Recensione Premio Speciale per il contest "3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)"
Ciao, sono finalmente anche qui, da te.
Devo dire che il titolo è davvero molto bello e letto così, fuori dal contesto e senza guardare i generi, mi ha fatto pensare alla canzone di Ligabue. Anche l'incipit della storia dà subito l'idea di uno spaccato di vita, come se la storia raccontasse di una parentesi di vita, di una vita come tante altre in mezzo a un mare di vite, come se fosse senza importanza, una cosa comune.
Ma leggendo tutta la storia si prende consapevolezza di come la vita di Juliet è una parentesi molto breve che la vita stessa sembra ignorare, rifiutare, e il mondo continua a girare, e il marcio della vita a proliferare, mentre Juliet si spegne nel peggiore dei modi.
Ecco, ho trovato questo espediente stilistico molto bello e graffiante. Lo stile è più maturo rispetto ad altre tue storie, si fa voce di un determinato messaggio "scomodo", di "denuncia" se vogliamo - e sta denunciando l'indifferenza.
Mi è piaciuto perché sembra voler dire che ormai il fraintendimento è dietro l'angolo e che siamo tanto abituati alla violenza da non riconoscerla, la accettiamo come parte integrante della società e ci viviamo accanto, ignorando il dolore degli altri, continuando per i fatti nostri. Tra le righe, con questo stile qui, io ho letto questo. Che forse non ha molto a che fare con la parte "concreta" della tua storia, ma la trama e i personaggi mi hanno dato l'impressione di essere proprio veicolo di questo messaggio qui. E mi piace, e ho voluto condividere con te questo pensiero.
Al di là di questo, trovo che il titolo sia davvero perfetto per il clima di questa storia, ma anche si adatta molto bene allo stile. Trovo che sia un titolo che richiama un tempo e uno spazio indefinito, quasi casuale, di passaggio, oltre a dare subito un senso di solitudine, grigiore, oscurità. Ha la stessa consistenza della vita di Juliet, lo stesso valore di qualcosa ignorata.
Comunque, come ti stavo dicendo, mi è piaciuto lo stile che hai adottato, si vede che hai voluto sperimentare, perché l'ho trovato molto diverso da tutto quello che ho letto di te finora, e penso che sei stata davvero molto brava. Qua e là c'è qualche refuso, è giusto che te lo segnalo, per il resto ho apprezzato l'inizio, questa riflessione "indolente" del narratore che presenta contesto e ambientazione, che mantiene un tono apatico quasi, spento come il luogo di cui racconta, spento come il personaggio di Juliet si presenta. E ho apprezzato tanto il finale: un'altra donna, un'altra vita spenta, apatica, che sembra muoversi nello stesso clima iniziale, incosciente del dramma, ignorante nei riguardi dello scoppio di brutalità che poi sembra rappresentare la vita "attiva" quella vera. Angelica sembra un'altra Juliet, solo ancora abbandonata alla sua apatia, al suo grigiore. E chissà quante Angelica e Juliet ci sono là fuori, che vagano.
Mi hanno colpito molto i nomi che hai scelto per le due donne, sembrano proprio in antitesi con la loro attuale vita: Giulietta, il nome romantico per eccellenza, abbandonata a un vita di "non amore", alla solitudine; e Angelica, un nome che richiama alla purezza, che batte le strade costretta a venderla la sua innocenza, perché la vita ha chiesto ironicamente questo come pedaggio per continuare ad andare avanti.
La parte horror è stata molto macabra. Io non amo il genere e di solito lo evito, ma più che paura comunque è stata una sensazione di disagio e disgusto che ho provato. Quest'uomo che è un mostro, la cui mania diventa emblema di violenza, mi ha trasmesso un'idea orribile, ricordandomi come gli uomini chiedono il permesso e poi sprangano la porta, di come una concessione viene travisata in un "sono tua, puoi farmi quello che vuoi" e dove uno sbaglio, il desiderio di non restare soli, viene pagato con la vita.
Il pre-finale, dove Juliet si ripromette di sbarazzarsi dei trucchi e di diventare una brava ragazza, mi ha trasmesso un senso di tristezza e compassione per lei, sei stata brava in quel punto a rendere la sua paura e il suo terrore, la disperazione ma anche il senso di fatalità che la attende. Poi è arrivata la rabbia - gli uomini non sono punitori, e non devono mai assumere il ruolo di giustizieri - e la tristezza, perché a volte a uno sbaglio non si ha mai la possibilità di rimediare; e forse Juliet meritava di poter rimediare al suo sbaglio, magari sarebbe davvero riuscita a cambiare, e invece la sua strada ha incrociato quella di un uomo sbagliato che ha deciso per lei.
Insomma, la storia, se non si è capito, mi è piaciuta e tu, secondo me, hai fatto davvero buoni progressi nella scrittura, soprattutto nello stile.
Trovo che questo taglio più maturo, più profondo, sia stato davvero molto forte e che tu l'abbia gestito con una buona dose di forza. Il messaggio non è edulcorato o riflessivo: è sbattuto in faccia al lettore con forza, proprio per scuoterlo, quasi con rabbia e disgusto, in contrasto con la voce del narratore, che è forse la voce un po' della società odierna.
Spero di non aver detto troppe cavolate, e soprattutto spero di non aver travisato il tuo messaggio, andando troppo per la tangente. In quel caso, mi scuso, ma ho sentito davvero molto forte e particolare questa storia e non ho potuto fare a meno di leggervi qualcosa di più di un semplice horror.
A presto! (Recensione modificata il 25/09/2020 - 03:18 pm) |