Bellissima, come tutto quello che scrivi ascoltando il tuo cuore; complice in questo caso il silenzio della notte.
Pregevole la successione di distici antitetici ("tanto dire" / "poco ho detto", fanciullezza e stato attuale, "vissuto poco" / "immaginato tanto", "scritto poco" / "pianto tanto").
Qui l'elemento scatenante della disillusione sembra essere stata l'assenza, consapevole, del soggetto amato.
Tale soggetto si direbbe il padre: "da te ho preso i geni". Spero di non essermi sbagliato come al solito! |