Recensioni per
Non è mai troppo tardi
di NPC_Stories

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/07/20, ore 13:32

Shot niente male con una buona visione del personaggio, solo dovresti mettere più spazio tra un paragrafo e l'altro o leggere diventa difficile. A presto.

Nuovo recensore
30/04/20, ore 06:52

Prima di tutto ti chiedo scusa per il ritardo nella recensione, una consegna scolastica mi ha fatto bloccare tutto ciò che dovevo fare. Ma eccoci finalmente qui!
Sai, il fatto che tu abbia preso proprio un PNG che compare per poco e che puoi anche decidere di non salvare da ancora più peso e bellezza a questa oneshot, proprio perché in effetti... quando giochiamo, quando ruoliamo, i PNG per la maggior parte sono soltanto quello. Certo, ci affezioniamo a molti di loro, li cerchiamo di salvare, ma non sempre e, sopratutto, sappiamo bene che sono solo personaggi e non persone reali. Ma in un mondo in cui invece lo sono, in un mondo in cui quando il gruppo di avventurieri decide di prendere una strada invece che un'altra, di seguire una missione invece che abbandonarla, si decide il loro destino e in certi casi la loro vita? Il nostro personaggio Malvagio magari decide di abbandonare a morire un PNG ragazza elfica perché magari è troppo difficile l'incontro o non ci ricava niente, ma nell'ottica della ragazza elfica lei è reale, ed è stata abbandonata alla sua morte.
Maith in questa one-shot esprime benissimo le sue emozioni, sia nel dialogo che nella descrizione dei suoi movimenti, del tremare. Anche se non eravamo lì con lei sull'altare, anche se non eravamo la dhampir che l'ha salvata, anche se non eravamo lei è immagine immaginare la scena, il suo terrore, la paura che ancora si porta dietro. Ed è anche facile immedesimarsi quando parla della sua inabilità di reagire, nonostante pensa che dovrebbe, perché in fondo come fai a superare una cosa del genere facilmente? E' difficile, è terrificante. Fortunatamente accanto ha un altro bel personaggio, una madre paziente e dolce che l'indirizza su un'altra strada - alcune volte, una vita tranquilla è quello che può aiutarci, ma alle altre ci serve poter reagire, poter sapere di poter combattere. Fossi stato in Maith in ogni singolo momento dell'allenamento avrei immaginato "Ecco, se fossi riuscito a fare questo, non avrei avuto bisogno di essere salvato!" e poi "E così, adesso, posso salvare gli altri nella mia stessa situazione. Posso essere quello che è stata la dhampir per me". Ovviamente, l'addestramento con il Maestro Ylyndar non può farle dimenticare ciò che è successo. Forse nemmeno superarlo in pieno, ed è per questo che la vediamo tornare nel luogo in cui tutto ha inizio. RIuscirà a superare il trauma? Se non a dimenticarlo, quantomeno a poterlo affrontare? La Oneshot non ce lo dice, ma voglio immaginare che ci riesca. 
Per quanto riguarda la parte grammaticale della storia, lo stile è buono e scorrevole, non ho notato alcun errore grammaticale, quindi posso solo farti i complimenti in generale per una Oneshot davvero, davvero carina e piacevole! :)  

 

Recensore Master
30/04/20, ore 03:01

Ciao!
Eccomi per l'ABC. Sono entrata in questa shot chiedendomi cosa fosse successo a Maith da farla spaventare e chiudere così tanto in sé stessa: quello che le è successo - il sopravvivere al sacrificio e tutto ciò che ne comporta - è davvero traumatico e alla fine non è difficile credere che abbia lasciato degli strascichi così importanti sulla sua psiche. Ho trovato interessata anche il titolo, "Non è mai troppo tardi", proprio in virtù di quello che è il finale: l'ho interpretato come un "non è mai troppo tardi per riprendersi la propria vita e liberarsi dai propri mostri del passato, qualunque essi siano", visto che è esattamente ciò che Maith riesce a fare dopo anni di addestramento e di lavoro su sé stessa.
Dunque, devo dire che mi ha molto colpito anche il modo in cui hai tratteggiato la figura di Idmeya Slinderbow: mi piace come, nonostante la figlia sia praticamente adulta ( o così mi pare di aver capito, non sono pratica col convertire le età degli elfi), lei tragga conforto dalla presenza della madre. In un particolare passaggio, all'inizio, sembra proprio che sia la presenza di Idmeya a far realizzare alla figlia la differenza fra il presente - la quiete della sua stanzetta - e il ricordo, con l'orribile sacrificio e la consapevolezza di essere stata come una bambola di pezza, incapace di farsi sentire e di difendersi. Mi piace anche il modo in cui hai fatto comportare Idmeya rispetto a questo sfogo: la interrompe delicatamente, sempre con la delicatezza di una madre, ascolta i suoi sfoghi, le permette di dare voce al suo lancinante dolore e nel frattempo, la consiglia, con tutta la saggezza materna di chi, comunque sia, può anche non sapere troppo bene cosa stai passando ma ha comunque vissuto più anni di te. Hai reso bene il suo affetto, ecco: l'hai fatto non solo attraverso le sue poche ma mirate introduzioni, ma anche attraverso la sua introspezione, dove esce il lato più preoccupato, quello che è spaventato per la figlia, che ha l'età in cui gli elfi della luna lasciano la propria famiglia, ma non ha ancora saputo superare il trauma, non ha ancora saputo rimettersi sulle sue gambe. Il consiglio che le dà credo che sia molto saggio: solo l'addestramento le permetterà di acquisire con tanto tempo, tanto lavoro, tanta pazienza la consapevolezza di non essere più indifesa e di potersela cavare. Solo l'addestramento probabilmente l'allontanerà da quella immagine di sé stessa in balia di altri che è continuo e ineluttabile sale su quelle che sono le sue ferite. Solo guardando il trauma negli occhi sarà in grado di superarlo.
Io apprezzo i salti temporali, quindi mi ha fatto piacere apprendere che la vicenda si è risolta positivamente e credo che tu sia stata abile a tracciarne il finale, con poche ma abili pennellate che non ci descrivono tutti gli up and downs di un percorso del genere - credo anche in virtù del tuo desiderio di non svelare totalmente il personaggio - ma concentrandosi sul punto d'arrivo, sulla giovane che si riprende la sua vita, com'è giusto che sia.
Credo dunque che questa OS sia scritto molto bene e tratteggi con semplicità e immediatezza la protagonista, dandoti le fondamenta per una buona caratterizzazione. In futuro mi piacerebbe sapere di più sul percorso di addestramento che ha affrontato, ma ancora di più su come è riuscita a sconfiggere i suoi demoni interiori.
Alla prossima,
Desy

Recensore Master
29/04/20, ore 13:37

Sono una giocatrice di D&D da tanti anni ma non mi ero mai soffermata a leggere storie a riguardo, mi sono imbattuta in questa girovagando per caso nella sezione.
Mi ha colpita perché hai costruito un mondo intorno a un png praticamente anonimo che appare di sfuggita in una campagna prefabbricata, dandole una storia e approfondendo il suo trauma e le sue paure. In quante campagne il mo gruppo avrà tratto in salvo png del genere! Eppure non mi ero mai soffermata a pensare che anche loro avessero una storia, e fossero a loro volta i protagonisti della loro personale avventura. Ogni incontro tra personaggi, in fondo, è un incontro tra storie. Chi è protagonista nella propria magari in quella di un altro appare solo come elemento di sfondo.
Spero che adesso Maith stia vivendo la sua, di storia, nella campagna che stai giocando/giocherai. E le auguro che sia la più bella storia possibile!
Grazie per la riflessione interessante e buone avventure! :)

Recensore Veterano
23/04/20, ore 13:45

Avevo intenzione di andare a leggermi qualcosa sui personaggi che ho conosciuto in White Lies, ma poi ho visto il nome di questa elfa e ho deciso che non potevo lasciar perdere; casualmente, "maith" è il nome che avevo dato a un'erba in un racconto scritto tantissimi anni fa, e non appena ho visto la stessa parola nell'introduzione mi sono detta che dovevo assolutamente conoscere il personaggio a cui era associata.
Già dalle prime righe Maith mi ha fatto una grande tenerezza. Essere sfuggita da un rito sacrificale dei drow non è cosa da tutti, e credo che gli incubi siano il minimo. Si tratta di un'esperienza traumatica, e non mi stupisce che ne avverta ancora gli strascichi dopo tanti anni.
Trovo che il suo timore del mondo all'esterno del villaggio sia qualcosa di comprensibile, dopo ciò che ha passato, ma non giustificabile. Un simile stato d'animo alla lunga finisce per essere logorante, e ho trovato che la soluzione di sua madre fosse l'ideale.
Concentrarsi su qualcosa di impegnativo, che coinvolge il corpo e la mente, potrebbe essere esattamente quello che ci vuole per catturare l'attenzione di Maith e spingerla a distogliere i pensieri dalla sua orribile esperienza. Per un attimo ho creduto che lei avrebbe rifiutato, ma fortunatamente ha accolto il suggerimento e nelle righe successive si nota un profondo cambiamento in lei.
La sicurezza che le deriva da questa nuova arte è esattamente quello che ci voleva. Quel "Non era una causa persa" sa di speranza e di vittoria, perché finalmente Maith riesce a vedere il proprio valore.
Mi è piaciuta moltissimo la conclusione di questa breve storia, con quel finale aperto e positivo che mi ha portata a immaginare le prossime avventure di quest'elfa, ora abbastanza sicura di sé da voler cercare il proprio riscatto.
Se c'è una cosa che amo delle tue storie (oltre ai personaggi, oltre al modo piacevolissimo in cui sono scritte) è il modo in cui sono tutte collegate l'una all'altra; mi è piaciuto molto leggere dello sbocciare di Maith, e credo proprio che la mia prossima lettura sarà la storia che hai citato nelle note.
Alla prossima ^^

Recensore Master
19/03/20, ore 18:22

"Sangue per il dio del sangue, e teschi per la regina delle Fosse!"
Ecco, questa è stata la mia reazione quando ho letto che Maith è stata strappata a un altare sacrificale! U.U
La storia è carina e con una carica di positività insita non tanto nel salvataggio dell'elfa da parte di qualcun altro, ma nel suo riscuotersi, ad un certo punto e, nonostante tutte le sue paure, riuscire a prendere la propria vita in mano e darle un senso.
Addirittura tornare nella città dove venne rapita è come dare un nuovo inizio alla sua esistenza.
La comprensione mostrata dai genitori è proprio quella che immagino in una famiglia di elfi chiari.
Il poco spazio in cui hai condensato tempi molto dilatati, però, non permettono, almeno a me, di empatizzare molto con la protagonista.
Probabilmente leggendo la long mi farei un'idea più completa e apprezzerei maggiormente il personaggio.
Alla prossima. ^^

Recensore Master
16/03/20, ore 12:38

Ciao, eccomi qui 
Questa storia mi è piaciuta tanto, sia per l’ambientazione fantasy, sia perché è davvero facile immedesimarsi nella protagonista. Maith è un’elfa, sensibile, fragile e con dei traumi e in parte mi ci sono molto rispecchiata. Durante la notte si sveglia a causa di alcuni incubi che da quanto dice sono ricorrenti. Attraverso le sua parole veniamo a sapere che è stata rapita e quasi sacrificata, ma che per fortuna è stata salvata. Purtroppo questo ha causato in lei molti traumi, cosa che è perfettamente normale e realistica, nel mondo reale si direbbe che soffre di disturbo post traumatico da stress. La sua paura e la sua angoscia prende vita di notte, nei suoi incubi e questo la porta ad avere paura, ma non è solo ciò. Maith si sente incredibilmente fragile, come spezzata in due. Al punto che, nonostante sia nell’età in cui gli elfi si staccano della famiglia e vanno per la loro strada, non riesce a farlo. Anzi, il solo pensiero d stare lontana dalla sua famiglia la fa entrare in panico. Infatti ho apprezzato anche la figura della madre, Idmeya, che è ferma e dolce e non ha mai messo fretta alla figlia. Meno male, perché penso proprio che Maith abbia bisogno di tempo per ritrovare la sua tranquillità. Ma è anche un’elfa orgogliosa, in quanto propone alla figlia un aiuto, perché, giusto per citarla “Gli elfi non si fanno calpestare da nessuno”.
E sono contenta, perché Maith troverà poi in mastro Ylyndar una figura che l’aiuterà e da cui potrà trarre esempio. È rassicurante pensare che alla fine sia riuscita ad uscire dai suoi traumi e a riprendere in mano la propria vita, anche se con i propri tempi. Dopotutto ognuno ha bisogno dei suoi tempi. E infatti direi che il titolo è azzeccatissimo per questa storia. Mi piace pensare che dopo Maith sia diventata un’elfa bellissima, forte e sicura di sé, mi viene facile immaginarmelo soprattutto per come hai concluso la storia: è pronta a tornare nel luogo dove è avvenuto il suo trauma e questa volta per affrontarlo. Sullo stile non ho nulla da dire, mi è piaciuto e in particolare mi sono piaciuti i dialoghi, adoro la caratterizzazione che hai dato a Maith, che potrebbe essere benissimo una ragazza qualunque del nostro mondo, che dalle sue debolezze ne ha tratto forza.
Mi è piaciuta tanto, è stato un vero piacere leggerti.

Nao