Ciao!
Mi ha sorpresa il modo in cui hai sfruttato il prompt, lo avrei immaginato strumento più che protagonista, invece la tua storia ha un io invisibile e una nebbia consistente a riempirne ogni riga – quasi un capovolgimento di realtà, dove a essere mostrato è ciò che per definizione non si vede e a essere celato è al contrario il tangibile, il narratore che riflette e alla fine sembra addirittura sbottare.
Proprio quel finale, distanziato da quanto lo precede, mi ha suggerito l'immagine di un personaggio incastrato nelle proprie riflessioni. Chiede di aprire la finestra, lo chiede stizzito, il che rafforza l'immagine dettata dalla mancanza di visibilità citata nell'introduzione: non vede la nebbia, ma non perché retoricamente non si vede, ma perché materialmente la nebbia è fuori, fuori dalla portata della sua vista.
Non so se tu abbia inteso questo piccolo racconto in senso metaforico, ma a me è piaciuto leggerci questa metafora costruita su una mancanza di visibilità non reale, ma astratta e ideale, con il suo sottolineare quanto un temporale – pur essendo più spettacolare – non sia poi impattante quanto la nebbia, che è sottile, cala piano, la vedi quando ormai ti ha travolto completamente, e in un certo senso si è inermi dinanzi a lei, mentre lampi e fulmini sono così fragorosi da potersi allarmare all'istante e correre al riparo.
Una lettura, questa detta, suggeritami anche dal titolo, che a primo impatto mi era parso addirittura comico, ma l'ho rivalutato a fine lettura.
È stato interessante leggerti, alla prossima!
Rosmary |
