Recensioni per
Universo a matita
di cabin13

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
07/02/21, ore 12:08

XVI POSTO / “Universo a matita”, cabin13 – 45,5/60

Grammatica e stile: 18/20 (15 + 3)

Per quanto riguarda l’aspetto grammaticale della storia, non ho notato neanche un errore; brava!
Lo stile, invece, non mi ha convinta fino in fondo; l’ho trovato infatti molto semplice e diretto, forse anche troppo per i miei gusti. È paragonabile a un lungo monologo interiore del protagonista, in cui mette in evidenza tutte le sue insicurezze e fragilità, in modo molto informale e con alcuni termini fuori posto che non sono esattamente corretti – anche se non costituiscono degli errori grammaticali veri e propri. Ad esempio:
- “Ci sarebbe potuto rimanere per delle intere ore lì” -> qui c’è una ripetizione superflua, dato che la particella “ci” sostituisce già il complemento oggetto
- “In realtà, di primo impatto quasi non si notava che il giovane era un meticcio” -> “fosse” è più corretto; non l’ho segnato come errore grammaticale perché di fatto anche il passato è divenuto accettabile, ma il congiuntivo ci sta decisamente meglio
- Espressioni come “un freddo cane” sono solitamente usate nel parlato, mentre in un testo scritto sono un pugno in un occhio, molto stonanti con il resto della narrazione
Il tutto dunque è assai colloquiale – e non senza motivo, sia chiaro: alla fine ci troviamo nella testa di un diciassettenne, non mi aspettavo chissà quali toni aulici, però la mancanza di frasi più complesse e articolate ha reso la storia complessiva un po’ piatta, in cui oltretutto non si raggiunge una vera e propria crescita del personaggio con una presa di posizione decisa.
Ci sono ovviamente anche aspetti positivi che derivano da tali scelte lessicali e sintattiche; il testo è immediato, scorrevole, privo di intoppi o periodi confusionari e sicuramente trasmette il messaggio di base. Tuttavia, gli manca quello sprint in più per essere davvero memorabile e unico nel suo genere.
 
Trama e originalità: 7/10

Trovo che la scelta di descrivere un’unica grande scena, in cui la maggior parte della narrazione è un susseguirsi di flashback che fisicamente avvengono in pochissimo tempo per il personaggio, sia coraggiosa.
È un grande rischio perché riduce notevolmente l’azione e la struttura della trama, in quanto i vari momenti significativi vengono qui mostrati in rapida successione sotto forma di ricordi, o comunque di considerazioni personali, mentre il protagonista sta disegnando. Se da una parte questo ti permette di avere più spazio per descrivere nel dettaglio gli eventi salienti della sua vita, dall’altra ne risente dal punto di vista dell’intrigo e della consistenza generale. Infatti il focus di tutta la storia è il momento introspettivo circa il passato di Zack – dalle sue origini, alla vita con la nonna, al modo in cui viene trattato a scuola – ma non lo vediamo effettivamente interagire con qualcuno, solo rivangare attimi precedenti, in una gigante riflessione che, per quanto degna di essere analizzata, mi ha lasciata insoddisfatta.
Tutto ciò riguarda il cosiddetto principio dello “show, don’t tell” – in questa fic vengono dette un sacco di cose, ma mai realmente mostrate. Ad esempio: sappiamo che i compagni di Zack sono cordiali ma distanti, ma non ci viene mostrato un reale momento in cui questo avviene. Oppure, la nonna materna è contraria all’unione delle due specie, ma non ci viene mostrata mentre intraprende una discussione con il nipote a riguardo. Di fatto non succede nulla di concreto nel testo, c’è solamente una serie di reminiscenze di qualcosa che è avvenuto in precedenza e che viene ricordato privatamente dal protagonista.
Anche l’elemento sovrannaturale viene lasciato un po’ in disparte, sebbene sia effettivamente il centro di tutta la vicenda. Demoni e umani si tollerano, ma non si sa di come siano arrivati a una tale decisione – c’è stato un periodo di lotta, prima di questa mescolanza? – né se ci siano particolari misure di sicurezza in città. Dobbiamo credere che nessuna di queste creature utilizzi i propri poteri per scopi malvagi? O che nessun umano dalle vedute antiche voglia sbarazzarsi del “diverso”? Come world-building, è stato abbastanza vago e privo di reali spiegazioni approfondite che invece sarebbero risultate molto interessanti, almeno a mio avviso.
Avrei quindi inserito tutte queste considerazioni – assolutamente valide e degne di essere messe in evidenza – in un contesto più ricco e “movimentato”, in cui magari Zack interagisce in prima persona con la famiglia o i compagni, e usare le varie memorie del passato come intermezzo tra sviluppi presenti.
Proprio per questo motivo, inoltre, mi è sembrato come se mancasse una vera conclusione; il lunghissimo momento introspettivo è senz’altro indispensabile per comprendere i sentimenti di Zack, ma mi ha lasciato con molti quesiti e con la voglia di scoprire di più. Arrivata alla fine ho letteralmente pensato “E ora?” perché effettivamente non si giunge da nessuna parte, Zack era scontento e insofferente a inizio racconto e così è rimasto, senza trovare una soluzione o una strategia per migliorare le sue condizioni.
Spero di non essere risultata troppo severa, e soprattutto di essere riuscita a esternare al meglio il concetto che volevo esprimere. Il tema generale comunque mi è piaciuto, la ricerca di una propria identità in un mondo che costantemente divide e separa, e la solitudine e irrequietezza che quest’esclusione provoca. Non è esattamente qualcosa di inedito, ma è stato trattato bene – e si riesce a percepire come questa distanza stia pesando su Zack, che tenta di sorridere ma in realtà sta morendo dentro.
Mi sarebbe solo piaciuto vedere più azione e interazioni con altri personaggi perché, come avrai modo di leggere nel parametro successivo, hanno costituito una mancanza abbastanza sentita.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 7,5/10

Il protagonista della storia, Zack, è senza dubbio ben caratterizzato. Non solo i suoi sentimenti sono stati esposti in maniera adeguata, ma è anche una figura con cui è facile empatizzare. Ciò che prova nell’essere tagliato fuori dalla vita scolastica e l’abbandono che deve fronteggiare persino nella sua famiglia, con i genitori via per lavoro e solo la nonna come compagnia, sono sicuramenti temi che tutti possono sentire vicini, soprattutto in un periodo simile.
La sensazione di struggimento e impotenza che trasuda da ogni riga lo rendono accessibile, e il fatto che venga tagliato fuori da qualsiasi gruppo è uno scenario più comune al protagonista super popolare e sempre apprezzato.
Come narratore, quindi, è una voce piacevole e amichevole, e ogni sua considerazione sulla sua situazione è sempre esposta con educazione e gentilezza, senza aggressività anche quando magari sarebbe comprensibile e perdonabile date le circostanze. Impeccabile protagonista per affrontare delle tematiche di questo tipo, e senza dubbio è stato uno dei punti forti dell’intero racconto.
Ritengo però che la totale assenza di altri personaggi significativi si senta parecchio. La nonna è l’unica che abbia un nome – a parte uno dei teppisti, Jamie, che però non ha una grande rilevanza – , mentre gli altri vengono menzionati in blocco – i compagni, i genitori, i cittadini in generale – senza che nessuno abbia degli attribuiti specifici e personali. È come se tutti i cinquemila abitanti di Darkwood Hills abbiano le stesse identiche credenze, gli stessi identici pensieri, gli stessi identici comportamenti. E per quanto in un paesino ci sia più unità che in una grande città o capoluogo, mi è sembrato ugualmente una riduzione eccessiva.
Neanche uno studente cerca di essere amico di Zack? Non si è mai presentata una occasione nei quattro anni precedenti in cui – presumo – ha frequentato quella scuola che l’ha mostrato “degno” di essere conosciuto? Oppure, viceversa, non c’è nessuno che se lo inimica seriamente? Se proprio non vuoi inserire questi dettagli per i fini della credibilità – perché, alla fine, può anche essere che nessuno si sia mai fatto avanti in modo pronunciato –, almeno per quelli della trama è indispensabile una qualche interazione. Questa non deve essere per forza positiva, anzi: mostrare uno studente in particolare che disprezza o ignora Zack avrebbe caricato l’atmosfera di ancora più tensione e insicurezza, accentuando e amplificando la solitudine e l’invidia provate.
Così, invece, tutte le sensazioni sono di riflesso, provate dal lettore perché Zack dice di provarle, ma con pochissimi riferimenti effettivi a sostegno di quanto descritto. Peccato, perché le discussioni da poter intavolare a riguardo sono davvero moltissime, sia in un universo fittizio come questo, sia nella realtà.
 
Utilizzo del pacchetto: 4/8 (2 + 2)

Il prompt del tuo pacchetto era “sorriso” e mi è piaciuto come tu gli abbia dato una connotazione particolare, inteso come una sorta di ulteriore prigione alla distanza tenuta dagli altri personaggi; non solo Zack viene allontanato dai coetanei, ma deve anche nascondere la sua sofferenza dietro una maschera simile – deve apparire indifferente all’indifferenza altrui.
È un concetto che appare solo nella seconda metà della storia, ma pur non essendo esattamente uno degli elementi preponderanti nel testo, è comunque presente in maniera relativamente accentuata; anche se non è il punto di partenza della vicenda, è un inserito con cognizione di causa e coerenza con gli altri elementi trattati.
Il sentimento era invece “invidia” e ho avuto più difficoltà a individuarla chiaramente – specialmente perché viene menzionata di sfuggita per poi riportare il discorso sul disegno e sui suoi effetti calmanti, per cui il sentimento non è sviluppato fino in fondo ma solamente accennato di passaggio. Inoltre sembra che quello che affligga veramente Zack è una profonda solitudine, più che l’invidia verso gli altri ragazzi della sua scuola, e se dovessi individuare il concetto o tematiche che più mi è rimasta impressa dopo aver letto la fic è proprio questa: il senso di abbandono e di isolamento che prova sia a casa che a scuola e, più in generale, all’interno dell’intera comunità.
L’invidia traspare in parte minore – motivo per cui ho assegnato poco meno di metà punteggio massimo – ma è una conseguenza di altro, invece del focus vero e proprio che avrebbe dovuto costituire.
 
Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo e, in modo molto lieve, genere sovrannaturale.
 
Gradimento personale: 7/10

La storia mi è piaciuta, ma mi ha dato la sensazione di essere un accenno di qualcosa di più grande, un inizio o un missing moment di un discorso più ampio.
Ciò non toglie che ci siano stati diversi spunti interessanti e su cui senz’altro mi piacerebbe leggere altre opere, anche per avere una comprensione maggiore di tutte le dinamiche e delle sfaccettature di questa cittadina così particolare e intrigante.
Quello che personalmente mi ha convinta di meno è stata la mancanza di un background sulla convivenza tra umani e demoni; il world-building è infatti uno degli aspetti che in generale mi interessano moltissimo in qualunque storia, e avrebbe rappresentato quell’elemento in più che mi avrebbe fatto appassionare meglio agli eventi narrati.
In ogni caso, sono felice di avere avuto l’occasione di poter leggere il tuo racconto; e spero ci siano nuove occasioni in futuro per ispirarti nella composizione di altri testi!
 
Totale: 45,5/60

Recensore Master
06/11/20, ore 14:53

Buon pomeriggio,
bel lavoro, scritto bene e con passione e impegno!
Tra l'altro ho apprezzato il ritmo pacato della narrazione, è perfetta per questa sezione.