Buongiorno cara, eccomi qui a leggere un’altra delle OS presenti sul tuo profilo dopo la conclusione della long. Ho scelto di andare avanti per ordine di pubblicazione, quindi eccomi qui. Ti faccio i miei vivi complimenti, sul serio, perché oltre a gestire una OS dove non fosse nemmeno necessario dare i nomi alle due protagoniste per visualizzarmele e comprendere, hai avuto la capacità di stupire e stupirmi particolarmente: sono rimasta sconvolta verso la fine quando ho cominciato a capire. Credevo di avere a che fare con uno scenario dove la paziente avesse avuto dei problemi e fosse stata poi portata lì da un ospedale, dopo aver reso partecipe la dottoressa della situazione instabile presente.
Questo pensavo, ne tentare di spiegarmi il motivo per cui la donna sapesse, intuisse, direzionasse. Perché diciamocelo, va bene essere degli psicologi bravi, ma certe cose che sapeva sarebbero stati impossibili da intuire anche per il più bravo degli esperti. Noto le reazioni delle due perfettamente opposte, una si scalda, scalpita, vuole nascondere e deviare fino alla fine perché sembra proprio essersi rassegnata – ecco il termine che mi serviva – alla direzione della vita che ha scelto. L’altra invece conosce il percorso e vuole portarla a fare e dire quello che la farebbe stare meglio, probabilmente come un ultimo tentativo di fare pace con se stessa, i proprio ego ferito e depresso, la propria persona che ha visto annullarsi nel corso degli anni. Ammetto che cedevole non rientra nel carattere della donna, anzi: per quanto il suo atteggiamento sia decisamente molto forte fino alla testardaggine più acuta, mantiene fede a se stessa fino alla fine. La vera fine, caratterizzata qui non dalla conclusione di una seduta bensì dal cammino della vita terrena. Una cosa però, che si discosta da una reale confessione ma che è comunque importante, un vero passo avanti se così posso chiamarlo: lei ripensa a ciò che avrebbe potuto dire, forse come frase di congedo, ma l’attenzione va a chi le era accanto, presumo e spero, mi piacerebbe anzi, la figlia. Lei, che si è salvata e che non potrà più vederla, lei che ha subìto gli sfoghi ed il rancore di chi semplicemente non ha saputo fare pace con le scelte della propria esistenza… lei, che ci sarà al contrario della protagonista che semplicemente, prima di rendersi conto di star passando il confine, ha fatto un colloquio con la propria coscienza.
Ho avuto il magone per tutto il tempo, ma alla fine il nodo alla gola si è sentito tutto. Hai creato una sorta di empatia attiva e molto forte nei confronti della donna, sappilo, scavandole dentro senza che lei voglia davvero. Sento gli stati d’animo che la muovono e la direzionano, come percepisco chiaro il tono della voce e l’atteggiamento non solo suo ma di entrambe. Davvero qualcosa di difficile da gestire, ma ti ci sei mossa in maniera esperta e particolareggiata senza risparmiare nulla. Non hai redento il personaggio all’ultimo secondo, non l’hai portato a cambiare, ad ammettere, ad inginocchiarsi a chiedere perdono e questo l’ha reso veritiero, credibile, umano.
Più umano di molti altri che potremmo incontrare nel corso della nostra vita.
Un lavoro costruito e gestito con una cura delicata e diretta allo stesso tempo, fatto di dialoghi d’impatto, di piccoli particolari fondamentali a cogliere la trama che si mostra per il suo reale effettivo soltanto alle ultime frasi. È una delle letture migliori fatte sul tuo profilo sappilo, dove introspezione, caratterizzazione ed emozioni raggiungono un livello davvero alto di esposizione. Alla prossima cara, non vedo l’ora di leggere altre tue storie, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |