Recensioni per
La strada che porta a te
di MissAdler

Questa storia ha ottenuto 56 recensioni.
Positive : 56
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
21/06/20, ore 16:40

Perchè mai dici che questo capitolo non ti piace?
A me è piaciuto e riconosco la sua necessarietà, anche se effettivamente è un capitolo di passaggio.
C'è una rinascita, indispensabile dopo quello che era successo prima. E' una rinascita lenta, che da a noi la possibilità di riappropriarci un po' del tempo che ha perso John. Tra l'altro, nel mio caso, considerando che era tanto che non leggevo, mi ha dato un po' anche la giusta misura in qualche modo.
La sensazione che ne ho ricavato è morbida e ovattata, come se ci fosse un risveglio di quelli che ti lasciano storditi. Tutto sembra lento, sospeso, sfocato. Le persone che vengono e vanno, la routine che può esserci in un ospedale, la ripresa di coscienza e della capacità motoria e via dicendo. In tutto questo via vai, l'unica presenza costante è quella di Sherlock. Che è sempre lì, senza lasciare mai la postazione. In questo caso, è lui il soldato, lui quello che si prende cura, lui quello che protegge. Immagino la sensazione di amore sconfinato e devozione che deve aver sentito John in questa occasione.
Mi piace un po' questo momento in cui i ruoli sono ribaltati ed è Sherlock a volersi prendere cura di John, perchè in generale mi sembra quasi sempre il contrario. Il bello di loro comunque è che, nonostante ci sia qualche ruolo un po' stabilito, alla fine riescono a trovare un modo per proteggersi a vicenda, prendersi cura a vicenda, avvicinarsi l'uno all'altro in modo bello, sempre.
Eppure c'è ancora tanto da chiarire, tanto da guadagnare ma tantissimo anche da perdere. E spingersi oltre è incredibilmente difficile. Ogni volta. Anche se c'è così tanto amore e desiderio.

P.S. Vorrei menzionare la scena del taglio della barba. Mi è piaciuta molto e in effetti è una cosa molto intima, se ci si pensa. Toccare il viso di qualcuno è sempre una sensazione particolare, così come il toccare le mani.

Insomma, come sempre, brava. E' un piacere tornare a leggerti <3

Nuovo recensore
10/05/20, ore 13:27
Cap. 8:

Ciao! Non so se riuscirò a trovare le parole giuste perché sono ancora un po' emozionata per la lettura di questa bellissima storia. Avrei letto altri cento capitoli se ci fossero stati. La scrittura è stupenda, permette una lettura fluida ed empatica nei confronti di John, sono riuscita a capire tutti i suoi sentimenti, le sue insicurezze e la sua voglia di farsi avanti, inoltre attraverso i suoi occhi ho visto uno Sherlock bellissimo, speciale, innamorato e pronto a tutto per il suo John. Uno Sherlock non più totalmente distaccato, ma talmente preso dal suo "errore umano" da lasciarsi completamente tra le sue mani, da essere il primo a dire "ti amo". Hai narrato con romanticismo la loro storia, ma con quelle note quasi crude, dirette che rappresentano perfettamente il modo di fare di John. Più leggevo e più i capitoli mi hanno appassionata, il loro amore e il loro piantare le proprie radici l'uno nell'anima dell'altro fino a fondersi e diventare un essere unico, un solo albero. Non ho altro che dirti se non brava e grazie! È la prima storia tua che leggo e farò sicuramente razzia delle altre presenti sul tuo profilo. Hai una storia in particolare da consigliarmi da cui iniziare? Ah e poi, per caso pubblichi anche su Wattpad? Un grandissimo abbraccio e grazie ancora, Fran ✨

Recensore Master
23/04/20, ore 19:49
Cap. 8:

Mia cara MissAdler <3
E io l’avrei letta all’infinito perché è matura e struggente. Mi è piaciuto il dettaglio dell’orologio che sa di cimelio di famiglia e che porta proprio quell’incisione 221b – che al contrario è 12/02. È come un cerchio che si chiude e anche loro lo sono. Watson ha un punto di vista privilegiato e molto maschile: descrive i suoi atti d’amore con passione e spiccia crudezza, alternando “scopate” ad “amammo” eppure è proprio in questo oscillare tra sentimento e carne che è la bellezza di una storia che è una long a tutti gli effetti, una long che parla di rinascita, di seconde occasioni, di altre vite. È lirico il pezzo in cui Watson riconosce la bellezza bucolica della campagna in cui Sherlock lo ha portato, ma riconosce il bisogno del consulente di tornare all’umanità che comprende così bene e con cui si interfaccia tanto male. È splendido vedere come emerga il concetto di casa che, unito a quello di famiglia, supera per intensità persino il legame fisico potentissimo e paritario (sialodatoiddio) tra i due amanti.

Lo scambio di ruoli è solo una fusione più potenti, un appartenersi che travalica tutto. In mezzo alla passione svanisce il fantasma di Mary, per la prima volta nemmeno menzionata, ma rimane Rosie, figlia adottiva anche di Sherlock che si commuove (ed è un momento molto tenero: del resto, Mary muore e non è sostituibile – una madre non può esserlo mai, in nessun caso), ma la presenza di Holmes offre la possibilità a Rosie di trascorrere una vita con una famiglia composta da due elementi che si amano: e questo non è da tutti. Ci hai messo il cuore nel descriverli, si sente, si avverte, ma la cosa che si coglie di più, mia cara, sai qual è? La voce di John Watson che è potente e credibile. La sospensione dell’incredulità del lettore c’è in toto – l’ho avvertita, forte, potente, disincantata, disperata, arrabbiata, innamorata. Leggerti è un vero e proprio onore, oltre che un piacere! Un abbraccio e a presto, frullini permettendo **!
Shilyss
<3 <3

Recensore Master
19/04/20, ore 11:19
Cap. 4:

Ho letto questo capitolo tre volte prima di trovare modo di recensirlo.
Lo trovo costruito alla perfezione, e mi fa venire in mente una cosa forse sciocca, ma te la dico lo stesso. Ho in mente la descrizione di un rapporto sessuale che viene fatta in Masters of Sex.
Excitement: Tutta la descrizione iniziale. La costruzione della settimana, che rimane vagamente indistinta, e che John vorrebber rivivere per ricordarla ancora e ancora, per fissare ogni momento e ogni secondo, per non perdere nemmeno un singolo pezzo.
Plateau: La scena della sparatoria, come loro si salvano in extremis, il battibecco iniziale in cui entrambi sono tesi allo spasmo, in cui c'è il desiderio incompreso, il volersi, il provocarsi. Fino al primo passo di John, che lo porta a toccargli il viso, aggrapparsi a lui, stringerlo.
Climax-Orgasm: Oh si, sono sciocca ma è la mia parte preferita. Ho amato la rudezza con cui John arriva a toccarlo, a dargli piacere senza passare per altre fasi. E' intenso, incredibilemente maschio, mi piace da matti come descrivi i pensieri di John (te l'ho detto a ogni capitolo, ma non riesco a non scriverlo). C'è questo amore travolgente e il desiderio fisico che spazza via ogni altro pensiero.
Refractory Period: La notte, il loro baciarsi, guardarsi, sentirsi e scoprirsi e stupirsi di quello che è successo. Un momento di piacere diverso forse da quello dell'orgasmo puro e semplice, ma che immagino abbia colmato i loro cuori.
Resolution: Il momento finale, in cui escono insieme e hanno un momento di serenità, di gioia, di amore senza confini. Quei momenti rari che ti fanno ringraziare di essere vivo accanto a chi ami. Bellissimi, unici. Il mondo ha tinte diverse, l'aria profuma, e la felicità è totale.

Salvo poi finire, perchè questi momenti non durano.
E quindi, ci porti subito ad Eurus. E ci fai soffrire ancora.

Bravissima, davvero, questo capitolo è perfetto!

Recensore Master
15/04/20, ore 13:03

Cara MissAdler!
Giungo finalmente a te e a questo capitolo bucolico, che sa di sole e campagna. In questa storia più che in altre hai messo il bisogno di luce, di natura, di un contesto placido in cui John e Sherlock, quasi fossero i novelli Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, si ritrovano. La loro relazione viaggia su due binari che trovo paralleli: da un lato abbiamo questa dolcissima convalescenza estiva fatta di bagni, di frutta coltivata e raccolta, di api, di ritmi della natura, appunto, che denotano un modo di vivere il corpo e il tempo non secondo i ritmi frenetici della city, ma con la lentezza paesana. Dall’altro queste placide giornate sempre uguali attizzano il desiderio perché il sole sulla pelle risveglia gli istinti passionali quando non animaleschi. L’amore romantico l’abbiamo visto nella lunga scena hurt comfort: qui prevale l’impulso, l’eccitazione dei sensi e la necessità di ritrovare odori e umori (come nella precisa scelta di non lavarsi per continuare idealmente la notte d’amore appena vissuta).

Sherlock sebbene abbia un ruolo passivo in questo capitolo non appare mai come la preda e anche in questo tu esci un po’ dal cliché orientale di certi stereotipi relazionali per mostrare una relazione più consapevole e adulta: se Holmes è ancora vergine non vuol dire che non sia adulto e certe uscite adolescenziali non gli appartengono, così come non appartengono a un ex soldato come John, in cui scienza e virile trivialità trovano un interessante e piacevole connubio. Ecco allora che Sherlock seduce e attira, si lascia guardare, chiede, non rimanendo come uno stoccafisso (ti si adora, per queste letture sempre sapienti che sanno rendere il genere accattivante e realistico). Interessante anche la chiusa finale, dove John e Sherlock decidono di mantenere la parità del rapporto amicale sperimentando anche altri ruoli con una semplicità naturale ed efficace e propria di una coppia che ha scelto di essere tale dopo un’amicizia e che si rispetta, pur vivendo una reciproca passione.
Insomma, mi sono lasciata trasportare da questa incantevole storia e quasi mi dispiace di essere arrivata alla fine **. Sei bravissima <3
Shilyss

Recensore Master
12/04/20, ore 15:48
Cap. 8:

Il modo con cui inizi il capitolo, secondo me, è proprio “nelle corde” di John, e ne hai saputo rendere anche l’espressività spiccia ed immediata di un uomo che ha vissuto ed ha avuto molte esperienze. Il nostro “John tre Continenti Watson”, che si è imbattuto, un giorno ormai lontano, in un meraviglioso sociopatico che ha ridato senso alla sua vita ed ha spazzato via tutti i suoi orientamenti “geografici” a largo raggio, legandolo a sè, indissolubilmente. Dicevo, appunto, che la maniera in cui John parla del passato è perfettamente coerente con il suo modo di essere, e ci fa leggere, da un punto di vista puramente “tecnico”, quello che per Watson è un ulteriore passo in avanti su quella meravigliosa strada che lo sta portando, ormai manca pochissimo, a sentirsi una sola entità con il suo Sh. Quello che salta agli occhi è che, dall’approccio brusco e nitido di un “dato” (“...non avrei mai pensato...”) che potrebbe risultare come impensabile al giudizio di chi si sente chiaramente orientato sessualmente in una determinata situazione, tu compi una specie di meravigliosa magia: appiani i dislivelli, sgombri le nuvole che possono confondere la vista e, il fare “questo” o “quello”, non ha più confini.
Diventa una delle espressioni di un grande amore, senza connotazioni, senza caratterizzazioni che possano offuscarne la luminosità. Il cuore di John ha trovato la sua parte mancante, la strada, da questo momento, la si percorre insieme, qualsiasi cosa succeda. E l’approfondire il modo di sentirsi completamente specchio e distanza l’uno dell’altro, si libera da qualsiasi pregiudizio. L’entusiasmo con cui risponde Sh, ci fa capire che quel momento, o meglio, anche quel momento, era stato da lui atteso da tanto tempo, come prova di un legame inscindibile.
Il suo John gli chiede una cosa, lui non vede l’ora di farlo contento, di dimostrargli che tra loro non ci sono barriere. Non ci sono ulteriori ragionamenti da fare nè viaggi mentali inutili: si amano e desiderano che l’altro sia felice.
Comunque, a parte i ragionamenti che si succedono con legami logici, sei stata davvero brava a scegliere le frasi e le parole più adatte per esprimere delle situazioni particolari.
Per esempio, nel descrivere il momento forte in cui Sh si é impossessato completamente di lui, al linguaggio senza sconti e virile, ne accosti un altro, con immagini ai limiti della descrizione poetica, veramente emozionante (“...pianta radici nel mio cuore...”) e che rende la totalità emotiva e fisica dell’esperienza che travolge John. E, mettendoci un attimo dalla parte di Sh, ne possiamo veramente immaginare la gioia piena nel sentirsi desiderato a tal punto da John. Ritorna così, come dolce filo conduttore , quel “Per te, sì” che contiene tutto Sh, tutto il suo dolore, la sua lunga attesa, tutta l’esclusività di ciò che prova per l’altro.
Arriva settembre e John percepisce che è tempo di tornare a Londra. Del resto Sh lancia segnali che fanno intuire come il suo cervello instancabile gli stia lanciando segnali di desiderio di impegnarsi anche in qualcos’altro, di respirare l’aria di città, non limpida come quella del Sussex ma familiare. Di sentirsi, insomma, davvero a “casa” perché ora c’è John con lui, completamente.
E le tappe che il cuore di John ha compiuto, all’insegna del “se non ora quando?” , adesso hanno come traguardo un meraviglioso “Sposami Sherlock” che diventa il sigillo di un’intera esistenza in cui c’è anche una bambina a fare da tramite tra i due, figlia di uno ma ideale figlia di tutti e due.
La scelta che hai fatto per ideare un dono adeguato da destinare a John, mi è sembrata perfetta: quell’orologio antico, appartenuto ad un soldato valoroso, è tutto ciò che Sh vuole tramettere a John, il considerarlo parte anche del suo passato, visto che l’oggetto in questione era stato donato al piccolo Holmes per consolarlo della tragica perdita di Victor. Ora che c’è lui, gli abissi della sua infanzia si richiuderanno, lasciando spazio alla libertà di amare e di essere amato. La storia è completa, il cammino si conclude. Resta la netta convinzione di aver letto un qualcosa di grande, di molto valido.
Parole che scaturiscono dal cuore, che parlano al cuore e ne suscitano emozioni ed immagini che mettono radici in un substrato comune di vita, di esperienze diverse tra i vari individui ma simili per ciò che hanno significato.
Insomma, grazie per questa tua long.

Recensore Master
09/04/20, ore 16:16

Anche leggendo questo capitolo, che fino ad ora, almeno per quello che penso, è stato quello che più mi ha fatto sentire dentro ad un universo meraviglioso, ma reale perché le tue descrizioni sono puntuali e fanno appello alle emozioni che tutti noi abbiamo “archiviato” da qualche parte nei nostri Mind Palace. Sì, perché sono sicura di averlo anch’io, un posto in cui potersi rifugiare per trovare un po’ di pausa da certi momenti della vita là fuori o per cercare cose del passato, archiviate tra i ricordi, anche se, a confronto di quello di Sh, il mio”Palace” è più che altro un appartamento di taglia media con garage.
Ogni istante di ciò che hai scritto qui è qualcosa che bussa direttamente alla porta del cuore perché non c’è bisogno di mediazione razionale per comprenderlo. Lo si vive e basta, attraverso le tue parole. E lo si fa a cominciare dal percepire di essere circondati da un paesaggio ideale, che non ha la bellezza selvaggia della montagna nè il fascino forte del mare ma ha una dimensione accogliente, di limpidezza e di serenità: il prato ben curato, i cespugli di rose, la siepe d’oleandro, la quercia centenaria alla cui ombra c’è un tavolo per poter mangiare all’aperto, il piccolo lago ... Tutto perfetto per permettere a Sh ed a John di vivere, finalmente, ciò che li lega in un contesto in cui non esistono pensieri tristi, urgenze temporali, pericoli nascosti tra le strade di Londra durante un’indagine. Un vero e proprio paradiso che li accoglie con Rosie e la signora Hudson, dando loro una dimensione di “famiglia”, coesa e formata da persone che vivono l’uno per l’altro. E questo è vero anche per Martha, che ha trovato nei suoi due coinquilini e nella figlia di John una nuova energia con cui arricchire la sua vita. Ma non è che la fai rimanere passiva figura a guardare ciò che succede: ne diventa protagonista accudendo, preoccupandosi per loro, stando vicina nel suo meraviglioso ruolo di vera e propria custode della Johnlock. Per esempio, mi ha fatto molta tenerezza scoprire che è lei ad occuparsi dei capelli di John “…aggiustare il taglio dalla signora Hudson…”, e ciò mi è sembrato davvero molto coinvolgente, perché fa appello al senso di “famiglia”, allo stare insieme aiutandosi l’un l’altro.
Uno dei punti di forza di questo capitolo che, a dire il vero, è tutto “punto di forza”, è la scena della piscina, in cui metti a fuoco le loro schermaglie, ma soprattutto le sensazioni che immergono John in un mondo perfetto, di emozioni rigeneranti, di stati d’animo che difficilmente si verificano con frequenza nella vita. Ma, quando ci capitano, sono davvero momenti di paradiso.
Mi riferisco, in particolare, al suo immergersi in piscina, il suo disporsi “a morto” sull’acqua, in una situazione di già completo abbandono fisico ed emotivo a ciò che lo circonda: al sole, alla sensazione stupefacente di leggerezza; efficace quell’osservazione che fai sul fatto che persino il cervello, con tutto il suo lavorio , è messo a tacere sott’acqua. E sorprende davvero quel bellissimo quel gesto che, improvvisamente, compie Sh quando, con delicatezza, da sotto, con le sue mani, lo fa muovere delicatamente in cerchio. Ciò mi rimanda nel mio piccolo ed umile Mind, perché sono sicura che abbiamo tutti vissuto momenti simili, in cui il tempo e lo spazio non sono più delineati ma percepiamo solamente una meravigliosa sensazione di benessere.
Quello che succede poi, introduce ad un altro elemento importante ai fini della piena comprensione dell’atteggiamento di Sh di fronte ai sentimenti: la sua “prima volta” non la vuole così, ma che avvenga in modo da potervisi immergere completamente, e non come un atto improvviso e, secondo lui, non appagante per tutti e due.
Così, dal suo ritrarsi in piscina, il capitolo si snoda attraverso l’attesa di John di poter esprimere tutto se stesso, per amore, donando a Sh anche l’ultima parte di sè, quella più nascosta, quella che li renderanno una cosa sola.
Travolgente anche la richiesta di Sh fatta a John affinchè non gli venga risparmiato alcunchè del loro sentirsi due in uno, l’uno specchio dell’altro.
Arrivi, a questo punto, ad un livello meraviglioso nel trasmetterci l’empatia e la condivisione di un sentimento che non non ha confini. Quel “voglio essere te e che tu sia me” che, all’apparenza sembra un dolcissimo scioglilingua, risuona, ad una seconda e terza lettura, perché poi si torna indietro a gustare tutta la profondità di quel concetto, risulta travolgente. Non c’è più l’ “io” ed il “tu”, solo, ma, scolpito nel futuro, il “noi”, per sempre.
Come ho già scritto questo pezzo è un delirio meraviglioso di stati d’animo appaganti, di meravigliose sensazioni che possono rinnovare una vita, il tutto in una cornice indimenticabile. E se non ci fossero la tua capacità di scrivere, preziosa e sentita, tutto sarebbe meno magico.

Recensore Master
07/04/20, ore 15:44
Cap. 6:

Ti dico sinceramente che, leggendo questo tuo capitolo nell’atmosfera surreale e tragica di ciò che sta, purtroppo, accadendo intorno a noi, scopro che, il tuo raccontare di quei due che si stanno ritrovando sempre di più, sia una parentesi benefica in cui respirare aria libera, sole, rapporti umani appaganti e tanta serenità.
Infatti la lettura qui diventa un modo per sostare un po’ in un’atmosfera accogliente, piena di promesse ed anche di certezze che hanno sostituito gli incubi del passato.
“..era stato il mio Chateau d'If...”: suggestivo questo richiamo letterario e, se devo essere sincera, lo sto sovrapponendo alle esperienze contemporanee, in quanto, credo, si possa proprio proiettare nel futuro in questo modo il nostro desiderio di uscire, finalmente, dai nostri necessari rifugi.
Quindi ho letto come se fossero delle sorsare d’acqua limpida le parole con cui descrivi l’uscita di John dall’ospedale e, soprattutto, la ripresa di quel percorso difficile ma meraviglioso, interrotto bruscamente da un proiettile, verso il cuore di Sh.
Elemento necessario affinché il ritorno alla vita normale, inserisci la presenza della formidabile della signora Hudson, vero e proprio angelo tutelare, non mi stancherò mai di ripeterlo, della Johnlock.
Ho gustato piacevolmente il senso di attesa, di curiosità, di aspettativa che accoglie John alla notizia che la sua convalescenza non sarebbe trascorsa al 221b. E Martha fa parte del progetto che Sh ha pianificato per loro due. Mi è piaciuta l’osservazione sull’importante ruolo che l’impagabile signora ha in questo frangente. Come poi ci ragionerà sopra John, comprendiamo che Sh non è sicuro su come sarebbero andate le cose tra loro due, pertanto Martha costituiva anche il “piano d’emergenza”, il “piano B”. Metti giustamente in risalto anche la presenza di Rosie che costituisce per John un modo dolcissimo di sentirsi vivo e l’amore che lui prova per Sh rende ancora più completa la sua voglia di futuro.
L’arrivo nel Sussex costituisce, anche per chi legge, l’ingresso in un magnifico sogno dove, sono sicura, molto di di noi vorrebbero stare. Questa emozione ha senso grazie alle tue parole, sempre scelte con cura, con cui ci fai vedere, descrivendoli più con il cuore che con i semplici dati visivi, i luoghi in cui si trova il regalo di Mycroft ai suoi genitori. Comico, a questo proposito, il collegamento che John fa tra il cottage ed i calzini che lui donava al padre.
E, perfettamente rispondenti alla caratteristica del luogo, fai entrare in scena i signori Lindt, che tu connoti efficacemente con dei “sorrisi smaglianti”.
Poco dopo inserisci una citazione che ho trovato davvero affascinante: è quella in cui John definisce Sh il suo “Dorian Gray”. Mi ci sono soffermata un po’ su, perché non è un cenno superficiale quello che tu hai fissato qui. È bello pensare che i due siano specchio l’uno dell’altro, senza però le connotazioni negative e tristi che, invece, troviamo nel romanzo di Wilde.
Si arriva ad un punto importante nello “sblocco” della situazione, lasciata forzatamente in sospeso dal ferimento di John, di fronte all’accoglienza luminosa della camera padronale. Fortunatamente, parlo da johnlocker, John pronuncia una frase che apre la strada alle possibilità di ripresa del dialogo tra i loro cuori.
Ciò che segue ha la luminosità cristallina di certi sogni che ci lasciano una sensazione d’appagamento al risveglio.
Nella sequenza dolcissima del loro trovarsi ritorna l’accenno, comico e tenero allo stesso tempo, alle ricerche di Sh su quel sito particolare...
Il capitolo si chiude con quella meravigliosa “chiusura” dei “cerchi” in cui ritornano su se stesse le rette tracciate dal destino. Una di queste è un elemento “canonico” tradizionale rispetto all’Holmes di Doyle e cioè al suo interesse acceso per le api, alla fine della sua carriera.
Un capitolo ricco e coinvolgente.

Nuovo recensore
06/04/20, ore 21:31
Cap. 8:

Bella, decisamente bellissima anzi, tutta la storia. Ogni capitolo da leggere tutto d'un fiato vivendo le emozioni dei nostri due eroi. Complimenti, davvero.
Marta

Recensore Master
06/04/20, ore 20:04
Cap. 6:

Mia cara MissAdler!

Mi hai fatta evadere, proiettandomi in questa bellissima campagna inglese e non sai quanto te ne sono grata, soprattutto oggi. Mi piace moltissimo l’idea del cottage perché si ricollega bene al miele e crea un filo conduttore lungo tutta la storia. Anche dal punto di vista cromatico c’è questo oro che ritorna nel bucolico Sussex dove John e Sherlock decidono di trascorrere la convalescenza del primo. È necessario ritrovare se stessi e nuovi ritmi, imparare a condividere il medesimo spazio di un letto e anche occuparsi di Rosie – anche se piccolissima è stata comunque privata dell’affetto di suo padre per tutta la degenza, quindi il viaggio fa bene anche a lei, sorridente e bellissima. Tra l’altro ho notato una cosa. Negli scorsi capitoli Mary era un fantasma quasi perseguitante, che osservava Watson con una malcelata ironia.

Ora lei è riflessa in sua (loro) figlia, ma è svanita. Mary sarà sempre una parte importantissima della vita di John, ma ora riposa in pace e questa sua scomparsa determina l’apertura, finalmente libera da bugie, segreti, Eurus e casi strani, della relazione tra Watson e Sherlock, che riparte più o meno da dove l’avevamo lasciata. Tra l’altro il capitolo mi ha strappato una risata col riferimento a Marquez e a Mycroft – l’ho adorato, davvero. Si sente che il capitolo è stato scritto per evasione: è di ampio respiro, con descrizioni magnifiche e ben messe, con un uso dei colori e dei termini (quaresima che mi ha fatto pensare a quarantena) azzeccati, con delle introspezioni curate che aprono il sipario sull’adolescenza di John e quel toccante, leggerissimo rimpianto per la madre portata in vacanza, sì, ma forse in un luogo non adeguato. E poi gli Holmes, schifosamente eleganti e ricchi e questo cottage incantato così adatto a loro.

Insomma, mi è parso di viaggiare con loro e mi dispiace un po’ che siamo arrivati quasi alla fine della storia. Il ritmo particolare che hai dato al tutto mi è piaciuto moltissimo. Un abbraccio e a presto, nonostante rondini, vicini urlanti, martelli, frullini e quant’altro,
Shilyss :*

Recensore Master
06/04/20, ore 01:58
Cap. 8:

Amo il modo in cui riesci a far parlare le anime dei personaggi. Questo John in conflitto con sé stesso, che via via prende consapevolezza di sé e non solo.
Ho letto questa storia tutta d'un fiato, correndo al capitolo successivo senza nemmeno respirare.
Ho insultato giusto un paio di volte l'incapacità di vedere, e la fobia di mettere in chiaro le cose... Giusto un paio... 😂
Poi però è diventato tutto troppo per tenerlo ancora nascosto ed è esploso come lava da un vulcano.
Ho amato il modo in cui hai "risolto" quella maledetta /benedetta ultima puntata della quarta stagione.
Quella ferita mortale che ha in un certo modo "ucciso" quella parte tormentata, o che forse l'ha semplicemente fatta accettare.
Da quel momento il miele è stato il filo conduttore dei restanti capitoli. Dolce, passionale, ma genuino e mai esagerato. Una cosa naturale, come sarebbe dovuta andare dall'inizio.
Sono felicissima di aver letto questa storia, e che tu l'abbia scritta. Aspetto tutte le altre che stai portando avanti, quelle che hanno già un inizio scritto qui, e quelle che per ora sono solo nella tua testa.
Baci 😘

Recensore Master
05/04/20, ore 18:50
Cap. 8:

Io non lo so perché, ma sono messa che piango come una cretina. E no, non è che ho solo gli occhi lucidi, ho le lacrime che mi stanno bagnando il viso e ti posso assicurare che non mi succedeva da tempo.
Con questo finale mi sono sentita svuotata e riempita allo stesso modo. Non so nemmeno come spiegarmi, ma mi sono sentita sollevata, forse è quella la molla che mi ha fatto scattare il pianto. L'ho trovato bellissimo, veramente perfetto. Tutta la storia lo è stata, ma questo finale è stato proprio l'apice. John e Sherlock sono perfetti, oramai sono una cosa sola e hai fatto delle introspezioni che hanno toccato le corde del mio cuore (troppo sensibile, I KNOW).E' triste sapere che abbiano dovuto lasciare quella bellissima casa in campagna, ma so che ci torneranno presto, mi sono troppo innamorata di quel posto. E poi il matrimonio, pure questo ha contribuito alle mie lacrime. Non penso potesse essere diversamente. Loro si amano troppo, svisceri i loro sentimenti in un modo... che mi ha sempre fatto commuovere. Guarda, ci credo che per te questa storia sia stata una soddisfazione, noi abbiamo amato leggerla, e pensare che i personaggi sono cambiati e cresciuti così tanto in questi otto capitoli!
Ci sono così tante cose che vorrei dire, ma non riesco a scrivere niente che abbia troppo senso. Ti posso solo dire grazie per avermi liberato di un peso che è uscito fuori come un sospiro, per merito di quest'ultimo e bellissimo capitolo.
Ti abbraccio forte <3

Nao

Recensore Master
05/04/20, ore 16:08
Cap. 8:

Beh, insomma... non c'è quasi più niente da dire, ormai ho speso tutte le parole possibili per questa storia. In otto capitoli abbiamo assistito alla crescita e alla maturazione di un personaggio, che nel primo capitolo si rifiutava anche solo di pensare di provare qualcosa per Sherlock. La crescita è stata in realtà piuttosto rapida, perché la storia si sviluppa in tempi brevi e in soli otto capitoli, ma sempre in modo coerente col suo personaggio. John apre le porte di questo finale con una nuova consapevolezza addosso, con un desiderio mai provato ovvero quello di essere posseduto per la prima volta da un uomo. Un pensiero che non l'ha mai nemmeno sfiorato, ma che invece adesso sente di desiderare. Sente di volere che Sherlock lo possieda anche in quel senso. Il bisogno fisico appartiene a entrambi, ma l'urgenza che hai dato a Sherlock l'ho adorata alla follia proprio. Mi è piaciuto il modo in cui traspare il suo desiderio, ho avuto la sensazione che fosse lì da tanto tempo, che desiderasse da anni fare questo con John. Anche lui si è trattenuto, ha rispettato i suoi tempi e che lo desiderasse senza fargli pesare nulla. La tua prima lemon toplock è stata una vera meraviglia, e poi la prima persona ti ha permesso di rendere ancora più coerente la scelta di John di lasciarsi travolgere da Sherlock anche in questo senso. Devo dire che hai in generale tirato fuori tutta la bellezza di questa coppia, anche nell'ultima parte, quella a Baker Street. Spiace vederli partire, ma non si può restare in vacanza per sempre e poi anche se la quotidianità in un primo momento spaventa John, dentro di sé sa che non può essere altrimenti. Sherlock ha bisogno di tornare a casa e credo che lo stesso valga per Rosie, ma anche per John che in pochi mesi ritrova se stesso. Mi è piaciuto molto il fatto che, dopo la vacanza, John non abbia più sentito il bisogno di andare da uno psicologo mentre Sherlock invece sì. Con quanto ha scoperto di Eurus lo ritengo quasi un passaggio doveroso. Io credo molto in questo Sherlock e non mi stupisce che ne abbiamo una visione simile, lo Sherlock della serie, dopo The Final Problem è cambiato. A mio modo di vedere il finale della serie ha dato un'immagine di lui molto precisa. Tanti dei cambiamenti che ha fatto li ha fatti per John, come lo smettere di tenere dei segreti e il condividere i propri problemi come si fa in una famiglia. Uno Sherlock che arriva a drogarsi per disperazione, ma che si tira fuori per amore di quelle due persone che definisce apertamente come la propria famiglia ovvero John e Rosie. Non stento a credere che lo Sherlock propositivo, pulito nel corpo e nell'anima, e mentalmente sano, non più distruttivo che si vede in The Final Problem possa arrivare a frequentare una psicologa per sanare i propri problemi legati al passato e Victor Trevor. Ci credo tantissimo e grazie per aver inserito quel breve passaggio in cui ce lo fai presente. E poi non stento a crederlo che possa farlo in questo modo, con le sue solite esaltazioni stupende che fanno innamorare John ancora di più. Oltre che noi ovviamente.

Bello, mi è piaciuto tutto! Lo scorcio del futuro insieme. Un matrimonio (che sarebbe interessante leggere). La faccenda dell'orologio d'argento, che ho adorato davvero. Il saluto di Thomas Lyndt come se fosse il proprio comandante superiore nell'esercito. I riferimenti a Cent'anni di solitudine e alla genialità, riconosciuta da Sherlock, di Marquez. Ma anche il considerare il 221b come un luogo al quale tornare, questo poi è un concetto stupendo. L'ultimo di tanti bellissimi che hai tirato fuori nell'ultima parte della storia. Hai costruito il finale perfetto, pieno di tanto amore e anche con quel pizzico di erotismo che non guasta mai. Sì, per scrivere questa storia hai interrotto "Your guardian angel" ma ne è valsa decisamente la pena. Almeno per me lo è valsa. Sicuramente finisce diritta tra le mie storie preferite.

Di nuovo complimenti.
Koa

Recensore Master
04/04/20, ore 01:04

Inizi il capitolo con uno splendido fermo immagine che dilata il tempo che passa tra la comparsa della pistola tra le mani di Eurus, la presa di coscienza, da parte di John, di quello che sta per succedere e lo sparo. Minuti, secondi più probabilmente. Ma ci fai rivivere tutto ciò che intercorre in quegli attimi in cui, immagino, ma non vorrei provare, ovvio, cosa succeda nella testa di uno che si rende conto che quasi sicuramente non uscirà vivo da quell’esperienza.
Ed è anche, secondo me, molto IC che il sentimento che prevale in John non sia la paura, tutto sommato lui è un soldato, ma la rabbia. Ce lo presenti, infatti, come contrariato nei confronti della pazza Holmes ma, soprattutto, verso il destino che lo sta privando della prospettiva di una vita finalmente degna di essere vissuta. Sì, tornano in mente le figure delle persone care, ed è commovente il suo ultimo saluto a chi l’ha accompagnato per un percorso più o meno lungo. Anche verso chi fa ormai parte del suo passato, come la madre o il primo paziente che ha salvato.
Ma, nella sua mente e nel suo cuore, tutte queste figure svaniscono per lasciare il posto a lui, a Sh. E la rabbia di John si fa più forte, più devastante perché, in quegli attimi che sembrano scorrere come un’eternità, lui si rende conto che Sh si lascerà andare, affonderà miseramente senza la sua presenza. E senza il suo amore, sì, perché John ha intuito che la porta dei sentimenti del consulting si è aperta ma troppo tardi.
E la colpa è tutta sua, per non aver fatto molto prima quel maledetto, unico passo che avrebbe segnato la strada verso un grande amore condiviso e, finalmente, riconosciuto. Quindi troviamo, in quest’inizio di capitolo, la rabbia di John che, alla fine, si rivolge principalmente contro se stesso, per tutte quelle occasioni perse ad aspettare il momento giusto. Bellissimo, un punto narrativo davvero coinvolgente.
Andando avanti con la lettura, ci accompagni in quello che definisci il tunnel verso una destinazione ignota, morte o vita, all’inizio non è dato saperlo, neppure a chi sta accanto ad un paziente in coma. Così ci fai percorrere lo stesso suo cammino verso una destinazione, all’inizio, ignota. Ed è un dato concreto, dolce ed accogliente come il sapore del miele che ci fa capire che John sta tornando a vivere. Lo fa esprimendo inconsciamente un desiderio che lo collega ai suoi ricordi. Attraverso un’immagine efficace descrivi la confusione mentale che precede la ripresa di coscienza: usi il paragone, sorprendente davvero, tra i pensieri di uno che sta in attesa, sospeso ed incosciente, e le palline che rimbalzano “impazzite da una parete all’altra” durante una partita di squash. Come ti facciano a venire in mente certe figure descrittive me lo sto ancora chiedendo...
È un dito che si muove che mette John (e noi che eravamo con lui nel suo stato d’incoscienza) a metterci in contatto con chi ne sta aspettando ansiosamente il risveglio. Siamo sicuri che, il primo ad accorgersi di quel primo segno di “ritorno”, sia stato proprio Sh, appeso, chissà per quanto, ad un’attesa lacerante. Sono i suoi occhi che guidano il primo sguardo di John verso la vita reale. Evito di scriverti ciò che vorrei, cioè “splendido” ogni volta che mi sento travolgere emotivamente da qualcosa che scrivi, per non scadere nella banale ripetitività anche perché lo dovrei fare quasi ad ogni frase.
Detto questo, osservazione comunque doverosa nei tuoi confronti, ritorno in quella stanza d’ospedale in cui sono sicura che non sia “ritornato” solo Watson ma anche Sh, per il quale la morte del suo “conduttore di luce” sarebbe stata anche la sua.
Inserisci la figura di Mycroft, perfettamente IC, che aiuta a riordinare i fatti riguardanti ciò che è successo a John, con particolare attenzione ai retroscena. Ci sono Eurus, la follia criminale anche postuma di Moriarty, c’è anche Sherrinford. Questo nome su cui il fandom, nell’attesa della S4, si è sbizzarrito a dargli un volto, un’identità. Che esistesse un altro fratello Holmes in giro lo si era intuito ma che Sherrinford corrispondesse ad un luogo e che “l’altro”, in realtà, fosse una sorella, questa è stata, da parte dei Mofftiss, una rivelazione decisamente forte ed inaspettata. Tornando qui, da te, apprendo, con un sospiro di sollievo, che l’incubo Eurus, sofferto da noi johnlocker e sherlocker ed altre categorie di angosciati fan di quei due del 221b, l’hai risolto con un colpo di pistola stavolta andato a segno. Mi dispiace per lei, povera anima, ma rivivere quanto patito durante TFP per noi sarebbe stata davvero dura.
Quindi John si è salvato per miracolo e la folle sorella Holmes non c’è più.
Attraverso il resoconto di Mycroft si chiarisce anche che, attraverso Eurus, Moriarty avrebbe “bruciato il cuore” a Sh facendo uccidere Watson. Infatti al “Napoleone del crimine” non era sfuggito ciò che ha sempre legato il consulting al suo “assistente”.
Il racconto che, attraverso John, fai di come Sh sia come un prezioso angelo custode, è privo di banalità, ha il carisma della credibilità e della verosimiglianza. Il tuo Sh è splendido, misurato nel suo trattenere ciò che prova e nello stare accanto a lui. Arriva il barattolo di miele e arriva, soprattutto, la confidenza più struggente che riguarda il suo intento di riprendersi l’uomo di cui è innamorato, anche se fosse stato necessario, per farlo, arrivare fino all’inferno.
Arricchisce il tutto la finestra che apri sul film con Robin Williams che carica di un’energia emozionante le parole e gli atteggiamenti di Holmes.
Un’altra scena, che ho trovato appassionante, è quando Sh si offre di radere John, quasi in una dolcissima risposta a ciò che quest’ultimo ha fatto nei momenti in cui il consulting non riusciva a gestirsi per gli effetti della sua dipendenza dalla droga. E la semplice sequenza dei gesti necessari, accompagnati dal suo profumo e dalla sua vicinanza, risvegliano in John tutto l’impeto che aveva trovato il suo sbocco in quanto successo a casa, dopo l’essere scampati all’agguato mortale.
John è immediato, mascolino, senza filtri. Ma un dubbio lo angoscia, ora, e cioè il non riuscire a riprendere il meraviglioso “discorso” che lui e Sh avevano iniziato, finalmente.
I sentimenti che hanno preso possesso del cuore di Sh lo inducono a liberarsi delle ombre del passato con John e mi è piaciuto davvero quando a quest’ultimo fai desiderare di essere il suo Victor, per colmare quel vuoto e rispondere al desiderio di essere amato.
Scelgo di chiudere queste mie osservazioni con delle parole che mi hanno veramente commosso “…che la sua anima mi aveva cercato senza sosta…”. Nessun commento in proposito, basta rileggere più volte il passaggio citato per sentirsi trasportare in un meraviglioso sogno d’amore.

Recensore Master
03/04/20, ore 19:02

Ciao, ho deciso che leggo e recensisco le tue storie quando ne ho voglia, senza bisogno di scambi o altro. Amo come scrivi, e devo essere sincera, adoro questa storia.
Te l'ho già detto, ma trovo che scrivere dal punto di vista di John sia molto bello. Ti viene bene, sei brava a definire le sue emozioni e i suoi pensieri. Questa storia è fluida e allo stesso tempo lineare. John, per quanto possa arrovellarsi su di Sherlock, resta un soldato. Fa bene Greg a ricordarglielo, così come fa bene lui stesso a pensarlo. Può avere mille dubbi su di Sherlock e su una sua eventuale risposta a una dichiarazione d'amore, ma John è una persona diretta, pulita, che non riesco ad immaginare a mentire o a tenere qualcosa dentro troppo a lungo. E' un uomo d'azione, e alla fine ha bisogno di fare qualcosa perchè stare con le mani in mano non è per lui. Ed è per questo che, in un modo o nell'altro, alla fine di questo capitolo ha deciso di passare ad agire piuttosto che rimanere ad arrovellarsi a vuoto.

Io non so che strada prenderai per loro (anche se essendo la tua OTP suprema posso immaginare qualcosina), ma voglio vedere presto sviluppi! E dato che ho da leggere ben... quattro capitoli... beh sono assolutamente pronta.

Mi piace tantissimo il modo in cui snoccioli i pensieri del nostro John Watson, sono estremamente realistici. Trovo un po' sgradevole quando si attribuiscono emozioni troppo smielate a personaggi che io vedo comunque molto attivi, e invece qui tu lo fai uscire fuori come un uomo forte, magari innamorato, infatuato, anche pieno di sentimenti, ma mai troppo sdolcinati. C'è passione, c'è desiderio e anche la rabbia di non riuscire a fare quello che vuole. Se ama, ama da uomo, non da ombra. Mi piace che sia tanto vero, e si vede quanto tu ne abbia colto l'essenza.
Sherlock è un personaggio forse un po' più etereo e distaccato per via della sua mente così superiore, ma John è ben piantato a terra, realista, vigoroso, intelligente ma semplice e puro: non ha pensieri contorti ed è questa la sua forza.

Non vedo l'ora di continuare a leggere.

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