdonami se parto dalla fine, MA.
Sbaglio, o sono vivi tutti e due? Non me lo sono sognato, vero? Cioè, non solo sono vivi e in salute (condizione che, conoscendoti, va oltre ogni più rosea aspettativa), ma l’ultima scena apre pure spiragli dai quali la speranza potrebbe (il condizionale è comunque d’obbligo) sgorgare a frotte. Siamo sicuri? Sicuri sicuri? Sì? Ok... ok.
Bene, e dopo questo brillante preludio in cui, al solito mio, mi sono fatta riconoscere (davvero, se ti importuno dillo, stai tranquillo che non mi offendo), vediamo se riesco a scrivere anche qualcosa di sensato a proposito di questa bellissima storia.
Ciao carissimo!
È un piacere ritrovarti, non appena ieri sera ho visto l’aggiornamento mi ci sono fiondata, e già solo dall’introduzione sapevo che ti saresti portato via, ancora una volta, un pezzetto del mio cuore.
C’è sempre una luce particolare in ogni tuo scritto, e questo racconto non fa eccezione: è come se l’intera narrazione fosse permeata dalla luce, fredda ma vibrante, di un pomeriggio d’inverno. Il sole, basso all’orizzonte, riverbera sulla neve, attraversa le finestre dello studio di Albrecht per poi posarsi quieto sulla pelle diafana del suo giovane e bellissimo modello. I tuoi protagonisti potranno anche avere l’allure di creature ultraterrene, ma quanto umane si dimostrano le loro emozioni, quanto profondamente terreni (ma non vili, bada bene) sono i sentimenti che sentono agitarsi nel petto!
E così, una commissione che Kellermann avverte più importante di ogni altra si rivela come l’occasione di indagare dentro se stesso, di interrogarsi – sulla sua arte, in primis, ma anche su una sua certa visione del mondo (in generale, e della Patria in particolare) –, di perdersi anche ad un certo punto, per infine ritrovarsi perfettamente nel riflesso che due laghi trasparenti gli restituiscono con fiducia ed eguale slancio. Un incontro fortuito e, in principio, osteggiato diventa il punto di svolta di un’intera esistenza: Albrecht mi ha dato l’idea di un uomo con le idee ben chiare per quanto riguarda il suo futuro, ma ecco che basta un pranzo di Natale insolito per far sì che davanti al giovane pittore si dipanino tutta una serie di strade che probabilmente fino ad allora lui non ha mai preso nemmeno in considerazione (o forse sì, ma non con autentica convinzione e\o consapevolezza). Erich, dal canto suo, dimostra da subito una forza interiore che se, in un primo momento, lo fa dubitare di ciò che prova, dall’altra gli permette di abbandonarvisi, ed è commovente il modo in cui il soldato si lasci conquistare da Albrecht: quest’ultimo fa breccia nella sua diffidenza semplicemente essendo se stesso – un uomo appassionato che si dedica anima e corpo a ciò che di più ama al mondo, ovvero dipingere. Si può dire che Erich abbia la possibilità di conoscerlo senza filtri, nel momento in cui Kellermann è totalmente immerso nel suo mondo e nella sua arte. Un incontro di anime affini, quello che hai descritto; e anche se Erich e Albrecht sono tanto giovani, c’è sempre l’impressione, sotterranea ma potente, che i due si siano cercati per un lunghissimo tempo.
La storia, come sempre, è godibilissima, non solo per lo stile impeccabile (cosa-te-lo-dico-a-fare), ma anche per la passione che metti in ciò che scrivi, e che si concreta in una conoscenza approfonditissima del contesto storico e umano di cui ci narri, una conoscenza che è lungi dall’essere sterile o puramente nozionistica, anzi. Ribadisco, è appassionata e fa appassionare.
Insomma, sei una garanzia! (ma questo già lo sai)
Scusa se, tanto per cambiare, questo commento ha ben poco di logico (non so nemmeno bene io cosa ho scritto di preciso), però ti assicuro che è fatto col cuore.
Alla prossima!
Un bacione :*

padme

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