Caro Francesco, ti ho mandato tre messaggi privati abbastanza corposi, a dispetto di quello che ti ho scritto nel terzo messaggio, desidero leggerti ancora puntando i riflettori su questa poesia, prima di ritirarmi per deliberare come si suol dire. |
Ciao Francesco. Il tema della notte mi ha sempre affascinata molto e, di tutto quel che accade, quel che mi ha colpita di più è il finale. Si ha un passaggio dall'oscurità alle prime luci dell'alba, dove si può ben immaginare quanto stia accadendo. Suggestivo definire il posto dove andranno a lavorare gli operai come campi di guerra. Un'espressione forte e del tutto veritiera di una condizione umana misera nel corpo e nello spirito. Un saluto. |
Buona sera. |
Ciao Francesco sei riuscito a trasformare queste tue parole dolorose in immagini, rendendo il tutto fortemente visivo e tangibile, dove una umanità varia in cerca di chissà cosa si muove a ritmi stereotipati che stordiscono la mente e le impedisce di pensare. Uomini e donne che attendono un’alba che li riporterà a domandarsi forse qualche cosa, chi invece domande non se ne pone sono quei poveri disperati che affrontano la loro giornata di lavoro guardando a quei loro simili così differenti da loro domandandosi di cosa saranno in cerca, se sperano in qualcosa o semplicemente lasciano che il tempo scorra su di loro travolgendoli. Molto d’impatto. Un caro saluto. |
È tutto talmente realistico che sembra di vederle quelle anime, proprio come la loro disperazione. |