Alla fine, ho deciso di affidarmi al buon vecchio Ordine Cronologico!
Dopo il piccolo spoiler che avevo ricevuto da te, riguardo a quella malinconia capace di ispirarti cose meravigliose che, davvero, Aedi dell’Odissea fate spazio, mi ero preparata alla meglio a livello psicologico.
Ma, a conti fatti, il mio meglio non è stato sufficiente dal momento che ho le dita formicolanti e gli occhi che pizzicano; le prime perché vorrei stare qui a commentare ogni singola parola e i secondi perché, molto banalmente, non sono uscita del tutto indenne da questa ultima lettura. (La mia povera pancia ha un buco di dimensioni notevoli attraversato da ondate di pura tristezza…secondo me, dovresti sentirti un po’ in colpa per questo!)
Non so come sia possibile, ma stai trascinando anche me nel vortice inarrestabile della dipendenza dai B.B. anche se, il mio desiderio di entrare in contatto con altre storie che parlano degli sfortunatissimi Black Brothers, si esaurisce nel leggere le cose che tu scrivi di loro.
Quindi, ecco un momento per lanciarti un appello: non smettere mai di pubblicare cose su questi due e guai a te se lasci solo al tuo computer la gioia di sapere dell’esistenza di altro che li riguardi!!!
Fatte le doverose premesse, passo direttamente a riempirti di complimenti.
Insomma, non c’è nemmeno una virgola che abbia trovato fuori posto e sì, la cosa non mi sorprende poi più di tanto!
Il personaggio di Sirius è qualcosa di complesso a livelli cosmici e, inutile sottolinearlo, tu lo hai reso con una maestria davvero invidiabile.
I momenti della sua vita su cui hai deciso di soffermarti sono, di sicuro, tra i più drammatici di sempre e, forse, anche più terribili del tempo trascorso ad Azkaban. Infatti, una volta evaso da prigione, si è ritrovato a vivere in un mondo che si rifiuta di riconoscerlo innocente, il vero colpevole della morte di James e Lily è scappato, Voldemort è tornato, Harry è in pericolo più che mai, c’è una nuova guerra da combattere all’orizzonte e, cosa non meno importante, tutte le persone che ha lasciato dopo quella notte d’ottobre sono andate avanti senza di lui.
Ho letteralmente adorato – del tipo che mi sono stesa per terra con le pupille traboccanti di ammirazione – la scena iniziale, dove si intravede il rapporto con Remus.
A dispetto delle cose che ho letto fino a ora su momenti simili, non hai banalizzato il tutto rendendoli amici come prima, pronti a lasciarsi alle spalle un passato che, alla fine, nessuno dei due può davvero dimenticare.
Il cocente senso di colpa che provano l’uno nei confronti dell’altro è tutto quello che ho sempre pensato, immaginando gli ultimi mesi della vita di Sirius a Grimmauld Place e che, di sicuro, non avrei saputo esprimere in modo migliore.
Il riferimento alle trasformazioni di Remus, supportate da una dose di Pozione Antilupo invece che dalla compagnia dei Malandrini, è stata una stilettata al cuore e, se devo essere del tutto sincera, anche un colpo basso di una cattiveria inaudita. Non lo so, la prossima volta metti un cartello, ok?
Ho letteralmente adorato anche la parte con “quell’idiota di Mocciosus” perché, forse, l’astio che Sirius si ostina a provare, dopo tutti questi anni, nei confronti di Piton, potrebbe essere visto come il suo desiderio di recuperare il tempo perduta ritornando, anche solo per il tempo di una battuta malevola, alla sua giovinezza, quando il nemico era Severus e lo prendeva in giro in compagnia di James. Ma, poi, ecco una vena di maturità: Sirius che vorrebbe solo prenderlo per il braccio sinistro (ah, l’anima di Felpato non morirà mai!), per costringerlo a confrontarsi con ciò che significa una vita passata sotto lo stesso tetto di chi si dedica all’odio e alla Magia Oscura come occupazione principale.
E sbaglio di grosso, oppure c’è un piccolo collegamento con “Sai trattenere il respiro?”, in quel dettaglio straziante della cicatrice di Sirius sulla guancia? Se il collegamento non esiste, ed è stato partorito a caso dal mio cervello scombussolato, ti chiedo perdono ma, comunque stiano le cose, la parte delle scale mi ha letteralmente stesa – del tipo che ho dovuto interrompere per un secondo la lettura, con il labbro inferiore improvvisamente tremolante.
L’immagine di una Walburga che si rifiuta di curare la ferita del figlio con la magia lascia il posto, nel giro di poco, all’immagine della stessa donna terribile che, magari, ha vagato come un’anima in pena nella casa dei suoi antenati, consapevole della sua solitudine e fallimento. Lo so che sono solo le supposizioni di un Sirius disperato e incapace di addormentarsi, eppure le trovo non solo plausibili ma anche geniali.
Sono sicura che sì, deve esserci stato un momento in cui la signora Black si deve essere resa conto del pasticcio che è stata la sua esistenza; mi rifiuto di credere alla sua più completa malvagità.
Lascio da parte tutta l’adorazione provata nel tuo aver tratteggiato il rapporto di Sirius con Regulus perché sai già che cosa ne penso e, perciò, ti chiedo solo un altro po’ di pazienza per seguire il mio adorante viaggio mentale.
E, la prossima tappa di questo volo pindarico, è…Tonks! In poche, semplici battute, sei riuscita a tratteggiare una Ninfadora esattamente perfetta che se ne esce con tutta la sua innocenza inciampando e rovesciando portaombrelli. Quella frase pronunciata da Tonks è davvero da lei e ho provato un profondo odio nei suoi confronti; non si rende conto che le sue parole hanno il potere di ferire ancora di più il precario equilibrio del cugino.
(Renditi conto dell’ascendente che hai su di me: IO CHE ODIO TONKS. Capito? Non un essere qualsiasi, ma proprio la testarda e imbranata Tonks. Sono senza parole.)
Penultima tappa: Molly!
Ecco, probabilmente, se dovessi fare una classifica delle parti preferite di questa storia, la sezione con Molly sarebbe al primo posto. Lei è la mamma che Sirius non ha mai conosciuto sul serio e vederla con i suoi occhi, affaccendata ai fornelli nel preparagli la cena pronta a rimproverarlo per il suo prossimo passo avventato, mi ha fatto nascere un sorrisino carico d’amarezza.
Ma dai, come fai a scrivere certe cose?
Lui che vorrebbe confidarle la sua impossibilità a dormire, il suo sentirsi un bambino spaventato sotto al suo sguardo materno…insomma, ti dedico un bell’applauso con levata di cappello e inchino, così la facciamo finita!
Ultima tappa: la fine!
Un Sirius che, da qualche parte nel suo cuore, desidera di non tornare mai più nella casa della sua infanzia e che, accontentato da un Destino con un senso dell’umorismo tutto particolare, sta andando incontro alla propria morte…wow! Non lo avevo mai pensato in questi termini, ma questo ragionamento è talmente alla Felpato che è solo pura magia e perfezione.
Insomma, sei stata bravissima a gestire il personaggio di Sirius, consegnando al lettore tutto il guazzabuglio che è la sua mente, senza mai cadere nel burrone dello stereotipo o della superficialità.
Tralasciando ciò, poi, hai reso anche divinamente l’atmosfera in cui le azioni si svolgono; questo silenzio fatto di cose non dette ma che premono per essere pronunciate fino alla fine, quella casa piena di ricordi che fanno male e da cui si vorrebbe solo scappare, anche a costo della vita.
Il Quartier Generale è una delle location che amo di più in Harry Potter e ritrovarla, stasera, ritratta così bene, mi ha reso davvero felice.
Oh, cielo! Se non avessi voglia di starti a leggere tutto questo monologo, faccio un riassunto: storia bellissima che va direttamente tra le preferite e una me che ti ringrazia per la buona dose di malinconia che le hai messo addosso.
Ancora complimenti,
a presto!
P.S. alla fine non mi sono pentita della scelta!
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