Recensioni per
Fiori del male
di Aaanatema

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
28/02/21, ore 11:21

Ciao! Sono davvero felice dell'aggiornamento, questo capitolo è stato davvero molto intenso, non vedo l'ora di leggere l'ultimo!

Recensore Master
26/02/21, ore 01:50

Ma... Indovina un po' quale animale notturno ha appena riletto questo capitolo, arricciando il naso con fastidio arrivata alla parte della nostra cara e adorata Adele Nerri (non sono così permalosa, l'ho accettato, sono andata avanti e sto solo vedendo la cosa in modo obiettivo, of course, ANCHE SE AVREI DOVUTO CAPIRLO, BUT), cercando anche di lasciare un parere quantomeno sensato?
Oh, sì, io.
Ok, è relativamente presto per i miei standard. Ok, non sto leggendo molto qui sul sito ultimamente, ma ne avevo davvero bisogno... E l'appuntamento con questa storia mi era mancato. Ma temo mi mancherà ancora di più.
Ad ogni modo, è bello rileggerti... Soprattutto di notte. Soprattutto dopo una serata abbastanza... Meh.

ANYWAY.

Il penultimo capitolo, eh?
Il capitolo dove compare la mia adorata, carissima e levissima Adele Nerri...
Sì, ok, gli indizi c'erano. Sì, ok, avrei dovuto soffermarmi su quel "Cognome singolare" di Holmes, sì ok, mi son fatta fregare da te... Ma nonostante questo, rileggendo, ho ancora voglia di stringerti la mano con tanta, tanta ammirazione.

Hai giocato tantissimo col fandom. Lo hai... Manipolato a tuo piacimento. Lo hai rimodellato in chiave Ottocentesca... Creando anche qualcosa di solo ed esclusivamente tuo.
È anche per questo che meriteresti una bella stretta di mano.

Cosa ho apprezzato di più di questo capitolo? Vediamo...
- c'è un'introspezione psicologica di Holmes. Il suo fraintendere alla grande le intenzioni di John... Ma come possiamo non comprenderlo?
Sherlock convinto che qualcuno davvero ricambi i suoi sentimenti? Quasi impossibile.
E lo stesso John lo sa, dannazione. John stesso riesce a vedere e dedurre Sherlock quando quest'ultimo incontra quei bambini. John sa quanto Holmes si tenga lontano dalle emozioni, quanto abbia paura dei sentimenti... Quanto pensi di non meritarle... Eppure... Eppure finisce per credere a quella farsa, quando si tratta di lui.
Finisce per credere alle parole di Holmes. A quelle taglienti. Finisce per credere alla sua falsata indifferenza, che in realtà nasconde solo tanta paura... Paura di non essere speciale per l'unica persona che conta.
E qui arrivo alla parte clou.

- La reazione di Sherlock alla vista del cadavere.
Servono delle prove concrete per affermare una teoria, giusto?
Credo che la reazione di Sherlock dica tutto. Quella vittima non lo colpisce... Non lo fa arretrare (Sherlock che arretra sulla scena di un crimine, poi...) perché è tutto "mirato a lui". Se si trattasse solo di questo starebbe attento, certo, ma ne sarebbe doppiamente stimolato.
No. Sherlock indietreggia perché si parla del suo John. Il suo John che è lì accanto a lui... Eppure non basta, perché l'idea di... Di vedere John in quello stato fa più paura di avere una pistola puntata alla tempia. Fa più paura dell'essere preso di mira dal Napoleone del Crimine.
È panico. Nudo e crudo.


Poi c'è John.
... Quanto fa male vederlo distrarsi con altre donne? Quanto?
E QUANTO MI RODE NON AVER CAPITO SUBITO DI ADELE NERRI-
No.
Sono andata avanti.
ANCHE SE GLI INDIZI CI SONO TUTTI, CAVOLO, SONO TUTTI LÌ NELLE DESCRIZIONI... Ma ok, non è esattamente questo il punto, adesso.
Fa male vedere John rifugiarsi in persone... Facili? Ordinarie? Persone che non sono Sherlock. Persone che tenta di avere perché, in realtà, non può ambire al suo coinquilino.
E Sherlock, tutto questo, non riesce a dedurlo.
Quindi... Quella presentazione fa male. Fa male entrare nella testa di Sherlock. Fa male vedere con gli occhi di Sherlock quanto John stia bene con una donna. Fa male.

E Sherlock si sente così patetico a sentirsi così...
E John così insoddisfatto...

E tutto per l'incomprensione derivata da un bacio. È assurdo come questi due sappiano vedere l'uno lo stesso mondo dell'altro, come sappiano leggersi dentro... E scivolare sempre su banalissime incomprensioni. Scivolano sempre sui sentimenti. Sempre.

E Moriarty lo sa, lo sa bene. Fa tutto parte del gioco, no?

Il dialogo con Moriarty, tutta quella parte, prende chiaramente spunto dal loro primo incontro alla fine della prima stagione e dal secondo, avvenuto nell'ultimo episodio della seconda stagione, eppure acquista un sapore nuovo.

Sherlock è stimolato da Moriarty, dalla sua genialità. È l'incontro di due fazioni opposte, di due menti geniali che si ritrovano l'una contro l'altra. E io stravedo per ogni singola frase, interazione.
Solo... C'è John, in mezzo. John che... Ha qualcosa che Moriarty - chiunque come Moriarty, per quanto eccezionale, geniale, stimolante possa essere - non potrà mai offrire: sentimenti.

John ammira Sherlock non solo per la sua genialità, ma per quello che è. Sherlock adora avere John intorno... Perché non cambierebbe una virgola. Perché gli sta a genio. È il suo conduttore di luce, perché... Lo stimola.
Perché John Watson è tutto fuorché ordinario.

E qui Sherlock deve scegliere. E... Ovviamente... Sceglie John. Il suo John.

E questa recensione non ha già più senso e probabilmente ho saltato mille cose... Come la gelosia silente dei due... Ma...
Questa storia è particolare. Racchiude davvero molti elementi. Racchiude un po' tutto il mondo di Sherlock.

E potrei parlarne per ore, onestamente. Così come potrei parlare per ore di Sherlock...
Ma il tuo zampino in tutto questo... Ecco. È quella la parte più stimolante. È intravedere la tua passione tra le righe. Il mondo in cui hai studiato minuziosamente alcune descrizioni. Posso persino credere di dedurre quando hai sogghignato compiaciuta nella parte di Adele, gettando qualche indizio qua e là. "Chissà se se ne accorgono. Chissà se qualcuno lo noterà".
Che volpe...
Sei stata brava. E hai fatto davvero un lavoro interessante, intelligente e per niente scontato. E adesso manca un solo capitolo. E io sono qui a sperare di aver altro di tuo da leggere. Temo mi manchi.

Detto questo... Mi eclisso.
Ma non sarà di certo una sorpresa, tutto questo, nevvero?

Recensore Master
25/02/21, ore 20:36

Ciao! Beh, che dire? Wow! Ma davvero fenomenale. Ricordavo l'evolversi della trama, naturalmente dato che mi era piaciuta moltissimo, ma rileggerla riveduta e corretta e farlo con la dovuta calma, è stato ancora meglio dell'altra volta. Ha sicuramente valso l'attesa (della quale non mi preoccuperei comunque).

C'è subito un elemento che mi è saltato immediatamente agli occhi, che è l'IC dei personaggi. Ognuno di loro, a inizare da Lestrade che qui rimprovera Holmes di essersi comportato troppo male, troppo persino per lui che non ha amici e si vanta di non avere un cuore. C'era tutta la disapprovazione di un uomo che in fondo tiene a Sherlock e che lo stima anche moltissimo. Per poi andare su John e Sherlock, che dopo il bacio hanno avuto le reazioni tipiche dei loro personaggi. E se da un lato, Holmes si rassegna all'inevitabile (dove l'inevitabile è l'essere disprezzati da John e il non poter essere amati da lui), quest'ultimo invece sente il bisogno di rimarcare la propria eterosessualità uscendo con una donna. Ora lasciamo perdere chi si questa persona nello specifico e sottolineiamo quanto sia da lui questa cosa! Di solito sono più severa con John, e se ci fossimo trovati in epoca moderna probabilmente il suo comportamento mi avrebbe irritata, ma essendo nell'ottocento, capisco perché si è comportato in questo modo. Comprendo il suo desiderio di intessere rapporti "normali" che la società approverebbe senza batter ciglio. Una bella donna e un dottore... Nessuno avrebbe da obiettare, nemmeno se poi i due vanno a letto prima di essere sposati. Ma innamorarsi di un uomo... E di uno di cui John non è neanche sicuro di essere ricambiato. Capisco il perché della sua fuga e la trovo pienamente nel personaggio. Nonostante l'ottimo lavoro che hai fatto, ti devo confessare che il tuo capolavoro è stato Moriarty! Premesso che mi sono vista Andrewy Scott (per il quale ho sempre avuto un debole) in ogni movenza o parola che fosse. C'erano alcune citazioni alla serie e alcuni dialoghi erano praticamente identici, ma a parte questo, lo hai reso benissimo. Era lui! Di un IC da far spavento! Complimenti davvero perché coi personaggi hai fatto davvero centro.

Per quel che riguarda la trama, ho già espresso lodi a profusione sulla tua storia, ma qui rinnovo i miei complimenti. Sei riuscita a mescolare buona parte della serie di Sherlock (da A study in Pink sino a Reichenbach Fall), con la storia dello Squartatore e lo hai fatto in maniera intelligente e anche molto credibile. Il caso non è semplice per niente, né banale. Oltre alla brutalità degli omicidi e alla teatralità con cui vengono esposti per poi far sì che Holmes li scopra, oltre al fatto che viene preso da Sherlock come una sorta di corteggiamento (dettaglio che, te lo devo dire, mi ha ricordato tantissimo Hannibal che corteggia Will uccidendo la gente!), trovo che sia proprio fatta bene la parte thriller della storia e che tu l'abbia sapientamente intrecciata con i tormenti romantici di due uomini vittoriani, innamorati l'uno dell'altro, ma troppo scemi per accorgersene!

Questa storia mi era piaciuta già la prima volta che l'avevo letta, riassaporarla in questo modo è anche meglio.
Alla prossima!
Koa

Recensore Master
03/02/21, ore 18:08

Il capitolo inizia facendoci avvolgere da un’atmosfera rassicurante, lasciandoci la percezione di un qualcosa di magico che si vada, via via, consolidando. C’è sì l’ombra minacciosa dell’assassina sconosciuta, ma i nostri due stanno sviluppando delle radici importanti in quella che è la quotidianità e la normalità di una vita in comune. Sullo sfondo le presenze positive della signora Hudson e di Lestrade che diventano veramente testimoni involontari di ciò che si sta esprimendo sotto i loro occhi e cioè il rinsaldarsi di un legame che ha tutte le caratteristiche della predestinazione e dell’unicità. Si rileva, infatti, la presenza di vocaboli che rimandano alla tranquillità, alla pace (“...solo quiete...quotidianità...sintonia imprevista...piacevole...” ecc...).
Lo spazio tra loro, ora, viene occupato dal desiderio di conoscersi, di capire meglio chi è l’altro. Vengono così evocati, per esempio, l’ossessione per i pirati, il “demone dell’alcolismo”. Quello che risulta, comunque, più significativo è l’aprirsi alla confidenza non tanto di John quanto di Sh, di cui noi abbiamo un ritratto caratterizzato, anche nelle Stagioni BBC, da un’estrema introversione. John, invece, è più umano, più disponibile all’apertura verso gli altri. E questo tu lo rappresenti perfettamente con il contrasto tra le confidenze che si scambiano i due: John parla di quella che è una tara familiare ( l’alcolismo), Sh rivela quella che, ai nostri occhi, è una semplice caratteristica infantile. Il “peso” della rivelazione di John, a mio avviso, è più coinvolgente e riservato di quella che è una particolarità, tra l’altro non rara, anzi, del fantasticare infantile. Però siamo di fronte ad una mente particolare come Sh Holmes, e nulla è consueto, nulla è normale. Quindi bene il tuo esprimere le loro confidenze. Andando avanti nella lettura, si arriva al punto piacevolissimo dell’interferenza pedante del consulting che disturba la lettura di John con la sua quasi infantile saccenteria. Però sono momenti che piacciono molto a Sh perché rendono concreta la rassicurante presenza di John nella sua vita. Prova ne è quel suo “ continui” con cui lui chiede a John di non interrompere la sua presenza, in quest’occasione fatta di lettura. Dolcissimo, poi, è il passaggio in cui descrivi un aspetto affascinante di Sh (non l’unico...), cioè il suo suonare il violino quasi a farlo diventare la voce del suo cuore. Cuore che non sa esprimere davvero ciò che prova. Intensa e coinvolgente, a questo proposito, la situazione, che descrivi in maniera tale da farci sentire presenti realmente assieme a quei due, in cui Sh accompagna il suo “assistente” verso la buonanotte. E suona in modo dolcissimo.
Altro punto, questo del far diventare il violino la sua voce, molto IC.
Ed il capitolo prosegue e ci dai la sensazione di assemblare, tassello per tassello, uno splendido puzzle, fatto di attimi, di sfioramenti casuali o meno, di scambi di pareri, di confidenze, di momenti condivisi di un piacevole stare insieme. Questo aspetto, progressivamente sempre più importante, sta diventando la premessa per una svolta importante: io, da brava e fissata “johnlocker”, vedo un po’ dappertutto il seme di quella splendida unione che ha le caratteristiche dell’unicità, dell’universalità, al di fuori ed al di sopra di ogni caratterizzazione che possa renderla appartenente a questa o a quella categoria. Sono loro due e basta, “contro il resto del mondo”.
Chiaro è che si va via via definendo l’inequivocabile ed irresistibile attrazione che John prova nei confronti del suo ospite, anche se, ed è IC pure questo, ci vorrà del tempo perché lui riconosca, soprattutto nei confronti di se stesso, la vera faccia dell’ “amicizia” che lo lega al consulting. Se mai succederà, purtroppo, perché i troppi “non detto” e “ non fatto” potrebbero solidificarsi e soffocare quel sentimento così unico. Siamo sicuri che, anche se il suo comportamento in tal senso è più criptico, Sh prova lo stesso sentimento per il medico. A questo proposito ho trovato molto espressivo e divertente quel “Watson, lei è in pigiama” che esce spontaneamente da Sh di fronte a quello che, per lui, è uno spettacolo meraviglioso e, data l’epoca, proibito. Ma quasi paradisiaco. Un momento, questo, che hai descritto con elegante leggerezza ed un pizzico di piacevole ironia. Del resto, apro qui una parentesi e mi ripeto, lo stile che usi è adeguato al contesto ed ai personaggi, oltre che caratterizzato da una confortante correttezza sintattica e ricchezza lessicale. Si arriva così all’incontro tra John e Mycroft, in perfetto ambito IC pure questo, arricchito, ovviamente, da particolari descrittivi che lo collocano nel contesto temporale in cui l’hai pensato (“...orologio da taschino dorato ...bastone da passeggio...”.
Ma la parte finale del capitolo è quella più forte dal punto di vista emotivo e degli sviluppi che comporta. Sh si lascia travolgere da quello che prova per John. La risposta di quest’ultimo sembra di piena condivisione del magnetismo che li attrarre irresistibilmente ma basta un qualcosa d’impercettibile per rompere la magia del momento. Sh crede di leggere nell’atteggiamento dell’altro un improvviso rifiuto, dopo un’intensa risposta. Sei stata davvero brava a tradurre in parole, splendide, tutte le sfumature di ciò che accade. Complimenti.

Recensore Master
28/01/21, ore 17:01

Arrivo in questo secondo capitolo che si apre con una finestra spalancata sulle emozioni di Sh tra le quali comincia ad affacciarsi la presenza, per ora ancora indistinta, di un qualcosa di più di una semplice “buona impressione” ricevuta a prima vista. Hai descritto con partecipazione ciò che è dilagato nella mente del consulting, rompendo gli argini della sua asocialità, della sua estrema diffidenza nei confronti degli altri e delle relazioni interpersonali. L’osservazione che mi è piaciuta particolarmente è quella in cui precisi, ovviamente interpretando il pensiero di uno Sh frastornato e travolto, che non sono i comportamenti di John ad averlo colpito “ma John stesso”. Passaggio, questo, che ci accompagna, penso, ma non lo so chiaramente perché non ho letto il capitolo successivo, nel cuore stesso della Johnlock. Infatti uno degli aspetti più importanti ed inconfutabili di questo pairing è l’immediata ed evidente attrazione che si anima tra i due già dal primo incontro al Barts. Qui siamo in tutt’altro contesto ma l’aderenza all’IC c’è, eccome.
Connoti il personaggio di Watson con elementi luminosi (“...brillava lo sguardo...”), con la ricchezza interiore di un’umanità generosa ed accogliente (“...gentile...buono...premuroso...”). Ed è fondamentale che questo modo di ritrarlo tu lo collochi nella mente e nel cuore di Sh. Infatti, così, metti perfettamente in evidenza il “terremoto” emotivo e sentimentale che ha scosso violentemente il mondo interiore di Sh. A questo proposito mi è piaciuta molto la frase in cui, per descrivere tutto ciò, fai riferimento al vagare, quasi frastornato, di Sh nel suo Mind Palace, alla ricerca de “i pezzi di sé stesso dispersi fra una stanza e l’altra”. Immagine efficace, originale, molto significativa.
Procedendo nella lettura, si passa a seguire John dopo il suo risveglio, che, dal suo punto di vista, guarda Sh come una splendida novità, da cui è difficile distogliere gli occhi. Hai, in effetti, messo in risalto quell’attrazione magnetica che li attira l’uno verso l’altro. Nel testo i riferimenti a questo elemento sono molto, ne cito uno, come esempio, che ho trovato particolarmente efficace: ”...assillanti pensieri...”. Comunque mi ha attirato anche la cura minuziosa con cui descrivi le varie situazioni, le espressioni dei personaggi, i loro atteggiamenti. La visione che John, quando va in cucina, ha di Sh è veramente coinvolgente. Attraverso il tuo racconto, il fascino di Holmes esce con un’energia nuova, come fosse la prima volta che lo incontriamo sulla scena di una ff. Tutto questo grazie al tuo modo di scrivere, davvero personale e convincente.
Non ci fai mancare il buon Lestrade ed il suo arrivo apre il capitolo ad una parte “crime”, davvero scritta con perizia, niente banalità. Un’osservazione: l’entusiasmo del consulting trova terreno fertile in John. E così introduci un altro elemento caratterizzante ed anche questo molto IC e cioè la “sete” di adrenalina che li accomuna. Efficace, a tale proposito, quell’afferrare le spalle dell’altro, gesto quasi infantile, con cui Sh esprime il suo entusiasmo.
Il caso che viene presentato è complesso, intrigante e, soprattutto devastante per il livello intellettuale di Scotland Yard.
Comunque tutto è reso più coinvolgente per l’attrazione irresistibile tra i nostri due che scorre sotterranea ma irresistibile, fino a quando troverà la via giusta per esprimersi.
Sulla scena del crimine ci fai assistere a quel piacevolissimo rimbalzo di
formidabili deduzioni che si specchiano in sinceri ed ammirati “Straordinario!” e simili. Sh trova un’eco accogliente e positiva nello stupore di John di fronte alla sua capacità di “leggere” gli indizi. Molto, molto IC anche questo, brava.
Il consulting, in questa parte “crime” giganteggia con le sue deduzioni geniali, ovviamente è una cosa consueta per il buon Lestrade assecondarlo per avere un aiuto decisivo nelle varie indagini. Ma capiamo che, questa volta, c’è un elemento in più che diventerà irrinunciabile. Mi riferisco a John che, senza troppe elucubrazioni o esitazioni, segue Sh, condividendo con lui l’emozione ed il brivido del rischio, come sul campo di battaglia (“..Watson, andiamo!..).
Molto intensa sia la scena nel bordello, in cui Holmes brilla di luce propria agli occhi di un sempre più inguaiato John, sia il momento in cui, inaspettatamente, a quest’ultimo arriva un impacciato invito in libreria. Sei stata davvero in gamba ad esprimere il contrasto tra quella che è la inarrivabile razionalità di Sh e la sua incapacità a relazionarsi in modo sciolto e normale con gli altri. Viene anche da pensare che John abbia fatto breccia nella sua corazza di arrogante superiorità che nasconde un cuore sensibile.
Proprio un bel capitolo.

Recensore Master
25/01/21, ore 20:43
Cap. 1:

Sinceramente non ricordo di aver letto la tua OS cui fai riferimento, me ne dispiace ma penso che rimedierò leggendo questa long. Comunque, infatti, mi fermo qui, nella mia ricerca di pezzi che diano il piacere della lettura e che mi riportino la magia dei due inimitabili personaggi del 221b. Mi fermo qui, da te, anche per il linguaggio prezioso che trovo e che scopro curato e corretto, assolutamente adeguato al contesto temporale, quello vittoriano, in cui hai inserito la tua storia. L’ambito in questione non è il mio preferito ma, se mi trovo di fronte un testo di qualità, vado avanti volentieri. Ed è quello che intendo fare qui; non fare caso al mio ritardo nel recensire, purtroppo non è mia abitudine seguire un preciso calendario, non ce la faccio proprio anche mentalmente, pur se penso che ci sia il più che legittimo desiderio di chi scrive di ricevere dei riscontri abbastanza vicini nel tempo. Dunque non trovo scuse, infatti non credo ci sia possibilità di un mio “ravvedimento” in tal senso.
Torno al primo capitolo della tua storia, che mi è piaciuto, davvero. Per diversi motivi. Intanto, come ho scritto sopra, ho trovato veramente ben strutturato il linguaggio che hai usato e, credimi, quando leggo qualcosa in un buon italiano, ed è il tuo caso, i miei neuroni fanno la “ola”. Per esempio, cito un passaggio a caso tra i molti esempi a disposizione, ho riletto più di una volta, con gusto, la descrizione che fai, all’inizio, di John sotto la pioggia: davvero un bel colpo d’occhio che tu hai reso con abbondanza di particolari ed un’attenzione a rappresentare il personaggio in questione già attraverso una “lente” che ce lo rende subito piacevole. Infatti lui non si confonde con le persone che gli stanno intorno nel “grigio sfondo londinese” ma si staglia diverso e con un tocco di originalità nel suo scarno bagaglio e nella scelta del libro di Baudelaire, opera così particolare e decisamente controcorrente rispetto alla produzione letteraria dell’epoca.
Forse, con la scelta di quel libro in particolare, ma è una mia personale impressione, hai voluto alludere a ciò che sarà il legame con Sh, che, nell’età vittoriana non avrebbe potuto esprimersi alla luce del sole, ammantandosi quindi di echi nascosti e quasi misteriosi. Invece, a mio avviso, tra i due nostri, si tratta d’amore, grande e travolgente.
Procedendo nella lettura, noto che Watson, qui, è un insegnante ed anche è stato un soldato ma che non ha le sconfitte frustranti nei confronti della vita del John dei Mofftiss. Ciò non mi ha affatto disturbato, penso che l’essenza di un personaggio sia davvero un materiale malleabile per rendere un ritratto verosimile. Tu ci sei riuscita, non c’è dubbio. E quel 221b nel Galles, fantastico...
Ma quello che, a mio avviso, è il punto forte di questo capitolo è la definizione che tu fai della figura di Sh: attraverso semplici dati visivi (“...era talmente alto...” ecc...), atteggiamenti (“...stringeva un polmone umano...” ecc...), discorsi (“...non mangio o parlo per dei giorni...” ecc...). E, nonostante ci si trovi in una Sezione del fandom in cui ritratti di Sh ce ne sono a migliaia, hai saputo comunicare un senso di novità, di efficacia narrativa. É come se tutti ci trovassimo la prima volta di fronte a quel genio così unico ed affascinante. I suoi caratteri specifici li hai “assemblati” con un esito convincente, sicuramente IC. C’è tutto dello splendido consulting dei Mofftiss e molte caratteristiche di quello del canone di Doyle.
Fai spuntare qui e là, al momento più giusto, dei personaggi fondamentali che costituiscono la cornice intorno alle vicende: la signora Hudson, Mike Stamford, anche se indirettamente Harry, Mary.
Ma l’elemento fondamentale che, secondo me, porterà a sviluppi significativi, è l’immediata corrente magnetica che sembra attrarre Sh e John in modo ineluttabile: gesti, sguardi, atteggiamenti. Ci fai conoscere perfettamente il turbamento di Watson, ma anche ciò che prova il consulting non sembra privo di un certo interesse nei confronti dell’altro.
Dai vita, cosí, ad una immediata intesa, ad uno spontaneo completamento reciproco delle loro personalità: John trova ciò che la vita gli stava negando, e cioè le occasioni per “giocare” con il pericolo, Sh qualcuno che lo guarda sinceramente ammirato. Da qui all’arrivare a qualcosa di più intenso e quasi predestinato, il passo è molto breve. Hai infatti espresso tutte le premesse canoniche che costituiscono il fondamento della Johnlock, le più importanti.
Davvero un bel capitolo, questo, che mi attira verso gli altri: stile, contenuto, definizione dei personaggi, contesto storico, dati caratterizzanti la situazione in generale, robusti agganci IC. Mi sembra proprio che tu non abbia tralasciato alcunchè d’importante. C’è soprattutto quella magia che si accende al loro primo incontro che, nelle Stagioni BBC si può vedere nel laboratorio del Barts, qui, da te, invece, avviene in un altro contesto ma l’effetto coinvolgente, almeno per me, archeologica johnlocker, è ugualmente devastante.

Recensore Master
23/01/21, ore 19:38

Ciao, mi dispiace per il ritardo, avrei voluto leggere e passare subito, ma in questo periodo va così. Ho letto comunque oggi pomeriggio e ora mi fermo a dirti due parole perché ci tengo a essere al pari coi tuoi aggiornamenti, prima di restare indietro. Naturalmente ricordavo benissimo questa parte, che è forse una delle mie preferite della storia. Questo bacio arriva in un momento inaspettato in cui il caso si ferma e il racconto quasi si siede. Sherlock e John non hanno altri omicidi sui quali indagare e il suo assassino non si fa vedere da giorni, il che signfica che Holmes e Watson vengono più che altro assorbiti dalla quotidianità, e dalla noia, che dall'avventura. La loro vita, anche quella vittoriana, è un po' scandita da ritmi altalenanti e se da una parte c'è uno Watson che, tra lettura e passeggiate, cerca di tenersi impegnato, dall'altra c'è un Holmes annoiato e profondamente irritato. è con questo clima che arriva il bacio, in un momento come dicevo anche inaspettato e, oltretutto, dopo la visita non poi così gradita di Mycroft che ha certamente alterato i sentimenti di entrambi. Mi è piaciuto come sei riuscita a riprendere alcune parti di A study in pink, specie relative alla noia di Holmes e alla venuta di Mycroft, riadattandole però a questo contesto. E quindi, Mycroft è chiaramente scocciato dal fatto che è dovuto venire sino in Galles solo per testare le intenzioni del nuovo amico di suo fratello, mentre Holmes muore di noia sul divano e si dispiace, ma allo stesso tempo compiace, del fatto di avere un amico così leale. Quella cosa del dividere i soldi di Mycroft, ho sempre pensato che fosse una scusante per quasi sminuire le intenzioni di John, ma in un tentativo di nascondere il proprio imbarazzo. In realtà Sherlock è felice del fatto che John gli sia così leale "So loyal, so quickly" per citare Mycroft. Ed è assolutamente vero. In questa storia però tu ti prendi anche il tuo tempo per spiegare perché John ha questi comportamenti e se da una parte è chiaro che è un uomo fedele e giusto per natura, che non tradirebbe mai qualcuno che lui considera come proprio alleato (un elemento importante, che va al di là dell'amicizia se si considera che vita fa Holmes), dall'altra ci rendiamo anche conto che Watson è innamorato di Holmes. Il problema dei sentimenti viene fuori più in questo capitolo, ma perché Watson e Holmes si sono diciamo fermati e la loro vita ora non è più interamente concentrata sul caso, di conseguenza hanno entrambi avuto molto più tempo per pensare. Sappiamo che entrambi sono affascinati e innamorati dell'altro, ma le cose non sono semplici e grazie al cielo che non lo sono!

Uno degli elementi che avevo apprezzato tanto già nella prima stesura era indubbiamente la verdicità del contesto, soprattutto quella legata all'omosessualità. Non ne neghi affatto l'esistenza, e ci mancherebbe, ma dalle parole di John è chiaro che non è qualcosa di legale né di condiviso moralmente. Questo non è un elemento scontato perché ci sono storie in cui anche in contesti vittoriani, l'omosessualità è legalizzata e vissuta alla luce del sole. Io preferisco sempre quando c'è maggiore attinenza alla storia, ed è di sicuro il tuo caso specifico.

Leggendo questo capitolo ho avuto quasi la sensazione che tu avessi ampliato la narrazione rispetto alla volta precedente, o comunque fatto delle modifiche. Ma non ne sono del tutto sicura. Quel che è certo è che ho apprezzato lo stile, sempre molto fluido e attento ai dettagli, ricco al punto giusto. Ma mi sono anche piaciute moltissimo le citazioni letterarie, sono davvero parecchie e tutte di rilievo. Da Les fleurs du mal, fino ad Amleto e all'Ivanhoe di Walter Scott. Le letture di Watson non sono letture da poco, diciamo così, del lui vittoriano possiamo dedurre anche che sia un uomo di cultura. In fin dei conti è un medico e ha studiato moltissimo, cosa non da poco nell'ottocento, e poi aveva la considerazione di una mente eccelsa come quella di Holms. Non poteva di certo essere meno di come ce lo descrivi qui.

Per quel che riguarda il bacio, il loro problema è un po' sempre quello che non si parlano in modo chiaro. è così in tutte le epoche, lo è soprattutto anche in questa. Holmes ha capito che Watson si è pentito di questo bacio, sappiamo che non è affatto così, ma Sherlock ci dovrà arrivare col tempo mentre Watson, beh... se anche lui parlasse un po' più chiaramente non sarebbe di sicuro un peccato mortale.
Questa storia è sempre più appassionante, grazie per averla ripubblicata in questa versione ampliata e suddivisa, mi hai dato modo di rileggerla con calma e maggiore attenzione di quanto non avessi fatto l'altra volta.
Alla prossima!
Koa

Nuovo recensore
21/01/21, ore 15:55

Questo capitolo mo ha fatta emozionare.... davvero tanti complimenti, non vedo l'ora di leggere il prossimo

Recensore Master
21/01/21, ore 05:28

In quale modo posso iniziare questa recensione?
Intanto... Te ne avevo accennato. È importante, per me, anche se è solo un piccolo dettaglio. Ero combattuta tra due persone. Non mi aspettavo avresti aggiornato oggi, anche se nella mia mente, una decisione l'avevo già presa.

Sherlock e John significano tanto. E per molto tempo non ho avuto nessuno con cui poterne parlare - per davvero, intendo.
Ed è buffo, sembra davvero un continuo susseguirsi di coincidenze, perché i nostri passi si sono incontrati già prima.

Anyway. La sto lasciando a te.
Come, per buona parte, avevo già programmato.

E sarò banale e ripetitiva, ma ricordo perfettamente come mi sentivo quando lessi questa storia per la prima volta.
Il modo in cui mi ci sono rifugiata. Adesso è un po' lo stesso e un po' diverso.

Ma andiamo per gradi. PRIMA DI ARRIVARE ALLA PARTE CHE MI FA ANCORA ROSICARE, ma vabbè, fingiamo diplomazia e restiamo zen.
CHE POI, IL PUNTO È CHE C'ERA "QUEL PARTICOLARE" CHE MI ERA SFUGGITO, PERCHÉ MI ERA CHIARO COME IL SOLE DI CHI SI TRATTASSE (caso), È STATA LA SUA PRESENZA DOP-

Andiamo per gradi.
Non sono affatto scottata.

Sai cosa mi fa sorridere più di ogni altra cosa?
La quotidianità di Sherlock e John. Il modo in cui si abituano a darsi la buonanotte; John che legge per Sherlock; Sherlock che deve demolire passo dopo passo - punto dopo punto- i libri che Watson più ama; il suo fingere di non provare piacere nel sentirlo leggere a voce alta per lui; il modo in cui John si sporge per osservare Sherlock sezionare un cuore umano - "nella loro benedetta cucina".

Mi fa sorridere perché sembrano messi insieme a casaccio, ma non è così. Perché se può sembrare che cozzano, in realtà combaciano alla perfezione: Sherlock riesce ad aprirsi, con John. E viceversa. Ed accade tutto con naturalezza.
Sanno parlare di tutto, in maniera leggera, come farebbero due persone che bevono un caffè al bar parlando di frivolezze.
E questo, a mio dire, è più unico che raro.

Poi... C'è John che si interroga su piccoli dettagli: quante volte si sono sfiorati/toccati durante la giornata. Sta impazzendo? È l'unico a farsi queste pippe mentali? Dovrebbe smetterla?

Ho già fatto degli screen, anyway. Così, giusto per la cronaca.

E... John è davvero un idiota - come Sherlock, eh - perché non osserva niente. Sherlock, invece, deduce un cavoletto per un altro... Perché non riesce a prendere in considerazione l'idea di essere ricambiato. Perché non sa come funziona. Perché non le ha mai sperimentate, certe cose.
John invece può benissimo osservare il modo in cui lo sguardo di Sherlock indugia su di lui mentre è in pigiama. (Mi è piaciuto molto come hai reso questa scena della serie, tra l'altro. John è preso dalla collera e dalla preoccupazione anche qui, ma allo stesso tempo è diverso).


Poi c'è l'incontro con Mycroft. Anche stavolta... Ambientazione diversa. In più, qui Mycroft... BEH. Non ci va tanto sul sottile e John capisce che si tratta del fratello di Holmes.

Anche la reazione di Sherlock, quando lo deduce, è diversa. È indispettito, infastidito. E teme che John abbia accettato.
Questo perché, qui, Sherlock sta cercando di scappare da Mycroft. Non si limita ad ignorare la sua esistenza.


MA ARRIVIAMO AL DUNQUE.
Alla scena che io chiamo "momento Crowley/Aziraphale", anche se mi hai ripetuto più volte che non c'entrano niente. E ti credo, solo che la mia mente vola verso di loro e non posso impedirlo.

Sherlock che, impacciato, va in biblioteca per restituire a John il libro. E la reazione di John, come l'hai descritta... Mi ha sciolto. Lo ammetto. Io. Io che mi sciolgo.

Dicevo.
Sherlock sembra veramente camminare in punta di piedi, anche quando parla del caso, delle evoluzioni delle indagini.
Questo perché, l'ultima volta, hanno discusso. E Sherlock sta sondando il terreno. Un po' come un bambino che commette la marachella e si avvicina ai genitori per farsi perdonare, per provare ad avere uno scambio normale, dopo la punizione.
John... È più diretto. (Rido pensando ai prossimi capitoli, ma ok, solo per questa volta lo giustifico, dai).

Poi... Il bacio.
Lì esplode... Tutto. C'è terrore, desiderio, passione, dolcezza... Tutto.
E.
Qui si riconferma quello che già penso del personaggio di Sherlock: quando lui usa il nome di qualcuno, vuol dire che sta entrando in forte intimità.
E... Pensare che John si sia staccato... Proprio perché "onorato" da quello, mentre Sherlock si gela e scappa via pensando al contrario... Mi fa tenerezza e mi spezza il cuore allo stesso tempo.
Perché... Posso comprendere fin troppo bene la reazione e i pensieri di Sherlock.
Ma capisco che John - giustamente - resti wtf.
Ecco la loro grande pecca: il dialogo.

QUANTO AL CASO.
ALLORA.
Vorrei poter dire "non mi esprimo più", ma invece voglio esprimermi. In primis, perché hai sfruttato elementi di due episodi ed elementi del canone. E ok, tutti stiamo pensando a questi due personaggi, È IL COME CHE MI HA FREGATO, CAPISCI?

Ma non ne faccio una tragedia, assolutamente. Sono matura, zen e controllata.
MA È STATO IL COME, CHE MI HA FREGATO.
Ma il desiderio di stringerti la mano resta inalterato.
Perché hai curato ogni minimo particolare, di questa storia. Perché riesci a... Trasmettere quel qualcosa.
Perché la ricordo ancora dopo mesi.
Perché sono felice di rileggerla e, sì, ammettiamolo, soddisfatta che tu abbia aggiornato nel momento giusto.

Cos'altro devo dirti?
Credo che in alcuni punti sorriderai. In altri riderai senza rendertene conto. E poi arrossirai.
Ho fatto centro?

E con questo, al mio consueto orario decente, direi che posso terminare e provare a dormire.

Recensore Master
11/01/21, ore 05:04

Questa notte non riesco proprio a crollare, lo ammetto.
E dove potevo rifugiarmi, se non qui?

Ok. Che l'ho già aperta appena l'hai ripubblicata lo sai già. Sai già che sarei passata a rileggerla e a lasciare il mio parere. E come vedi, da bravo animale notturno, torno a orari alquanto indecenti.
Ovviamente.

Nel profondo... Sapevo che avevi una sorta di propensione a rendere questa storia una mini long. Hai fatto bene: trovo soddisfacenti le os lunghe, complete... Ma capitoli divisi sono più semplici da gestire. E questa storia merita più visibilità.

Rileggerla mi fa quasi strano: ricordavo perfettamente le scene - E ANCORA MI MANGIO LE MANI PER LEI, TU SAI CHI -, ma adesso hanno lo stesso sapore e al tempo stesso un sapore diverso.

Ma andiamo per gradi, tralasciando il generale.

Sai benissimo quali parti mi abbiano colpito maggiormente, di questo capitolo (direi che ne hai avuto prova). Come avevo già detto: questa storia è una rivisitazione della Johnlock dichiarata in chiave Ottocento.
Rivedo i personaggi della BBC - mantenuti fedelmente IC, a mio dire -, ma al contempo... Ci trovo anche aspetti dei romanzi: Sherlock tutto impacciato quando chiede a John di andare in libreria, mentre solo attimi prima non si è fatto problemi a parlare chiaro e tondo con Lestrade.
Perché Sherlock è così: tagliente, ma "imbranato" sulle faccende sentimentali. Ha innalzato così tanti muri... Che John sa abbattere senza manco impegnarsi. E questo fa paura - a entrambi, tra l'altro. E il bello è che il tutto avviene normalmente. Come se fosse sempre stato così, ogni giorno della loro vita.

All'inizio Sherlock rimugina proprio su questo: quanto John sia riuscito a "entrare", "colpirlo" in così poco tempo.
Lo sai: ho sempre pensato che il momento più alto di intimità, tra loro, si raggiungesse (almeno da parte di Sherlock) pronunciando il nome dell'altro.
Qui c'è da tenere in considerazione anche il periodo storico, certo, ma... John è diventato "John" in pochissimo.

E com'è successo?

Sherlock non si è mai sentito a suo agio con nessuno, non del tutto. Con John sì.
Tra l'altro, Sherlock non è veramente un esibizionista. Non cerca lodi di altri. Ma le cerca da John. Perché lui... Riesce a provare sincero interesse. Riesce ad essere attratto da quello che gli altri non vedono, non hanno mai visto.

Lo stuzzica, Sherlock, facendosi persino trovare in pigiama e vestaglia.
John capisce il gioco. Riesce a cogliere il messaggio giusto: Sherlock si sta mostrando nella sua più pura "quotidianità" ed è una cosa che non offre a tutti (basta vedere che con l'entrata in scena di Lestrade, si copre).
E John...
Gli basta quel piccolo gesto, vederlo "in quello stato" per partire per la tangenziale. E fa pure bene.

Altra cosa che ho apprezzato: John ha preso nota dei gusti di Sherlock.
Quest'ultimo si è premurato di preparargli la colazione (salvo poi mascherare il gesto, ma vabbè), e John ha voluto ricambiare "il favore" preparandogli del tè, esattamente come piace a lui.
Sherlock sa osservarlo, dedurlo... John sa notare altre piccole cose.

(Ah, tra l'altro, quando John addenta il dolce... Mi ha ricordato troppo "A scandal in dessert". E niente, ero lì a sorridere da sola come una scema).


Il punto è: Sherlock desidera mostrarsi a John. Non vuole "limitarsi", perché ha capito che Watson è attratto da ciò che lo riguarda e non lo giudica.
John, di contro, è completamente affascinato. Vuole sapere di più, entrare nel suo bizzarro e poco ordinario mondo, lasciandosi trascinare dall'entusiasmo di Holmes alla notizia di un nuovo cadavere.

E qui il messaggio che mi è arrivato, leggendo la prima volta questa storia, si rafforza: Sherlock e John dovevano incontrarsi, per trovare un posto nel mondo. Non si tratta di idolatrare, pavoneggiarsi, nel senso più grezzo del termine. Sono attratti, incuriositi dall'altro, come non è mai successo loro prima con nessuno.

Ha un qualcosa che non so spiegarti, questa storia. Qualcosa di... Non lo so, che arriva e ti fa sorridere. E si vede, che ci hai speso tempo e sudore. Si vede che ci tieni in modo particolare. Si avverte. Perché ogni singolo dettaglio sembra descritto con entusiasmo.

Passiamo ai casi.
Il primo, devo essere sincera, lo avevo risolto prima della spiegazione di Holmes. Ma era da manuale. E hai usato lo stesso elemento del Grande Gioco: la moglie parlava del marito al passato, come già rassegnata alla perdita, e hai lasciato indizi in giro.

QUANTO AL SECONDO.
(Che non mi scotta assolutamente. No. Non esserci arrivata prima non mi fa rodere, niente affatto. Figuriamoci).
Anche qui, hai ripreso dei dialoghi della serie tv, riadattandoli alla situazione.
Ma il caso... È tutta farina del tuo sacco. Ci sono parallelismi, tra dialoghi e dinamiche, ma si parla di tutt'altro.
È un caso tipicamente ottocentesco. Chiunque abbia letto un thriller o un giallo, ambientato in quel periodo, sa riconoscere gli elementi chiave.
Ma noi guardiamo il tutto attraverso gli occhi di John, mentre Sherlock è lì che ragiona e indaga, andando in un bordello e cercando indizi. Proprio come Doyle insegna.
Quindi non uniamo i puntini, non nell'immediato.
DANNAZIONE.

E intanto... John è distratto da Sherlock stesso. Non riesce a stare dietro le sue congetture, per quanto stimolanti, e non riesce nemmeno a impedirsi di soffermarsi a pensare a lui. Ai suoi modi, alla sua bellezza. A quello che riesce a trasmettergli anche solo muovendo le labbra.
Ed è così: quando qualcuno ci prende... Ci focalizziamo su tutto, piccole cose che in altri non noteremmo o non reputeremo degni di nota.
Quelle donne son belle, certo. Ma è Sherlock che osserva davvero. Sono i dettagli legati alla sua persona che gli... Smuovono qualcosa.

ALTRA COSA.
Apprezzo in modo particolare che tu abbia scelto una donna come assassina.
Questo, ad esempio, è molto innovativo. È sempre un uomo, in racconti simili, ad essere crudele, screditare e martoriare altre donne. Qui no.

E...
IO NON PARLO.

Dico solo che quando ci arriverò, a quel punto, mi dovrai sopportare. Più di adesso.

E io davvero non lo so se ho detto tutto, probabilmente no, ma è così tardi/presto che non connetto quasi più e ho bisogno di crollare.

Ma sappi solo che è stato bello rileggere. È stato bello rivivere determinate emozioni. E viverne altre, in maniera un po' uguale e un po' diversa.

Sono felice della tua scelta. E compiaciuta.

Già so cosa mi aspetta, ma lo aspetto ugualmente. Forse, a maggior ragione.

Recensore Master
10/01/21, ore 19:55

Ciao, eccomi di nuovo a recensirti il secondo capitolo. Lasciami dire che mi sto davvero godendo questa versione spalmata in più capitoli, tu sai che a me era piaciuta moltissimo anche la versione in One Shot, anche perché si intuiva che era nata per essere costruita in quel modo e filava benissimo anche allora, ma rileggerla lentamente a distanza anche di tempo dalla prima volta, mi sta facendo scoprire tantissime piccole cose che sto adorando. Una di queste è sicuramente l'evoluzione dell'amicizia tra Holmes e Watson, che poi è uno dei due pilastri della vicenda. Qui in questo capitolo è passato pochissimo tempo da quando John è arrivato in Galles, conosce Sherlock da poco, eppure è evidente non soltanto che tra i due c'è una perfetta sintonia, ma soprattutto il fatto che Watson ne sia irrimediabilmente attratto. Un'attrazione fisica e mentale, quindi un connubio a dir poco perfetto. Come dicevo nella recensione di stamattina, se non è scappato davanti alla visuale di un polmone umano tenuto in una mano e del sangue ovunque, allora sono davvero perfetti l'uno per l'altro. Holmes riesce a dare a Watson tutto quello di cui ha bisogno, che non è soltanto un alloggio e del buon cibo, non è soltanto un lavoro (che per giunta è poco pagato) e per assurdo non è nemmeno l'avventura che tanto gli mancava facendo il professore universitario, secondo me il fattore più importante è il fatto che Holmes capisce John e gli dà esattamente quello che vuole. La tua scrittura è precisa a riguardo, l'introspezione che fai su John passa svariate volte da quel punto e non ho davvero potuto non notarlo. Il fatto di aver avuto molte donne, stando a ciò che dice (e gli crediamo, dato che anche qui viene soprannominato "Watson tre continenti") è un fattore relativo, vuol dire che ha tanta esperienza, ma nessuna di quelle donne lo ha mai davvero attratto. Eppure, John è stato anche fidanzato, non è chiaro se lo fosse ufficialmente, ma è invece più che evidente che Mary è stata molto importante per lui, è chiaro che lui ha creduto nel rapporto con lei ed è anche molto evidente che lei ha finito col deluderlo. C'è un minuscolo accenno a riguardo che mi ha portata a credere che ciò che è successo con Mary non fosse poi tanto diverso da quello accaduto nella serie. Forse non era un'assassina doppiogiochista, ma magari una bugiarda, quello sì. Da quanto si intuisce la fine della relazione con Mary è stata un'enorme delusione per questo John che viveva, prima d'ora, una vita noiosa e monotona. Faceva un lavoro che all'inizio aveva anche trovato entusiasmante, ma che col tempo ha finito col renderlo apatico e annoiato, John si è ritrovato a detestare le domande idiote degli studenti e di conseguenza ha finito col non amare più ciò che faceva. Anche per questo vola da Sherlock, attirato come dicevo anche nell'altra recensione, da una lettera scritta con inchiostro rosso (un particolare non da poco, a mio avviso) e anche per questo si ritrova ad amare la sua vita con Holmes. Che poi ha tutto quello che John cercava, stimolazione intellettuale (dato che comunque Sherlock è un uomo colto e intelligente), una buona dose di azione e brivido e soprattutto ha lui. Sherlock in questa storia è un concentrato di azione, ce lo descrivi come infinitamente bello, più volte John si sofferma a pensarci, ma è che un uomo dinamico e attivo e che tanto mi ha ricordato l'Holmes di Conan Doyle. Uno Sherlock che sta risolvendo più casi, quello di Mrs Hendricks e del marito scomparso e quello delle prostitute uccise. Se in un primo momento ci ritroviamo a sondare una fattoria, ora ci troviamo davanti a un bel cadavere che accende Sherlock di un'evidente frenesia. Il mistero diventa sempre più fitto, i due sono spiati e un cadavere diciamo insolito fa la propria comparsa. Segno che la situazione si sta ulteriormente complicando, i due però non sembrano darsi troppa pena a dire il vero.

Ottimo l'ingresso di Lestrade, la sua presenza mi è piaciuta moltissimo. Anche l'altra volta avevo trovato interessante il fatto che Greg si spingesse sino in Galles per dei casi di omicidio, segno che comunque all'aiuto e al parere di Holmes ci tiene moltissimo. E il caso, come dicevo, sembra molto complesso. Quindi non vedo l'ora di leggere il seguito, anche se riordo bene dov'eri andata a parare, intanto ti rinnovo i miei complimenti sia per la credibilità del contesto storico, i dettagli non mi sfuggono ma, sappilo. Sia per l'introspezione su Sherlock e John. L'evoluzione del loro raporto è lenta, ma inesorabile e potrà condurli soltanto in una direzione.
Alla prossima...
Koa

Recensore Master
10/01/21, ore 10:41
Cap. 1:

Ciao, ammetto che ieri quando ho notato questa storia tornare in cima con un secondo capitolo sono rimasta un istante di troppo spiazzata. Ti risparmierò tutte le vicende successive e mi concentrerò sul fatto che, una volta capito quello che avevi fatto, ho pensto di cancellare la recensione che ti avevo lasciato l'altra volta, che a questo punto non avrebbe avuto più senso, e ho pensato di lasciartene una da zero per questo primo capitolo.

Anzitutto sono contenta che tu abbia ripreso in mano questa storia, io l'avevo letta anche come One Shot e all'epoca non avevo avuto difficoltà a leggerla in quel modo, per quanto lunga e molto articolata, ma sono felice di sapere che l'hai ripresa in mano e l'hai suddivisa. Non so se ci hai lavorato ulteriormente sopra, a memoria mi pare tu non l'abbia fatto, ma non posso dirmene sicura, ad ogni modo non potevo davvero non tornare qui per lasciarti un'altra recensione. Adoro il contesto vittoriano e per i miei gusti ci sono sempre un po' troppe poche storie ambientate in questo periodo. E mi piace non soltanto il riferimento iniziale a I fiori del male di Baudelaire, libro che adoro davvero e che ho riletto di recente. Mi piace soprattutto il contesto che hai costruito, l'aver sposato l'intera azione in Galles, lasciando intuire che Holmes non voglia stare a Londra per ragioni specifiche, potrebbe sembrare un azzardo, dato che Sherlock Holmes è profndamente legato alla città di Londra, oserei dire in un modo quasi viscerale. Ma quest'atmosfera campagnola, questi paesini incastonati nella campagna gallese, sono molto suggestivi. La verità è che Sherlock Holmes sta bene in qualunque contesto lo si mette, di questo ne sono convinta. Quel che è certo è che l'ambientazione è molto suggestiva e originale, l'ho particolarmente apprezzata anche per come ce l'hai presenta. Questo arrivo lento di John nel Galles, il suo scoprire il luogo in cui abiterà in un modo che lui definisce caotico, forse per via della sua poca abitudine ai luoghi silenziosi. L'atmosfera molto campagnola che si respira quando vanno nella fattoria di Mrs Hendricks, che ci permette anche di comprendere sino a che punto Sherlock Holmes è apprezzato dai propri concittadini. Insomma, ci presenti Holmes in Galles nel migliore dei modi, ritraendo anche con parole adeguate al contesto e con una narrazione molto fluida. Mi è piaciuta questa storia anche per come l'hai scritta, con un'attenzione particolare alla terminologia da utilizzare, parole ricercate e di un registro lessicale superiore... Si vede che ci hai lavorato molto e che hai prestato particolare attenzione a quello che scrivevi. Per esperienza so che calarsi completamente in un contesto storico diverso da quello attuale è tutto tranne che semplice, tu però lo hai fatto davvero alla grande e tanto che non ho notato nessuna incongruenza. Ti sei tenuta anche sul realismo per quel che riguarda le relazioni omosessuali. Mi è capitato di leggere storie in passato in cui il problema veniva proprio ovviato e in quei contesti erano relazioni permesse. Io storco sempre un po' il naso davanti a certe cose, preferisco di gran lunga un John Watson che si preoccupa di come appare la realzione della sorella con una donna, stupendosi di quanto aperta sia la mente di Holmes. O uno Watson che arrossisce di vergogna quando si rende conto che Angelo li crede in una relazione initima. Mi pare chiaro, e forse appare chiaro anche a Sherlock, il fatto che John in fondo non abbia alcun problema con un certo tipo di relazioni. Il modo in cui tu poi hai riprodotto in versione ottocentesca e molto più gay, la scena al ristorante da Angelo l'ho trovata davvero ottima. Mi piace molto il modo imbarazzato in cui John apre il discorso "relazioni". Il modo in cui arriva a tirare un sospiro di sollievo quando si rende conto che Sherlock non sta né con una donna né tanto meno con un uomo. Sollievo sì, non potrei dire che fosse altro quello che prova in quel momento.

Più in generale trovo tu abbia riprodotto alla perfezione, e di nuovo in chiave vittoriana, il primo episodio della serie. Anche qui c'è un serial killer (che però ricorda più Jack lo Squartatore che quello della serie), anche qui c'è Mrs Hudson che preapra tè e biscotti e che si lamenta di non essere la "sua governante, Holmes). Ci sono Angelo e c'è un caso da seguire molto intrigante. Ma soprattutto ci sono i ragionamenti di John su quest'uomo misterioso e affascinante, che gli si presenta con una lettrera scritta in inchiostro rosso, che si firma con un altro nome (forse per sfuggire alle spie del fratello, anche se, secondo me, inutilmente) e che si mostra molto intelligente, ma soprattutto con una mente dinamica e molto aperta. Mi pare chiaro che John sia affascinato da Sherlock Holmes, già il solo fatto che gli si sia presentato con un polmone in mano e non sia scappato la dice lunga... Chiaro è che gli è piaciuto subito, e non soltanto nel corpo, ma soprattutto per la mente brillante.

Già ho letto il secondo capitolo, anche se ovviamente ricordo tutta quanta la storia. Non so se hai fatto delle modifiche rispetto alla trama originale, ma sarò comunque curiosa di rileggerla. Passerò presto anche dal secondo capitolo.
Alla prossima e complimenti!
Koa

Nuovo recensore
09/01/21, ore 16:32

Ciao, come sai avevo già letto questa tua storia l'anno scorso, ma sono felice di ritrovarla perché ho potuto notare nuovi dettagli. A presto!

Recensore Master
02/11/20, ore 03:56
Cap. 1:

Che dire.
Ti ci sono voluti due anni per terminare questa storia, a me diverse notti insonni, ma sono felice di averla aperta, essere arrivata fino in fondo e di averla scoperta.

Credo che ormai, attraverso le mie recensioni, si siano un po' intuiti i miei gusti. Questa one shot è il perfetto connubio tra ciò che amo e ciò che evito, lol. (Non perché di bassa qualità, non perché di cattivo gusto, ma semplicemente per una mera preferenza personale. Tendo ad evitare storie erotiche, descrizioni lemon e quanto altro. Ripeto: nulla da togliere a chi ama leggerne e scriverne. Io, semplicemente, non rientro in quella cerchia di persone.)

Ma la cosa ancora più simpatica arriva se consideriamo il fatto che questo è successo per ben DUE volte, con te.
Cosa mi stai facendo? Ahah

Passiamo immediatamente a commentare questa one shot nello specifico, però. Che dire?
Ai miei occhi, sembra una rivisitazione delle prime stagioni della serie, in chiave Ottocentesca e dichiaratamente Johnlock.
È impressionante come tu abbia riproposto situazioni, dialoghi e personaggi della serie, inserendoli in maniera coerente e adatta al contesto della tua os. Si vede che ci hai speso tanto tempo, che ti sei fatta il sangue amaro e che ci hai lavorato molto.

Una delle cose per cui vorrei veramente stringerti la mano con ammirazione è: Adele Nerri.
Voglio salvare parte del mio acume dando la colpa al fatto che io abbia letto di notte, ma davvero non ci ero arrivata e tu sei stata GENIALE. Perché è un nome coerente. E, pensandoci bene, fin dalla prima volta mi son chiesta "ma perché ha scelto proprio questo nome?".
Tu... Tu. Geniale. Stop.

Come dicevo, questa os rappresenta davvero una rivisitazione dell'intera serie. O meglio, una rivisitazione del rapporto tra John e Sherlock in veste Ottocento.
In molti punti mi hai ricordato i romanzi di Conan Doyle (vedi i primi "momenti", vedi quasi l'imbarazzo di Sherlock, il suo arrossire), in altri lo speciale della serie. Insomma: mi è piaciuto.

AH.
Quando Sherlock riporta a John il suo libro preferito, invece, mi son tornati alla mente Crowley e Aziraphale. (E SÌ, SO CHE SAI DI COSA STO PARLANDO).

Ma anche qui devo soffermarmi: il titolo della shot.
Ecco.
È stato quello ad attrarre la mia attenzione, all'inizio. Ed è divino il modo in cui, alla fine, chiudi il cerchio.

E credo sia anche la prima storia del fandom - ambientata nell'Ottocento - che non prende vita a Londra. In più, sei stata capace di dare un motivo anche a questo. Non solo usando Mycroft, ma dando anche una coerenza all'aspetto crime sul fondo: il piano di Moriarty.

Davvero, dovrei dire tante, troppe cose. Ho adorato come hai sviluppato il rapporto tra Sherlock e John. Come li hai descritti, come hai descritto i sentimenti di uno nei confronti dell'altro. Gli ostacoli che sei riuscita a creare, le debolezze, i muri, gli alti e i bassi. La loro convivenza. La loro stima reciproca. Il modo eccezionale e semplice con cui affrontavano le giornate, ormai, insieme. I loro pensieri.

Tutto, davvero, tutto.

Mi dispiace solo per alcuni errori. Per il fatto che alla fine tu abbia iniziato a scrivere al presente. Però, sai cosa? È un testo lunghissimo, scritto credo in maniera discontinua nel tempo, e sono sicura che la tua non è stata pigrizia, non è stata scarsa conoscenza, non è stata superficialità. Scrivevi vinta dall'ispirazione, dal trasporto.
E sei stata capace di creare qualcosa di complesso, sensato e anche impressionante. Geniale. Logico. Tutto ha un senso. Tutto ci viene spiegato.

Insomma, i miei complimenti, punto.
Vorrei davvero, davvero dirti di più, ma in questo momento non saprei davvero da dove iniziare, perché sei stata geniale, punto.

Sono davvero felice di aver letto questa storia.
Scusami davvero per questa recensione un po' meh, ma sono le quattro di mattina lol.

Nuovo recensore
22/03/20, ore 19:56
Cap. 1:

Mi sono completamente perso nella lettura di questo racconto. Un romanticismo straziante e una passione calda escono dalle parole quasi fossero tangibili. Vedere Watson cedere al moralismo dell'epoca prima ancora che Sherlock abbia compreso realmente che ha la possibilità di essere ricambiato e non ferito è quasi impagabile. Complimenti

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