Taakkun!!
Ma... tu... qui?!
Non hai idea di quanto tu mi abbia reso felice. Leggere il tuo nome come autrice ha fatto fare una capriola all’indietro al mio fragile cuoricino, davvero, ho pensato: “oddio... quella Takkun? Proprio lei?!”.
No perché io ho la cartella di storie preferite piena zeppa delle tue creazioni, quando sei anni fa approdai sul sito me le sono lette praticamente tutte... Sarà che tratti di coppie che mi scaldano il mio fragile cuoricino di cui ho già parlato ( tipo la MarcoAce, che, c’è, insomma, siamo tutti seri per un secondo, che coppia fantastica è?) e lo fai in un modo pazzesco che mi piace da morire, sembrano delle favole, sempre così leggere ma mai banali o noiose... non so se tu mi abbia mai sentito prima perché non ricordo se ho recensito, ma io di te mi ricordo davvero tanto bene!
Tralasciando questo prologo inutile ma che sentivo di doverti dire, passiamo alla tua storia: è così dannatamente carina, che è la descrizione più scialba a cui potessi arrivare ma, ehi, le parole quando le cerco non mi vengono mai ovviamente!
Cercherò di spiegarmi un po’ meglio, ma non ti assicuro nulla di più di tre concetti lanciati al vento e accatastati a caso in un giro di parole ben poco chiare, come ho appena fatto, accidenti.
Comunque, volevo solo dirti che ho quello che hai scritto molto genuino: sembrava di trasportarsi in un altro mondo, molto più affascinante di questo di sicuro, tra le dolci parole di uno zio che mannaggia quanto vorremmo tutti avere e le confuse (ma così cazzarollino adorabili) parole di un baby Ace infatuato.
E poi, oh, l’amore della mia vita mancato, l’uomo che non potrò mai avere (sigh) ma spero un giorno arrivi alla mia porta dannazione, Marco! Ma quell’uomo, quanto è tremendamente appealing?! Sempre tranquillo, eppure così forte, e poi ha una sfera emotiva finalmente degna di una persona normale! È così umano come personaggio, ma anche (o forse proprio per questo) così pazzescamente straordinario!
Oh Ace, mannaggia a te guarda, vai beh a quel paese, razza di fiammifero scavezzacollo. Lo volevo io, era mio...
TORNIAMO A NOI, per carità.
Anzi, torniamo a te, che sei stata così magnifica! È stata una ventata di serenità e bellezza (oh mio dio non so spiegarmi, signore si potrà essere così inconcludenti) veramente piacevole, molto piacevole. Usando una metafora che tanto non avrà alcun senso, è stato come immergersi nella vasca con le orecchie, presente che l’acqua preme sulle orecchie e tutto intorno diventa ovattato, ma senti molto di più il battito del tuo cuore, e quello che c’è dentro la vasca? Ecco, così, però questo ambiente ovattato era la stanza intorno a me, e la vasca la tua ambientazione.
Dio mio, che abominio. Spero tu abbia inteso qualcosa, anche un decimo di quello che intendevo davvero andrebbe bene.
Unico, minuscolo rammarico (che è un vero parolone, ma ovviamente non mi sovviene la parola giusta al momento) è che non è accaduto effettivamente nulla, ma va bene così in fondo: è uno spaccato di emozioni più che di fatti.
Ma nelle prossime (che spero davvero con tutto il cuore scriverai, e dato che ti sto praticamente pregando, non credo proprio tu abbia così tanto libero arbitrio sulla faccenda) aspetto di vedere di tutto, e sicuramente saprai farlo in modo eccelso, come sempre.
Siamo arrivati in fondo a questa sconclusionata recensione finalmente, perdonami per il mio sproloquio.
Grazie per questa OS, e per tutte le altre.
Un abbraccio e a presto,
Fenix. |