Buongiorno, tesoro!
È un immenso piacere tornare nel tuo profilo, oltre che per leggere anche per imparare, perché? Perché sì, perché leggere autori così bravi e non ho problemi a dire navigati sia dal punto di vista stilistico che contenutistico che tematico ispira.
Poi in una sezione horror, è veramente fantastico ritrovarti qui, perché il brivido è soltanto un mezzuccio per raccontare temi molto duri, demoni più temibili, che fanno parte della vita quotidiana, che è molto più traumatica di fantasmi e simili.
(Nota a piè di pagina: però sono ancora in attesa del ritorno de L’Impero, o almeno di una long anch’essa fantasy, ammetto di aver sbirciato nel tuo profilo e la storia che hai in mente di far scontrare persone che hanno poteri con persone che ne sono prive m’intriga molto, soprattutto perché hai detto che le loro descrizioni sono state studiate a partire dai disturbi del DSM 5 – e ok, sto divagando, sorry).
Veniamo a noi. Innanzitutto, se io mi fossi trovata in una situazione del genere con tutte quelle disgrazie e tragedie, superstizione o meno avrei già tagliato la corda, da ragazza intelligente quale sono (anche se nei film horror le bionde sono le prime a morire, ma tant’è…).
Atsuko è un personaggio scritto divinamente, hai trattato benissimo il tema della disforia di genere, hai spiegato bene la frustrazione che ne deriva, i problemi fin da bambini ad adattarsi con una società come quella giapponese, ma lei non può fare a meno di parlare di sé stessa al femminile, nella sua mente, perché la transessualità non è una scelta, lei è così e basta. Molto toccante anche quando dice che il suo corpo le fa schifo, o quando dice che sapeva benissimo che la sua famiglia non l’avrebbe accettata, e così è stato.
Interessantissimo il contesto del teatro in una storia come questa, si sposa bene con l’idea horror. Atsuko diventa effettivamente il personaggio che interpretava, e io direi non solo per motivi sovrannaturali, ma perché aveva davvero dei problemi mentali (beh, questa è la metafora, comunque ‘azz, mi hai fregato un’idea che avevo in programma tra due o tre volumi e… – okay, sto zitta).
I fratelli comunque si sono comportati da veri stronzi, e oltre a questo devo dire che Chiyoko non è troppo sveglia, o meglio, è un personaggio dannatamente credibile, ma non posso fare a meno di chiedermi, come diceva Atsuko, che cazzo ha la solitudine di tanto tremendo? Non intendo, ovviamente, quella totale, ma essere single non è tanto male… Eppure, conosco un sacco di persone che non la pensano affatto così.
Tornando ai fratelli stronzi, un vaffanculo avrebbe avuto più efficacia.
Ho notato solo una svista, che forse non è nemmeno un errore ma non ne sono sicurissima, ed è in “…per le macchine malfunzionanti, che venivano regolarmente prese a calci…”, penso che la forma “mal funzionanti” sia più corretta, ma come ho detto non sono sicurissima.
Le citazioni bellissime che ho amato, sono: “Il teatro è un’arte in movimento, ogni copione è stato rivisitato infinite volte per adattarsi meglio al cambiare dei tempi. Non possiamo renderlo statico per compiacere una mandria di vecchi puntigliosi, andrebbe contro la natura dell’arte stessa”;
E poi: “Era il compito della sua arte: rendere il dolore splendido senza addolcirlo”;
E poi, per come è realistico e calza al pennello con le donne a cui si riferisce, il passaggio: “Forse sperava che, mostrandosi come la donna ideale, facendo di tutto per non essere un peso malgrado la sua debolezza fisica, il marito si sarebbe ravveduto. Era un tipo di pensiero piuttosto comune, nelle donne abusate”.
Quindi, chapeau, come hai solito hai saputo rispettare la complessità e profondità che la tematica chiedeva.
Per rispondere brevemente alla tua domanda finale, non vorrei andare OT, ti confermo che da me tutto bene, famiglia e amici tutto bene, quindi si tira avanti e spero vivamente che sia lo stesso anche per te.
Un bacio,
Karen. |