Recensioni per
Il rumore di qualcosa che si rompe
di Estel_naMar

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/07/21, ore 17:16

Ed eccomi qui per lo scambio libero del giardino.
In questo tuo breve racconto troviamo una rivisitazione di una leggenda che riguarda il ponte del diavolo, che non si trova solo a Lucca ma bensì in tante parti del mondo da quello che so, sarà vera? non si saprà mai, ma ogni posto si sa ha le sue leggende xD.
La ricchezza si sà è una cosa a cui tutti noi bramiamo e c'è chi farebbe pazzie per averla, questo è il caso del protagonista infatti, che pur di avere una vita migliore e costruire in tempo quel ponte decide di affidarsi al maligno promettendogli l'anima della prima persona che l'avrebbe superato, lui nonostante sa che non è proprio una bella cosa alla fine accetta seppure verrà tormentato dagli incubi per tutta la note e anche a ragione...infatti chi ne cadrà vittima sarà proprio il figlio, giuro ci sono rimasta malissimo, mai mi sarei aspettata questo, come si sà spesso sono proprio i figli a rimetterci per gli errori dei genitori, un finale veramente triste ma veritiero al tempo stesso. ok desiderare la ricchezza ma dobbiamo pensare anche a chi vogliamo bene e se dobbiamo metterli a rischio forse è meglio rinunciare a questo, infondo un patto con il maligno cosa poteva portar? a nulla di buono ecco la verità, il danno però è ormai fatto e lui non potrà più tornare indietro, non gli resta che vivere con i sensi di colpa, il senso di colpo che se fosse stato meno avido nulla sarebbe successo e suo figlio sarebbe ancora lì.
Lo stile è perfettamente scorrevole e anche semplice, la semplicità con cui è scritto ci fa capire quello che dobbiamo sapere senza mai stancarci, uno scritto davvero carino dal sapore dolceamaro, è sempre bello quando si fanno le proprie rivisitazioni di leggende o fiabe. Non ho notato errori grammaticali o di battitura, quindi perfetto.
Ti faccio i miei più sinceri complimenti, continua così e alla prossima, ciaoo.

Recensore Junior
09/07/21, ore 14:25

Ciao, piacere ^^ Sono stata attirata subito da questa os perché conosco bene la leggenda del Ponte della Maddalena, ci andai da bambina la prima volta e ricordo mio padre che mi terrorizzò con il racconto del Diavolo evocato per ultimarlo. Che poi se non sbaglio, era stato fatto costruire da Matilde di Canossa, vero?
Mi piacciono tanto le leggende e il folklore italiano, quindi questa è stata una piacevole lettura, ho proprio sentito il "crack" finale, il prezzo da pagare, altissimo, che il Capomastro forse non immaginavo. Credo che avrebbe preferito, a questo punto, inabissarsi nelle lugubri acque del Serchio con Satana piuttosto che perdere il figlio. 
La storia a mio parere funziona bene nella sua brevità e "imminenza". Non dice troppo, né troppo poco: offre un frammento che trova la sua efficacia nel finale risonante e crudele. Personalmente ammiro sempre chi riesce a scrivere cose brevi perché io non ne sono tanto capace ^^' quindi complimenti! L'unico dubbio che mi è venuto è sull'utilizzo della locuzione "dintorno" che mi sembra un pochino arcaica, ma capisco anche che si sposa con l'atmosfera del racconto.
Un saluto e buon weekend!
Prim
 
(Recensione modificata il 09/07/2021 - 05:14 pm)

Recensore Master
26/12/20, ore 17:34

Buon compleanno!!
Ma quanto è bella questa storia, oddio me lo sentivo che a passare sul famigerato ponte sarebbe stato il figlio del costruttore, perché il diavolo sa sempre chi sarà e non gli basta un'anima qualsiasi, vuole che chi fa il patto si senta in colpa ammerda. Alla fine il costruttore stava realizzando il ponte per il benessere della sua famiglia, quale punizione migliore che tagliare le gambe (metaforicamente) alla sua famiglia, privandolo della sua discendenza?
Una storia terribile, ma anche molto suggestiva. Non conoscevo questo ponte del diavolo, mi sa che ho visto solo quello vicino a Torino, la prossima volta che passo da Lucca andrò sicuramente a visitarlo.

La storia è scritta anche molto bene, ti faccio i complimenti.

Recensore Master
16/11/20, ore 19:44

Eccomi qui, scusami per il ritardo *si cosparge il capi di cenere* Amo le rivisitazioni o riscritture delle antiche storie folkliristiche (Calvino fece un'operazione simile, mi ricordo che era tra i miei libri preferiti da bambina). In questo caso la nota scommessa tra il mastro costruttore e il diavolo. Allora veramente inquietante che abbia preso le fattezze di un bambino, soprattutto con quel sorrisetto e gli occhi che man mano sfavillano sempre più rossi. Il masyrp ha fatto la sua scelta, fama e ricchezze anche se forse non tanto l'avidità l'ha spinto quanto il pensiero di una vita migliire per i suoi eredi. Ma si sa la strada per l'inferno é lastricata di buone intenzioni...tu poi ci metti il carico da 12 e noi restiamo sconvolti dal finale. Che io ho apprezzato moltissimo!

Recensore Veterano
16/11/20, ore 14:21

Ciao, eccomi qui per la recensione dovuta dallo scambio, ti chiedo scusa per il ritardo.

Dunque: questa storia mi ha colpita e rattristata allo stesso tempo. Incredibile come forse, troppo spesso, il danao ed il potere vengano anteposti ai sentimenti umani e questi ultimi vengano persi di vista in nome di mere cose materiali. Come moltissime persone di altrettanto numerose storie che, in cambio di una vittoria o di ricchezza e gloria, arrivano a sacrificare le eprsone a loro care oppure, addirittura, loro stessi. Arrivando a morire pur di conseguire una vittoria anche al costo di non essere più in vita per gioirne. Davvero triste oltre che tragico, ma ancor più triste pensare che, anche ai giorni d'oggi, queste cose accadono seppur in forma diversa da quella descritta nel racconto.

Il tuo stile è davvero impeccabile, mi trascina ed immerge nella storia, facendomela apprezzare in modo particolare. Apprezzo davvero molto autori ed autrici della tua risma, e mi farebbe davvero piacere se volessi proseguire lo scambio.

Perdona la recensione un pò corta, ma tutto ciò che avevo da dire l'ho espresso e non mi sento di dilungarmi oltre, risultando noiosa e ripetitiva. Un'abbraccio, alla prossima!

Recensore Veterano
13/11/20, ore 09:35

Ma ciao carissima!
Questa volta ho deciso di prendere una "pausa" dalle avventure del nostro viandante e dare un'occhiata a questo tuo nuovo esperimento!
Che dire, il risultato è più che buono!
Ho un debole per le leggende e le fiabe dal sapore un po' macabro, quindi ho molto gradito la tematica. Poi ehi, siamo a novembre ed è da poco passato Halloween!
Inoltre, nonostante tu abbia avuto a disposizione pochissimo spazio (sono i limiti delle flash purtroppo eheh) la storia regge perfettamente. Una rivisitazione interessante del topos del patto col diavolo, narrata con uno stile pulito ed essenziale, ma assolutamente non sterile. Infatti hai subito catturato l'attenzione del lettore su quei dettagli (le mani rugose del bambino, il suo emergere dal fango del fiume) in grado di trasmettere la giusta dose di patos e inquietudine. Anche i suoni onomatopeici (che io solitamente detesto, lo ammetto ahahah) contribuiscono in questo caso a rendere più vivida l'immagine senza bisogno di dilungarsi nelle descrizioni. Ottimo lavoro quindi. Sarà che ieri in TV davano Harry Potter, ma l'immagine del patto col diavolo e del ponte mi ha riportato alla mente la storia dei tre fratelli e dei Doni della Morte. Anche in questo caso, il patto col maligno ha risvolti drammatici: come sempre, l'uomo si crede furbo e cerca una scappatoia facile per risolvere i suoi problemi, si illude di potesi fare beffa del destino e uscirne incolume. L'avidità è la leva su cui punta il nostro diavolo e ho molto apprezzato sia che si palesi sotto forma di bambino ( me lo sono immaginato stile The Grunge, ma quanto cacchio sono inquietanti i bambini negli horror?) e anche il fatto che la domanda che pone al capomastro sia "cosa vuoi tu?" , il che mi ha fatto pensare al cavallo di battaglia di Lucifer ("qual è il tuo più grande desiderio?"). Alla fine la storia è sempre la stessa: il patto col diavolo non è che una metafora, sono le nostre scelte a determinare il nostro destino. Tutto parte sempre da noi, dai nostri desideri e da quanto siamo disposti a sacrificare per ottenere ciò che vogliamo. Magari è stato davvero il diavolo a prendersi la vita del bambino, o magari il capomastro ha semplicemente fatto un lavoro approssimativo pur di finire in retta l'opera e intascare la ricompensa, e ha pagato a caro prezzo la sua avidità. Chi può dirlo?
Compimenti, mi è piaciuta davvero tanto questa storia! A prestissimo!! ❤❤

Zob

Recensore Master
10/11/20, ore 21:12

Mia cara, ciao ♥
Hai ragione, questa flash si discosta da ciò che sei solita scrivere, ma io trovo che tu abbia fatto un lavoro veramente egregio. Condensare in così poco spazio i concetti che hai voluto far passare con questa storia è tutt'altro che semplice, ma tu ci sei riuscita benissimo, e ciò che ne è venuto fuori è assolutamente delizioso.
Questa storia mi ha trasportata un po' in un'altra dimensione, quella di una storia davanti al camino la sera, raccontata da una nonna ai suoi nipoti per dare loro insegnamenti e fargli capire come va la vita. Questo tuo racconto ha il sapore di una leggenda, perché in fin dei conti, seppur rimaneggiata, pur sempre una leggenda è, ma le dà una connotazione in più, una tinta fosca in quel suo finale che non è positivo, ma è il più tragico possibile.
Il capomastro si trova a dover affrontare un problema insormontabile, quello di dover terminare il ponte in tempi prestabiliti, oppure rinunciare per sempre a una vita di agi e lustri e rimanere nella sua povera condizione. La sua disperazione è un richiamo per il diavolo, che si presenta squisitamente sotto forma di un bambino, che di per sé è un po' l'antitesi del demonio, in quanto essere innocente per eccellenza (anche se io trovo i bambini molto adatti per storie di genere horror, proprio perché, in talune vesti, divengono il male quando solitamente ne sono invece l'antitesi). La proposta che il diavolo fa al capomastro è, come accade sempre in questi sciagurati casi, allettantissima: il ponte finito in cambio di un'anima qualunque, la prima che lo attraverserà.
Non sembra esserci proprio nulla di troppo terribile, agli occhi del capomastro, in questa proposta, quindi ovviamente accetta, spinto dall'egoismo ma anche dall'ambizione. Dopotutto, non terminare la costruzione del ponte non lo avrebbe portato alla morte, all'esilio o a qualcosa di altrettanto terribile, ma semplicemente l'avrebbe lasciato nella condizione in cui si è trovato fino a quel momento, nulla di più e nulla di meno. A conti fatti, dunque, l'uomo non avrebbe perso proprio niente. La sua ambizione, tuttavia, quella sete di avere di più, di smuoversi dalla sua stagnante condizione di povertà, lo porta ad accettare il patto con il diavolo e, in un certo senso, ad abbrutirsi, perché fondamentalmente si macchia di un omicidio e non ne ha neppure alcun rimorso. Perché, dopotutto, non è lui quello che ucciderà direttamente il malcapitato, ma sarà il ponte a farlo, il diavolo stesso, e questo rende tutto forse meno tremendo agli occhi dell'uomo.
Mentre leggevo, ho pensato che sarebbe stata la vita dell'uomo quella che il diavolo avrebbe preso. Ho creduto che lui si facesse furbo e, in un moto di altruismo, attraversasse per primo il ponte, per impedire che la vita di qualche innocente, uno sventurato che passava lì per caso, venisse presa ingiustamente e per colpa sua. Ho pensato che sarebbe rimasto lì tutta la notte e, non appena ultimato il ponte, lo avrebbe attraversato. E invece la vicenda è ancora più torbida e triste di quello che pensassi, in quanto non solo il capomastro se ne va a dormire sonno tranquilli, non curandosi affatto della vita che presto avrà sulla coscienza (o forse no, dato l'atteggiamento), ma anche che è suo figlio, un bambino innocente (ed è ironicamente macabro il fatto che il diavolo si sia presentato a lui proprio come un bambino, quasi che lo avesse ammonito da principio) quello che verrà reclamato.
La chiusa della storia mi è piaciuta davvero molto, con quel suo richiamo all'apertura della stessa: in questo caso, tuttavia, la rottura è ancora più grande e profonda, dolorosa e davvero irreparabile, non come quella del ponte, che irreparabile lo era solamente agli occhi del capomastro.
La vicenda dell'uomo mi ha ricordato un po' quella dei Malavoglia, che cercano in tutti i modi di muoversi dalla loro situazione di stasi, di cambiare la loro misera vita e migliorarla, ottenendo come risultato nient'altro che miseria, morte e dolore, come ammonimento che se si nasce in una condizione, in quella si è condannati a rimanere e bisogna accettarlo. Questa storia mi ha un po' ricordato questo concetto dell'uomo che cerca in tutti i modi e con ogni mezzo di cambiare la propria misera condizione, pagandola molto cara. Qui, ovviamente, con i Malavoglia ci sono delle differenze sostanziali: loro non hanno mai fatto un patto con il diavolo e hanno tentato di cambiare le proprie sorti con le loro sole forze, inoltre non ci sono mai riusciti, mentre qui il capomastro ha la vita di ricchezze e lustro che desiderava, ha cambiato la sua condizione sociale, ma a quale prezzo? È diventato ricco materialmente, ma si è impoverito spiritualmente, sia per l'egoismo e l'arrivismo a ogni costo che ha dimostrato, sia per la perdita di un figlio, che era un tesoro altrettanto prezioso e forse di più.
La vicenda vuole essere un monito e dimostra come l'uomo ambizioso sia capace veramente di tutto per ottenere ciò che vuole, anche di percorrere strada palesemente pericolose (il capomastro sapeva di star parlando con il diavolo e sapeva della sua natura infida), con la presunzione che il male che si trova in fondo a questa strada non toccherà a lui, mai a lui, ma a qualcun altro. L'egoismo porta a fare cose terribili e a farne le spese è sempre qualcuno che non lo meritava, un ignaro innocente. Il capomastro ha perso tanto, oserei dire tutto, ottenendo ciò che voleva. E dunque, ora, che valore può avere quel ponte, quel lustro, per lui, sapendo di essere 'assassino del suo stesso bambino?
Una storia davvero intensa, come sempre ben scritta e resa benissimo sia nelle atmosfere che nei significati sottesi. Le tue storie sono sempre delle piccole perle, e questa non fa differenza.
Un abbraccio e a presto ♥

Recensore Master
09/11/20, ore 14:56

Carissima omonima, eccomi qui **

Sapevo già che sarei passata da questa storia in ogni caso, ci tenevo visto che siamo compagne di contest <3
L'ho letta veramente con molto piacere, mi ha fatta quasi tornare bambina, quando mia mamma e i miei nonni ci leggevano racconti di questo stampo, leggende legate a varie regioni d'Italia. Quelle che ricordo meglio sono relative al Trentino, dove andavamo da parte. La morale sembra sempre una sola: bisogna fare estremamente attenzione quando si fa un patto col diavolo, perchè ha la brutta tendenza a vincere lui (lieta eccezione è la vicenda di Ignotus Peverel, xD, per stare un po' in tema nerd.)

Il diavolo che si presenta sotto le spoglie di un bambino è assolutamente credibile, non faccio alcuna fatica ad immaginarmelo e in effetti la maniera in cui quasi emergeva dalle acque metteva veramente i brividi e lasciava presagire che ci fosse qualcosa che non andava.
Molto spesso gli sventurati che si ritrovano a fare un patto con lui desiderano sì, ricchezza e gloria, ma anche cercare di assicurare un futuro sereno e dignitoso alla propria famiglia. Che sia poi quest'ultima, invece, a pagare il prezzo è davvero un'ironia crudele e degna del diavolo.

Sarei voluta entrare nella storia per avvertire il capomastro e invece non ho potuto fare altro che assistere: è chiaro fin da subito che la vicenda non avrà un lieto fine e ciò che maggiormente viene trasmesso al lettore è questo senso di impotenza e di ineluttabilità (*guarda male Thanos*)

Ho adorato veramente tanto il titolo, nella sua ambivalenza: si spezza il pilone, crolla il ponte, e allo stesso tempo si rompe per sempre anche il cuore del capomastro. Ottimo lavoro!

Ti faccio moltissimi complimenti: hai ragione, è un po' diversa da quello che scrivi di solito, ma ti assicuro che sei stata veramente molto convincente e che la sua brevità, a mio parere, ne è invece un punto di forza **

Un abbraccio e in bocca al lupo <3

Benni

ps: perdonami, sono in ritardo a rispondere al tuo commento bellissimo dell'altra volta, ma arriverò çç
(Recensione modificata il 09/11/2020 - 02:57 pm)

Recensore Master
07/11/20, ore 21:44

Ciao e piacere di conoscerti! Premessa: adoro le storie ambientate in Italia e che si rifanno ad antiche leggende, tradizioni... o anche solo a fatti di cronaca di casa nostra. Conoscevo un po' alla lontana questa leggenda, se non sbaglio nella versione originale l'anima da sacrificare risultava essere quella di un povero cane, spedito a inaugurare il ponte dal furbo costruttore che, evidentemente, ne sapeva una più del diavolo. Questa versione è ben più tragica e mi fa tornare in mente un racconto della Bibbia, in cui uno dei comandanti d'Israele promette un sacrificio umano in cambio della vittoria e s'impegna a immolare la prima persona che gli verrà incontro dopo la battaglia. Di lì a poco, la battaglia è vinta ma a venirgli incontro, festosa e festeggiante, sarà proprio sua figlia...
L'aneddoto ha una precisa valenza morale, la tua flash anche... mai cedere al desiderio di onori e denaro al punto da barattare quello che dovrebbe essere alla base del vivere umano. Un bellissimo film di Pupi Avati, "L'arcano incantatore", offre a questo proposito una bella perla di saggezza: "Il diavolo non si fa servitore se non per essere maestro".

Recensore Master
06/11/20, ore 20:11

Mia cara,

anche io purtroppo debbo ridurmi sempre all’ultimo per recensire le storie, quindi spero che perdonerai il mio tremendo ritardo <3. Sono rimasta ammaliata dalla bellezza di questa flash e trovo giusto la mancanza dell’happy ending. I ponti del diavolo sono incantevoli e suggestivi – quando il salvaschermo del pc me ne propone qualcuno sono sempre in stato di adorazione. Hanno effettivamente qualcosa di sinistro nel loro rispecchiarsi in una superficie che riflette, l’acqua, ma al tempo stesso deforma, dato che mostra il contrario, l’opposto di quello che è la realtà. Inoltre, questo racconto ha il sapore di una fiaba e anche la brevità, in questo caso, contribuisce a darle quel tocco particolare. L’architetto, il mastro, deve scegliere se non consegnare il lavoro che gli darà lustro e che gli consentirà di sopravvivere o soggiacere a un patto col demonio. In cambio, l’anima di una persona qualunque, il primo che passerà. Già nel momento in cui il guiderdone veniva proposto il lettore sa che c’è l’inganno, l’intrigo. Che il maestro pagherà cara l’ambizione di costruire un così bel ponte. E in un certo senso ho apprezzato che il diavolo abbia preso le sembianze di un bambino per due motivi su tutti: i bambini sono l’opposto dei demoni perché innocenti e un bambino sarà il primo a salire sul ponte e a dare la vita.

nelle fattezze di colui che propone il patto, insomma, c’è in potenza la fine della storia. L’altro elemento che adoro degli inganni di questo tipo è il loro intento volto alla punizione. Il mastro pensa che dare via un’anima qualunque per il buon esito del suo progetto sia un male accettabile. È egoista, perché non si preoccupa abbastanza della dannazione e della fine della vita di cui lui, lui solo è responsabile. Il diavolo punisce quest’arroganza e quest’indifferenza lasciando che sia proprio il figlio dell’uomo a dover morire. È come se gli puntasse il dito contro accusandolo di aver sacrificato una vita e domandandogli se avrebbe accettato, qualora avesse saputo quanto poteva essere alta la posta in gioco, oppure ricordare che la nostra vita e quella di chi amiamo ha lo stesso identico valore di quella del primo estraneo senza nome che passa e siamo tutti nello stesso atomo opaco di male, per dirla come farebbe il buon Pascoli. La chiusa finale, con l’attonito stupore del mastro e il crack del figlio, è perfettamente in linea con quanto narrato, perché non è vero che tutte le fiabe debbano per forza finire bene. Insomma, a me è piaciuta moltissimo questa storia e trovo che nella brevità tu sia efficace come nelle shot più lunghe e complesse, sebbene anche la scelta del ponte del diavolo non sia esattamente leggera, anzi: come vedi, si presta a molteplici interpretazioni e possiede illustri fratelli che, tra l’altro, amo moltissimo (su tutti, Goethe con il suo Faust). E la tematica di ciò che siamo disposti a pagare per le nostre ambizioni (col conseguente effetto boomerang) è trattato in poche righe con la medesima grazia di un altro capolavoro, L’avvocato del diavolo, di cui nel tuo finale tranchant tu hai evocato certe immagini. Insomma, mi è piaciuta davvero, davvero tanto <3.

Un abbraccio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
04/11/20, ore 23:27

Carissima,
ma che bello tornare sui tuoi lidi! E anche se questa storia mi ha tipo spezzato il cuore, non posso che farti i complimenti per l'impatto che ha avuto sulla mia psiche ma preferirei dirtelo con parole accurate e alcune riflessioni.
Alla fine, nelle note, dici che non ti fa impazzire, io invece l'ho trovata decisamente intensa. Anche nella sua brevità fa esattamente quello che deve fare: racconta una storia, insegna una morale e, non meno importante, ha un ritmo estremamente armonico il che l'ha resa una lettura piacevole che ho volentieri fatto due volte. Sì, l'ho riletta, per gustarmela sia prima che dopo il colpo di scena, che comunque non ho visto arrivare. Pensavo più che sarebbe passata la Signora di Lucca o lui stesso, anche se ripensandoci, quando vede il diavolo in quella sua innocente versione, dice che gli ricorda suo figlio, ma è talmente un dettaglio ben amalgamato al momento che non ci ho pensato minimamente alla possibilità che potesse essere lui, quello che avrebbe attraversato il ponte.
Ma poi il modo in cui l'hai descritto. Il narratore non si premura di raccontarci quanto la cosa sia ingiusta, ci dice come vanno le cose e basta, ma il messaggio è chiaro: il capomastro ha deciso di sacrificare una vita qualsiasi per la gloria, per il potere, per i soldi –che comunque erano una premura verso la sua famiglia, dunque non ha agito con il peggiore degli intenti, ma l'avarizia è un peccato capitale che si paga con un prezzo, a volte veramente alto, come in questo caso.
Il diavolo, poi, per come l'hai rappresentato, mi ha affascinata moltissimo. Già l'idea che sia un bambino, la purezza, qualcosa di così lontano dal demonio, mi ha fatto rabbrividire di una certa soddisfazione, ma poi il suo modo di porsi, con quella frase poi:
«La domanda, quindi, non è cosa voglio io, bensì: cosa vuoi tu? Accetterai l’offerta?»
dove già così ogni responsabilità di quel gesto ricade sul capomastro, e il diavolo non ha alcun merito per la disgrazia. Lo ha persuaso, lui ha accettato per finire quel lavoro che sapeva non avrebbe finito e si è preso ogni colpa, perché in fondo, è così. Ha accettato un patto col demonio, consapevole di chi fosse e ha perso troppo. Quanto vale quel ponte, ora?
Fa un discorso comprensibile, il capomastro: dice che la vita di un solo singolo uomo vale la gloria eterna, e che comunque dopo quella morte, la vita andrà avanti e quel ponte avrà la sua utilità, ma tutto questo cambia totalmente di significato rendendo vano il ponte e troppo importante la vita che ha perso per un capriccio e per essersi fidato del diavolo.
Una storia profonda, con una bellissima morale, scritta come sempre magnificamente, introspezioni sempre accuratissime dalle tue parti; non sbagli un colpo e ti faccio come sempre i complimenti per i contenuti che ci regali, per la qualità e la dedizione che dedichi ai tuoi scritti e l'immenso studio psicologico che c'è dietro!
Alla prossima, cara
Miry