Recensioni per
teatro dell'assurdo
di rainbowdasharp

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
20/04/20, ore 21:26

Parto subito col dire una cosa inutile ed ovvia: questa fic mi è piaciuta.
Il punto di vista qui è un poco più "materialista", o almeno così ci fa credere. Tsukasa ha davvero ereditato l'incoerenza del padre e benché sia tu stessa a sottolinearlo già dalle primissime battute, poi viene reso evidente dalla fic stessa.
Una cosa che mi è piaciuto notare è come, qui, ci sia una netta contrapposizione tra la luce e l'ombra. A differenza però della tua fic precedente, qui sono in contrasto: dall'ombra alla luce Tsukasa attraversa il teatro deserto - eccetto per una sola persona, appunto, illuminata - c'è l'ombra di suo padre che viene trascinata nella sua coscienza e gli occhi di Leo vengono attraversati da /un'ombra/ quasi quando accenna ai propri dolori, al proprio passato - e lo stesso si può dire di Tsukasa quando, sempre con dolore, ricorda di aver soffocato i propri desideri: ombre come fantasmi, qualcosa "di oscuro" che lo allontana dall'ombra. Tsukasa sembra rincorrere una consistenza pesante, l'eredità economica dei Suou, che si rivela comunque inconsistente, perché al primo accenno di luce - e che luce - perde di valore, non può essere davvero più giustificato in alcun modo.
E benché sembra che Leo sia colui che porta la luce, alla fine in realtà a me pare che sì, Tsukasa abbia ricevuto un aiuto e pure un aiuto notevole, ma si sia in qualche modo salvato da solo: perché è stato lui, a rincorrere quella luce che Leo stesso rappresenta. Gli è stata data la possibilità e lui l'ha colta.
Anche l'ultima scena comunque presenta un po' la questione buio vs ombra, perché è "giorno" ancora, per quanto morente, e Leo lo guardo con "occhi che brillano". NON SO MI SONO DIVERTITA A TROVARE SIMBOLOGISMI.
Also ti piazzo anche qui il pezzo che mi è piaciuto di più, e quindi ti saluto cia' cia' a domani (L)

«Sono le persone che hanno potere, non gli edifici».
«Acuta osservazione. Ti sei guadagnato un paio di punti, signorino Formalità. Ma [...]In questi luoghi, le persone vivono davvero. Vite altre, vite inesistenti, illusioni fatte di luci e suoni irripetibili. Se, come dice Cosetto, almeno una volta hai sognato di calcare un palco, conosci la sensazione di aver vissuto veramente».