Ciao.
Premetto che, una volta che mi hai dato direttamente il link della storia, non ho letto l'introduzione e ho iniziato a leggere, a "scatola chiusa", per intenderci. L'ho letto dopo, genio che sonoXD
Sono lontano da EFP da più di un anno ormai. Però ho una buona memoria (di questo posso vantarmi, per fortuna, anche se ogni tanto confondo le cose e faccio confusioneXD) e fin dal primo rigo la protagonista mi ha ricordato qualcosa. E poi, il riferimento agli arche, e il nome Malek che era uscito in una conversazione del Giardino qualche anno fa... ho ricordato: il prologo della long! Il bambino che assiste al tentativo di rapimento di una bambina che, all'ultimo secondo, sparisce per magia.
Non so spiegarti, ma ritrovare questi personaggi, che io non ho ancora avuto modo di conoscere come si deve, è vero, però ritrovarmeli qua è stato come ritrovare un vecchio conoscente, persone familiari che non vedevo da tanto tempo. E' stato eccitante, ecco. Soprattutto perché stavolta il personaggio POV non è Malek bambino, ma è la bambina (immagino) che lui incontra in quel giorno di festa, vicino al fiume. Ritrovarmi dall'altra parte della barricata, e soprattutto vederla crescere mi ha dato un senso di vertigine, che io provo quando avviene un cambiamento nei personaggi che amo, quando li vedo evolversi, assisto agli eventi della loro vita. Ecco, se l'avessi avuta davanti, sarebbero state tante le domande. Dieci cicli, dici nella narrazione, e lei si trova da qualche parte, con Malek, lontana dal villaggio da cui tutto è partito. Il bambino e la bambina sono in viaggio (mi par di capire) e adesso collaborano, contano l'uno sull'altra, si fanno forza. E io mi chiedo: cosa è successo? Quali avventure ho perso?
Come allora, i tuoi personaggi, il mondo da te creato e ai cui margini mi trovo, mi affascina. Stavolta però c'è un'aggiunta, che mi dà ancora più voglia di esplorarlo: c'è distinzione tra gli arche, che possono usare l'elemento, e gli ela, che invece posso diventare l'elemento stesso. Ovviamente la questione è più articolata e complessa di così, però questa prima distinzione mi è davvero piaciuta. Una particolarità all'interno della particolarità.
Di Malek non posso parlare, ma ricordavo già la sua affinità con il fuoco, e spero di poterlo approfondire in seguito. Mi è piaciuto moltissimo però la differenza che lei evidenzia tra lui e lei, il modo in cui lui si sente al sicuro nel suo elemento, forse l'unico luogo che reputa sicuro, come una casa. Dà un piccolo accenno di quella che può essere la retrospezione di questo personaggio. Mi fa immaginare un ragazzo cupo, ferito dalla vita, chiuso anche emotivamente, ma forte, abituato a cavarsela da solo.
Mentre è di Aidra che voglio parlare. Le prime parole sono fondamentali per entrare in sintonia con lei. Quest'ambivalenza che vive in lei da sempre, quest'attrazione/repulsione nei confronti dell'acqua che è quasi un demone con cui lei impara a convivere, a relegare in un angolo della sua testa ma che non l'abbandona mai del tutto.
Mi piace il modo in cui hai descritto la paura di perdere la propria identità, di essere inglobata da qualcosa di molto più grande e profondo di lei. Soprattutto perché diventa emblema di un personaggio che un'identità non ha. Non sa da dove proviene, non sa nulla del suo passato o della sua famiglia, le poche certezze della sua vita la definiscono e ha paura di perderle, che si dissolvano in quel flusso d'acqua senza fine. L'altra cosa che mi ha colpito è la differenza tra quella che sembra la sua personalità individuale e palese - una persona sensibile, fragile (non debole), sola, insicura - con la personalità che l'acqua fa emergere - un desiderio di libertà quasi selvaggio, un richiamo a una natura senza limiti e senza regole. Una natura in netto contrasto con quello che lei è e si sente di aver costruito.
Non so se te l'avevo detto ma mi piacciono molto i nomi che hai scelto, soprattutto perché rappresentano l'elemento a cui i personaggio sono legati. Quello di Aidra è più diretto e immediato, ma anche il nome di Malek mi ha un senso di forza, di un potere avvolgere e pericoloso come è il fuoco. Io ho una vera ossessione per i nomi (ho molti tipi di ossessioni) e quindi questo particolare non può che rendermi felice.
Passando invece alla parte più "tecnica". Come sempre invidio il tuo rigore quando si tratta di grammatica. Lo invidio (benevolmente, s'intende) perché il testo non presenta neanche la più piccola e comprensibile sbavatura. Sei "inumana", un alieno. Mi è sempre capitato d'imbattermi in un refuso (non dico errore, ma refuso, uno scherzo della tastiera) ma tu niente. In confronto, mi sento come un cieco che prova a scrivere, i miei testi sono pieni di mine orrende di errori e refusi. Bravissima, complimenti.
La prima cosa che ho notato dalle prime battute è un leggero cambiamento nel tuo stile: si è fatto più introspettivo, immersivo di come ricordavo. Non solo segui molto bene il punto di vista del personaggio, ma adesso è proprio dai suoi occhi che ogni dettaglio viene mostrato. L'unico consiglio che ti do (ma non è strettamente necessario da applicare a questo testo in particolare) è di rendere indipendenti le sequenze descrittive da quelle introspettive. Non intendo separarle in differenti paragrafi, ma in differenti frasi, per dare il tempo al lettore di dare importanza anche all'ambiente. Una volta ho letto un articolo a questo proposito, dove si parlava di eliminare o modificare le frasi passive presenti nel testo e tramutarle in attive. Ripeto, in questo testo, che è sicuramente un missing moment, o comunque uno spaccato breve, piccoli accenni sono sufficienti, come il riferimento al lago vicino al quale sono accampati, le varie fronde degli alberi. La parte più bella, però, è sicuramente il momento in cui l'ambiente diventa protagonista, quando lei entra in sintonia con l'ambiente e attraverso i suoi occhi si scopre di più. Bellissima l'immagine quindi che crei quando avverte l'acqua che scorre nel sottosuolo, questa panoramica sensoriale di questo sentiero d'acqua che conduce alle montagne.
L'incontro con questo riflesso marino ha del mistico. E' profondo, misterioso, a tratti minaccioso, e questo lo rende ambiguo. Mi piace moltissimo questa natura tra la necessità di aiuto, questa fragilità, e la severità minacciosa che traspare dal silenzio che segue le domande di Aidra.
Infine, mi piace la sicurezza di Aidra nei confronti di Malek: forse mi troverà, invece. E' il segno di un legame profondo, fatto di fiducia e di affetto. E la sensazione che si prova quando si sente di poter contare su qualcuno, di non essere più soli, di contare per un altro essere umano. Mi ha trasmesso un senso di dolcezza infinita.
Infine, il titolo. Mi piace che poni l'accenno sul "buio" dell'acqua. Quindi sulla sua profondità, il mistero che cela, ma anche la pericolosità, la paura e il senso di rispetto che trasmette. E poi c'è anche l'attrazione verso l'ignoto, quella vertigine che si prova quando si deve fare un salto nel vuoto. Il titolo è perfetto, semplice e allo stesso tempo denso di rimandi alla storia. Complimenti.
Spero di tornare presto alla long, mi dispiace davvero averla dovuta abbandonare.
A presto! |