Recensioni per
Il taglio di un Narciso
di Sokew86

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
20/05/22, ore 13:07

Il racconto si presenta come una storia leggera e pesante allo stesso tempo: "cosa vuoi che sia un taglio di capelli o una tintura?" ed invece benvenuto in uno spettro mentale.
La disintonia nata con l'incontro con l'altra sorella è poi spostata sui capelli ed offre una bella introspezione in esso poiché fa emergere una nota di consapevolezza inconscia di quanto si osserva con la coda dell'occhio.
Non è l'oggetto, il taglio, il soggetto della storia ma il suo tema e la sua evoluzione fino ad arrivare ad una maturità della percezione iniziale.

Trovo il racconto ben scritto circa la trasposizione del sentimento e del percorso ad esso riconducibile, grammaticamente si può migliorare come per ogni elemento soggetto a regole definite (discorso generico, il testo fila liscio senza intoppi).

La scelta del taglio, la parte chiara della storia, è messa in ombra dalla reazione della madre che la fa da padrone.
Tale ombra pone la protagonista a scivolare in un baratro sempre più profondo di consapevolezza sulla madre ma, alla fine, c'è anche l'esaltazione della consapevolezza della libertà raggiunta che non avviene con il taglio ma con l'andarsene di casa.

Qui non si è difronte ad una discesa negli inferi, ma alla rottura di una campana di vetro che rende visibile il luogo in cui ci si trova, ovvero gli inferi della prigionia mentale di un genitore.

La risalita attraverso il taglio è forte e da vita all'elemento più bello, non definisce il seguito della vita della protagonista!
Il racconto ha un inizio ed una fine temporale che suggerisce la maturazione della concezione che il destino è forgiato da se stessi e che non si debbano mettere limiti al proprio essere.

Quest'ultima è la vera vittoria, anche se non è posta come vittoria, trovare una strada per se stessi e proseguirla con ottimismo.
Parafrasando la fine è come sentirsi "leggero": non si ha un'andata e ne un ritorno, senza meta si affronta la vita con un po di sole in testa e una canzone in bocca in segno di ottimismo per aiutare ad uscire la propria voglia/anima/essenza di vivere.


L'unica nota personale che posso fare è ringraziare l'autrice di aver affrontato un tema inusuale e delicato che permette un confronto personale con realtà diverse e l'apprendimento di elementi non comunemente noti.

Recensore Master
29/10/20, ore 19:27

Valutazione contest Prime Esperienze

GRAMMATICA:
La storia è interessante, ma a livello grammaticale ci sono diverse incertezze e refusi sparsi qua e là durante il testo. È un peccato, perché è valida; ma non posso chiudere un occhio.
Non tutto è perduto. Mi piace guardare oltre il lato grammaticale e ci sono altri aspetti di questo racconto che ho giudicato premianti.
Il mio consiglio per te è di non aver paura di fare di ricerche, quando hai dei dubbi, e non farti prendere dalla fretta mentre scrivi. Ricorda inoltre che la prima persona singolare può recare delle insidie per chi – e lo stesso vale per il sottoscritto – è abituato a scrivere in terza. Rileggi sempre ogni verbo con cura!

ATTINENZA AL PACCHETTO

Guastafeste:
Il fatto di non conoscere assolutamente nulla sull’aspetto, sul nome, sul contesto dove prendono vita i protagonisti, rende se possibile il racconto più vivo e introspettivo. L’attenzione si sposta interamente verso due personaggi, due soltanto; il padre lasciamolo da parte, è una vittima ormai assuefatta, poveretto. Ruota su aspetti precisi e si incastrano perfettamente: la protagonista e la madre guastafeste.
L’ostacolo che impone la madre alla vita - neanche alla psiche ma proprio alla vita - è così… presente da non poter essere chiamato mero ostacolo: è un peso, un macigno invalidante che in poche pagine sei riuscita a descrivere alla perfezione. È elemento accessorio, e centrale, di tutta la trama.

Parole:
Le parole sono decisamente meno del massimo consentito. Punteggio pieno.

Taglio di capelli:
Come per il guastafeste, il taglio dei capelli ha un ruolo centrale. È frutto di una scelta risoluta ed evocativa da parte della protagonista, ha un peso importantissimo per il suo futuro; rappresenta una vittoria contro la prigionia, per tutta una sequela di motivi che sono stati costruiti mattone su mattone nel corso delle pagine.
I capelli della sconosciuta protagonista sono il “campo di battaglia” dove questa guerra psicologica si svolge e si conclude.
Con un taglio netto.
Applausi.

STILE E LESSICO:
Il racconto è ben presentato e nonostante i difetti grammaticali riesce a creare la giusta atmosfera e mantenerla dall’inizio alla fine. D’impatto la scelta di mantenere il silenzio su ogni caratteristica superflua dei personaggi e concentrarsi unicamente sull’aspetto introspettivo. Tranne i capelli, che sappiamo essere lunghi, e per come il racconto viene impostato possono benissimo figurare come mero oggetto di trama; oggetto, tant’è, che viene addirittura tagliato nelle battute finali. Inoltre, va considerato, il fatto che la protagonista parli al lettore crea empatia.
Hai dimostrato che con poche mosse si può tirare su un lavoro davvero interessante.

TRAMA: Come sopra riportato, ci sono molti aspetti di questo lavoro che mi hanno colpito. L’abilità che hai mostrato nel collegare gli elementi accessori con i principali della trama merita il giusto riconoscimento. Ci tengo a fare presente: questo è solo uno dei modi. La trama poteva essere sviluppata bene anche slegando elementi principali e accessori; perciò il tuo voto non dipende dal fatto che li hai fusi insieme.
La ragione di una valutazione così alta sta tutta nel racconto che sei riuscita a sviluppare. Semplice, ma avvincente. E spinge a riflettere riguardo al contesto dove prende piede.

GRADIMENTO PERSONALE
La storia mi è piaciuta. Soprattutto perché l’elemento principale, i capelli, su cui hai segnato il focus, si sente eccome. Ho percepito a pelle le sensazioni che volevi lasciar trasparire e sono davvero contento di aver ricevuto una storia del genere in questo contest, da valutare ^^
È stata… un’esperienza, non trovo altro termine più azzeccato per esprimermi.
Complimenti. Anche per il titolo; davvero azzeccato.

E complimenti per il terzo posto, a pari merito ;)

Nuovo recensore
22/10/20, ore 15:45

Cara Sokew86,
devo ammettere che è stato difficile per me trovare le parole per poter recensire questa storia.
Il tema trattato è tanto delicato quanto complicato, mi ha fatto molto riflettere. Non si parla quasi mai di queste tematiche ed è stato bello trovare una storia che ne parlasse e anche così bene, una scrittura molto piacevole la tua.
Sei una forza!
Ti mando un forte abbraccio,
E.

Recensore Master
22/10/20, ore 07:02

Buongiorno.
Mi ha fatto riflettere molto; in effetti anche su alcune cose a cui non avevo mai fatto caso!
Anche io ho un buon rapporto con mia mamma, a volte lei cerca di intrufolarsi un pochino troppo nella mia vita, quindi si battibecca, però per fortuna non siamo mai giunti a questo punto e spero non accadrà mai.
Interessante, scritto bene; credo sia un racconto con elevate potenzialità! Ha un'anima.

Nuovo recensore
21/10/20, ore 22:13

Wow. Te lo devo proprio dire: è stata una lettura pesante. Non per via della tua scrittura o perché la reputassi noiosa, intendiamoci, ma per tutto quello che hai infuso nelle tue parole, per il tema trattato e per quanto ti è costato scrivere una storia del genere. Non posso dire di aver mai vissuto sulla mia pelle quel tipo di situazione (per fortuna, direi), ma so per certo che non c'è dolore più grande di quello inflitto dalla propria famiglia, famiglia che in teoria dovrebbe essere il primo rifugio sicuro di ogni persona, cosa che purtroppo nei fatti così non è per tutti.
Ammettere di essere una vittima di abusi psicologici è stata forse la cosa più difficile per la protagonista, ma è un passo necessario da fare se vuole finalmente imparare a volare da sola, libera da una donna che non è stata in grado di adempiere al meglio al suo ruolo di madre in parte per la sua innata incapacità e in parte per dei problemi personali mai risolti che hanno comunque finito per provocare dei danni emotivi che hanno lasciato delle cicatrici irrimarginabili.
Molto spesso (se non quasi sempre) le madri sono spudoratamente santificate nei media, dalle femministe e, soprattutto, da un certo ramo politico che ancora si ostina a vederle come delle madonne scese in terra che non sbagliano mai per il solo fatto di essere donne e di avere una pera di carne chiamata utero, nonché l'incarnazione suprema dell'amore puro e incondizionato per il solo fatto che ci hanno messo al mondo, mentre invece tutti, chi più chi meno, fanno a gara nel demonizzare i padri (e gli uomini) in toto, tant'è che ormai nei telegiornali non c'è notizia di cronaca nera che non riguardi atti criminali compiuti da quest'ultimi entro e fuori dalle mura domestiche.
Ma di quei stessi atti compiuti dalle madri non se ne parla quasi mai. O meglio, non se ne vuole parlare. Chissà come mai...(*sarcasmo*)
La tua storia è la dimostrazione di una drammatica e incontrovertibile realtà dei fatti di fronte alla quale tutti chiudono gli occhi ed esitano ad affrontare, ma che è sempre esistita: anche le madri e le mogli possono essere violente e abusive e non tutte le donne sono tagliate, per un motivo o per un altro, per entrambi i ruoli.
In questo contesto trovo quindi che il titolo sia stata una scelta assolutamente azzeccata, la parola 'taglio' ha per me un doppio significato: non solo è un riferimento a tutti i tagli interiori che la madre della protagonista ha da sempre inflitto a sua figlia, ma anche al taglio definitivo di un rapporto malato che stava lentamente uccidendo uno dei beni più preziosi che un essere umano possa mai possedere: l'autodeterminazione.
Ripeto, è stata una lettura...molto impegnativa, ma alla fine n'é valsa la pena.
E condivido al 100% il messaggio finale che hai dato a chi si è trovato e/o si trova in situazioni simili a quella vissuta dalla tua protagonista. :)
(Recensione modificata il 25/10/2020 - 10:52 pm)

Recensore Master
20/10/20, ore 20:05

Mi fa davvero piacere rileggere qualcosa di tuo dopo tanto tempo. La distanza di tempo si sente, e in positivo: trovo il tuo modo di scrivere davvero maturato, non solo nei contenuti, ma anche nello stile.
Il tema che hai scelto non è facile, tanto più se si tratta di vissuto personale. Perciò complimenti davvero, dal fondo del cuore, per aver avuto la forza e la lucidità per metterlo su pagina. Per trascriverlo nero su bianco.
Pur non avendo vissuto esperienze simili non ho avuto davvero difficoltà ad avere empatia con la protagonista. La sua storia di abuso è particolarmente subdola e dolorosa, proprio perché lei inizialmente non vive il comportamento della madre come tale; anzi, interpreta qualsiasi segnale d’allarme proveniente dall’esterno come un’invasione, un attacco, una falsità. È vittima due volte, dell’abuso e del non riuscire a percepirlo. Ne è talmente prigioniera e assuefatta da considerarlo la norma.
Forte e significativo è il simbolo dei capelli: qualcosa di strettamente personale, una parte di noi, del corpo che appartiene solo ed esclusivamente a noi. E che qui diviene simbolo di controllo e di assuefazione mentale. Il taglio finale è liberatorio e carico di significato: il taglio dei capelli rappresenta spesso nella cultura popolare e nella letteratura esattamente la ribellione, la cesura con il passato, l’inizio di qualcosa di nuovo. Il finale è pieno di speranza, apre verso un futuro migliore. Lo auguro alla protagonista della storia e a tutti noi, qualsiasi siano i nostri problemi e le nostre difficoltà ;)

Recensore Junior
20/10/20, ore 13:36

Sapevo sarebbe stata dura arrivare alla fine di un racconto del genere. Credimi, ho fatto uno sforzo enorme a terminare la lettura di questa storia. Perché è molto, fin troppo simile alla mia. "Narcisismo patologico" riferito ad un genitore è una terminologia che ho sentito dire così tante volte nella mia vita, che non riesco neanche più a contarle.
Leggere questa storia è stato un pugno allo stomaco talmente forte, che rivoli di sangue ora mi colano dagli angoli della bocca, mentre scrivo questa recensione. Non ho mai vissuto  una fase di negazione come la protagonista, non ho mai negato che potesse esserci qualche problema in quello che stavo e sto vivendo, quindi non aderisco a lei al cento per cento, però i rimandi alla mia esistenza sono stati così reali, così vividi, che per qualche istante ho dubitato che fosse una storia reale e non il messaggio del mio stesso incoscio che cercava di comunicare con me tramite un sogno. E quindi ho terminato la lettura con un forte, fortissimo disagio, tanto da mettermi a piangere.
E ti prego di credermi, articolare una recensione si sta rivelando davvero un'impresa ardua, perché le sensazioni angoscianti che mi hanno provocato le tue parole dalla forma acuminata, dirette e dritte al punto. Zero metafore. Zero fantasie. Solo un racconto che nella sua brevità ha impattato fortemente con la mia stabilità, facendomi perdere l'equilibrio. 
Per chi vive disagi di questo tipo è davvero strano interfacciarsi con una storia di fantasia come questa. E' spiazzante proprio per le analogie che vi si possono trovare e quindi sembra quasi un racconto autobiografico partorito da sé stessi.
Ma posso assicurarti che è una cosa importantissima. Capire che dietro certi comportamenti, magari di persone che amiamo o a cui teniamo, possano esservi problemi psicologici che potrebbero danneggiarci e che bisogna cercare aiuto in certi casi, che potrebbero aggravvarsi, è una presa di coscienza che solo apparentemente è scontata.
Come la protagonista del tuo racconto, molte persone scambiano gesti abusivi per premure, ma assolutamente non è così e alla lunga si rischia di diventare succubi e complici di queste persone deviate, esempio esplicato dal padre.
Dietro queste persone, c'è tanta rabbia repressa, tante insicurezze e tante paure. Hanno solo bisogno di sentirsi giustificate nell'abusare degli altri. Nascondono le proprie mancanze, dando la colpa a chi sta loro vicino, nella speranza di sentirsi meglio. Andrebbero aiutate con dei medici e delle terapie, ma non c'è più sordo di chi non vuol sentire. Per cui appena si ha la possibilità, pensate al vostro bene, alla vostra salute e benessere e lasciatele andare. Un giorno saranno sole e si renderanno conto di quanti errori hanno commesso, per non avervi più al vostro fianco, per avervi perso. 
Per cui grazie per aver condiviso una storia così vera e con un valore così grande. Chiunque sia in una situazione simile, andrebbe aiutata a capire che non è normale vivere così. Non è sano.

Il gesto del taglio dei capelli è da sempre la simbologia della ribellione, quindi forse inconsciamente la ragazza desiderava uscire dal controllo della madre, desiderava vivere per sé stessa e alla fine, come per il principio dello scambio equivalente, ha dato via i suoi bei capelli, per conquistare la libertà.
Ho adorato il titolo, in particolare. La parola "taglio" fa da ponte a svariate immagini e ho trovato questa scelta, oltre che coerente, anche abbastanza poetica: il taglio dei capelli, il feticcio della mamma; il taglio del fiore narciso e il taglio, la separazione, dalla madre, la narcisista.
Sinceramente una bellissima metafora dell'addio. I rapporti umani che ci legano, come steli di un fiore. Ogni tanto un fiore appassisce ed è opportuno potare i gambi morti, in modo da rinvigorire ancora di più i fiori sani.
Il rapporto con una madre malata, che avrà avuto sicuramente i suoi problemi durante l'infanzia e l'adolescenza, per giungere ad uno stato di instabilità mentale tale, ma assolutamente non giustificabile per i suoi atti, come porre una differenza tra le figlie e dare a ciascuna un trattamento diverso, soffocare le sue figlie, controllandone ogni aspetto delle loro vite, anche quelli più privati e intimi, arrivando a sopprimere ogni tipo di personalità, soggiogare il proprio marito, con l'unico scopo di sentirsi nel giusto, di avere ragione, essere accondiscendente e amorevole solo quando qualcuno è disposto ad obbedire come una marionetta nelle sue mani.
Il fiore, guarda caso un narciso, ormai è appassito, non vale più la pena di continuare a innaffiarlo, sperando si riprenda, non vale più la pena illudersi. E' tempo di rimuoverlo dall'intreccio.
Forse ora proprio grazie a questa "spuntatina", per richiamare il personaggio che fa il parrucchiere, le due sorelle possono tornare a coltivare il loro fiore e magari instaurare un rapporto più solido di prima.
Ti ringrazio molto per questa storia. Mi ha fatto male, ma mi ha fatto bene. Due facce della stessa medaglia. Perché sentire parlare di queste cose è sempre una cosa positiva, soprattutto in questo paese dove i problemi psicologici sono da poco tempo qualcosa per cui vale la pena farsi sentire, senza venire additati come pazzi.
Proprio per questo magari persone del genere sono state in grado di arrivare all'età adulta, senza correggersi. Perché le loro complicanze, i traumi infantili, gli abusi familiari, soprattutto questi ultimi, all'epoca erano considerati inesistenti e le violenze domestiche, semplice educazione. Il rivolgersi ad uno psicologo, non era proprio nella mentalità di quegli anni e tanta tanta gente ancora crede che non sia importante, sia solo da persone da internare al manicomio, ma non è così.
Oggi si può e si deve aiutare sé stessi e i propri bambini in casi di violenze.
Spero non ti offenderai se questo lungo giudizio non ti sembrerà a conti fatti una recensione. Ho semplicemente sentito il bisogno di comunicarti ciò che mi hai lasciato e più di tutto, spero di non averti annoiato, ma sono davvero stata trascinata dal train of thoughts che mi ha investita, dopo aver terminato la lettura.
Ti ringrazio ancora e spero di leggere ancora qualcosa di tuo.

A presto, Child of the Moon

 
(Recensione modificata il 20/10/2020 - 01:38 pm)

Nuovo recensore
20/10/20, ore 08:56

Questa storia mi ha veramente fatto riflette, ho faticato per un certo senso ad arrivare fino in fondo proprio per il dolore che mi provocava, i nostri genitori dovrebbero essere i nostri più grandi sostenitori, ma in molti casi non è così. Grazie per aver condiviso questa storia, anche nella speranza che possa aiutare persone che si trovano in situazioni simili alla tua.