Ciao, piacere di conoscerti^^
si potrebbe dire che un bambino come Luigi abbia già perso l'infanzia da tempo, eppure conserva un senso di meraviglia per le cose, una leggerezza commovente, nonostante il duro lavoro in miniera e la vita di stenti. Conserva l'innocenza, insomma, e la capacità di coltivare sogni. Sono sogni piccoli, commisurati alle sue modeste possibilità, ma sono quelli che ogni giorno gli danno la forza e l'allegria di affrontare un lavoro che da tanti documenti conosciamo come durissimo.
E poi, d'un tratto, quella minaccia che vediamo appena accennata nelle prime righe della storia, i briganti, si fa concreta. Poveri che rubano a poveri, disposti a uccidere per un paio di scarpe nuove.
È quello il momento in cui Luigi perde l'innocenza, in cui smette di essere bambino. È il cubicolo vuoto, il picconare frenetico. La nudità che di colpo gli diventa indifferente, a fronte dell'orrore con cui si è appena confrontato.
Eppure, pragmatico, serio, riconosce di essere fortunato. Di avere cibo, anche se poco, e di essere ancora in grado di gustarlo. Riflessioni dure, per una vita dura, che non regala nulla e anzi porta via quel poco che ognuno racimola.
Complimenti, una storia molto bella e ben scritta, di un'amarezza che costringe a riflettere. |
