IV CLASSIFICATO al contest "Foclore d'Italia" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
- Grammatica e stile: 10/10
Partiamo come sempre dal fatto che ti faccio i miei più vividi complimenti per la grammatica. È curata in maniera quasi ossessiva – concedimi d’utilizzare un simile vocabolo in positivo –, il che dimostra molto bene quanto tu tenga alle tue storie e quanto tempo spendi anche a rileggerle. Non vi è alcuna sbavatura né un eccesso di vocaboli messi lì per fare scena, tutto è narrata con una sequenza precisa e lineare, semplice nel complesso ma molto efficace per chi legge. Lo stile, che di per sé non è particolarmente ricercato né elaborato, l’ho trovato perfetto per il registro contestuale: è una storia che tratta di quattro amici d’infanzia, indi per cui ritengo che lo stile da te impiegato sia opportuno, un registro più complesso avrebbe rovinato la storia nel suo insieme. Così come ho ritenuto molto saggia la scelta d’impiegare molte parti dialogate a scapito magari di quelle meramente descrittive che di certo avrebbero reso la lettura molto più pesante di ciò che in realtà è stata. Davvero bravissima, come sempre.
- Caratterizzazione dei personaggi: 10/15
Se da un lato le sequenze dialogate aiutano e facilitano la lettura del lettore, dall’altro – ma questo credo che sia una lecita conseguenza – penalizzano dal punto di vista dell’introspezione. Ora, per come l’ho percepita io, la storia ha un carattere largamente narrativo, perché la sua esigenza primaria non è quella di delineare i personaggi quanto piuttosto di raccontare un episodio della loro infanzia. Ciononostante, questi piccoli infanti non hanno affatto deluso le mie aspettative. Per quanto la storia sia incentrata sulle sequenze dialogate, durante la lettura il lettore riesce a carpire da piccoli spezzoni le personalità di tutti i protagonisti, che rimandano quasi a degli stereotipi caratteriali (premetto che per me la parola stereotipo non ha affatto una connotazione negativa, tutt’altro): Brian, Freddie, John, Roger sono tutti personaggi apprezzabili per determinate caratteristiche, chi per la calma, chi per l’impulsività, chi per il raziocinio e chi per l’intelligenza. Sensazioni che non descrivi apertamente, ma che lascia aleggiare sullo sfondo ad una scena che fa sorridere il lettore, perché rappresenta lo spezzone di una vita vissuta nel pieno degli anni giovanili, quando le preoccupazioni più grandi sono quelle di far funzionare una vecchia radio e di andare a prendere il gelato. Ho apprezzato questo tuo modo di tratteggiare la cosa, sebbene abbia dovuto togliere qualche punto proprio perché, in realtà, non vi è una vera e propria introspezione. Però sai? Va bene così. Ripeto, non era la storia adatta per un approfondimento caratteriale, sicuramente si sarebbe rovinata.
Un plauso particolare però devo proprio concedertelo, perché ho amato moltissimo la scenetta del ragno, l’ho trovata di un impatto davvero forte: il perché è semplice, ricalca perfettamente una sequenza che risulta credibilissima in un contesto tra bambini. Io stessa ricordo da piccola d’aver fatto salti altissimi pur di non sfiorare un ragnetto rosso, per cui non solo mi è piaciuta la scena, ma mi ci sono rivista in pieno. Credo che questa sia una delle tue doti più grandi di scrittrice: riesci sempre a fare in modo di mettere quel quid in più dentro le tue storie, che generano nel lettore dei ricordi subitanei e malinconici, per cui anche qui non posso fare a meno che farti i miei complimenti più sinceri, non sono molti gli autori che riescono in un’impresa simile, bravissima.
- Trama: 8.5/10
La trama non è molto complessa, né l’intreccio risulta particolarmente elaborato, ma nel complesso la storia presenta tutti gli elementi al posto giusto. Proprio perché racconti di un episodio di vita vissuta, non era necessaria la presenza di un’articolata vicenda, anche perché si sarebbe perso il senso più giocondo della vicenda. Tuttavia, ho trovato la storia godibile e molto originale, forse proprio perché si tratta di una kidfic. Anche qui mi piacerebbe fare una premessa: sono una grande amante delle kidfic – come tu ben sai –, anche se normalmente molte le trovo banali e anche stracolme di cliché, che di per sé non sarebbero neanche un problema se fossero usati in maniera più appropriata. La tua storia, invece, non solo possiede una squisita originalità, ma rimane perfettamente in linea coi personaggi, narrando una vicenda banale forse, ma importante per quei ragazzi. Anche da questo punto di vista ho trovato davvero evocativo il titolo, che non è un parametro di giudizio ma che ho considerato davvero molto evocativo: è come se segnasse contemporaneamente una fine e un inizio, un passato che si allaccia al futuro. È sicuramente una mia impressione, ma in questa storia ciò che mi è piaciuto di più è stata l’idea di vedere quattro marmocchi sdentati che non hanno nulla a che vedere con le star che sarebbero diventate, un modo per ricordare che, dovunque si vada, si parte sempre dalla linea che segna l’inizio. Se si pensa a questo, questi ragazzi probabilmente vedono al futuro con speranza e forse anche un accenno di giusta presunzione, senza dimenticare quello che sono stati. È un pensiero che consola, e che rende tutta la lettura un efficacissimo tuffo nel passato, non solo dei protagonisti, ma anche del lettore stesso, che riesce ad evocare immagini della propria infanzia, ricordandosi delle pedalate in bicicletta e delle macchie di gelato sulla maglietta. Veramente una storia bella, sotto ogni punto di vista.
Soul, ancora una volta, complimenti davvero.
- Utilizzo del pacchetto: Obbligo 8/8 + Prompt bonus 2/2
Il pacchetto è stato sicuramente il punto di forza di questa storia, e credimi che la cosa mi ha fatto davvero un piacere enorme. Partiamo dall’obbligo, che è stato davvero rispettato alla perfezione: dopo averle tentate tutte, ognuno a modo suo – Roger personalmente mi ha fatta morire dalle risate – arriva John, in versione moderno Mosè che salva tutti quanti. A parte l’ilarità della cosa, mi è piaciuto tantissimo il modo in cui descrivi la sua estraneità nei confronti degli altri, l’ho trovata davvero molto calzante con l’obbligo che ti era stato assegnato, per non parlare della frase che di tua spontaneità hai deciso d’inserire alla vicenda, rendendola ancora più attinente al pacchetto. Il prompt bonus l’ho ritenuto ampiamente soddisfatto, un po’ per connotazione lessicale – banalmente, hai inserito il prompt – e un po’ per l’alone d’importanza che sei riuscita a concedergli: per quei quattro svitati riparare la radio appariva una necessità, sebbene non lo fosse davvero. Qui potrei dilungarmi tantissimo sulla cosa, ma immagino che ti ammorberei inutilmente. Però alla fine hai ricalcato molto bene un concetto su cui io stessa speravo che qualcuno insistesse, il fatto che la necessità sia qualcosa di puramente soggettivo e che essa vari a seconda della persona di riferimento. Ho trovato anche molto corretta la scelta di far pronunciare la frase con il prompt a Freddie, che sdrammatizza subito dopo. Sembra quasi che, messa in bocca a lui, quella frase possa tingersi di significati nuovi e sconosciuti, quasi profetica per certi aspetti. Insomma, stiamo pur sempre parlando di colui che sarebbe diventato il più grande cantautore vivente.
Immagino che tu ti sia annoiata a leggere ancora “i miei più sinceri complimenti”, ma onestamente non saprei cos’altro dirti, per cui bravissima anche qui, non ho altro d’aggiungere.
- Gradimento personale: 5/5
Questa storia mi ha riportata indietro anni luce. Grazie a questa storia ho ricordato la voce di mia nonna che mi gridava addosso: “Sporcati quella maglietta appena lavata e ti meno”. Davvero, non so perché, ma questo tuo racconto ha la capacità di portarti davvero lontano, ad attimi della vita di cui ci si dimentica quando si è grandi. Questa tua digressione sui protagonisti della musica l’ho trovata bella ed emozionante, ma non di quell’emozione ricca di pathos, quanto piuttosto della breve e semplice quotidianità di un passato fatto di corse in bici, radio non funzionanti e amici sinceri. È proprio vero che quell’età rappresenta il vincolo della felicità, perché solo quando si è bambini si capisce davvero il valore di una radio rotta, piuttosto che di un buon gelato quando fa caldo. Io adoro le storie coi bambini proprio perché è difficile trovare dei filtri alla vita vera: della serie, chi se ne frega del domani, oggi bisogna aggiustare questa radio. È un pensiero che riesce sempre a confortarmi, e con questa storia ho davvero potuto di nuovo incontrare la me bambina, quindi qui non ti farò i miei complimenti, ma ti dico un sincero grazie. Grazie per essere riuscita a compiere questo piccolo, insignificante miracolo.
Totale: 43.5/50 |