Cara NPC,
hai ragione: il personaggio di S’lolath è tutta un’altra cosa se prima si è letta l’altra, meravigliosa, shot. Anzitutto, il mio amore per i villain mi fa amare lo scorpione che si rende invisibile e che si propone, anche in questo racconto, come una creatura utile, che serve allo scopo, letale e terribile, dal potere risolutivo e considerata una soluzione estrema. Lo so, è un animale da “compagnia” che neanche i drow considerano affascinante, però che posso farci? Ha il suo perché. L’altra cosa, ben più seria, anzi, diamo un tono serio alla recensione, riguarda le motivazioni di S’lolath: ti avevo già scritto che amo l’incantesimo della memoria e quando, come qui, il protagonista si trova di fronte a dei buchi di memoria come il fatto di non sapere la propria casata d’origine io ho pensato che abbia incantato quella parte di memoria e mi sono fatta dei voli pindarici infiniti.
Le trame politiche nelle storie mi piacciono più di quelle d’amore, sono sincera, quindi vedere l’aspetto più tecnico dei Vuoti è stato affascinante anche perché è tutto molto credibile. S’lolath sceglie un ruolo da burattinaio, necessariamente in ombra, uno da cui può manovrare addirittura quello che sulla carta è il suo capo. Ciò lo mette al riparo e aggiungere qualsiasi elemento al ragionamento perfettamente analitico che hai fatto non renderebbe giustizia alla storia. Un altro aspetto interessante è, a mio parere, la neutralità dei vuoti rispetto al culto di Lolth: il fatto che i vuoi scelgano di non scegliere è importantissimo perché ci aiuta a caratterizzare ancora meglio S’lolath e questo ordine per cui il mago ha fatto ogni cosa, anche sacrificare la propria… libertà di avere un’amante o una famiglia (mi riferisco al fatto che per i drow parlare di sentimenti è diverso rispetto a parlarne per qualsiasi altra creatura, con le ovvie conseguenze).
Nella shot madre di questa, S’lolath (ri)scopriva l’odio verso un culto per cui ora prova l’indifferenza necessaria a perseguire gli scopi di neutralità dei Vuoti. I due elementi, messi uno accanto all’altro, ci mostrano un mago intelligentissimo che ha saputo individuare le proprie debolezze nascondendole, anche a se stesso, come se la propria coscienza, memoria e “sensibilità”, che virgoletto sempre per non insultare la natura propria dei drow, sia essa stessa un nemico al pari di un prossimo che è sempre animato da cattive intenzioni e che leggere con i propri poteri mentali è quasi sempre una perdita di tempo: il risultato è un personaggio con un livello di intelligenza e di spietatezza estremi, in grado anche di mettere su quella che è una vera e propria organizzazione in grado di proliferare all’interno di una società rigidamente basata su una serie di caste come quella dei drow. Più scavi attorno a questo personaggi più crei lavori interessanti e hai un modo molto bello di mostrare il carattere dei personaggi: il tuo narratore si limita a osservare i fatti e registrare i pensieri o le battute (anche queste, stizzite e molto secche, indicano lo stato d’animo del personaggio e il suo grado di interesse, nel caso specifico di una città in via di disfacimento sull’onda del caos dilagante), ma è proprio tramite questi ultimi che noi siamo in grado d’individuare le vere ragioni che muovono i protagonisti e a creare i necessari collegamenti che permettono, a mio avviso, a un lettore di affezionarsi a una storia. Un caro saluto e a presto,
Shilyss |