III
TERZO POSTO, CON UN TOTALE DI 50,05/55
Un palco chiamato vita, di _Vintage_/_EverAfter_
Grammatica e Stile: 9,3/10 (media tra 9/10 di g. e 9,75/10 di s.)
La grammatica è buona, ma ho trovato alcune imprecisioni:
“la cosa che più affascinava Nicola, era la velocità” – separi soggetto e verbo con una virgola -0,50
“La gente che aveva l’arroganza di definirsi normale, li considerava” – stesso errore -0,50
Non ci sono altri errori. Il punteggio relativo alla grammatica è quindi 9/10.
Come al solito, ho trovato lo stile della tua storia incredibilmente coinvolgente e accurato. La prosa, in questo caso, punto molto alla “teatralità” tipica del genere da te scelto: le caratteristiche che la distinguono sono un lessico molto dettagliato e specifico (sia per quanto riguarda le descrizioni degli oggetti – che ho davvero apprezzato, in particolare per gli oggetti caratteristici di quegli anni! – che quelle dei sentimenti), che si distanzia dal livello d’istruzione dei protagonisti, come una voce dall’alto, e la presenza di interventi fuori campo, che hai inserito tra due trattini e che ho trovato ben calibrati, utili a specificare qualcosa in più ma senza essere troppo invadenti. La fluidità del testo è perfetta: le frasi sono della lunghezza corretta e sono perfettamente collegate le une alle altre: una cosa che ho molto apprezzato è l’alternarsi della lunghezza dei periodi, che ha conferito anche dinamicità a una storia che per quanto riguarda la narrazione resta molto lineare. Vorrei solo segnalarti una frase che, seppur grammaticalmente corretta, non mi suona benissimo.
***Lo spettacolo era iniziato da allora*** il “da allora” suona proprio male, secondo me, ma sinceramente non saprei bene cosa consigliarti per dare una forma diversa alla frase… forse un “appena iniziato” sarebbe stato migliore, ma non saprei, perché comunque una sfumatura di significato va a perdersi.
I dialoghi sono pochissimi, ma sempre realistici e mai fuori luogo.
Il punteggio che assegno allo stile è 9,75/10, complimenti!
Trama e Originalità: 7/10
Credimi, mi piange il cuore ad assegnarti questo punteggio perché la tua storia è davvero perfetta così, ma per esigenze di contest mi ritrovo costretto a penalizzarti. La trama è molto semplice, in quanto l’unico “cambiamento” che interviene all’interno della storia è la partenza di Nicola con la sua seguente riflessione su ciò che si è lasciato alle spalle. La storia è un’analisi del contesto in cui Nicola vive, portata avanti dalle sue riflessioni sugli avventori del bar che ci presenti perfettamente (approfondirò in seguito questo aspetto), e proprio per questo a livello di trama tradizionale rimane statica, senza che accada nulla di rilevante fino alla partenza del protagonista. Tuttavia, il flusso di pensieri è organizzato molto bene, e ciò ti ha permesso di proseguire senza forzatura dal narrare la storia di un personaggio a quella del successivo. Anche l’idea alla base della storia non è particolarmente originale, ma senza dubbio l’hai sviluppata molto bene, mostrando quello che si cela dietro alle maschere che ognuno di noi indossa.
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
La caratterizzazione estremamente curata di tutti i personaggi presentati è sicuramente il punto di forza del tuo racconto, partendo da Nicola, il tuo protagonista, fino ad arrivare a tutti quelli secondari, madre compresa. Di Nicola colpisce soprattutto l’evoluzione, che culmina con l’emozionante riflessione finale: fin da piccolo è una persona curiosa e intelligente, che non si ferma alle apparenze e cerca di trovare il meglio in qualsiasi situazione, persino essere lasciato dalla madre in un bar di periferia. Probabilmente, in un'altra situazione anche lui, come chiunque altro, avrebbe guardato gli avventori del bar Sottocasa con indifferenza e pregiudizio, senza avere il coraggio di toccare le loro mani e il loro cuore. Tuttavia, anche dopo aver compreso molte cose della vita, la sua opinione non è mai cambiata: forse non tornerà mai più in quel paesino del foggiano, ma non potrà mai dimenticare le sue origini. Vorrei davvero soffermarmi su ognuno degli altri personaggi, su come hai saputo raccontare in breve il modo in cui appaiono e ancora più in breve le loro vere identità, che però risaltano ancora di più grazie alla grandissima umanità del narratore. Purtroppo la vita reale richiede sacrifici, e niente va mai così come vorremmo andasse, ma nessuno dei tuoi personaggi ha deciso di arrendersi, e un po’ guardandosi di sbieco e un po’ sorreggendosi a vicenda sono riusciti a non rimanere soli in un mondo che avrebbe preferito dimenticarsi di loro. Carissima, hai fatto un lavoro davvero incredibile, e non mento affatto se dico che leggerei un intero romanzo sulle loro storie personali. Il punteggio pieno è più che dovuto.
Utilizzo del Pacchetto 7, It’s nice to have a friend: 8,75/10
Genere – Sentimentale: All’interno del tuo racconto è presente una reinterpretazione abbastanza particolare del genere richiesto, che non riguarda affatto un amore di tipo romantico ma si concentra sull’amicizia e sui rapporti interpersonali all’interno della comunità. Purtroppo mi trovo costretto a penalizzarti perché questa interpretazione, seppur bellissima e ottimamente realizzata, non combacia con la definizione del genere, tuttavia il punteggio resta alto per il grande spazio dato ai sentimenti del protagonista e alla percezione che ha di quelli altrui. 2/3
Prompt/Oggetto – Bar: Il bar Sottocasa è il vero fulcro della vicenda, il luogo in cui i personaggi agiscono e interagiscono sotto gli occhi di Nicola. L’ambiente è stato descritto perfettamente, dando attenzione in particolar modo alla caratterizzazione dell’atmosfera, più che agli oggetti presenti al suo interno (che tuttavia non eviti di menzionare nei momenti più opportuni). Davvero complimenti. 3/3
Citazione – “Something gave you the nerve // To touch my hand”: La citazione è stata utilizzato davvero alla perfezione, facendo gradualmente avvicinare il protagonista a tutti coloro che erano sempre stati esclusi dalla comunità locale per le loro diversità, facendo scoprire anche al lettore la loro individualità. Ho inoltre apprezzato la ripresa dell’atmosfera delicata e onirica della canzone. 3/3
Bonus: Come tu stessa hai fatto notare all’interno della storia e ripetuto nel finale, il bar è stato la vera casa di Nicola durante la sua permanenza nel paesino pugliese, ancora di più rispetto alla sua casa effettiva dove viveva con la madre. L’unica scena che è ambientata effettivamente nella sua casa è l’ultimo saluto al maestro Mangiafuoco, che però è vagamente accennata tramite flashback senza essere approfondita nel dettaglio. In ogni caso, anche se non l’hai fatto in modo letterale, si può dire che tu abbia rispettato la richiesta. 0,75/1
Titolo: 5/5
Hai scelto un titolo davvero stupendo e adatto al tuo racconto. Fin da subito il lettore è in grado di percepire l’atmosfera semplice, quasi “polverosa” e reale ma al tempo stesso onirica che ritroverà durante la lettura: “Un palco chiamato vita” è una frase che eccelle in questo senso, dando l’impressione che la realtà e la finzione si nascondano a vicenda. Ho colto immediatamente (anche grazie all’impaginazione molto originale) la citazione alle maschere di Pirandello, che ho trovato una buona idea anche per identificare immediatamente il contesto come appartenente alla provincia italiana. Inutile dirlo, ma anche l’attinenza con il racconto è massima: la tematica dei pregiudizi e delle maschere è quella centrale all’interno del racconto, e la riflessione finale di un Nicola più cresciuto e consapevole porta a compimento l’arco narrativo di questo gruppo eterogeneo di personaggi isolati dal mondo, citando il titolo stesso appena prima della conclusione (cosa che apprezzo sempre molto e che ritrovo molto spesso nelle tue storie). Davvero complimenti!
Gradimento Personale: 10/10
Cara Vintage, ormai credo che dovrei chiamarti “Regina delle lacrime” visto che con le tue storie piango tutte le volte! E dire che non sono una persona che si emoziona facilmente, ma il tuo modo di cogliere le emozioni umane e rappresentarle così fedelmente all’interno dei tuoi racconti mi colpisce ogni volta di più, c’è poco da fare. In uno spazio tutto sommato ristretto sei riuscita a caratterizzare in modo perfetto non solo il tuo protagonista, ma praticamente ogni personaggio che hai nominato. Ho apprezzato moltissimo anche i riferimenti di cui ti ho parlato nel parametro “titolo”: i tuoi personaggi sono volutamente esagerati nelle loro caratteristiche, ma il realismo del racconto è ugualmente talmente vivido da far paura. Aggiungo solo che avrò dovuto rileggere la sequenza finale, quella dopo la partenza di Nicola, per tre volte per riuscire ad arrivare alla fine con gli occhi asciutti! Davvero complimenti: nonostante le critiche esposte sopra a causa del contest, la tua storia non avrebbe potuto essere più perfetta di così.
EDIT: No, non è vero. L’ho letta di nuovo ora che sto ricontrollando le valutazioni e ho pianto ancora… (Recensione modificata il 05/07/2020 - 10:13 am) |